venerdì 9 novembre 2007

"Scalabrini santo, non è padre Pio"


Per Scalabrini santo manca il miracolo
In duomo oggi i dieci anni di beatificazione. Il postulatore padre Sisto Caccia: "La sua è una santità fina, quella di padre Pio popolare"
Piacenza
- Per Scalabrini santo serve un miracolo che, però, a dieci anni dalla beatificazione non si riesce a trovare. Così la Chiesa piacentina celebra questo pomeriggio l'anniversario dell'elevazione alla gloria degli altari del vescovo degli emigranti. L'appuntamento è per le ore 18 e 30 nel duomo di Piacenza. Presiede l'amministratore diocesano monsignor Lino Ferrari. "Dopo il primo miracolo non ne sono arrivati altri - spiega padre Sisto Caccia, che della causa di santificazione di Giovanni Battista Scalabrini è il postulatore - abbiamo solo ricevuto segnalazioni di una quindicina di grazie". Per lo più si tratta di persone scampate ad incidenti stradali che dicono di aver invocato il vescovo beato. "In qualche caso riceviamo anche segnalazioni che non esiterei a definre strane - continua padre Sisto - Un giorno sono venuti da me due signori che, provenienti da Alessandria erano stati a Cremona. Ebbene, secondo loro per intercessione del beato Scalabrini, transitando in auto da Piacenza ed arrivando nella città lombarda, erano riusciti a farlo senza passare sul Po2". Stranezze e suggestioni a parte, la devozione popolare per Scalabrini non ha ancora raggiunto il suo massimo livello. "Scalabrini è di una santità fina - osserva padre Sisto - diversa da quella, ad esempio, di padre Pio". L'unico miracolo ad oggi attribuito a Scalabrini è quello della beatificazione: una suora guarita da un tumore in circostanze scientificamente inspiegabili.
fed.fri.
(nella foto, Scalabrini in partenza per il Brasile)

Il testo integrale dell'articolo si può leggere su Libertà, del 9 novembre 2007

Il caso Bregantini, ecco come si fa un vescovo


Pubblichiamo il messaggio di addio del vescovo Carlo Maria Bregantini alla diocesi di Locri-Gerace. Oltre ad essere, a nostro avviso, estremanente significativo, riporta alcuni passaggi importanti per capire i tempi e le modalità della nomina di un vescovo.


padre CARLO MARIA BREGANTINI C.S.S.
VESCOVO
CATTEDRALCATTEDRALE
LOCRI, 8 NOVEMBRE 2007
MESSAGGIO ALLA CHIESA DI LOCRI-GERACE
IN OCCASIONE DELLA NOMINA
AD ARCIVESCOVO METROPOLITA
DI CAMPOBASSO-BOJANO

1. Carissimi fratelli e sorelle,
carissimo Mons. Vincenzo Nadile, mio fedelissimo Vicario
generale;
carissimi Presbiteri, Religiosi e Diaconi, con i dolcissimi
seminaristi, gioia e corona del mio episcopato;
carissime e affettuose consacrate che siete il profumo di
Cristo nei tanti paesi della Locride, con tutti i giovani, il
coraggio e la speranza di questa terra.
 Rivolgo un doveroso ossequio a tutte le autorità
presenti, di ogni ordine e grado, con un particolare
saluto ai sindaci, grato della vostra partecipazione.
A tutti voi, carissimi, la luce del Signore Gesù, il Risorto,
il Vivente vi doni quella pace che sempre è concessa a
chi obbedisce e compie, pur tra tante lacrime, il Suo divino
volere, nel quale risiede la vera gioia.
“Chi semina nella lacrime, raccoglie nella gioia” (Salmo 126,
5), dice quel salmo da me pregato tante volte con voi, in
giorni di dolore cocente.
2. Conoscete la ragione di questo ritrovarci qui, di questo
sofferto ma fiducioso momento, che diviene motivo di
forte preghiera a Dio e alla Vergine Maria Immacolata,
fedele Patrona di questa amata terra della Locride.
Per un disegno misterioso del Signore, il Santo Padre Benedetto
XVI, mi ha chiamato a reggere la cattedra arcivescovile
metropolitana di Campobasso-Boiano, nel Molise.
“Al Papa non si può dire di no!”, mi diceva chiaramente
mons. Mariano Magrassi, di venerata memoria, quando
nella sua veste di Arcivescovo di Bari, mi ha esortato, nel
gennaio 1994, a venire presso di voi, quaggiù nella Locride,
come vostro Pastore.
E voi mi avete accolto con tenerezza infinita, come un figlio
di questa sofferta ma dignitosa terra di Calabria ed
insieme come padre di consolazione nel vostro cammino.
Insieme siamo cresciuti, guidati sempre dalla mano provvidenziale
di Dio Amore.
Insieme abbiamo patito, sperato e gioito dei piccoli e tenaci
semi di speranza, piantati con fiducia lungo i sentieri
sassosi e a tratti insanguinati di questa terra, fatta ora giardino,
che io ho amato, ed amo come mia sposa, nel nome
di Gesù, vero sposo della Sua Chiesa.
Proprio per questo intensissimo amore reciprocamente
dato, è ora doloroso e piangente questo mio saluto di congedo.
3. Da quando infatti, giovedì 18/10/07 il Nunzio Apostolico,
mons. Giuseppe Bertello mi ha invitato a Roma e mi ha
comunicato il pressante invito del Papa ad assumere questo
nuovo servizio nella Chiesa di Campobasso, non ho
smesso di sentirmi come Gesù nell’orto del Getsemani, nel
ripetere:
“Passi da me questo calice, o Padre, tuttavia sia fatta la Tua volontà
non la mia” (Mt 26, 39).
Ho sentito vicina Maria, serva del Signore, nel suo si all’-
Angelo Gabriele: “si faccia di me, secondo la Tua Parola” (Lc
1, 38) come ripetiamo ogni giorno, nel dolce canto dell’-
Angelus, poco fa ripetuto con fede.
4
Ho tanto guardato a san Giuseppe, nella piccola icona
che conservo sull’altare in Episcopio, ripreso mentre l’-
angelo lo rassicurava: “non temere Giusepppe di prendere
con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei è opera
dello Spirito Santo” (Mt 1,20).
Gesù, Maria e Giuseppe. In loro compagnia ho vegliato e
pianto in questa settimana; e con la forza della fede, sostenuto
dalla preghiera e della loro intercessione, ho rinnovato
con cuore libero la mia obbedienza a Dio.
4. Mi chiederete certamente com’ è nata questa nomina.
Per quanto mi è dato capire le cose sono andate così:
nel mese di Luglio di quest’anno, dal 9 al 13, ho accolto
l’invito dell’Arcivescovo di Campobasso, mons. Armando
Dini, di predicare un corso di esercizi spirituali al clero
di quella diocesi e delle diocesi vicine.
Pochi giorni dopo, lo stesso Arcivescovo Dini presenta al
Papa le sue dimissioni, in quanto raggiunti i 75 anni di
età. Nella successiva richiesta di informazioni, come presumo,
alla Nunziatura è stato indicato subito il mio nome
dai Vescovi della regione ecclesiastica Abruzzo-
Molise, accolto poi cordialmente dai Cardinali e Vescovi
della Commissione Plenaria della Congregazione dei Vescovi;
inserito successivamente nella terna di nomi è stato
infine scelto dal Papa Benedetto XVI.
Tutto qui. Tutto alla luce di Dio. Tutto nella tradizione di
uno stile ormai consolidato e lucido.
Niente, dunque, trame oscure, niente giochi di potere, né
di invidia o gelosia.
E questo lo dico con forza contro chi ha scritto o sostenuto
tesi infondate e negative.
Comprendo il vostro affetto per me e capisco certi toni
appassionati della stampa, ma vi chiedo paternamente di
riportare tutto dentro i normali sentieri dell’obbedienza,
in un trasferimento di certo molto doloroso ma che – lo
sento alla luce di Dio- mi gioverà profondamente a vari
livelli: spiritualmente, psicologicamente e umanamente.
5. Del resto se non avessi accolto in spirito di obbedienza
questo trasferimento - o promozione come si usa dire in
termini ecclesiastici - cosa mi avrebbero potuto dire i parroci
quasi tutti da me trasferiti durante questi 13 anni,
spesso anche essi tra lacrime e fatiche notevoli?
Come avrei potuto guardarli negli occhi e mantenere intatta
la mia coerenza?
“Chi obbedisce si santifica!”, esortava un’anziana di Placanica
quando il parroco lasciava quella parrocchia.
L’obbedienza, carissimi, è sigillo di tutte le virtù perché è
generata dall’umiltà per essere fondamento di pace. L’obbedienza
è libertà, profezia, servizio che si fa gratuità e
benedizione. Scrive Papa Benedetto nel suo libro su Gesù
di nazaret: “dove si fa la volontà di Dio è cielo. L’essenza del
cielo è l’essere una cosa sola con la volontà di Dio, unione tra
volontà e verità. La terra diventa “cielo” e in quanto in essa si
fa la volontà di Dio, mentre è solo ”terra”, polo opposto al cielo
se e in quanto essa si sottrae alla volontà di Dio. Perciò noi
chiediamo che le cose in terra vadano come in cielo, che la terra
diventi “cielo”.
6. Certo, mi direte, e noi? Gregge privo del suo pastore? Non
rischiamo di vedere disperse e frenate le pecore se cambia
il pastore?
No! Statene certi! Perché il pastore agisce, infatti, in due
modi, come ci spiega bene la Parola di Dio:
a - rendendo prima di tutto solide e forti le tante iniziative
di bene portate avanti durante questi anni, non
ancora completate ma che hanno messo radici profonde
e che di certo saranno rafforzate dalla mano
di Dio.
Mi riferisco alla Cittadella Vescovile di Gerace, seminario
e episcopio, che ho trovato in tristi rovine
piangenti, e che ora è una realtà qusi tutta completata,
maestosa e bella. Penso ai lavori al santuario di
Polsi, che ne hanno fatto un luogo di fede e di preghiera
atteso e sempre più frequentato. Guardo anche
alla ricostruzione del santuario di Bombile a
seguito della rovinosa frana del 28 aprile 2004 e al
Convento dei Cappuccini di Gerace, per accogliere
le Carmelitane Scalze di clausura: le affidiamo entrambe
alla Madonna, con grande fiducia.Ed infine
affido a Dio il tanto desiderato Centro Pastorale di
Locri, nostro sogno, luogo soprattutto per i giovani,
di formazione, condivisione e cultura non solo per
la Città, ma per la Diocesi tutta. Ed affido al Signore
anche la realtà dellaComunità dello Scoglio, in avanzata
fase di discernimento positivo, quasi un sicomoro
di luce per i tanti Zaccheo feriti dalla vita.
b - e poi, avendo presente che è il Signore il grande
Pastore che provvederà alla successione, siamo
certo che Dio ci darà un eccellente Vescovo successore,
che saprà continuare e portare a compimento
le nostre attese. Dio sa sempre quando e chi chiamare
al suo servizio.
Se toglie, lo fa per collocare con maggior forza i
suoi servi. Anzi, per dirla con il Manzoni, potremmo
scrivere che “Dio non turba mai la gioia dei suoi
figli, se non per prepararne loro una più certa ed una
più grande”.
Per chiudere, vorrei raccogliere il mio cammino con voi
in questa frase: Porto con me quello che ho da voi e con
voi imparato, e lascio a voi quello che ho seminato con
amore pieno e fervido.
7. Chiedo perdono a tutti coloro che involontariamente nel
lungo cammino di questi anni, ho offeso, ferito con espressioni
dure o sbrigative; a chi ho poco ascoltato, a
chi ho poco amato.
Sento però che nel disegno di Dio anche questi momenti
di fragilità e di limite si saranno un po’ alla volta trasformati
in occasioni di grazia rinnovata, aumentando così
la gioia, nella logica paolina che sempre “dove ha abbondato
il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5,20).
8. Ringrazio invece con affetto crescente tutti coloro con cui
ho lavorato, pregato, sperato e amato.
In questi anni che sono divenuti, anche tramite loro, rapidissimi;
come per Giacobbe (il messaggio che quest’anno
ho rivolto ai giovani delle scuole!) che nell’amare profondamente
Rachele, affermava, infatti, che “i suoi anni di servizio
gli sembravano pochi tanto era il suo amore per lei” (Gn
29,20) .
In particolare il mio ringraziamento affettuoso lo rivolgo:
• a mia madre Albina, che mi ha intensamente sostenuto
e seguito;
• a padre Tarcisio che mi ha fedelmente accompagnato
da quasi trent’anni con affetto di padre e di nonno;
• al Vicario generale, al Cancelliere e all’Economo, al
Vicario Giudiziale, ai Vicari Foranei, ai Canonici;
• alla Curia Vescovile, che in questi anni si è fortificata,
rinvigorendosi in un servizio di intensa promozione
pastorale;
• ai sacerdoti, ai diaconi, ai seminaristi, ai religiosi e
alle religiose, che hanno portato con me, spesso in
condizioni precarie ed eroiche il peso del regno di
Dio, annunciandolo con franchezza e giovanile ardore,
pur segnati dall’età e dalle fatiche apostoliche;
• Al Seminario Diocesano e Regionale, insieme alla pastorale
vocazionale, grato di tanto impegno delicato e
prezioso e grati a Dio degli undici nostri seminaristi
diocesani, che stanno camminando verso il sacerdozio,
sparsi in luoghi diversi.
• alla Commissione Sinodale diocesana, che tanto si è
impegnata, con zelo e intelligenza, per l’avvio di una
così importante iniziativa, che avrebbe voluto essere
la sintesi di tutto questo nostro cammino pastorale,
attuato in questi anni, insieme con voi tutti
• all’Istituto di Scienze Religiose e alla Scuola Teologico-
Pastorale, spina dorsale per la formazione dei laici;
• al Cammino Emmaus, che sta ringiovanendo tutta la
pastorale diocesana;
• alla Caritas con la quale abbiamo sognato e realizzato
cose belle, vive ed efficaci a servizio dei poveri e degli
umili, che restano la perla della Locride;
• alla Scuola Diocesana di Formazione Socio-Politica
che di anno in anno sta assumendo i contorni di una
vera fucina di impegno intelligente per la Città dell’uomo;
• a tutte le iniziative di Cooperazione sociale aggregate
nel Goel, segno di fiducia credibile e fedele per i giovani
disoccupati di questa terra;
• ai Fratelli e alle Sorelle degli eremi e alle monache
Carmelitane Scalze, costellazione di preghiera e di intercessione;
• alla Pastorale giovanile, cuore pulsante del futuro, di
condivisa sollecitudine per il futuro cammino dei giovani
in questa terra;
• all’Ufficio tecnico, che in questi anni ha realizzato opere
di forte interesse culturale e sociale, nel restauro e
costruzione di chiese e di case canoniche ed opere parrocchiali;
• all’Ufficio Stampa e Comunicazioni Sociali, sempre
vicino, leale, intelligente, capace di dare alle notizie
il giusto taglio, oltre a renderle messaggio e non
scoop;
• alle Confraternite, ora serene e più unite, così preziose
se bene accolte e seguite,dentro la realtà di una
religiosità popolare da riscoprire;
• A tutti i Movimenti ed Associazioni, che innervano
la pastorale delle nostre parrocchie, grati del loro
zelo, perché siano, uniti sempre di più tra di loro, il
lievito nella pasta;
• Al cammino ecumenico, che ha fatto passi preziosi
in questi anni, che anticipano e promettono lidi inediti
di unità e di pace;
• e……nel caso abbia dimenticato qualcuno, ogni volto
è custodito nelle pieghe della mano e del cuore di
Dio, che sempre ricompensa con abbondanza chi Lo
serve con fedeltà.
Per tutti, vi affido questo pensiero di san Paolo: “Ringrazio
Dio per ogni cosa ogni volta che io mi ricordo di voi, pregando
sempre con gioia in ogni mia preghiera, a motivo della vostra
cooperazione, alla diffusione del Vangelo dal primo giorno fino
al presente” (Fil 1,3).
Faccio mie queste parole di San Paolo dalla Lettera ai Filippesi,
che quest’anno ci accompagna per vivere la spiritualità
di comunione, auguro a voi tutti, con uno sguardo
al futuro: “sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest’opera
buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo
Gesù” (Fil 1, 6).
Questo compimento è ora affidato direttamente a voi,
alla vostra capacità di collaborare tra voi con qualità e
gratuità, certo che sempre con le parole di Paolo: “ciò
che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello
che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!” (Fil 4, 9).
Proprio per questo, utilizzando le parole di Paolo, anche
io posso dire come lui, nei vostri confronti che “vi
porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia che
mi è stata concessa, sia nelle catene sia nel consolidamento
del vangelo. Infatti Dio mi è testimone del profondo affetto
che io porto per voi nell’amore di Cristo Gesù.” (Fil 1,7).
9. Perciò sento nel cuore di lasciarvi alcune consegne,
“perchè la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza
e in ogni genere di discernimento, per distinguere
sempre il meglio, ricolmi dei frutti di giustizia e di amore”
(Fil 1, 11) .
Ai giovani:
vi chiedo di lottare sempre contro la logica del destino,
a vincere con fiducia la rassegnazione, certi che i piccoli
passi portano a grandi mete, sapendo sempre intrecciare
sogni e segni, con sereno equilibrio e fattiva concretezza.
In Gesù Risorto avete la risposta ad ogni domanda
che angoscia il vostro cuore.
Amatelo e seguitelo fino alla croce, nella logica del seme
che muore al fine di portare frutto. Poiché siete stati
seme, germoglio ed ora dovete essere frutto!
Alle scuole:
siate laboratori di speranza, capaci di educare sempre
al bene, conquistando il futuro con dignità e qualità.
Grazie del cammino fatto insieme tramite i messaggi
annuali, reciproco stimolo alla maturità di scelte di vita
controcorrenti e alternative.
Ai preti e ai diaconi:
Rivestitevi sempre di grande zelo e passione per il Vangelo,
capaci di incarnarlo in santa letizia, con cuore aperto
e col sorriso sulle labbra, per essere credibili in
Cristo Risorto. Vi chiedo di non aver paura di stare col
Signore Gesù, perché solo in sua compagnia darete
frutti di consolazione e di speranza alle famiglie, ai giovani,
ai poveri e agli ultimi. L’obbedienza generosa vivetela
col nuovo Vescovo, chiunque il Signore invierà: e
solo così sarete felici e liberi, sempre. Ed impegnatevi
sempre di più nella pastorale vocazionale, per dare un
futuro a questa diocesi.
Ai consacrati e alle consacrate:
siate sempre carichi di entusiasmo per lanciare in alto i
nostri cuori e nello stesso tempo sappiate piegarvi sulle
ferite della gente come balsamo di consolazione e di
misericordia.
Al mondo della politica:
amate questa terra con serio e leale impegno per dare
stabilità e motivazioni di crescita verso il bene comune,
perché diventi realmente un giardino, come insieme
tante volte abbiamo sognato.
Spendetevi per questa terra perché siete chiamati a costruire
con la gente il suo futuro, partendo sempre dal
passo fragile e stanco dei piccoli e degli ultimi.
Ai fratelli deviati dalla mafia:
è a voi che rivolgo con cuore evangelico una consegna
importante: la misericordia di Dio non si scandalizza
del peccato, anzi Gesù si ferma proprio nella casa di
Zaccheo, perché non è bloccato dai pregiudizi della
gente né dall’orrore del male compiuto da quest’uomo,
ma è spinto solo dall’amore del Pastore che, inquieto,
va in cerca della pecorella smarrita. Fate ritorno alla
pace di Dio, nelle vostre famiglie, con azioni di coraggio
e di perdono,vero profumo per i nostri paesi.
Alle altre chiese sorelle di Calabria:
nel dirvi grazie per la vicinanza che ci avete sempre
dato nei nostri amari momenti di dolore, vi abbraccio
tutte con fraterno affetto chiedendo a voi una collaborazione
crescente, reciproca e attenta per la comune
appartenenza a questa terra di Calabria, che serviamo
con passi differenti verso la stessa meta di liberazione
evangelica, quasi come nuvole di forma diversa ma di
egual natura.
In conclusione, a tutti chiedo
 Annunciate, con animo deciso e con gesti concreti,
che il bene vince sempre contro ogni male e disperazione.
 Denunciate tutto ciò che si viola e calpesta il progresso
di questa terra.
Rinunciate apertamente alla disonestà, in tutte le
sue forme, perché siete chiamati a più nobile bellezza.
Perciò al termine di questo mio lungo saluto desidero
rinnovare ed esprimere il mio amore per voi, assicurandovi
nel contempo il mio costante ricordo e la mia
viva preghiera perché non vi abbandono: sarete anzi
sempre nel mio cuore, dolcemente stretto al cuore di
Dio.
Miei carissimi, ora vi saluto con le parole di Paolo che
più di ogni altra cosa si fanno voce del mio cuore:
“Avete fatto bene a prendere parte alle mie tribolazioni…,
sono ricolmo dei vostri doni,
che sono un profumo di soave odore,
un sacrificio accetto e gradito a Dio.
Il mio Dio a sua volta,
colmerà ogni vostro bisogno secondo la vostra richezza
con magnificenza in Cristo Gesù.
Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli.
Amen”.
(Fil 4, 14.18-19).
+ P. GIANCARLO MARIA BREGANTINI
VESCOVO