giovedì 4 marzo 2010

Consiglio Presbiterale: la montagna problema di tutti

Si è riunito giovedì 4 marzo, nella Sala degli Affreschi di Palazzo Vescovile, sotto la presidenza del vescovo mons. Gianni Ambrosio (coordinatore don Federico Tagliaferri) il Consiglio presbiterale diocesano.

In apertura il vicario generale mons. Lino Ferrari ha ricordato i sacerdoti attualmente malati; ha sottolineato che in molte Unità pastorali si è svolto il primo ritiro spirituale e, là dove sono stati stimolati, vi è stata una pronta risposta dei laici; il 18 febbraio scorso - ha sempre ricordato mons.Ferrari - si è tenuto il ritiro spirituale per presbiteri e diaconi nella chiesa cittadina di Santa Franca con l’intervento di padre Chino Biscontin; ha presieduto la celebrazione penitenziale il Vescovo e nutrita la partecipazione del clero.

Ampia la partecipazione anche il 25 febbraio in cattedrale alla lectio divina con mons. Giuseppe Angelini.

Il Vicario generale ha poi richiamato i prossimi appuntamenti:

questa sera, 4 marzo, alle ore 21, in cattedrale, lectio divina tenuta da mons. Pierangelo Sequeri;

domani sera, 5 marzo, veglia dei giovani nei vicariati;

l’11 marzo, in cattedrale, alle ore 21, lectio divina con il priore di Bose Enzo Bianchi;

il 14 marzo ingresso di mons. Antonio Lanfranchi in diocesi a Modena; entro martedì prossimo, 9 marzo, i sacerdoti che intendono partecipare e celebrare devono comunicare il loro nominativo all’ufficio pellegrinaggi;

il 18 marzo aggiornamento teologico pastorale sul sacramento della penitenza, alla Bellotta di Pontenure; relatore mons. Rollando;

18-20 marzo convegno nazionale della FISC e celebrazione del centenario del Nuovo Giornale;

20 marzo Consiglio pastorale diocesano alla Bellotta;

21 marzo festa della famiglia alla Bellotta con l’intervento del vescovo di Fidenza mons. Carlo Mazza e i coniugi Giorgetti di Faenza;

25 marzo, alle 18, in santa Maria di Campagna, festa del "si";

25 marzo, in cattedrale, alle ore 21, celebrazione penitenziale presieduta dal Vescovo;

27 marzo, nel pomeriggio - sera, a Bobbio, Giornata Mondiale della Gioventù;

1° aprile giovedì santo, s. Messa crismale, alle ore 9.30;

18 aprile missione dei ragazzi;

19-22 aprile esercizi spirituali per i presbiteri e diaconi a Bedonia (relatore mons. Rollando);

22 aprile, 9.30, riunione del Consiglio presbiterale;

9-11 giugno, a Roma, incontro internazionale dei sacerdoti col Papa;

MISSIONE POPOLARE DIOCESANA.

Come è ormai consuetudine, mons. Giuseppe Busani, vicario episcopale per la pastorale, ha informato i presbiteri sull’andamento della Missione: sta per concludersi positivamente la prima fase degli esercizi spirituali nelle Unità pastorali con una buona partecipazione; entro la Quaresima saranno pronte le schede per leggere il Vangelo di Luca; il 18 aprile si terrà la missione per i ragazzi al mattino nelle parrocchie e nel pomeriggio in cattedrale; il 20 marzo il Consiglio pastorale diocesano inizierà ad impostare il programma del prossimo anno di missione, programma che verrà approfondito a Pianazze nei giorni 10 e 11 settembre mentre ad ottobre inizierà la formazione degli operatori.

QUESTIONI EMERGENTI DELLA PASTORALE DI MONTAGNA.

Il consiglio si è poi interessato della pastorale in montagna e la discussione si è sviluppata attorno alla scheda predisposta, a nome di un gruppo specifico di lavoro, da mons. Aldo Maggi.

Data l’importanza del documento, di seguito lo riportiamo integralmente.

LA SCHEDA

La questione della pastorale in montagna non va affrontata come un aspetto settoriale della pastorale diocesana, ma come un problema che riguarda la pastorale in quanto tale e perciò coinvolge tutta la diocesi. Solo all'interno di questo orizzonte può essere pensata un'attenzione al problema specifico per individuare stili e priorità tenendo conto anche del fatto che, nella nostra diocesi, il territorio di montagna è particolarmente esteso.

Per iniziare ad affrontare il tema si sono incontrati per diverse volte alcuni sacerdoti che operano nelle zone di montagna. A Bedonia si sono tenuti diversi incontri sulla pastorale della montagna. Richiamiamo alcune riflessioni emerse.

1. QUALE PASTORALE

Ad un primo sguardo, sia pure generale, sulla situazione della gente che vive in montagna risulta in modo particolarmente evidente una situazione di fragilità a diversi livelli: carenza di strutture e servizi capillari, popolazione anziana, pendolarismo scolastico e lavorativo,... . L'esigenza principale che emerge da questa constatazione è un bisogno di prossimità: la gente chiede la presenza e la vicinanza concreta della Chiesa.

La gente di montagna è affezionata alla propria chiesa e volentieri si riconosce nella parrocchia. L' incontro avviene soprattutto di domenica per la celebrazione del giorno del Signore. Riunirsi per la celebrazione dell'Eucaristia domenicale costituisce da sempre il fattore capace di costruire e custodire la vita di comunità della gente legata a quel territorio. Quali risorse e quali problemi comporta questa esperienza così cara alla gente?

La pastorale ordinaria, specialmente nelle piccole parrocchie, a motivo del numero limitato di ragazzi in età di Iniziazione cristiana, è maggiormente rivolta agli adulti e soprattutto agli anziani. Deve spesso fare i conti con quei momenti della loro vita legati alla solitudine, alla malattia. Il numero delle celebrazioni delle Unzioni degli infermi e delle Esequie sono sempre superiori a quelle dei Battesimi e dei Matrimoni.

Quali attenzioni esige questo dato di fatto che implica una vicinanza personale a momenti così delicati e decisivi della vita?

Il numero delle persone, e conseguentemente delle attività pastorali, varia in rapporto alle stagioni. In estate alcune parrocchie riprendono a vivere per il ritorno di famiglie anche giovani. Spesso tale ritorno al luogo di origine può costituire per alcuni la possibilità per un ritorno alla vita cristiana. Non si può neppure trascurare che in alcuni periodi dell'anno le parrocchie di montagna per diversi ragazzi possono diventare la seconda comunità di riferimento.

Quale pastorale di risveglio alla fede o di sostegno al cammino di IC si potrebbe ipotizzare?

2. ARTICOLAZIONE DEL TERRITORIO

La presenza di piccole parrocchie assicura una pastorale vicina alla gente. La Chiesa con la sua presenza capillare testimonia in tal modo la sua vicinanza alle persone. Per questo si ritiene che tutte le chiese della Diocesi debbano essere mantenute aperte anche se non in tutte si può sempre celebrare settimanalmente.

Il riferimento territoriale più ampio è costituito dalle unità pastorali. Il loro scopo è di aiutare a realizzare una pastorale pensata e programmata insieme, per questo costituiscono un aspetto costitutivo della nostra realtà pastorale. Questa scelta non vuole in nessun modo portare a sminuire quei valori che finora sono stati garantiti dalle piccole parrocchie.

Come tenere insieme le due esigenze? Si sente la necessità di articolare meglio la divisione del territorio?

3. SITUAZIONE DEL CLERO E FIGURE MINISTERIALI

Dato l'emergere di una forte esigenza di prossimità della chiesa alla vita delle persone, in particolare in una situazione di fragilità, nasce subito una domanda:

- “come immaginare una presenza stabile del presbitero nel territorio? ".

Presbiteri, diaconi, ministri straordinari della comunione, animatori domenicali di comunità, sacristi, fabbricieri... hanno finora garantito un prezioso e indispensabile servizio. Si tratta ora di articolare meglio tali ministeri tenendo conto dei numerosi mutamenti: diminuzione del clero, aumento del numero dei diaconi e dei ministri della comunione, diminuzione della popolazione e alternanza delle presenze. Richiamiamo solo alcuni aspetti da verificare:

- come ri-configurare la presenza del prete: che cosa la comunità può chiedergli e che cosa invece è compito di altre figure ministeriali;

- quali tempi possono essere proposti e quali garanzie debbono venire offerte ad un prete che svolge il suo servizio in montagna;

- è ipotizzabile la presenza di un prete giovane che possa garantire un servizio per un tempo determinato e vivere con altri preti?

- come ripensare il servizio del diacono perché non si riduca a sostituzioni occasionali.

Molto significativa risulta la figura del "referente di comunità". Si tratta di persone del luogo che accettano di prendersi cura del coordinamento dei servizi pastorali necessari. Si sente però la necessità di delinearne in modo più preciso l'immagine:

può essere una sola persona o deve essere un piccolo gruppo? quale preparazione può essere richiesta? quale il rapporto con il presbitero e il diacono? si ritiene importante attribuire a questo servizio una certa ufficialità e di quale tipo?

4. CURA DELLE STRUTTURE

Un sacerdote a cui sono affidate quattro o più parrocchie non è nelle condizioni di far fronte alla cura delle numerose strutture. La gente di montagna in genere si fa carico della propria chiesa e delle strutture adiacenti, ma il progressivo spopolamento rende sempre più difficile il loro mantenimento.

- è ipotizzabile un gruppo di professionisti che, in collegamento con la diocesi, possa supportare in zona un servizio che diventa sempre più oneroso e delicato anche dal punto di vista burocratico oltre che economico?

LA DISCUSSIONE

Su questo documento la discussione è stata ampia e articolata; riferiamo in sintesi alcuni contributi:

il territorio di collina e di montagna, che riguarda i due terzi dell’intera diocesi, pone il problema delle variazioni di popolazione tra l’estate e l’inverno; si pone il problema della pastorale del turismo e delle vacanze;

oggi si ha l’impressione che tutti si scordino della montagna dove restano persone che per tradizione sa accontentarsi ed ha una grande comprensione verso il ruolo del prete;

la presenza del prete: non è solo una questione di ministeri e di celebrazioni, ma di una presenza accanto alla gente (su questo tema sono tornati in molti e si è parlato di una presenza itinerante del sacerdote con visite alle famiglie);

da non trascurare la solitudine che spesso potrebbe coinvolgere anche lo stesso prete;

occorre liberare il sacerdote da incombenze organizzative perchè possa dedicarsi interamente all’evangelizzazione;

da verificare la possibilità di una maggiore collaborazione tra il clero di città e quello di montagna;

la pastorale pone oggi problemi di aggiornamento sia in città che in montagna (anche su questo tema sono stati diversi gli interventi);

occorre una nuova pastorale che parta dalle energie disponibili e questo vale per l’intero territorio della diocesi con una programmazione a lungo termine;

occorre risvegliare nuove vocazioni, dai diaconi permanenti e laici disponibili ad assumersi incarichi nelle parrocchie e nelle unità pastorali (è il problema della gestione delle risorse umane a cui fa riscontro una pastorale che è ancora, per diversi aspetti, molto clericale);

il coinvolgimento dei laici comporta un impegno nella formazione e la necessità di assegnare incarichi precisi;

il problema dei giovani: anche loro devono essere impegnati in montagna?

Su questo tema è intervenuto anche il Vescovo che, a chiusura dei lavori, e dopo aver ringraziato tutti coloro che operano in montagna, ha invitato tutti a lavorare insieme, in modo collegiale e proprio in questa logica anche il contributo dei giovani diventa importante.

Di collegialità e di collaborazione ha parlato anche il Vicario generale mentre l’economo don Giorgio Bosini ha posto, tra gli altri, il problema della gestione delle strutture (ben ottocento chiese tra parrocchiali e oratori) e questo chiede che nelle singole unità pastorali vengano stabilite delle priorità.

La scheda sopra riportata ed i risultati del dibattito in Consiglio passano ora all’esame del clero nei singoli vicariati; il Consiglio presbiterale tornerà ad interessarsi della pastorale della montagna nella riunione di maggio.