martedì 31 agosto 2010

Samaritano, un centro per imparare l'essenziale

La solidarietà piacentina è divisa in mille rivi e molto spesso la mano destra non sa che cosa fa la sinistra. A volte è un bene, altre volte meno. Con la nascita del Centro Samaritano, la Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio sta pensando ad una vera e propria cittadella della solidarietà, dove le generazioni presenti e quelle future si incontrino e possano apprendere uno stile di vita più sobrio ed essenziale. Qui sotto riporto l'articolo che ho scritto su Libertà.

La Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Parma e Piacenza ha dato il suo benestare al progetto esecutivo. Il Centro Samaritano, una sorta di cittadella della solidarietà, potrà nascere in pieno centro storico, nelle vecchie officine della caserma Cantore, debitamente ristrutturate e riattate nel pieno rispetto dei vincoli artistici. La lettera firmata dall'architetto Luciano Serchia arriva dunque come ultimo tassello di un complesso iter che ha portato la Caritas diocesana ad ottenere la concessione dal Demanio per 19 anni.
«Il prossimo autunno - spiega il direttore, Giuseppe Chiodaroli - metteremo la prima pietra, poi speriamo che la città ci dia una mano concreta, visto che dobbiamo finire tutto entro due anni». «Il Samaritano sarà un luogo fisico - continua - dove si potrà toccare con mano la possibilità di recuperare il nostro spreco quotidiano e il suo riutilizzo per le persone che si trovano in difficoltà, ma nello stesso tempo avrà una funzione educativa per le giovani generazioni verso uno stile di vita sobrio». «Puntiamo anche sul recupero dei saperi - evidenzia Francesco Argirò, responsabile area promozione umana Caritas e coordinatore dei servizi -. Vorremmo che le persone che magari si trovano in difficoltà, attraverso i nostri laboratori, possano recuperare gli stili del lavoro con il relativo inserimento in società. La persona si aiuta quando recupera dignità. La dignità arriva quando c'è l'autonomia».
Il lavoro da fare non è di poco conto. Tre sono i capannoni: due danno su via Giordani e sono i più malridotti; il terzo si affaccia sul cortile della palestra Lomazzo, il lato in cui, all'angolo con via Giordani, sarà posizionato l'ingresso del centro. Nel primo locale sorgerà il guardaroba. Sarà possibile lavare i capi di abbigliamento che vengono donati ed eventualmente ripararli, anche attraverso la creazione di corsi di formazione per giovani che vogliono imparare il mestiere. Tutto questo accanto allo stoccaggio, alla selezione e alla distribuzione gratuita dell'abbigliamento usato. E' anche previsto uno spazio per la cessione contro offerta libera di abbigliamento usato non adatto alla distribuzione gratuita alle persone indigenti.
Nel secondo capannone che si affaccia su via Giordani troverà posto il magazzino mobili. La Caritas riceve periodicamente mobili da Ikea a titolo gratuito che utilizza direttamente o mette a disposizione di chi ne ha bisogno. Privati mettono inoltre a disposizione attrezzature per bambini. Potrebbe poi riprendere la raccolta di mobili usati da tempo interrotta mancando gli spazi e il personale. In un laboratorio apposito i giovani potranno imparare il montaggio, lo smontaggio e la riparazione dei mobili.
Il terzo capannone - quello che si affaccia sulla Lomazzo - è in condizioni migliori e sarà verosimilmente il primo ad aprire. Ospiterà due magazzini viveri. Uno per lo stoccaggio dei prodotti alimentari di Agea con la dotazione di almeno tre celle frigorifere per i surgelati che oggi come oggi la Caritas non è in grado di ricevere. Va detto che la Caritas riceve attualmente prodotti alimentari anche da privati e ditte e che talvolta è costretta a rifiutarli per mancanza di locali adatti allo stivaggio ed alla conservazione. L'altra porzione di magazzino è riservata a "Piacenza solidale" che raccoglie prodotti alimentari in scadenza da vari supermercati e li distribuisce gratuitamente a vari enti caritatevoli.
Infine l'area cortilizia. Oggi, nonostante il lavoro dei volontari Caritas, è ridotta ad una sorta di selva oscura con rovi, ed erbacce di ogni sorta a fare da nascondiglio ad una fauna non proprio da compagnia: ratti, bisce e insetti vari. Vi prenderà il posto una tensostruttura per ospitare i ragazzi delle scuole medie che periodicamente vanno in visita alla Caritas diocesana.
Per la città si apre una nuova sfida.
Federico Frighi


Libertà, 19/08/2010

lunedì 30 agosto 2010

Quei fori di proiettile sul campanile

Come curiosità estiva riportiamo la notizia della scoperta di fori di proiettile sulla sommità del campanile di San Pietro in fase di ristrutturazione. I fori risalirebbero alla Seconda Guerra Mondiale, anche se non si capisce per quale motivo qualcuno possa aver mirato alla copertura in rame della torre campanaria. In attesa che qualcuno sveli il mistero, ecco l'articolo uscito su Libertà.

Fori di proiettile sul campanile della parrocchia di San Pietro. E' la sorpresa che hanno trovato nei giorni scorsi i restauratori del gigante malato, attualmente in cura intensiva con la supervisione dei tecnici della diocesi di Piacenza-Bobbio. Naturalmente i fori di proiettile non sono dei giorni nostri; sono stati datati ai tempi dell'ultima Guerra Mondiale, ben visibili nella cupola in rame del campanile.
La scoperta non poteva che essere fatta a tu per tu, alla sommità dei 47 metri (non 74 come erroneamente scritto in un precedente articolo) della struttura, passati al setaccio grazie alla complessa impalcatura della ditta Dibelli, con la supervisione dell'ingegner Claudio Guagnini che sovrintende tutta la parte della sicurezza del cantiere. «Un ponteggio fatto molto bene - osserva il parroco di San Pietro, don Giuseppe Frazzani - e difficile da realizzare vista la posizione del campanile, incuneato tra i tetti della chiesa, della biblioteca Passerini Landi e del cortile della parrocchia». Un ponteggio e un'incappucciatura che conferiscono alla torre una curiosa sagoma simile ad un grosso missile di colore bianco puntato verso il cielo di Piacenza e visibile a chilometri di distanza. Attualmente i lavori sono sospesi da Ferragosto e riprenderanno alla fine del mese, lunedì 30. «La ditta Gasparoli, che si sta occupando della pulitura della torre, sta lavorando molto bene rispettando i tempi previsti - osserva don Frazzani -. Ha già avviato la ripulitura del manufatto scrostando gli intonaci pericolanti e rimuovendo varie pietre, mattoni od ornati che stavano per cadere». Il ponteggio ha poi permesso i rilievi sul campanile a tu per tu, cosa che in passato non si era potuta fare. «Abbiamo visionato la pregevole copertura in rame fatta nell'Ottocento - continua il parroco - che ci ha rivelato, a sorpresa, i fori dei proiettili sparati nell'ultima guerra. Una scoperta del tutto inedita che si poteva apprendere solo con una osservazione della torre così da vicino». Da fine agosto si entrerà nel vivo del restauro con la prospettiva di consegnare i lavori entro Natale. Don Frazzani ci tiene ad osservare come, grazie a questa prima accurata visita del campanile, si sia non solo confermata la diagnosi a prima vista: «Ci siamo resi conto di come fosse urgente intervenire. In caso contrario avremmo potuto avere presto delle amare sorprese». «Del resto - prosegue - la torre era anche la più grande preoccupazione del mio predecessore, don Carlo Brugnoli, che è venuto a mancare dopo aver fatto restauri al tetto ma non al campanile». L'intervento di restauro è seguito passo dopo passo dall'Ufficio Beni Culturali della diocesi, con il suo direttore don Giuseppe Lusignani e l'architetto della Curia, Manuel Ferrari. Il costo dell'intera operazione è stimato intorno ai 400-420mila euro. La diocesi ha deciso di destinare 160mila euro dell'8 per mille alla causa di San Pietro (80mila subito, 80mila al termine dell'opera). Il resto dovrà arrivare dai privati. «Un po' con la raccolta in parrocchia che teniamo una domenica al mese - spiega don Frazzani - un po' con il 5 per mille devoluto al neonato circolo Anspi 3, un po' con le varie manifestazioni e le offerte dei benefattori arriveremo così a coprire l'intera somma».
Federico Frighi


Libertà, 20 agosto 2010

Morta la signora Angela, madre del vescovo Lanfranchi

E' morta questa notte la signora Angela Malchiodi, vedova Lanfranchi, di 89 anni, madre del vescovo mons. Antonio Lanfranchi. I funerali si terranno a Grondone di Ferriere mercoledì prossimo alle ore 15. Il Vescovo e la comunità diocesana partecipano al dolore di mons. Antonio Lanfranchi e sono vicini a lui e familiari con la preghiera.
Al cordoglio si unisce naturalmente il blog Sacri Corridoi. Sappiamo quanto importante sia la mamma di un vescovo. Mamma Angela l'abbiamo conosciuta personalmente a Grondone, qualche estate fa. Ha seguito suo figlio nella profonda Romagna, a Cesena, dove si era ambientata e si era fatta nuove amiche. Poi il trasferimento a Modena, diocesi più grande e più importante. Per monsignor Lanfranchi era come un atollo nell'oceano, un pezzettino di terra che rendeva ancor più stretto il rapporto con la terra natìa.

giovedì 26 agosto 2010

Fine agosto, la stagione dei pellegrinaggi

Medjugorje, Terra Santa, Lourdes, Santiago de Compostela, Fatima, San Giovanni Rotondo, Assisi e Cascia sono le mete dei pellegrinaggi piacentini di questo fine agosto. Alcuni sono già partiti, altri stanno per, nell'articolo su Libertà abbiamo provato a fare il punto.


(fri) Passato Ferragosto, parte anche a Piacenza la stagione dei pellegrinaggi. Almeno 500 persone, secondo una stima molto per difetto, viaggeranno da questa settimana alla fine di settembre nei luoghi dello spirito d'Italia e d'Europa. La meta più gettonata è senza dubbio Medjugorje, il santuario mariano in Bosnia-Erzegovina. Nel 2010, secondo i dati che arrivano da oltre Adriatico, sono quadruplicate le visite dei pellegrini. Da Piacenza (per ragioni pratiche prendiamo in considerazione solo la città) sono in partenza settanta persone da San Giuseppe Operaio e ben due pellegrinaggi ufficiali sono organizzati dall'apposito ufficio diocesano; a ciò si devono aggiungere gli innumerevoli mini-gruppi che, in auto o in pullmino, raggiungono la località mariana. Sempre l'ufficio diocesano ha organizzato Fatima-Santiago de Compostela (27-31 agosto). Si tratta, quest'ultimo, dell'unico pellegrinaggio diocesano in senso stretto, essendo accompagnato dal vescovo Gianni Ambrosio. Altra meta gettonata è sempre la Terra Santa, dove questa settimana si recheranno i 50 giovani che hanno aderito alla proposta della Pastorale Giovanile della diocesi. Sul posto ci sono in questi giorni i fedeli della parrocchia dei Santi Angeli Custodi e in ottobre sarà la volta della parrocchia di Nostra Signora di Lourdes con altre 35 persone. Tale pellegrinaggio è organizzato nell'ambito delle celebrazioni per il 50esimo della fondazione giuridica della parrocchia di via Damiani. Proprio cinquant'anni fa oggi, tra l'altro (il 22 agosto del 1960), l'atto veniva firmato dal vescovo Umberto Malchiodi.
Capitolo Lourdes. Due treni e tre aerei speciali porteranno i pellegrini da tutta l'Emilia Romagna con l'Unitalsi. Da Piacenza partiranno 70 persone. Per Lourdes c'è anche una data organizzata dall'ufficio pellegrinaggi: dal primo al 3 settembre. In Italia vanno San Giovanni Rotondo (sempre ufficio pellegrinaggi) e Assisi con Cascia, dalla parrocchia di Santa Franca che, in questi giorni, si trova in Transilvania per l'ordinazione sacerdotale di un seminarista del posto uscito dal Collegio Alberoni.

Libertà, 22 agosto 2010

Gmg 2011: Piacenza-Cordova-Madrid

Manca un annetto circa e già la macchina della Giornata mondiale della Gioventù 2011 si è messa in moto. Si va a Madrid, dove il Papa incontrerà i giovani di tutto il mondo. La diocesi di Piacenza-Bobbio sarà gemellata con quella di Cordova.


(fri
) Conto alla rovescia per la Giornata mondiale della Gioventù di Madrid 2011. Manca ancora un anno ma l'efficienza dell'organizzazione spagnola, che evidentemente non vuole sorprese, ha già definito i gemellaggi tra le diocesi iberiche e quelle italiane, uno dei momenti più significativi delle giornate mondiali della gioventù. La diocesi di Piacenza-Bobbio è gemellata con Cordova, città di trecentomila abitanti nel sud della Spagna, nella regione dell'Andalusia. La sua cattedrale è stata costruita sulle mura del più importante monumento musulmano in Spagna, di cui conserva numerosi e preziosi elementi architettonici. Per questo motivo è stata dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'Umanità. Considerazioni artistiche a parte, l'organizzazione spagnola ha già aperto le iscrizioni dallo scorso primo luglio. A Piacenza, l'Ufficio della Pastorale Giovanile comincerà a raccoglierle da venerdì primo ottobre. Nel mese di settembre verranno resi noti i dettagli e i costi delle modalità di partecipazione. Ad oggi si sa che le giornate nella diocesi di Cordova si terranno dall'11 al 15 agosto del 2011. Successivamente ci si sposterà a Madrid per l'incontro con papa Benedetto XVI che avverrà dal 16 in poi con la grande veglia nella notte tra sabato 20 e domenica 21 agosto 2011. Tali date sono già ufficiali e si possono segnare sul calendario. Attualmente Piacenza-Bobbio risulta l'unica città gemellata con Cordova. Tra le altre diocesi dell'Emilia Romagna, Cesena-Sarsina e Reggio Emilia-Guastalla sono accoppiate a Girona, Rimini e San Marino-Montefeltro a Siguenza-Guadalajara, Faenza-Modigliana a Toledo e Modena-Nonantola a Granada.

Libertà, 22 agosto 2010

domenica 22 agosto 2010

Diocesi, settembre mese di nomine

Tempo di nomine nel prossimo mese di settembre nella chiesa piacentina. Non sarà una rivoluzione e nemmeno una serie di giri di valzer, ma solo una scossa di assestamento che interesserà alcune parrocchie della città. Di seguito l'articolo scritto questa settimana su Libertà.


Settembre caldo per la diocesi di Piacenza-Bobbio nelle parrocchie della città. All'orizzonte si profila un giro di valzer che verrà ufficializzato nei primi giorni del mese prossimo, probabilmente venerdì 3 o venerdì 10, proprio (quest'ultima data) in concomitanza con il convegno pastorale diocesano alla Bellotta di Pontenure. Il primo nodo da sciogliere è quello della parrocchia di San Sisto. Il vescovo Gianni Ambrosio accetterà ufficialmente le dimissioni dell'ottantenne don Giuseppe Formaleoni quando saprà chi mandare come successore. Tra i papabili monsignor Giuseppe Busani (già impegnato, però, nella missione popolare) e don Roberto Mazzari, parroco di Tarsogno ed ex segretario del vescovo Enrico Manfredini. Poi la questione di Sant'Antonio dove don Giuseppe Segalini potrebbe lasciare il posto all'attuale curato don Fabio Galli.
Sul tavolo c'è poi la Santissima Trinità. Qui i nodi sono due: stante il trasferimento di don Fabio Battiato a Borgonovo, dovrebbe venire ufficializzata la sua sostituzione con il giovane don Valerio Picchioni, l'unica nuova tonaca uscita quest'anno. Bloccato, invece, il cambio di parroco. Monsignor Riccardo Alessandrini, giunto al termine del proprio mandato novennale, non è stato ancora riconfermato.
Infine le tre parrocchie la cui guida pastorale è interamente retta da sacerdoti ultraottantenni: San Corrado con don Pietro Petrilli (86 anni), San Giovanni in Canale con don Cesare Ceruti (81 anni), Sant'Eufemia con monsignor Pietro Casella (80 anni). L'intendimento del vescovo Ambrosio, da quanto lasciato vedere in questi primi anni di governo, è quello di mantenere al proprio posto tutti i sacerdoti (salvo casi particolari) fino a quando le condizioni di salute lo consentono.
Ma la voce più clamorosa riguarda il nuovo vescovo di Cesena-Sarsina. Contro ogni previsione e tradizione sembra proprio che vi sia anche un piacentino nella terna dalla quale il Papa (o chi per lui) starebbe per scegliere. Com'è noto, Cesena-Sarsina è senza presule dallo scorso mese di marzo, quando il vecchio vescovo, il piacentino monsignor Antonio Lanfranchi, ha fatto ingresso a Modena, dopo essere stato promosso ad arcivescovo-abate di Modena-Nonantola. Attualmente monsignor Lanfranchi è anche l'amministratore apostolico della diocesi di Cesena-Sarsina, dunque una sorta di vescovo reggente in attesa che il Vaticano nomini il successore. Va detto che è prassi non coinvolgere nelle consultazioni il vescovo uscente, così come che, di solito, si evita di mandare in uno stesso posto due vescovi consecutivi provenienti dalla stessa diocesi. Tuttavia, i tempi lunghi per la nomina a Cesena-Sarsina, i lunghi incontri con alcuni sacerdoti durante la vacanza piacentina dell'arcivescovo Lanfranchi, insistenti voci di corridoio farebbero optare per l'inserimento di un piacentino nella terna romagnola: monsignor Lino Ferrari e monsignor Giuseppe Busani in testa. Se ne saprà di più la prossima settimana.
fed. fri.

Libertà, 20 agosto 2010

sabato 21 agosto 2010

In Duomo tornano i turisti d'agosto

Nel Duomo di Piacenza sono tornati i turisti d'agosto. Singoli, coppie, famigliole con la guida spianata, alla ricerca delle opere d'arte contenute nella bella cattedrale romanica. Un'apparizione miracolosa o un segnale che forse vale la pena di investire nella cultura riprendendo in mano il progetto del museo diocesano aggiornandolo ai tempi odierni? Sicuramente materia per una riflessione pacata e costruttiva. Sotto riportiamo l'articolo scritto su Libertà.


(fri) In Duomo tornano i turisti d'agosto. In particolare per Ferragosto, nella chiesa madre della diocesi, è stato notato un aumento di visite come non si è visto, ad esempio, lo scorso anno nel medesimo periodo. A confermarlo è Tiziano Fermi, presidente di Domus Justinae, l'associazione che raggruppa i volontari della cattedrale. «Gli anni scorsi il Ferragosto era quasi deserto e, nonostante il Duomo fosse aperto, non abbiamo visto praticamente nessuno - spiega Fermi -. Quest'anno il panorama è cambiato. Soprattutto nel pomeriggio di Ferragosto, in Duomo si sono viste diverse persone. Non gruppi organizzati, bensì singoli, coppie, famiglie; molti con le guide verdi del Touring Club Italiano sotto braccio». Si tratta, dunque, di turisti in gran parte italiani, che arrivano a Piacenza per una visita mordi e fuggi e tra le bellezze della città includono, appunto, la cattedrale. «Sono autonomi e non hanno bisogno di assistenza o di guide - continua il presidente di Domus Justinae - utilizzano per lo più il percorso didascalico che c'è all'interno della chiesa». C'è chi rimane soddisfatto tanto da portarsi a casa un ricordo del monumento. «Ci sono state chieste diverse guide della cattedrale, soprattutto quelle grandi, con le foto - rivela Fermi -. E' sempre molto richiesta anche la serie delle otto cartoline in bianco e nero che riproduce le formelle del Duomo. Sono quasi in esaurimento e presto dovremo rifarle. Hanno ormai una decina d'anni. A disposizione dei turisti ci sono anche le riproduzioni in terracotta delle formelle, realizzate dalla cooperativa il Faro». Del tutto inutilizzate le due vecchie postazioni audio che funzionano a monetine: «Sono ormai obsolete e stiamo pensando di sostituirle con strumenti adeguati tipo i monitor presenti nella cattedrale di Firenze. Il problema, come sempre, è il prezzo. Costano intorno ai 7mila euro, una cifra per noi impensabile».

Libertà, 20 agosto 2010

domenica 15 agosto 2010

Tempo di Ramadan, mese sacro per i musulmani

E' iniziato da poco il Ramadan, il mese sacro per i musulmani. A Piacenza e provincia sono circa 10mila i fedeli all'Islam. C'è di tutto: dai musulmani ultra moderati agli ultra conservatori. Il problema più grande è l'assenza dei luoghi di preghiera. Manca una moschea. La comunità locale, per questo motivo, si è divisa in due "parrocchie": chi è stanco di aspettare e si è preso un capannone, chi invece persegue la strada della diplomazia e del dialogo con le istituzioni ed ha affittato una palestra in attesa che i frutti maturino. Sotto, i tre articoli usciti su Libertà in cui abbiamo tentato di fare il punto.


Il Ramadan per un Islam unito


E' iniziato ufficialmente ieri il Ramadan anche per la comunità islamica piacentina. Il mese sacro per i musulmani ha visto ieri sera alle ore 22 l'appuntamento con la prima interruzione del digiuno e la successiva preghiera. I fedeli si sono trovati nelle due pseudo-moschee cittadine: il capannone di via Portapuglia e la palestra della scuola Mazzini, presa in affitto dal gruppo che fa capo a Torrione Fodesta. Le due "parrocchie di Allah" fanno da punto di riferimento per la comunità islamica piacentina che si è divisa dal marzo del 2009 proprio a causa della mancanza di una moschea ufficiale. Una linea attendista e speranzosa, quella dell'imam Mohamed Shemis che guida il gruppo di Torrione Fodesta; l'altra più dura e risoluta, quella del gruppo che, stanco di attendere, ha scelto di aprire un proprio centro di preghiera sulla Caorsana. Ieri l'altro, da queste colonne, l'imam storico di Piacenza, l'egiziano Shemis, ha lanciato un messaggio forte e chiaro. «Faremo di tutto perché questo Ramadan sia l'ultimo che passiamo in una palestra» ha annunciato. E, come diretta conseguenza, ha reso nota la volontà di acquisire una struttura che potrebbe anche essere Torrione Fodesta, oggi gestito dal Comune ma di proprietà del Demanio. Se dovesse rientrare nei beni dismissibili trasmessi dallo Stato alle amministrazioni locali è sicuro che un acquirente ci sarebbe già: gli attuali inquilini.
Ieri l'imam ha lanciato due nuovi messaggi. Il primo ancora sulla moschea: «Cerchiamo una struttura in affitto o da comperare per realizzarci sopra un centro islamico aperto a tutti. Siamo anche disposti a costruirlo, naturalmente se c'è l'area giusta. Avrà un impatto moderato». Nessun'intenzione di fare cupole o minareti, dunque, ma una costruzione normalissima che però deve avere una sala di 300 metri quadrati. «Vogliamo essere tutti uniti - è il secondo appello di Shemis - una sola grande comunità di musulmani che fa riferimento ad un unico luogo di preghiera. Speriamo che questo Ramadan, questo mese di purificazione esteriore e interiore ci aiuti».
ln tutta la provincia di Piacenza la popolazione straniera residente è di poco più di 26mila persone. La comunità più numerosa è quella di religione musulmana. E' formata da 2.500 marocchini, 190 algerini, 550 tunisini, quasi 400 egiziani, 140 eritrei, 40 turchi. A costoro vanno sommati quasi 800 bosniaci, 3.600 albanesi, 350 senegalesi, 260 nigeriani, 200 ivoriani, 300 del Burkina Faso; tutti questi ultimi sono paesi a maggioranza musulmana. In totale (comprese le poche unità provenienti da altri paesi musulmani) in tutta la provincia di Piacenza ci sono circa diecimila fedeli all'Islam.
Federico Frighi


Libertà, 12/08/2010

L'imam: vogliamo comprare Torrione Fodesta


Ha sempre giocato a carte scoperte Mohamed Shemis, l'egiziano che guida la storica comunità musulmana di Piacenza. Lo fa anche questa volta alla vigilia del Ramadan che inizierà questa sera, dopo il tramonto, nella palestra della scuola Mazzini. «Questo deve essere l'ultimo Ramadan che celebriamo in una palestra - si pone come obiettivo l'imam - dal prossimo anno vogliamo fare in modo che la comunità musulmana possa avere un luogo adeguato per pregare».
Dal prossimo anno infatti non esisterà più il centro di accoglienza di Torrione Fodesta (al suo posto gli alloggi di Cantone del Cristo e di Le Mose) ed è dunque presumibile che i locali dell'attuale sala di preghiera (nel medesimo complesso) dovranno abbassare la saracinesca. Chiudere, insomma. La comunità islamica di Torrione Fodesta, tuttavia, non ci sta. «Da qui noi non ce ne andiamo se non abbiamo un'altra sede per pregare, il nostro è un diritto garantito della Costituzione italiana» dicono i più giovani. Shemis, accusato da una parte dell'islam piacentino, di essere stato in questi anni troppo morbido con le istituzioni, non ha mai perduto la speranza e, ancora una volta, è fiducioso in un dialogo con il Comune di Piacenza e in una soluzione condivisa con tutta la comunità. Tanto che lancia una proposta: «Qui a Torrione Fodesta ci stiamo bene, è conosciuto da tutti anche nelle vicinanze di Piacenza, è già un punto di riferimento, è in città e non nascosto in periferia, il Comune non lo tiene più, beh, lo prendiamo noi». Se l'egiziano Shemis lo dice è perchè ci sono già i soldi ed anche un'ipotesi di progetto per la ristrutturazione del Torrione.
Tutti i lavori verrebbero fatti con manodopera del posto e con i fondi della locale comunità musulmana. Nessun aiuto dall'estero. Non si sa mai da dove arrivino i soldi; dunque, finché si può, meglio contare sulle proprie forze.
I piacentini, poi, possono stare tranquilli. Accanto alle torri della centrale di Edipower non si innalzerà alcun minareto. Si parla solo di una tensostruttura per coprire l'attuale cortile di Torrione Fodesta.
Il quartiere, secondo l'imam, ne trarrebbe giovamento. Oggi il Torrione è frequentato solo da uomini. Con la ristrutturazione verrebbero creati spazi anche le donne, una presenza che avrebbe anche la funzione di ingentilire il centro e magari di sfatare per sempre l'equazione Torrione = insicurezza della zona. «Arriverebbero le nostre mogli e i nostri bambini che oggi invece non possono frequentare lo spazio di preghiera del Torrione perché non ci sono spazi separati - è convinto l'imam -. Guardi che se a Piacenza è nata un'altra comunità è anche per questo. Diversi vanno nel capannone sulla Caorsana perché qui non possono portare le mogli e le proprie figlie».
Il sogno dell'imam Shemis è quello - lo dice sempre - di creare un centro culturale islamico aperto alla città, dove possano entrare tutti i piacentini che sono interessati a confrontarsi con l'Islam, per comprenderne la cultura e i costumi. Recentemente è stata offerto alla comunità un capannone alla Farnesiana, in zona tangenziale. Fino ad oggi non se ne è fatto nulla. «Non vogliamo andare lontano dalle zone abitate, magari in quartieri industriali, dove si finisce per venire ghettizzati - dicono i musulmani di Torrione Fodesta. Vogliamo professare la nostra fede religiosa alla luce del sole».
Federico Frighi


Libertà, 11/08/2010

Il Ramadan, in palestra o nel capannone


Inizierà questa sera o più probabilmente domani, a seconda della visibilità della luna, il Ramadan, il mese sacro dei musulmani. Trenta giorni di digiuno che, per la prima volta in questi ultimi anni, cadono proprio all'inizio di agosto: il mese più caldo e quindi, in teoria, con maggiori rischi per i lavoratori stagionali, soprattutto nell'agricoltura. A Piacenza i musulmani si ritroveranno, ad ogni tramonto, per rompere il digiuno e per le preghiere della sera, in due luoghi diversi. Una parte (circa centocinquanta persone) nella palestra della Mazzini che anche quest'anno è stata presa in affitto al Comune di Piacenza, tramite l'assessorato allo sport. Gli altri (circa duecento) frequentano invece il capannone di via Portapuglia. Due "parrocchie" diverse sotto il grande ombrello di Allah e il suo profeta.
Chi utilizza la struttura pubblica ci tiene a dire che nel contratto con il Comune per la scuola Mazzini è prevista l'assicurazione ed anche la pulizia quotidiana della palestra che verrà eseguita da una cooperativa specializzata. «L'orario delle preghiere va dal tramonto alle 23». spiega Matar Diagne, senegalese, da 12 anni a Piacenza, uno degli organizzatori. Si prega per circa due ore e mezza. Poi, dall'alba, ricominciano le pratiche del digiuno che quest'anno durano 17 ore.
Nel mese di settembre (verso il giorno 8) si terrà invece la festa di fine Ramadan per la quale è stato prenotato il palazzetto dello sport di Largo Anguissola. Anche qui la data esatta dipende dalla luna. E' il mese sacro del calendario lunare musulmano, dunque, il mese destinato al digiuno da cibo, bevande, rapporti sessuali, fumo ma anche alla penitenza e alla rinuncia. In molti commentari coranici si dice anche che è proibito «abbandonarsi all'ira». Dopo il tramonto ci si nutre, ma con moderazione, senza abbandonarsi a banchetti luculliani. La tradizione vorrebbe che il digiuno fosse rotto con un dattero e un bicchiere d'acqua perchè si presume che Maometto facesse così.
«E' il mese in cui ogni musulmano si purifica e fa un'esame di coscienza - evidenza l'imam di Torrione Fodesta, l'egiziano Mohamed Shemis -; anche nei rapporti con le persone devono essere abbandonati i conflitti e le cattive parole». In arabo antico Ramadan vuol dire torrido, mese caldo, quindi si pensa che cadesse nel periodo estivo col calendario solare. Da quando è stato introdotto quello lunare è invece diverso e, almeno, negli ultimi dieci anni, è la prima volta che cade all'inizio di agosto.
Se qualcuno può essere preoccupato per la resistenza fisica dei lavoratori musulmani soprattutto in agricoltura, non la pensa così l'imam Shemis. «L'uomo può tranquillamente resistere anche senza bere o mangiare durante le 17 ore di digiuno - sostiene -, non è un problema. I lavoratori musulmani resisteranno anche se sono impegnati nei campi». E' invece d'accordo con chi (si veda l'articolo a fianco) vede nel Ramadan un'importante occasione di integrazione sociale. «E' vero, e noi puntiamo molto su questo - confessa -. Il nostro desiderio ultimo è sempre stato quello di creare a Piacenza un centro culturale islamico in cui si potesse dialogare con la comunità locale, un cui si potessero invitare gruppi di altri religioni per parlare insieme». E' per questo che la porta della palestra della scuola Mazzini, durante queste sere del Ramadan, rimarrà aperta. «I piacentini che lo vorranno potranno venire a trovarci non solo all'inizio ma anche durante la preghiera - annuncia l'imam -. Potranno venire non solo a vedere ma anche a pregare. Nei passati Ramadan è già successo che venisse gente anche non musulmana». L'appuntamento, dunque, è per stasera o - più probabilmente - domani sera. La preghiera inizierà dopo il tramonto, verso le 22-22 e 30.
Federico Frighi


Libertà, 10/08/2010

martedì 10 agosto 2010

Santa la madre, santo il padre, santa la figlia...

Alla fine di luglio, a Piacenza, nel monastero delle Carmelitane, hanno fatto tappa le reliquie dei genitori di Santa Teresa di Lisieaux. Un avvenimento passato sotto l'uscio, probabilmente perchè caduto in piene ferie estive. Che però fa riflettere: santa la madre, santo il padre, santa la figlia ... Riporto l'articolo che ho scritto su Libertà sull'argomento.

«Sono una presenza importante e chiediamo loro una benedizione per le famiglie - dice suor Maria Paola di Cristo Re - che oggi ne hanno tanto bisogno. Loro sono stati un grande esempio». Loro sono Louis Martin e Marie-Azélie Guérin (morti negli ultimi anni dell’Ottocento), i genitori di Santa Teresa di Lisieux, beatificati nel 2008 dal Cardinale José Saraiva Martins, legato di Papa Benedetto XVI. Ebbero nove figli, ma solo cinque femmine giunsero all’adolescenza. Tutte e cinque si fecero suore. Per la prima volta un cofanetto con le reliquie della coppia è giunto, mercoledì scorso, in via Spinazzi, nel monastero di clausura delle Carmelitane di Santa Teresa.
Direttamente da Lisieux grazie ad un sacerdote che successivamente le porterà in pellegrinaggio prima a Verona, poi a Sassuolo, poi ancora in Trentino.
Le reliquie sono contenute all’interno di un cofanetto posizionato davanti all’altare della chiesa di via Spinazzi, con alle spalle le foto d’epoca dei due coniugi beati. In questi giorni diversi piacentini si sono fermati in preghiera nella chiesa del monastero. Questo pomeriggio le reliquie si congederanno da Piacenza. Per chi volesse pregare davanti ai genitori di Santa Teresa di Lisieux, oltre alla messa delle 7 e 30 di questa mattina, alle ore 12 e 15 la chiesa del monastero sarà aperta per la celebrazione dell’ora Media Sesta. Al termine avverrà il congedo ufficiale dell’urna con i sacri resti.

da Libertà, 1 agosto 2010

sabato 7 agosto 2010

Convegno pastorale 2010, il programma

VENERDÌ 10 SETTEMBRE
Centro Pastorale Bellotta

Ore 17.30
PREGHIERA DI APERTURA

Ore 18.00
Verifica del primo anno di Missione
e prospettiva generale sul secondo anno
MASSIMO MAGNASCHI – GIUSEPPE BUSANI

Ore 19.30
Cena (è necessaria la prenotazione)

Ore 21.00
Coraggio, sono io, non abbiate paura!
CELEBRAZIONE DELLA PAROLA E LECTIO DIVINA sull’icona evangelica del secondo anno della Missione (Mt 14, 22-33)

SABATO 11 SETTEMBRE
Salone degli Arazzi - Collegio Alberoni


Ore 9.00
PREGHIERA DI APERTURA

Ore 9.30
Le esperienze umane fondamentali tra paura
e fiducia: lettura antropologico-culturale
MAURO MAGATTI, sociologo
Affettività, fragilità e cittadinanza:
percorsi per il secondo anno di Missione
PIERPAOLO TRIANI, pedagogista
Spazio per il confronto
Pausa

Ore 11.45
Orientamenti pastorali per il secondo anno della Missione
S. E. MONS. GIANNI AMBROSIO, vescovo

Ore 13.00
Pranzo – Collegio Universitario S. Isidoro
(è necessaria la prenotazione)

Ore 14.30
Le esperienze umane fondamentali
tra paura e fiducia: lettura biblico-teologica
ANTONIO TORRESIN, teologo
Affettività, fragilità e cittadinanza:
itinerari sul vangelo di Matteo per il secondo anno della Missione
PAOLO MASCILONGO, biblista
Spazio per il confronto

Ore 16.30
PREGHIERA CONCLUSIVA

venerdì 6 agosto 2010

Il convegno pastorale 2010 alla Bellotta e al Collegio Alberoni

Dal 10 all'11 settembre prossimi si terrà l'abituale convegno con il quale inizia il nuovo anno pastorale. I lavori si svolgeranno venerdì 10 settembre al Centro Pastorale della Bellotta di Pontenure dalle ore 17,30 e sabato 11 settembre, nella Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni, Piacenza, dalle 9,30 alle 16,30. Il convegno avrebbe dovuto tenersi alle Pianazze ma la concomitanza con un ritiro di Comunione e Liberazione ha indotto la diocesi a spostare l'evento. Riportiamo l'articolo uscito su Libertà il primo agosto 2010 dove si parlava del trasloco senza tuttavia parlare della seconda giornata del convegno che è stata spostata al Collegio Alberoni.

A meno di clamorosi sviluppi il prossimo convegno pastorale della diocesi di Piacenza-Bobbio non si terrà nella cornice montana di Villa Regina Mundi, al passo delle Pianazze, ma scenderà verso la pianura più piatta trasferendosi alla Bellotta di Pontenure. Una sistemazione forse meno suggestiva anche se di certo più funzionale visto la facilità di raggiungere la casa. Il dietrofront si è reso necessario per la presenza concomitante di un gruppo di Comunione e Liberazione che aveva prenotato precedentemente la struttura montana della diocesi. Un fatto, quest’ultimo, che era sfuggito a qualcuno tanto che, non solo il convegno è già stato annunciato in Alta Val Nure dal settimanale diocesano Il Nuovo Giornale, ma, a quanto si è appreso, c’è chi avrebbe già ricevuto la lettera d’invito con indicata la località delle Pianazza. Poco male. Con un beau geste la diocesi avrebbe evitato un piccolo incidente diplomatico virando verso il Centro pastorale "Bellotta", sulla strada per Valconasso, diretto da padre Luigi Hermans, che già ospitò il convegno nel 2007 per la momentanea chiusura di Villa Regina Mundi.
Il convegno pastorale 2010 si terrà venerdì 10 e sabato 11 settembre sul tema tratto dal Vangelo di Matteo "Coraggio sono io, non abbiate paura".
Il vescovo Gianni Ambrosio presenterà una relazione conclusiva sugli orientamenti pastorali per proseguire il percorso della Missione popolare. Quattro le parole-chiave, corrispondenti ad altrettante dimensioni esistenziali che verranno focalizzate durante l’anno pastorale 2010-2011: nascere, vivere insieme, soffrire, edificare. Il riferimento è a tre dei cinque ambiti del Convegno di Verona del 2006: fragilità, vita affettiva e cittadinanza.
Il filo conduttore sarà sempre l’ascolto della Parola di Dio, per continuare quel rapporto di "familiarità orante" che è stato una delle proposte più apprezzate nell’esperienza degli esercizi spirituali del primo anno di Missione. Il convegno è rivolto a sacerdoti, religiosi e religiose, ai membri del Consiglio pastorale diocesano e dei consigli pastorali delle parrocchie e delle unità pastorali, ai direttori e ai collaboratori degli Uffici e dei Servizi pastorali diocesani, ai catechisti e ai responsabili di associazioni e movimenti.
Federico Frighi

da Libertà, primo agosto 2010

mercoledì 4 agosto 2010

Padre Piccoli, una vita per la missione

Ci sono cose che non si fanno in tempo a fare e che si rimandano per farle dopo. Ma non sempre è possibile. Con padre Franco Piccoli, missionario piacentino in Brasile, avevamo un mezzo appuntamento per un'intervista sulla sua vita. Non abbiamo fatto in tempo. Stavolta il solito crudele male incurabile di questo millennio è arrivato prima. Per questo pubblichiamo gli articoli scritti dopo il funerale.

«Trovate un giovane che parta per il Brasile e mi sostituisca come missionario della Consolata. E se c’è una ragazza, pregate che si consacri e che prenda il posto di suor Leonella». L’ultimo desiderio ha voluto che venisse espresso anche il giorno del suo funerale. Padre Franco Piccoli, 75 anni, ha salutato così i piacentini nel giorno delle esequie con quelle parole affidate per lettera al parroco della Santissima Trinità, monsignor Riccardo Alessandrini, amico e celebrante, ieri, nella cripta della chiesa di viale Dante. Nonostante l’estate avanzata sono stati in tanti (un centinaio di persone) che hanno voluto salutare per l’ultima volta il missionario originario di Bettola con Piacenza e il Brasile nel cuore. In primis la sorella Anna, i nipoti e i pronipoti. A rappresentare il forte legame con la diocesi, il vicario generale monsignor Lino Ferrari, e una decina di sacerdoti che nella vita hanno conosciuto padre Piccoli. Da Torino ha accompagnato le spoglie mortali il provinciale dei Missionari della Consolata dopo che nel capoluogo piemontese, nella mattinata di ieri, si erano svolte le esequie ufficiali del missionario.
In bianco i paramenti dei sacerdoti, invece di quelli viola, come ha voluto lo stesso padre Piccoli. «Il suo funerale deve essere una Pasqua» dice monsignor Alessandrini che rivela come nelle ultime lettere il missionario chiedesse spesso di pregare per lui. «Il Signore - scriveva - mi ha chiamato per la gente e per i poveri, ad gentes e ad pauperes». Ancora, negli ultimi tempi, quando era in cura a Torino: «Spero, terminato il gran caldo, di venire a trovarvi, ma tu fai pregare e prega perché il Signore faccia arrivare nuove vocazioni missionarie alla Consolata... Trova un giovane che mi sostituisca e, se trovi una ragazza interessata, prega perchè si consacri e sostituisca suor Leonella (la piacentina suor Leonella Sgorbati, uccisa nel 2006 a Mogadiscio, ndr.). Piacenza deve continuare ad essere terra di missionari.
Dillo anche al mio funerale».
Federico Frighi

Da Libertà, 29 luglio 2010



L’ultima intervista padre Franco Piccoli l’aveva rilasciata al Cineclub Piacenza, nell’ambito di quell’opera magistrale che sta portando avanti Giuseppe Curallo: ovvero lasciare ai piacentini che verranno grandi e piccole testimonianze dei piacentini di oggi. Il colloquio con padre Franco è avvenuto la scorsa primavera, a Piacenza, in occasione di un intervallo di 15 giorni della terapia medica che il missionario stava seguendo all’ospedale di Torino. Di quel colloquio abbiamo scelto alcuni passaggi.

«Avevo iniziato il mio ministero nella formazione e nell’animazione, in Trentino, poi a Varallo Sesia e a Boario. Ma ero stanco di rimanere sempre qui in Italia e volevo dedicarmi completamente ai poveri del mondo. Fare come le campane che stanno ferme e dicono agli altri di andare in chiesa ma loro non si muovono mai, non era per me. Allora ho chiesto ai miei superiori di partire, di andare a fare un’esperienza più direttamente missionaria. In particolare avevo chiesto la possibilità di andare o in mezzo ai lebbrosi in Africa, o tra gli Indios in Amazzonia. Sono quindi stato inviato in Brasile nel territorio di Roraima, a Manaus.
Era il 1975. Ci sono rimasto cinque anni.
Poi avevano ancora bisogno di me in Italia così sono ritornato per otto anni. Ma sono riuscito a ritornare in missione al servizio direttamente dei poveri. Dodici anni con i baraccati di Manaus, in mezzo agli indios dell’Amazzonia, poi un salto di 5.100 chilometri a Rio de Janeiro, dove ho lavorato in mezzo ai favelados. Infine gli ultimi due anni a Salvador de Bahia con gli allagados, coloro che erano usciti dalle palafitte e che ora si trovavano a reintegrarsi nella società civile. I padri prima di me avevano fatto un ottimo lavoro ed erano riusciti a togliere da una situazione di vita orribile 13mila persone. Allora c’era il problema dell’integrazione nella società e nella Chiesa. Avevo cominciato questo nuovo lavoro quando, venendo in Italia, nel 2009 ho cominciato ad avere problemi di salute.
Speravo che le cose andassero a posto invece non è andata così. E’ cominciato un nuovo calvario e mi hanno detto che in Brasile non ci andrò più. A meno di un miracolo, naturalmente.
Gli aspetti della povertà sono molto diversi a seconda delle varie comunità in cui ho vissuto. A Manaus c’era un problema molto grave nelle baracche di legno, ma la povertà ricca di tanti valori. Ricordo quando queste donne presentavano i loro figli e dicevano di averne altri, bambini abbandonati da mamme che magari erano morte. Li avevano messi tutti insieme nella loro famiglia.
A Boavista invece era diverso.
La Chiesa aveva fatto la scelta preferenziale dei poveri e per noi i poveri erano gli Indios che, da padroni delle terre, erano diventati schiavi, completamente privati di ciò che era essenziale per la propria vita. Bisognava aiutare a trovare la loro identità di popolo. Dovevamo fare in modo che loro diventassero artefici del proprio destino.
A Rio de Janeiro, infine, avevo sette su settecento favelas. C’era tutto il problema del narcotraffico, della gioventù che si buttava nella droga e nella prostituzione. Ricordo che nel carcere sotto la mia parrocchia due fazioni si erano scontrate ed una aveva ucciso 68 persone dell’altra con una ferocia indicibile. La Chiesa qui deve condividere la sorte di questa gente e nello stesso tempo aiutare alla comprensione dei veri valori della vita, perchè non si cada nel gioco delle sette. Movimenti religiosi che dietro alla parola Gesù nascondo denaro e denaro. Diventano quasi multinazionali alterando la testa della gente, sulla teologia della prosperità: più dai più Dio ti darà.
A Salvator de Bahia i nuovi alagados. Qui hanno aiutato molto le adozioni a distanza. Sostegno economico che arriva a queste famiglie tramite i bambini che vengono adottati a distanza dall’Italia. Importante è anche l’opera del presidente Lula che ha stabilito un assegno mensile di 120 real alle famiglie povere a patto che mandassero i figli a scuola.
La cosa più bella della mia vita? Tutta la vita mia vita missionaria. Ne ho molta nostalgia. Non so come andrà a finire ma non mi faccio molte illusioni perché i medici non me ne danno. Cercherò comunque di aiutare i poveri anche da qui».

Da Libertà, 29 luglio 2010

lunedì 2 agosto 2010

Morto monsignor Lorenzo Losini

E’ morto ieri sera, alla Casa di Cura Piacenza, mons. Lorenzo Losini
attualmente residente alla Casa del Clero. Questa sera, lunedì 2 agosto,
presso la Casa del Clero di via Torta, dove nel frattempo sarà stata
traslata la salma, alle ore 20,30 verrà recitato un santo rosario; lo stesso
domani sera, alle ore 21, nella chiesa di Rivergaro dove mercoledì mattina,
4 agosto, verranno celebrati i funerali, alle ore 10,30, presieduti dal
vescovo mons. Gianni Ambrosio.
Mons. Losini era nato a Vigolzone il 31 gennaio 1913 ed era stato ordinato
sacerdote il 3 novembre 1935. Insegnante nel seminario di Bedonia dal 1936,
il 22 giugno 1945 è stato nominato parroco di Tarsogno e il 1° luglio 1952
di Rallio, incarico a cui rinuncia il 15 marzo 2002. Il 23 giugno 2007 è
stato nominato Cappellano di SS..

domenica 1 agosto 2010

A Pontenure il Forum sulla comunicazione cattolica

Forum sulla comunicazione: è questo il tema dell'incontro promosso il 3 e 4 settembre al Centro pastorale Bellotta a Pontenure (PC), per iniziativa dell'Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Piacenza-Bobbio e dai settimanali cattolici dell'Emilia Romagna. L'incontro è pensato per gli operatori della comunicazione ecclesiale: i collaboratori dei settimanali e dei bollettini e dei siti internet parrocchiali.
L'obiettivo è di favorire un confronto tra chi lavora nel settore della comunicazione per rispondere alla sfida della nuova evangelizzazione. L'iniziativa, nata su invito del vicario generale mons. Lino Ferrari, porta avanti l'esperienza vissuta in questi anni a Bedonia, esperienza che conta una lunga storia nel settore della formazione al giornalismo.

Questo è il programma
- venerdì 3 settembre, ore 17.30: Sempre avanti!: la sfida di don Giacomo Alberione, un beato del mondo del giornalismo. Interviene don Alessandro Castegnaro, responsabile nazionale dei Cooperatori Paolini.
- sabato 4 settembre
ore 9 - 10.30:
Incontro per i nuovi collaboratori. Approfondimenti di tecnica giornalistica.
Incontro per i vecchi collaboratori. A partire dalle notizie del giorno, come parlarne nei diversi media ecclesiali? Interviene don Giorgio Zucchelli, presidente della Federazione Italiana Settimanali Cattolici.
ore 11-12: Lo stile di lavoro del giornalista cristiano. Interviene Massimo Pandolfi, caporedattore de Il Resto del Carlino.
ore 15-17: Come avventurarsi in internet? Confronto con don Giacomo Ruggeri, direttore dell'Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Fano e direttore responsabile di www.fanodiocesitv.it.