sabato 4 dicembre 2010

Se le rapine avvengono in Duomo

Neanche in chiesa si può stare tranquilli. La rapina avvenuta nel Duomo di Piacenza ai danni di una fedele riporta alla luce la questione della sicurezza nei luoghi sacri. Servono volontari che, a turno, vigilino negli orari di apertura. Magari con tanto di pettorina segnalatrice come punto di riferimento e come deterrente. Tipo: Domus Justinae, volontario della cattedrale. Andrebbe benissimo.

Segue la messa un po' distrattamente, fa addirittura la comunione, poi coglie di sorpresa una fedele e le strappa di mano la borsetta. La sacrilega ipocrisia viene però punita - forse dall'alto - e, poche ore dopo, finisce in manette ad opera della polizia di Stato. Accade nel Duomo di Piacenza la prima parte di questo triste episodio di cronaca nera. Come ogni mattina, nella cattedrale, si celebra la messa delle 10 e 30. C'è poca gente, dunque la chiesa superiore viene lasciata libera e si opta per la più raccolta cripta. I portali sono due, ma un solo ingresso viene solitamente aperto al pubblico: quello della navata sinistra. Si scendono le scale poi ci si accomoda nelle panche sistemate tra le colonne. All'altare c'è il parroco, monsignor Anselmo Galvani; di fronte una ventina di fedeli, per lo più donne. C'è anche un giovane in jeans, scarpe da ginnastica con tacco alto, giubbotto scuro, capelli corti e neri. Segue la messa un po' per conto suo: sta seduto quando ci si deve alzare, si stiracchia, sembra addirittura che faccia stretching allungando e scaldando i muscoli come gli atleti prima di una gara. Recita regolarmente la preghiera del Padre Nostro, poi si mette in fila davanti al sacerdote per fare la comunione. Monsignor Galvani lo scruta da cima a fondo perchè conosce i suoi polli - non è il primo tipo strano che vede in cattedrale - ma alla fine decide di dargli l'ostia consacrata; anche se forse gli rimangono dei dubbi. Termina la messa e il nostro risale nella chiesa superiore assieme alle donne. Si ferma nella zona del penitenziere e comincia a chiedere l'elemosina a chi è in attesa di confessarsi. Qualcuno tira fuori una moneta; una signora apre la borsetta per prendere il portafogli ma non fa in tempo a girarsi che il giovane gliela strappa di mano e corre verso l'uscita. Viene chiamata la polizia che arriva subito sul posto e prende la dettagliata descrizione del rapinatore da una vittima e da alcune testimoni. E' il labbro leporino a tradire il deliquente. Lo hanno notato tutti. Gli investigatori fanno una cernita nel book dei soliti noti e mostrano alcune foto alla vittima che riconosce il suo aggressore: un italiano pluripregiudicato per reati vari. Preso quasi subito, una volante lo porta in questura.
Federico Frighi


04/12/2010 Libertà