martedì 4 settembre 2012

Martini, le preghiere all'ora del diavolo

«Quelle serate di studio a casa del cardinale... eravamo in sette-otto, io insegnavo alla Facoltà Teologica. Ci chiamava per affrontare varie questioni, ad esempio prima di scrivere una lettera pastorale». Monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, ricorda così il cardinale Carlo Maria Martini. Erano i primi anni Ottanta e Martini era appena stato nominato arcivescovo di Milano. Ambrosio era docente alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, con sede a Milano. «Ci chiamava a cena - ricorda - e stavamo con lui fino al massimo alle dieci meno cinque. Martini su questo era inflessibile: diceva che dalle 10 di sera in poi scattava il tempo del diavolo e a quell'ora si metteva a pregare».

La conoscenza tra il cardinale Martini e il vescovo di Piacenza-Bobbio risale tuttavia a diversi anni prima, quando Ambrosio era giovane seminarista a Roma e Martini giovane prete laureando con una tesi sul papiro Bodmer e il Vangelo di Giovanni. «Martini era di Torino, io di Vercelli, ci trovavamo agli incontri regionali» ricorda Ambrosio che in seguito dovette leggersi un discreto numero di pubblicazioni in tedesco sulla New Age, invitato proprio da Martini. «Mi chiamò - racconta - e mi disse che in una libreria in Germania aveva visto il tal libro sulla New Age. Sapeva che mi stavo occupando del fenomeno e volle egli stesso approfondire l'argomento». «E' questo un piccolo esempio - sottolinea - di quello che era Martini: un uomo attento all'ascolto, attento ai problemi del mondo e aperto al dialogo».
Una persona anche molto timida e schiva. «Riuscii tuttavia a fargli accettare la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione - ricorda con soddisfazione il vescovo -. Mi confidò che ne aveva rifiutate tante di lauree, ma questa era della Cattolica».
Anche dopo il ritiro a Gerusalemme l'amicizia tra Martini e Ambrosio è proseguita a distanza. «Era finita l'Intifada - evidenzia il presule - e Martini voleva che riprendessero i pellegrinaggi in Terra Santa. Mi scrisse un biglietto di pugno che affissi alla bacheca della Cattolica di cui intanto ero diventato assistente generale. Di lì a poco partimmo con un bel gruppo verso la Terra Santa suggellando la ripresa dei pellegrinaggi. Martini ci accolse a Gerusalemme e stette con noi oltre un'ora e mezza». L'ultimo contatto diretto con il cardinale fu nel dicembre del 2007 quando Martini scrisse un biglietto di auguri per la nomina di Ambrosio a vescovo di Piacenza-Bobbio. «Con la morte del cardinale Martini - si dice convinto Ambrosio - la Chiesa perde un grande uomo di Dio, un maestro di spiritualità».

Federico Frighi





03/09/2012 Libertà