giovedì 12 marzo 2009

La carezza del Papa a Gian Piero Steccato

Piacenza - Giampiero Steccato, ieri mattina, poco dopo le 12, ha consegnato a Benedetto XVI un messaggio con tutta la sua voglia di vivere. Il 58 enne piacentino, ex impiegato delle ferrovie, vive paralizzato da oltre 10 anni affetto dalla “sindrome di Locked-in”: un male terribile che lo rinchiude nel suo corpo, pienamente cosciente ma incapace di comunicare se non con il leggero battito di una palpebra. Ieri mattina al termine dell’udienza del mercoledì, in una piazza San Pietro gremita, papa Benedetto XVI gli si è avvicinato, gli ha parlato, lo ha accarezzato e baciato, ha avuto parole di conforto, ha pregato invocando l’intercessione della Vergine Maria. Un mese e undici giorni fa (quando è partita la lettera della moglie di Steccato alla Presidenza del Consiglio dei ministri) tutto questo sembrava solo un sogno. Anzi, nemmeno. Invece ieri mattina, accompagnato dalla moglie Lucia, dai due figli Daniele e Silvia e dall’amico, Giovanni Badini (ex insegnante di educazione fisica al “Respighi”), e assistito dall’ex primario di cardiologia e medico della Croce Rossa, Ugo Gazzola, Giampiero Steccato è entrato nel ventre di un C-27J della 46esima brigata aviostraportata di Pisa, atterrato poco prima alla base aerea di S. Damiano.
Per Steccato è una festa. «Provate a pensare che cosa può provare una persona che riteneva fosse finito tutto e improvvisamente si accorge che non è finito niente» dice raggiante la figlia Silvia. L’ingresso “trionfale” con la carrozzina fin sotto la postazione di Benedetto XVI, le visite dei vescovi Gianni Ambrosio e Luciano Monari - l’ex presule di Piacenza-Bobbio, neanche a farlo apposta, era proprio lì, proprio quel giorno, in pellegrinaggio diocesano con i suoi nuovi fedeli di Brescia -, quelle degli amministratori piacentini di Valtrebbia e Valluretta (anch’essi in pellegrinaggio). Poi le cure e le attenzioni della Croce Rossa, del personale del Vaticano.
Il trasferimento “straordinario” a bordo di un aereo militare si è concretizzato grazie all’interessamento del vescovo di A dieci anni esatti dalla malattia, manifestatasi proprio a Roma dove Giampiero e la moglie Lucia festeggiavano i 25 anni di matrimonio, a dieci anni esatti dunque, il viaggio a Roma torna ad essere una festa.
Capitan Uncino, come si definisce lo stesso Steccato, dopo l’odissea di Eluana, voleva dare pubblica testimonianza a favore del diritto alla vita di «tutti quelli che non possono dire la loro» perchè colpiti da gravi disabilità. Ecco il motivo del suo scritto al Santo Padre.
«Non vede ma sente tutto» avverte la moglie Lucia il Santo Padre. Benedetto XVI si sofferma per alcuni istanti con la mano sul viso di Steccato, lo accarezza e lo abbraccia, ha parole di conforto anche per i familiari. Invitato a pregare la Madonna. È la moglie Lucia a consegnare nelle mani del Pontefice la lettera del marito, ma anche una copia del libro di Massimo Pandolfi “L’inguaribile voglia di vivere” (in cui, tra le varie storie, c’è proprio quella di Steccato).
Anche il viaggio in aereo è una festa per Giampiero Steccato. «Non ha paura di nulla, quando stava bene è stato anche su una mongolfiera» confidava la figlia poco prima del decollo da San Damiano. «Nessun problema, gode di una salute di ferro» assicurava il cardiologo Gazzola all’equipaggio del C 27. Così è stato. Anche quando l’aereo militare, nel viaggio di ritorno, balla non poco, spinto su e giù dal forte vento. Il vecchio professore di educazione fisica Giovanni Badini scende barcollando dalla scaletta posteriore: «Problemi per Steccato? Assolutamente no. Con le turbolenze si è divertito da matti.
Fri

Il testo integrale su Libertà del 12 marzo 2009