lunedì 24 settembre 2012

Lanfranchi: l'anno della fede dono grande del Papa

«L'anno della fede è un dono grande che papa Benedetto XVI chi ha dato». Lo ha evidenziato l'arcivescovo piacentino Antonio Lanfranchi (oggi titolare della diocesi di Modena-Nonantola) l'altra sera in Cattedrale, invitato dal vescovo Gianni Ambroso e dal parroco monsignor Anselmo Galvani in occasione della festa di Santa Giustina. Una rimpatriata per l'arcivescovo Lanfranchi, salutato ed applaudito dai fedelissimi che non hanno voluto mancare all'incontro. Lanfranchi, nel presentare l'iniziativa voluta dal Santo Padre per l'anno 2012-2013, ha esordito dalle difficoltà di Timoteo, compagno di viaggio di San Paolo, che vive un momento di stanchezza e debolezza di fede: «Si sente solo e si interroga sulla potenza del Vangelo di fronte alle altre potenze terrene. Paolo gli scrive e lo esorta a ravvivare la fede».

E' un po' quello che accade oggi, osserva Lanfranchi. La questione della fede è un tema fondamentale per Benedetto XVI, soprattutto riguardo l'Europa. «Prima di tutto c'è una crisi affettiva, una distanza affettiva da Dio, percepito come ingombrante». Poi la famiglia: «Ci si preoccupa poco della trasmissione della fede nella famiglia». L'ignoranza sui contenuti della catechesi. «La nostra Chiesa italiana ha tanto investito su questo aspetto, eppure... ». Come far rivivere dunque la fede? «La fede è un dono che Dio fa alle persone libere, responsabili, che sanno ascoltare». Ma è anche «un'esperienza comunitaria e di appartenenza alla Chiesa. Oggi c'è chi vuole staccare la fede dalla Chiesa». Poi la fede ha «una vocazione missionaria» all'esterno della comunità cristiana come all'interno. «I luoghi in cui si vive la comunità cristiana - è convinto Lanfranchi - devono essere onde vitali».
E' la festa di Santa Giustina, compatrona della diocesi di Piacenza-Bobbio e della cattedrale, e l'arcivescovo Lanfranchi esorta ad una vita spirituale più intensa «per avvicinarsi alla santità». «Le feste patronali - osserva - sono una scuola di vita, di comunità e di fede. Dal momento liturgico a quello conviviale, da quello culturale a quello più puramente festaiolo, tutto aiuta a crescere nei valori umani e cristiani. La festa patronale, se così concepita, è anch'essa una scuola di cristianità».

Federico Frighi





22/09/2012 Libertà