Sant'Antonino è ormai passato e così pure la venuta a Piacenza del cardinale arcivescovo di Sarajevo, Vinko Puljic. Ecco gli articoli scritti per l'occasione.
Un Sant'Antonino che guarda, con il suo esempio di santo laico, alla città di Piacenza immersa nella crisi economica; ma anche al mondo, in particolare a quella fetta di Europa, i Balcani, dove da poco si è conclusa una guerra fratricida e dove si sta tentando di portare una pace vera ed una convivenza tra etnìe e religioni diverse. E' il vescovo Gianni Ambrosio a sottolinearlo nella sua omelia pronunciata accanto al cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo, testimone di pace in questo Sant'Antonino 2012.
«È una grazia avere qui con noi il cardinale Vinko Puljic che presiede questa solenne celebrazione in onore del nostro santo patrono - evidenzia il vescovo - e insieme a noi prega il Signore per la nostra Chiesa e per la nostra città, così come noi preghiamo per lei eminenza, per la sua Chiesa e per la pace e la fratellanza in Bosnia-Erzegovina».
La basilica di Sant'Antonino è gremita di fedeli. Nelle prime file ci sono tutte le autorità cittadine, tra cui il prefetto Antonino Puglisi, il comandante dell'Arma dei carabinieri, colonnello Paolo Rota Gelpi, il vice questore Maria Elisa Mei, il sindaco Paolo Dosi, il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, il presidente della Camera di Commercio Giuseppe Parenti. Sulla destra dell'altare campeggia il gonfalone di Sant'Antonino con ai lati due agenti di polizia municipale in alta uniforme. Tutto secondo il tradizionale cerimoniale, compresa l'offerta dei ceri. Qui, l'unica novità: per la prima volta, a donare quello della città di Piacenza è il neo sindaco Paolo Dosi. Il destinatario non è il vescovo Ambrosio, ma il cardinale Puljic che presiede la celebrazione.
Monsignor Ambrosio, come detto, pone l'accento sulla figura del patrono, esempio di santo laico per i nostri tempi. «La nostra Chiesa, scegliendo il martire Antonino come suo patrono, ha riconosciuto in lui Cristo stesso - sottolinea il capo della diocesi -. Questa intima unione tra Cristo e il martire Sant'Antonino ci invita a celebrare con rinnovato stupore le festa che tiene viva la memoria del nostro patrono e ravviva la nostra fede cristiana».
«Il patrono della nostra comunità diocesana e della nostra città di Piacenza - continua il presule - è un giovane e, non dimentichiamolo, Antonino è un laico, diremmo oggi, un giovane laico che, nella sua testimonianza, mostra che la nuova fede, la fede cristiana, è trasparenza di umanità, è libertà dagli idoli, è forza che cambia il modo di pensare e di vivere».
«Abbiamo bisogno di questa fede - esorta Ambrosio - per far emergere un'umanità che stiamo perdendo, per vincere i tanti i idoli di turno, per trasformare la vita. Dalla fede deriva la fiducia nella vita, l'impegno di vivere le relazioni nella loro bellezza, il coraggio di guardare avanti e di imboccare strade nuove senza fermarsi davanti ai vitelli d'oro». La crisi e il terremoto in Emilia: «Soprattutto oggi, con la crisi generale che non lascia ancora intravvedere la sua fine, con un mondo che è crollato a causa del terremoto avvenuto qui vicino a noi, abbiamo bisogno di rivolgere lo sguardo a Dio per imparare di nuovo il senso dell'esistenza, dell'amare, del costruire, del soffrire e del gioire. Abbiamo bisogno di ritrovare parole, virtù e stili di vita che abbiamo trascurato: sobrietà, solidarietà, condivisione, responsabilità, sacrificio, gratuità. Possiamo come cristiani, come cristiani laici che vivono ed operano nel quotidiano, sfidare la crisi evangelizzandola, portando la parola, la luce, la libertà, la forza del Vangelo dentro i problemi e le situazioni per aiutarci a uscire dal tunnel? È la grazia che chiediamo festeggiando il nostro giovane martire Antonino».
Il vescovo dedica parte della sua omelia all'Antonino d'oro, all'esempio dei coniugi Chiappini. «È significativa la motivazione della scelta di insignire i coniugi Chiappini dell'Antonino d'oro - dice Ambrosio -: "Il conferimento vuole essere un atto di stima e di gratitudine nei confronti di una coppia di coniugi cristiani che hanno fatto della generosa accoglienza della vita e del volontariato la loro scelta comune". L'esempio di questa famiglia - Umberto ci ha lasciato da poco - ci aiuta comprendere il valore fondamentale di ogni famiglia che accoglie la vita. Se il cuore è aperto alla vita, allora si scopre la bontà della vita e si diffondono le ragioni del vivere. Oggi, come sappiamo, sembra regnare l'indifferenza verso quel valore decisivo che è la vita. Così il nostro presente rischia di essere melanconico e il nostro futuro di diventare sempre più incerto: vale per la nostra città e per il nostro Paese.
Se si apre il cuore alla vita, si apre anche la porta della casa per accogliere i fratelli e vivere buone relazioni. Così la vita si rigenera e si cresce nella fiducia, così si offrono motivi di speranza. Questo è ciò che Umberto e Giulia hanno fatto, aiutati dal Signore ed educati secondo buoni principi in famiglia e a scuola».
Un esempio, quello di Umberto e Giulia Chiappini, per tutte le famiglie piacentine: «Questa è la vocazione di ogni famiglia. Ma questa vocazione, che pure è accolta ed è vissuta da molte famiglie, anche oggi, anche qui da noi, non è aiutata, non è favorita. Speriamo che la situazione possa cambiare in fretta. Perché i nostri ragazzi e i nostri giovani hanno bisogno di vedere concretamente la bellezza di una vita aperta all'amore e di trovare lì le ragioni del vivere. E poi perché nessun sviluppo è possibile in una società che non investe nella vita, nella relazione sociale, nella comunione coniugale».
Infine un accenno all'Incontro mondiale delle famiglie che si è tenuto a Milano all'inizio di giugno: «La partecipazione così ampia ha dimostrato quanta sia radicata l'idea di una famiglia fondata su un amore aperto alla vita e solidale con tutti. Benedetto XVI si è fatto interprete di questa consapevolezza che la famiglia è il nostro patrimonio più importante. "La vostra vocazione, ha detto il Santo Padre rivolgendosi alle famiglie, non è facile da vivere, specialmente oggi, ma quella dell'amore è una realtà meravigliosa, è l'unica forza che può veramente trasformare il mondo". Accogliamo il messaggio che Benedetto XVI ha affidato a tutte le famiglie. Rendiamo lode a Dio per il dono di sant'Antonino e invochiamo su tutti la protezione del nostro patrono».
Federico Frighi
05/07/2012 Libertà
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