martedì 8 maggio 2012

Don Sciortino: la politica torni a pensare al bene comune

Una barca alla deriva con timonieri in grado di conoscere solo la rotta più prossima, senza sapere dove punterà la nave. E' questa, se non si interviene subito, l'Italia secondo don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, ieri ospite alla Cattolica per il convegno "Educare i giovani alla giustizia e alla pace, le responsabilità di cittadini, media e istituzioni". Il convegno, organizzato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore con il contributo dello Studio Commercialista Giuseppe Avella, è stato introdotto dal direttore di sede Mauro Balordi e dalla professoressa Claudia Mazzucato (docente di diritto penale).



Giovani sotto la lente dunque, quei giovani che oggi non sembrano al centro delle politiche italiane. «Nessuno sta programmando questo Paese - evidenzia don Sciortino -, presto lo capiremo. Noi parliamo tanto di giovani, questo Paese non investe sulle nuove generazioni. Perché negli altri stati a 40 anni si può governare e qui no? Dobbiamo cominciare a svecchiare l'Italia che si sta suicidando dal punto di vista demografico. Chi governa al massimo vede sino al 2013, non oltre. Ed abbiamo due milioni di giovani che non studiano nè lavorano». «Ci sono giovani che qui non cercano più il futuro - prosegue don Sciortino -. Si va all'estero e questo non fa problema per i governanti». Correlato è il sostegno alla famiglia: «La famiglia oggi non ha politiche che la sostengano. Spacciamo i bonus per aiuti ma non hanno nulla a che fa con una politica strutturale». «Il Papa chiama in causa le istituzioni e gli operatori della politica - sottolinea il direttore - ma oggi non c'è più il servizio al bene comune, quello inteso da Paolo VI. Noi qui insegnamo come arginare le leggi non come rispettarle. Ciò che ci deve preoccupare non é la crisi economica ma la crisi etica in cui siamo caduti».


«Dobbiamo educare i nostri giovani alla mondialità - esorta don Sciortino -, educare i giovani a considerare il mondo come un'unica famiglia umana. Quando parliamo di pace non possiamo non parlare di giustizia. Occorre una maggiore equità a livello mondiale».


Ancora: «Il nostro Paese sta ripetendo la disparità tra ricchi e poveri dei paesi del terzo mondo». Don Sciortino vede un'Italia arcobaleno: «Non c'è nessuna paura a far nascere moschee accanto alle chiese. Ma la vera religione non può che essere per la pace e per il dialogo. In questo modo si può crescere e le religioni hanno un ruolo determinante nella pacifica convivenza. Mi parlano del principio di reciprocità. Bisogna battersi perché oggi i cristiani nel mondo non vengano perseguitati, ma occorre battersi per la libertà religiosa di tutti. Nessuno può rinunciare alle proprie radici e il cammino dell'integrazione é la conoscenza e il rispetto reciproco».


D'altro canto Bendetto XVI, come sottolinea don Sciortino, affronta il fenomeno migratorio a partire dal concetto di persona: «Se ci battiamo per la vita di Eluana ci dobbiamo battere per la vita dell'ultimo straniero che arriva in Italia. Questo bisogna dirlo. Ci sarebbe bisogno che la Chiesa parlasse di più, non bisogna avere nessuna remora... altrimenti il silenzio é sospetto»


«Se vogliamo insegnare ai giovani dobbiamo renderli protagonisti responsabili del nostro tempo - evidenzia Flavio Lotti, Direttore del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani -. Quando noi invochiamo il principio di responsabilità, é importante che si capisca che cosa si può fare in prima persona e che cosa si deve fare insieme. Nelle nostre città le tante culture presenti sono importanti per costruire pace e giustizia. Non c'è solo l'inquinamento da combattere ma anche la possibilità di costruire un pezzetto della pace e della giustizia nel mondo». Al termine dell'incontro è stata assegnata alla piacentina Silvia Corradi la borsa di studio "Giuseppe Avella".


Federico Frighi





04/05/2012 Libertà