mercoledì 31 ottobre 2007

Basta zucche, Halloween mette l'aureola


Borgotrebbia fa scuola e negli oratori

si moltiplicano le feste con i bambini vestiti da santi

Basta zucche, Halloween mette l'aureola

I parroci: nessuna crociata, solo il rispetto delle nostre tradizioni


da Libertà, 31 ottobre 2007


PIACENZA - Finte zucche e cappelli da strega, teschi di plastica e forconi da diavolo. La Chiesa piacentina dice basta con la festa di Halloween (in scena questa sera) e risponde con le ali degli angeli e le aureole dei santi. L’esempio di Borgotrebbia - dove il parroco ha inventato, tre anni fa, la festa con i bambini vestiti da santi - ha fatto dunque scuola. «Siamo stati i primi ad inizare a Piacenza - ricorda don Pietro Cesena, parroco di Borgotrebbia - e altre parrocchie ci stanno seguendo su questa strada: San Nicolò, Sacra Famiglia, Santissima Trinità, Caorso». «Se la bellezza salverà il mondo, la bruttezza e l’orrore lo manderanno sempre più giù - è convinto -. Occorre ribadire che noi abbiamo un’altra cultura e tradizione. La nostra festa? Credo che sia una giusta rivendicazione culturale di cose che per noi sono più importanti. È un discorso educativo, non una pianificazione americane delle multinazionali che vendono zucche di plastica». I bambini della parrocchia, nei giorni scorsi, assieme ai genitori ed agli educatori, hanno cercato su internet e sui libri le caratteristiche del santo che corrisponde al loro nome. Questo pomeriggio si maschereranno di conseguenza. «Si fa festa assieme ai bambini sul tema dei santi - spiega il parroco - poi si mangia una grande torta e domani tutti a messa». Qualche problema c’è con i nomi delle nuovissime generazioni: Kevin o Jessica, ad esempio. «Per Kevin siamo riusciti a trovare un santo irlandese - dice - per il resto useremo degli escamotage, comunque anche questo costituisca motivo di riflessione su come i genitori scelgono i nomi dei loro figli». A pochi isolati di distanza c’è la parrocchia della Sacra Famiglia. «Halloween non mi interessa, è una carnevalata - non le manda a dire don Angelo Cavanna, il parroco -, una delle classiche feste importate dagli Stati Uniti». Quest’anno non è riuscito ad organizzarla ma il prossimo la festa dei santi con i bambini sbarcherà anche nella sua parrocchia: «La ritengo una buona idea, un’ottima occasione per riflettere sulla santità, la farò».Chi, questo pomeriggio, va in scena è don Massimo Cassola che, assieme alla coordinatrice dei catechisti, Vittoria Dagradi, ha messo a punto l’evento alla Santissima Trinità. «È la prima volta - spiega il sacerdote -, lo facciamo volentieri perché quella di don Cesena è una buona idea ed è giusto che venga propagandata». Ma attenzione! Nessuna crociata: «Non è un’anti-festa, solo una sottolineatura della festa cristiana dei santi. Ed è una festa perchè gli uomini sono felici, le ricorrenze dei santi e dei morti non devono essere associate alla tristezza, noi cristiani, con la resurrezione, vinciamo la morte. Nella festa di Halloween i vivi che si mascherano da morti lo fanno per esorcizzare la paura».Anche i sacerdoti con i capelli bianchi, come monsignor Giancarlo Conte, parroco di San Giuseppe Operaio, avvertono il pericolo. «Di per sé su questa festa pagana, di origini celtiche, non nutro particolari opposizioni - dice monsignor Conte - sempre che non prenda il posto di due celebrazioni importantissime: lo sguardo ai nostri santi e il ricordo dei cari che ci hanno lasciato».

Federico Frighi