martedì 27 maggio 2008

In S.M. di Campagna la reliquia di Santa Elisabetta

BASILICA DI S. MARIA DI CAMPAGNA
ORDINE FRANCESCANO SECOLARE DI PIACENZA

PELLEGRINAGGIO DELLA RELIQUIA
DI S. ELISABETTA D’UNGHERIA
PATRONA DELL’ORDINE FRANCESCANO SECOLARE
NELL’OTTAVO CENTENARIO DELLA NASCITA (1207-2007)


Piacenza - In occasione dell’ottocentesimo anniversario della nascita di Santa Elisabetta d’Ungheria o di Turingia, come preferiscono i Tedeschi, dal 28 al 31 maggio sarà presente a Piacenza, nella Basilica di S. Maria di Campagna, una preziosa reliquia della Santa (1207-1231).
La reliquia, in un percorso regionale, arriva da Parma e verrà esposta in chiesa dalle ore 17,30 di oggi (mercoledì).
La santa è Patrona dell’Ordine Francescano Secolare (Terz’Ordine di S. Francesco d’Assisi) che è presente in città con due fraternità: a S. Rita e a S. Maria di Campagna).

Giovedì 29, alle ore 21.00 verrà fatta una veglia di preghiera, per tutti i gruppi ecclesiali della città, guidata dal Vicario Generale Mons. Lino Ferrari. La veglia sarà caratterizzata dal “transito” di S. Elisabetta, cioè dal ricordo della sua morte.
Inoltre venerdì 30 dalle ore 15.00 alle ore 18.00, sempre presso la Basilica, il Rettore, Fra Gloriano Pazzini, guiderà un ritiro spirituale per tutti i francescani e per chiunque altro voglia conoscere S. Elisabetta. Il ritiro prevede un rosario “elisabettiano”, una riflessione sulla vita della Santa e terminerà con la celebrazione della S. Messa alle ore 17,15. Il giorno 31 la reliquia verrà consegnata ai francescani della diocesi di Ravenna.

Santa Elisabetta d'Ungheria
1207-1231

Elisabetta nacque nel 1207 nel palazzo reale di Sarospatak a Pozsony, odierna Bratislava, dal re Andrea II d'Ungheria e dalla contessa tedesca Gertrude.
La prima cosa che colpisce di San­ta Elisabetta è la tene­rezza degli affetti umani, di donna e di sposa. Fidanzata a soli quattro anni, aveva sposato a quattor­dici anni Luigi Langravio di Turingia, che ne aveva venti. Ed era stato un matrimonio feli­ce.« Se io amo tanto una creatura mortale - diceva Elisabetta alla fedele serva Isentrude - quanto dovrei amare di più il Signore, immor­tale e padrone di tutti! ».
« Si amavano di un amore meraviglioso – scrive l’ancella Isentrude ‑ e s'incoraggiavano dolcemente, l'uno con l'altra, nel lodare e servire Dio ». Elisabetta amava teneramente Luigi, e Luigi amava lei, per la sua bellezza, la sua gentilez­za e la sua grazia. Eppure non si rendeva se­ducente con mondani accorgimenti: anzi, tra le gentildonne della Turingia, ornate e super­be, la Principessa era quasi disprezzata per la sua semplicità nel vestire e per la sua mode­stia nel vivere.


Nel castello di Wartburg, non si distingueva quasi di tra le serve, sempre in faccende, qua­si mai in divertimenti. D'altra parte, la giova­nissima Principessa avrebbe avuto poco tempo per le distrazioni mondane; a quindici anni aveva avuto il suo primo figlio; a diciassette una figlia, a venti un'altra figlia.
Il dolce e affettuoso connubio era durato po­co, mai offuscato da incomprensioni, benché qualche volta il marito trovasse eccessiva la devozione della moglie, come quando si face­va svegliare di notte, all'insaputa del marito, per pregare inginocchiata al letto coniugale.
« Anche quando il marito viveva ‑ dichiarò poi Isentrude ‑ ella era umile e caritatevole, molto dedita alla preghiera. Com­piva tutte le opere di carità nella più grande gioia dell'anima e senza mai mutar di volto ». Ma nell'estate del 1227 Luigi parte per la Cro­ciata, mentre Elisabetta aspetta il terzo figlio. Dopo tre mesi, un messaggero porta la notizia che il Langravio è morto in Italia. « Morto! ‑ gri­da Elisabetta. ‑ E con lui è morto ogni mio ben nel mondo ».
Appena vedova, si scatenano contro Elisabet­ta le cupidigie dei cognati, che forse non l'ave­vano mai sopportata. Viene scacciata dal ca­stello di Wartburg; le sono tolti i figli, per i quali rinunzia all'eredità.
Ridotta in povertà, si veste di bigio, come le Terziarie francescane, e si dedica tutta alle opere di misericordia. Nello spirito e dietro l'esempio di San Francesco, morto soltanto da un anno, ella soccorre gli ammalati e cura i lebbrosi, per i quali aveva costruito un ospedale, dedicandolo a S. Francesco.
Per quattro anni fa vita di penitenza e di intensa carità, dando tutto ai poveri, accorrendo al letto degli ammalati. E tutto questo, dai venti ai ventiquattro anni, età della sua morte, avvenuta il 17 no­vembre del 1231, giorno in cui viene fatta anche la memoria liturgica.