(fri) «La fede come compagna di vita» (Porta fidei, n. 15). Così la caratterizza papa Benedetto XVI che ha voluto indire l'Anno della fede nel cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II e nel ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, così il vescovo Gianni Ambrosio ha voluto mettere la fede al centro della nuova lettera pastorale "Come crederete? Chi crede ha la vita". Il vescovo ha presentato il documento principale per il cammino della Chiesa piacentina nel 2012-2013 al convegno pastorale diocesano delle Pianazze conclusosi ieri pomeriggio.
«Nell'avventura della nostra Missione Popolare abbiamo sperimentato la grazia del Signore e la buona disponibilità di molti - ricorda Ambrosio -. Ma abbiamo pure constatato la difficoltà della nostra Chiesa di diventare più missionaria. La fatica della missionarietà è la fatica della fede, perché la fede è l'anima della missione». Al fianco di Ambrosio il vicario per la pastorale monsignor Giuseppe Busani. Davanti una platea di oltre un centinaio tra clero, religiosi e laici provenienti da ogni parte della diocesi. Diciassette le pagine della lettera pastorale che qui riportiamo per brevi stralci, probabilmente i più significativi.
«Anche per noi e per le nostre comunità la fede - osserva il vescovo - è un dono da riscoprire e un'esperienza di amore da rinnovare». «Sappiamo che oggi, nel mondo occidentale, e soprattutto in Europa, molti - ammette Ambrosio - pensano di non aver bisogno della fede come "compagna di vita che permette di percepire con sguardo sempre nuovo le meraviglie che Dio compie per noi" (Porta fidei, n. 15). Questa "compagna di vita" non apparirebbe più necessaria, anzi, per alcuni, essa sarebbe di intralcio». In realtà «la crisi della fede in Dio rivela la crisi del credere umano, mette a nudo la difficoltà di avere fiducia nell'altro, manifesta l'incapacità di sperare e di rivolgere lo sguardo al futuro: è la situazione del nostro Paese e dell'Europa».
Il vescovo ci tiene a chiarire che «non si tratta di far leva sulla delusione di molti ideali o sulla constatazione che la sola ragione umana non è stata in grado di dare un fondamento a valori e comportamenti necessari per vivere e per convivere. Piuttosto si tratta di riconoscere che l'uomo, anche l'uomo moderno, non è totalmente sordo alla voce della coscienza e dei "valori supremi e sublimi"».
«La stessa crisi che stiamo attraversando, grave e profonda, ci chiama in causa - continua il presule -. Ci sentiamo come in un vicolo cieco, ci sembra di procedere su sabbie mobili: siamo provocati e sospinti a prendere coscienza del nostro essere persone bisognose di pane, di lavoro, di socialità, di visione della vita, di speranza. Se vogliamo imboccare un cammino diverso, dobbiamo affrontare le domande della vita e dare una risposta convincente. Queste domande affiorano in ogni persona. Anche in chi sembra essere ormai indifferente, anche in chi vorrebbe ignorarle o in chi le deride. Sono l'orizzonte del cammino umano, il pungolo che sospinge l'uomo a pensare e a riflettere, lo stimolo per continuare a cercare».
«Con intelligenza, ma anche con coraggio - prosegue il vescovo - dobbiamo affermare che l'uomo non basta a se stesso e che la svalutazione della realtà è distruttiva della nostra umanità. La questione della fede è vitale per la nostra esistenza personale e per la nostra vita collettiva. E dobbiamo pure affermare, con la parola e con la testimonianza, che le domande fondamentali trovano la risposta nella fede in Dio». Anche all'interno della comunità ecclesiale «dobbiamo avvertire il bisogno di parlare di Dio, di raccontare le esperienze di fede nella nostra famiglia e nelle nostre comunità. La questione della fede è la prima questione: la comunità ecclesiale non può mai dimenticarlo. Non si tratta di fare e di organizzare, non si tratta di cercare soluzioni per la nostra pastorale. L'orientamento è inverso: occorre partire da Dio»
La parola per aprire la porta della fede è il raccoglimento. «Raccoglimento vuol dire ‘unire insieme i diversi aspetti della vita e concentrarsi su ciò che è fondamentale». Per arrivare a credere nell'amore di Dio e a riconoscere la verità di Gesù Cristo, occorre percorrere un cammino che comporta diversi momenti e diverse tappe. Il vescovo individua nel racconto di Nicodemo «non solo i momenti significativi della fede ma anche l'insieme dinamico, dialogico e relazionale della fede». A chiudere l'immagine teologo, H. U. von Balthasar: «Poco prima di morire, disse che se si vuole comprendere cosa è la fede cristiana, bisogna guardare il sorriso di un bambino. Il suo sorriso significa questo: so di essere amato».
02/09/2012 Libertà
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