domenica 11 novembre 2012

Duomo, il gigante malato

La cattedrale di Piacenza è ufficialmente malata e forse già domani sera si potrà avere una prima prognosi. Domani in mattinata i tecnici rocciatori della ditta Gasparoli di Milano, assieme all'ufficio tecnico della diocesi di Piacenza-Bobbio, saliranno sulla sommità del campanile e, meteo permettendo, esamineranno i coppi del cono, la sommità della torre.


Un'operazione complessa: si tratta di abbandonare la scaletta protetta che porta all'angelo per visionare anche le parti della cuspide lontane dalla "strada ferrata". Nei giorni scorsi la caduta di alcuni frammenti di laterizi dalla sommità del campanile aveva fatto lanciare l'allarme e subito si era provveduto a transennare parte della piazza: il selciato davanti all'ala destra del palazzo della Curia (dove sono ospitati i locali dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero e dell'Ufficio Pellegrinaggi), il sagrato della cattedrale davanti al portale maggiore e a quello di sinistra. L'unico accesso libero in facciata rimane ora il portale di destra. Un'area tutto sommato vasta che ieri ha provocato il trasloco di alcuni banchi del mercato spostati in via Sopramuro.

Osservati speciali sono i mattoni con cui è realizzata la copertura della cuspide del campanile. «Non abbiamo alcuna memoria di restauri effettuati su questa parte della torre - spiega l'architetto Manuel Ferrari (Ufficio tecnico della diocesi) -, i materiali, a parte forse qualche rattoppo, sono quelli storici del 1333, epoca a cui risale la costruzione del campanile». Dante Alighieri aveva da poco terminata la Divina Commedia che qui a Piacenza esperti capomastri posavano coppo dopo coppo la vetta della cattedrale. Da allora, nessuno, quei coppi, li ha più toccati. I mattoni sono messi di piatto su doppia fila e danno al cono uno spessore di circa 50 centimetri; cono che ha un'altezza di 13 metri, ai quali va aggiunta la statua dell'Angil dal Dom. In totale il campanile è alto 72,96 metri compreso l'angelo (2,34 metri). Dalla base fino alla cornice sopra le campane sono 50,46 metri, mentre la cuspide intera è alta 20,16 metri.

«I mattoni di piatto a rastremare fino in cima al cono - viene spiegato - hanno una parte scoperta di un centimetro o due che è soggetta agli agenti atmosferici. E' proprio questa parte che tende a staccarsi e che può precipitare». Domani se ne saprà di più. La ditta scelta per la diagnosi della torre è una delle più blasonate non solo in Italia. La "Gasparoli restauri e manutenzioni" ha al suo attivo cantieri del calibro del Cenacolo Vinciano (realizzazione delle coloriture del refettorio), della Mole Antonelliana (restauro degli stucchi e delle decorazioni interne), della facciata dell'Università Cattolica di Milano, solo per fare alcuni esempi.

Due anni fa il consolidamento della parete esterna verso i Chiostri, all'inizio degli anni Duemila il consolidamento dell'abside, alla fine degli anni Ottanta il consolidamento e la pulizia della facciata, nei primi anni Sessanta l'Angil dal Dom, sono questi i principali interventi esterni sulla cattedrale di Piacenza che hanno seguito i grandi lavori del beato Giovanni Battista Scalabrini a cavallo tra Ottocento e Novecento. «Della necessità di intervenire in maniera decisiva sulla cuspide del campanile si è sempre parlato ma non è mai stato deciso alcun restauro» spiega monsignor Domenico Ponzini, decano dei canonici della cattedrale e già responsabile dei beni culturali della diocesi.

«Le nostre piccole risorse diocesane non sono mai state sufficienti per affrontare un restauro completo del Duomo come quello di Scalabrini - osserva il monsignore -, la diocesi non è in grado di affrontare da sola questo intervento». C'è chi propone di ripristinare una Fabbrica del Duomo, di dare una nuova vita a quell'alleanza civica-religiosa alla base della costruzione della cattedrale. «Se guardiamo la storia piacentina - è perplesso Ponzini - vediamo che i fondi per la cattedrale sono arrivati non tanto da mecenati, quanto dal popolo. Oggi a chi chiediamo un contributo per la cattedrale? Alla gente oberata dalla crisi economica? La diocesi è impegnata in prima linea con la Caritas. Stiamo pensando più alle persone che ai muri». Come se ne esce? «O interviene lo Stato, visto che il Duomo è un monumento di portata nazionale, o noi possiamo solo tamponare le emergenze».

Federico Frighi


04/11/2012 Libertà