mercoledì 10 marzo 2010

Radio Città Nuova story: un mese di Passione

Pubblichiamo gli articoli usciti su Libertà per raccontare ai fedeli della diocesi di Piacenza-Bobbio l'ultimo mese di Passione di Radio Città Nuova, l'emittente cattolica che la diocesi ha deciso di chiudere per una questione di soldi. Sono articoli e non comunicati stampa, quindi è naturale che qualcuno possa essere stato disturbato dalla loro pubblicazione. Ce ne dispiace. Però ci teniamo ad evidenziare che non sempre è possibile comunicare una Buona Novella. O, almeno, non è questo il compito del giornalista. Per tutti coloro che avessero dei dubbi, riportiamo un pensiero che ci auguriamo possa aiutare a chiarirli:

"... come la vedetta sul ponte della nave dello Stato,
chi fa informazione è colui che scruta attraverso
la nebbia e la tempesta per dare l'allarme sui pericoli

che si profilano all'orizzonte e che vigila sulla sicurezza
e il benesse del popolo, che su di lui fa affidamento ..."


Joseph Pulitzer, giornalista (1847-1911)



Diocesi, la radio lancia l'ultimo Sos
Servono dai 30 ai 100mila euro per non chiudere. La Curia ha detto no
Ma gli ascoltatori (molti anziani) scrivono: «Senza di voi rimaniamo soli»



"Noi vi ascoltiamo", "Senza la vostra voce la città è vuota", "Senza di voi ci sentiremo più soli". Sono gli appelli, le richieste di aiuto, gli attestati di stima che in questi giorni stanno arrivando per posta nella sede di Radio Città Nuova. L'emittente della diocesi di Piacenza-Bobbio rischia di chiudere per mancanza di fondi. Ne ha fatto un accenno il vicario generale, monsignor Lino Ferrari, nell'ultimo consiglio presbiterale. Il prossimo 2 marzo si troveranno i soci della Cooperativa Multimedia, proprietaria dell'emittente, per l'ultima decisione. Servono dai 30 ai centomila euro per permettere alla radio di continuare a trasmettere sul territorio diocesano. La cifra più alta se si vuole coprire l'intera diocesi. Quella più bassa se ci si accontenta. Il vescovo Gianni Ambrosio, lo scorso dicembre, aveva deciso di rimettere la decisione al Collegio dei Consultori, l'organo più importante dopo il Consiglio episcopale e formato da dieci sacerdoti. Messa a votazione l'opportunità di finanziare la radio diocesana, il collegio ha detto no a larghissima maggioranza: nove voti a uno. Quell'uno è il vicario generale monsignor Ferrari. Nessuna decisione di chiudere la radio, solo quella di non investire sull'evangelizzazione via etere. Di fatto, con i cordoni della borsa serrati, per Radio Città Nuova è una sentenza capitale.
Le trasmissioni sarebbero dovute cessare già dallo scorso 31 dicembre, ma la Provvidenza ha dato una spinta e la radio si sente ancora. D'accordo con i vertici della Curia, tuttavia, da venerdì viene trasmesso un messaggio, quasi ad ogni ora, in cui si preparano i radioascoltatori ad una possibile chiusura. Non solo: si chiede di far arrivare alla redazione - che ogni giorno, tra mille difficoltà (soprattutto tecniche, visto che le strumentazioni risalgono al 1992) continua indomita a trasmettere -, cartoline di sostegno per far comprendere a chi deve decidere che, dall'altra parte, la gente c'è. Solo in questi ultimi due giorni sono arrivate una decina di cartoline (l'indirizzo è piazza Duomo, 33) ma anche diverse telefonate. Soprattutto ieri pomeriggio, quando, per un guasto tecnico, si è bloccato tutto. «Non avrete mica già spento» ha chiesto ansiosa un'anziana ascoltatrice in attesa della santa messa in diretta dalla cattedrale. «E' un'appuntamento molto seguito - dice Anna Castellini, collaboratrice - così come quello dell'avvocato o di altre rubriche. Abbiamo messo assieme un bel palinsesto. Speriamo in un miracolo». Monsignor Gianfranco Ciatti, grande anima della radio, e don Giorgio De Micheli (primo presidente della cooperativa), da lassù, guardano con trepidazione.
Federico Frighi

Libertà, 14 febbraio 2010
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«Radio Città Nuova, noi vi ascoltiamo»
I fedelissimi dell'emittente diocesana si mobilitano contro la chiusura decisa dalla Curia. Cartoline, testimonianze di affetto da anziani e malati. Si spera nell'ultima parola del vescovo


Sono già una cinquantina le cartoline che gli ascoltatori di Radio Città Nuova hanno inviato alla redazione di Piazza Duomo 33 facendo sentire la loro voce contro lo spegnimento delle trasmissioni. L'emittente della diocesi di Piacenza-Bobbio rischia la chiusura dopo che il Collegio dei consultori a larga maggioranza ha decretato lo scorso dicembre la sospensione dei finanziamenti per l'evangelizzazione via etere. Servono dai 30 ai 100mila euro per rilanciare la radio.
«Noi non siamo nelle condizioni per intervenire sulle problematiche economiche e organizzative» scrivono Anna e Alessandra, le due voci principali della radio. Hanno organizzato la raccolta delle cartoline e delle mail e quando raggiungeranno almeno quota cento le consegneranno al vescovo Gianni Ambrosio. «Vorremmo sottolineare il ruolo che Radio Città Nuova ha svolto in questi anni - si permettono solo di dire a Libertà -. Sempre al servizio della comunità cattolica e non solo. Il nostro palinsesto è impostato per fornire ai nostri ascoltatori informazione, approfondimenti, cultura, musica, intrattenimento e soprattutto momenti di spiritualità e preghiera. E sono soprattutto questi ultimi che hanno contribuito all'impegno di evangelizzazione della nostra Chiesa locale e che sono di grande conforto per le persone anziane e malate che ogni giorno ci ascoltano».
«Se Radio Città Nuova muore - continuano - se ne va uno strumento prezioso di comunicazione cattolica libera, un mezzo di evangelizzazione moderno e vicino alle persone, cattoliche e non. Questa nostra lettera è anche un appello perchè i piacentini non permettano che, nell'era della comunicazione, proprio a Piacenza venga oscurato un mezzo di informazione tanto vicino alla gente come l'emittente diocesana».
E i piacentini stanno rispondendo. Gli anziani, i malati, chi è costretto a stare a casa. "Siete la nostra medicina", "Noi via ascoltiamo" scrivono nelle cartoline. E c'è chi, come un'anziana signora, è arrivata direttamente in redazione (al pian terreno della Curia) con una banconota da 5 euro. Chi alla radio ci tiene si è commosso.
Federico Frighi

Libertà 21 febbraio 2010
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Sempre in onda da 25 anni
Messa in diretta, spiritualità, cultura, sport ma anche liscio


Ultima nata dei mass media diocesani, Radio Città Nuova rappresenta la voce della Chiesa piacentina. Una voce spesso flebile e a volte roca, visto che si parla di potenziare i ripetitori almeno dal 1998 ma poco si è fatto. Tuttavia una voce ascoltata - sugli 88.5 Fm - da tanti anziani, malati, persone sole.
La tenne a battesimo il vescovo Antonio Mazza, predecessore di Luciano Monari, per il quale la comunicazione sociale ha avuto un rilievo non indifferente nella sua attività episcopale. Durante il suo episcopato infatti prese avvio Radio Città Nuova e il Nuovo Giornale ebbe un'adeguata sistemazione nel palazzo vescovile, oltre ad una ristrutturazione anche giuridica, editoriale e redazionale. Proprietaria dell'emittente è la cooperativa culturale Multimedia fondata nel 1984 da Bruno Busconi, don Giorgio De Micheli, monsignor Giuseppe Boiardi, l'avvocato Gianguido Guidotti. L'obiettivo dello statuto è sempre stato chiaro: essere veicolo di diffusione e promozione della parola di Dio. Ha sede dall'inizio degli anni Novanta - per volere appunto del vescovo Antonio Mazza - nel palazzo della Curia, dopo aver cominciato le trasmissioni in San Francesco. Con il ripetitore a Pigazzano, il bacino degli ascoltatori va da Castelsangiovanni a Fiorenzuola passando per Piacenza città. Due le volontarie che si alternano alla consolle - Anna Castellini e Alessandra Zanellotti - più diversi collaboratori che settimanalmente si occupano di rubriche di Acli, Azione cattolica, Csi, Focolari, Rinascita Cristiana ma anche di sport, gastronomia e liscio. Il punto forte, naturalmente, è rappresentato dalle trasmissioni religiose: il rosario delle 18 e la messa delle 18 e 30 sempre in diretta ogni giorno dalla cattedrale. Oltre ai notiziari locali diocesani, in alcuni momenti del giorno Radio Città Nuova si avvale del collegamento con Blusat, l'emittente della Cei, e con radio Vaticana.
Il palinsesto si apre al mattino con la lettura delle notizie locali e con il notiziario diocesano. Poi tante rubriche con servizi a carattere spirituale, culturale ma anche sportivo. Una volta alla settimana c'è l'appuntamento con la catechesi tenuta a turno dal vicario generale monsignor Lino Ferrari e padre Giuseppe Perini. Poi la seguitissima "Quattro chiacchiere con... " tenuta da Valeria Costa, professoressa del liceo scientifico Respighi, oggi in pensione, "Piacenza cultura" con il professor Fausto Fiorentini, il punto sul Piacenza calcio con il giornalista Luigi Carini, sull'enogastronomia piacentina con l'esperto Carlo Musajo Somma di Galesano. C'è l'angolo del legale, con l'avvocato Cristina Balteri che risponde a telefonate del pubblico, dei libri, con Barbara Fiorentini. Il venerdì poi, viene presentato il Nuovo Giornale, appena uscito in edicola. Poi la musica. Se Anna tiene lo spazio del liscio, tocca ad Alessandra condurre quello del pop moderno per i più giovani. Non solo capelli bianchi, infatti. L'insegnante di religione, Giovanni Marchioni, fa parlare i propri ragazzi in una trasmissione a loro dedicata.
fed. fri.

Libertà, 21 febbraio 2010
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Le case di riposo cattoliche intervengono per scongiurare
la chiusura dell'emittente diocesana
«Senza la radio anziani disorientati»


Continua la mobilitazione degli ascoltatori di Radio Città Nuova, l'emittente dalla diocesi di Piacenza-Bobbio che rischia la chiusura dopo la decisione del Collegio dei Consultori di serrare i cordoni della borsa. Cartoline, telefonate, mail alla redazione e, da ieri, anche la presa di posizione del direttore della Casa di riposo San Giuseppe, Paolo Favari, in una lettera pubblica sul settimanale diocesano il Nuovo Giornale. Una voce importante per almeno due motivi: da una parte perché sta a confermare la funzione sociale dell'emittente soprattutto in aiuto di anziani e malati. Dall'altra perchè evidenzia, con la pubblicazione sull'organo ufficiale della diocesi, l'esistenza di un dibattito interno alla Chiesa piacentina dove, evidentemente, non tutti la pensano allo stesso modo. «Mi faccio portavoce anche dei miei anziani - scrive -, da noi la frequenza degli 88.5 (Radio Città Nuova, ndr.) è in diffusione permanente nell'impianto della nostra struttura e qualora si decidesse di cessare, verrebbe a mancare un riferimento non solo per gli anziani ma anche per i familiari che quotidianamente ascoltano sia il rosario sia la messa». «Mi rendo conto - ci tiene tuttavia a precisare - che dietro alle decisioni che stanno per essere prese c'è indubbiamente un oggettivo problema economico non indifferente sul quale, non essendo a conoscenza delle strategie messe in campo, non mi permetto di entrare nel merito. Mi metto comunque a disposizione della diocesi qualora ce ne fosse bisogno».
Tramontato anche il piano di salvataggio che prevedeva la gestione sperimentale per sei mesi sotto l'ala de Il Nuovo Giornale, il futuro dell'emittente diocesana, a questo punto, verrà deciso dall'assemblea dei soci della Cooperativa Multimedia (proprietaria della radio) che si terrà martedì prossimo 2 marzo. I soci sono una quindicina, tra sacerdoti e laici. Il presidente è don Roberto Scotti, parroco di Rompeggio. «Servono 100 mila euro per ampliare il segnale di diffusione e portarlo in tutta la diocesi - conferma - perchè nelle valli e in una fetta di città non si sente. Spero si riesca a trovare una forma di finanziamento o comunque di collaborazione. Vendere la radio sarà l'ultima soluzione, magari si può pensare ad una co-gestione con altre istituzioni». Allo stato attuale, l'ipotesi è che si vada ad una "cessione" dell'emittente in cambio della concessione di spazi ad hoc destinati all'evangelizzazione via etere, con programmi e rubriche gestiti da strutture diocesane. Soluzione di compromesso sulla quale, tuttavia, non tutti sono d'accordo.

Libertà, 27 febbraio 2010
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Diocesi, "requiem" per la radio
L'emittente, salvo miracoli dell'ultima ora, chiuderà


Messa da requiem per Radio Città Nuova. L'emittente della diocesi di Piacenza-Bobbio, salvo miracoli dell'ultim'ora, chiuderà i battenti alla fine di marzo e sarà verosimilmente ceduta a un non precisato circuito commerciale. E' quanto deciso dal consiglio della Cooperativa Multimedia, la società che detiene la proprietà della radio, riunitosi ieri mattina. I soci della cooperativa hanno preso atto della volontà espressa dalla diocesi di non finanziare più l'emittente ed hanno constatato l'impossibilità di continuare le trasmissioni per mancanza di fondi. Poiché le trasmissioni hanno una copertura economica fino alla fine di marzo, la radio continuerà a trasmettere sino a quella data. Poi il segnale verrà spento. A quanto si è appreso ci sarebbe la volontà di chiedere al futuro proprietario alcuni spazi autogestiti per trasmettere servizi religiosi. Ma, allo stato attuale, non si sa come, quando, che cosa, con quali soldi. Di certo sparirà con un solo colpo di spugna tutto quel patrimonio umano e professionale che dal 1984 - anno in cui la radio è stata fondata, con la benedizione del vescovo Antonio Mazza - è andato via via crescendo grazie all'impegno di molti sacerdoti - tra tutti don Giorgio De Micheli e monsignor Gianfranco Ciatti - e di una schiera di appassionati volontari. Di certo la nuova radio che trasmetterà dalla frequenza degli 88,5 non sarà più la radio diocesana. La Chiesa piacentino-bobbiese, nell'etere, sarà solo ospite. Di certo i tanti anziani, i ricoverati nelle case di riposo, i malati, le persone sole perderanno un punto di riferimento. "Ascolteranno Radio Maria" commentava l'altro giorno un curiale che va per la maggiore, dopo aver precisato che da cinque anni a questa parte la diocesi eroga a Radio Città Nuova 50mila euro all'anno, a fondo perduto. L'agonia dell'emittente è iniziata lo scorso dicembre quando, interpellato dal vescovo Gianni Ambrosio, il Collegio dei consultori, un organismo senza poteri decisionali ma che può dettare delle linee da seguire, ha votato a larga maggioranza lo stop ai finanziamenti della radio diocesana. Solo un mese e mezzo dopo la notizia è stata "resa pubblica" all'interno del consiglio presbiterale di inizio febbraio. E' iniziata una vera e propria corsa contro il tempo da parte degli ascoltatori e dal personale dell'emittente che hanno voluto far sentire alla diocesi la loro presenza e sottolineare il valore sociale di Radio Città Nuova. Niente da fare. L'ultima parola spetta al vescovo Gianni Ambrosio, che fino ad oggi non si è mai pronunciato sulla questione.
Federico Frighi

Libertà, 3 marzo 2010
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radio città nuova Il vescovo conferma lo stop ai fondi.
Amareggiato il direttore Madaro: sconfitta per tutti
«Chiudiamo la radio, questione di soldi»

Il vescovo Gianni Ambrosio, per la prima volta da quando è stata resa pubblica la decisione di chiudere Radio Città Nuova, ovvero l'emittente diocesana, interviene sulla questione. Lo fa con un comunicato stringato (non firmato, quindi attribuibile al vescovo) in cui si ribadiscono le posizioni della diocesi, peraltro già pubblicate da Libertà. «Facendo riferimento alle notizie che sono state riportate nei giorni scorsi sulla gestione di Radio Città Nuova - recita il testo - si precisa quanto segue: Radio Città Nuova è di proprietà della cooperativa Multimedia. La Diocesi da una decina di anni ha sostenuto la copertura finanziaria per la gestione, in quanto l'emittente è impegnata con programmi religiosi e legati alla pastorale. Ultimamente si era posta l'inderogabile necessità di rifare tutti gli impianti, sia per rendere possibile l'ascolto in un territorio più ampio (almeno tutta la provincia), sia a motivo di esigenze tecniche (il segnale stava disturbando quello di altre emittenti).
La cooperativa, a fronte della necessità di ristrutturare gli impianti, si è rivolta alla Diocesi, la quale non è attualmente nelle condizioni di reperire la somma richiesta; inoltre con la morte di mons. Gianfranco Ciatti, nel gennaio 2007, la radio non aveva più un direttore editoriale. Per cui si è giunti alla decisione, sentito il parere del Collegio dei Consultori, di sospendere dal 31 marzo prossimo, la copertura dei costi di gestione». Questione di soldi, insomma: l'evangelizzazione via etere sacrificata al business. Ma c'è di più. La radio non ha, è vero, il direttore editoriale perchè, una volta deceduto, nessuno lo ha più sostituito. Però, per legge, ne deve avere uno responsabile. Questi è il dottor Giovanni Madaro che, nell'annuario diocesano, viene riportato come direttore di testata. Raggiunto ieri a Legnano, dove lavora, Madaro rivela di non essere stato neppure informato della decisione della diocesi. «La chiusura della radio è un fatto grave - commenta -. I costi di Radio Città Nuova sono irrisori rispetto a quelli di altre emittenti analoghe e non possono creare danni economici. E' ovvio poi che, dopo un po', le strutture tecnologiche devono essere cambiate perché soggette a logorio e obsolescenza». «Radio Città Nuova - prosegue - è radicata sul territorio. Chiudere una voce di questo genere è una sconfitta per tutti».
Federico Frighi

Libertà, 6 marzo 2010