O adesso o chissà quando. Nella casa madre degli Scalabriniani è la prima cosa a cui hanno pensato. In Curia il vescovo Gianni Ambrosio è la prima riflessione che ha fatto, a caldo, mentre la tv ancora inquadrava piazza San Pietro. Se Jorge Mario Bergoglio, figlio di migranti italiani, è diventato Papa, dietro c'è il grande lavoro del vescovo Giovanni Battista Scalabrini, il vescovo degli emigranti.
Proclamato Beato nel 1997, il prossimo gradino è quello della santificazione. O adesso, dicevamo, o chissà quando.
In via Torta vengono i brividi al solo pensarci. «Ne abbiamo parlato a tavola - confessa padre Stelio Fongaro -, sappiamo che è possibile e naturalmente saremmo molto felici se il cammino arrivato alla beatificazione procedesse». Grazie alla sensibilità del nuovo pontefice. Padre Fongaro è stato per due volte in Argentina a predicare gli esercizi spirituali agli Scalabriniani. La prima nel 1985, quando Bergoglio stava per partire per il dottorato in Germania; la seconda nel 1996, appena prima che divenisse arcivescovo coadiutore di Buenos Aires (Baires). «Era una figura conosciuta e seguita e tra i nostri padri se ne diceva un gran bene» ricorda. «E' vero quello che ha detto il vescovo Ambrosio - è d'accordo -, Scalabrini starà esultando». «Sosteneva proprio che se i migranti sono seguiti - continua -, mantenendo la loro cultura, la loro lingua, la loro religione, così manterranno la fede e saranno loro gli evangelizzatori delle Americhe. Era questo il pensiero di Scalabrini che chiamava le Americhe la terra promessa del Cattolicesimo». Comportamenti che non erano affatto scontati se è vero che «gli americani - evidenza padre Fongaro - si chiedevano che razza di cattolici fossero gli italiani che una volta sbarcati cambiavano la loro religione». Dunque la vocazione di Jorge Mario Bergoglio e il suo diventare Papa è anche il frutto del prezioso lavoro di Scalabrini.
Padre Sante Zanetti, economo generale della congregazione, conosce bene papa Francesco, per averlo incontrato più volte negli anni passati in Argentina come superiore provinciale, dal 2001 al 2007. Sabato scorso era a Piacenza per una riunione, poi è volato a Roma, dove risiede, e dove ha assistito, sorpreso come tutti, all'elezione del nuovo pontefice. Nei prossimi giorni andrà a trovarlo, ricordando i vecchi tempi tempi e magari cominciando a parlare della santificazione di Scalabrini.
«Papa Francesco è una persona decisa - ne tratteggia i caratteri -, di grande cultura, con una preparazione che non fa pesare a nessuno, semplice, breve, non grida mai; oltre ad aver sposato la causa dei poveri è una persona che ha scelto di vivere povero e lo dimostra con cose molto concrete, con la sua maniera di viaggiare e di parlare». Ha dimostrato sempre quell'attenzione ai migranti, frutto di quella sua esperienza di figlio di piemontesi: «Il giorno del migrante veniva a celebrare nel nostro santuario, e si presentava molto spesso alle manifestazioni di chiesa in favore degli oppressi sul lavoro o contro la tratta delle persone».
Ancora: «Ricordo che veniva nelle bidonville con i nostri seminaristi, luoghi in cui la polizia non entra; lui girava con la sua borsa in mano attorniato dai bambini che gli facevano festa».
«Ogni volta che lo incontravo - prosegue - trovavo sempre una persona affabile, semplice. Mi diceva di andare in episcopio alle 8 del mattino e che mi avrebbe aperto lui la porta».
Sulla conoscenza del carisma di Scalabrini non ci sono dubbi. «In una delle ultime sue presenze nel santuario della Madre dei migranti - racconta padre Zanetti - invocava Scalabrini come il protettore di tutti coloro che hanno lasciato la loro patria. Ribadiva spesso la sua origine migrante. Una volta venne in Italia, in Piemonte. Prima di ripartire per Buenos Aires si portò via un sacchettino di terra del suo paese».
Federico Frighi
15-3-2013 Libertà
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