mercoledì 13 agosto 2008

Don Basini lascia, Ambrosio cambia la squadra

Piacenza - Nomine in vista nella Curia di Piacenza-Bobbio. A fine mese - inizio settembre dovrebbe essere ufficiale la sostituzione di don Giuseppe Basini che in questi giorni avrebbe rassegnato le proprie dimissioni da segretario personale del vescovo. Il sostituto dovrebbe essere il giovane e novello sacerdote don Paolo Inzani che ha seguito Ambrosio in Brasile e rappresenterebbe così la primissima pedina della nuova squadra del vescovo. Il condizionale è d’obbligo perché in diocesi sono molti i parroci che vorrebbero don Inzani come giovane curato, sia in città sia in provincia. In ballottaggio ci sarebbe anche don Celso Dosi il cui addio alla Cattolica pare molto vicino. Se l’assistente spirituale e direttore del collegio Sant’Isidoro è in effetti una delle persone più vicine al vescovo Ambrosio in virtù della collaborazione quasi decennale all’università del Sacro Cuore, gioca a suo sfavore l’età - 47 anni - più da parroco che da giovane segretario. Visti i tanti parroci anziani ed in condizioni di salute non buone in circolazione, è forse più probabile che rientri nel grande giro di valzer delle parrocchie previsto inevitabilmente per il 2009. Si fanno i nomi di Podenzano ma anche di qualche storica parrocchia cittadina. Stesso discorso per monsignor Giuseppe Busani. La triade monariana - vescovo, vicario generale, vicario pastorale - appare destinata a scomparire. Per monsignor Busani potrebbe arrivare l’incarico di arciprete del Duomo con monsignor Anselmo Galvani che da parroco passerebbe al ruolo di rettore della cattedrale. L’unico che dovrebbe rimanere al proprio posto è l’attuale vicario generale monsignor Lino Ferrari. Benvoluto dal clero piacentino e dallo stesso vescovo Ambrosio, dovrebbe continuare a fare il numero 2 della diocesi ancora per qualche tempo. A meno che non venga scelto per qualche sede vescovile dell’Emilia-Romagna. Senza andare troppo in là, di certo c’è che l’attuale segretario dimissionario, don Basini, dopo 12 anni al servizio di Monari e quasi uno al servizio di Ambrosio, rimarrà amministratore parrocchiale di Sant’Antonino nonché responsabile della Casa della Carità e del preseminario.
f.fr.

Il testo integrale su Libertà del 13 agosto 2008

Don Rizzi: ecco perché annulliamo i matrimoni

Piacenza - L’alto numero dei matrimoni civili, così come l’alto numero delle separazioni e dei divorzi è spunto di riflessione per la Sacra Rota che, a livello locale, è rappresentata dai Tribunali ecclesiastici diocesani e regionali. A Piacenza-Bobbio il vicario giudiziale è monsignor Renzo Rizzi che ogni anno ha a che fare con una cinquantina di richieste di annullamento di matrimonio religioso (concordatario). «È bene ricordare che i matrimoni concordatari possono essere verificati se vi sono dubbi sulla loro validità come invita a fare papa Benedetto XVI (nella Sacramentum caritatis)» Papa Ratzinger invita poi ad assicurare, nel pieno rispetto del diritto canonico «la presenza sul territorio dei tribunali ecclesiastici e il loro carattere pastorale». Il giudice diviene insomma anche consulente matrimoniale in senso lato: «Fondamentale punto di incontro tra diritto e pastorale - continua il Papa - è l’amore per la verità». Monsignor Rizzi evidenzia come la verifica del matrimonio concordatario sia alla portata di tutti. Si può fare anche senza avvocato e si pagano solo le spese di segreteria: 500 euro. Le sentenze sono due: di primo grado a Modena e di secondo in appello a Bologna. A questo punto il matrimonio, per la chiesa, è definitivamente nullo. Presentando la sentenza in corte d’appello civile a Bologna si può ottenere anche l’annullamento della parte civile del matrimonio concordatario. Una scorciatoia che aiuta ad abbreviare l’intero procedimento non essendo più necessario attendere gli anni per la separazione ed il divorzio. Alla base ci deve essere la verifica cristiana della validità del sacramento - ribadisce monsignor Rizzi -. Nel 95 per cento dei casi le cause sono rappresentate dall’esclusione della prole e della indissolubilità del matrimonio». In buona sostanza: «Sto con te finchè dura l’amore».Ci sarebbe anche l’infedeltà ma nessuno ammette di essere infedele. «A sentire le dichiarazioni rilasciate dalle parti, l’infedeltà non esiste».
fed.fri.

Il testo integrale su Libertà del 13 agosto 2008

Il matrimonio concordatario non piace più, le nozze civili prendono il largo

Piacenza - I dati diffusi dal Comune di Piacenza sui primi sette mesi dell’anno parlano chiaro: il sorpasso dei matrimoni civili rispetto a quelli concordatari è sempre più netto. Fino ad oggi, quest’anno sono stati registrati 127 matrimoni civili contro 78 concordatari, almeno nell’area urbana di Piacenza. Cifre che mettono in evidenza una tendenza ormai radicata anche nel territorio locale: il 62 per cento delle nuove coppie sceglie il Comune, il 38 per cento la Chiesa. Solo venticinque anni fa la situazione era pressoché ribaltata: il 76,2 per cento dei piacentini sceglieva la Chiesa e solo il 23,8 si sposava in Comune. «Che vi sia un aumento dei matrimoni civili - spiega don Franco Capelli, parroco della Besurica ma anche responsabile dell’Ufficio diocesano per il matrimonio e la famiglia - è un dato di fatto e la Chiesa lo sa bene. Bisogna tuttavia tener presente alcuni elementi. Prima di tutto che sono in aumento le separazioni ed i divorzi che vengono affrontati solo da un punto di vista civile e non viene chiesto l’annullamento al Tribunale ecclesiastico». Don Capelli è consapevole che per il matrimonio concordatario ci si trovi di fronte ad un momento storico critico «a livello nazionale». «Il vero problema è quello delle separazioni e della crisi delle relazioni - ribadisce -. Tuttavia mi piace osservare - sottolinea - che noi, nella diocesi di Piacenza-Bobbio, abbiamo tante coppie giovani che si stanno preparando al matrimonio in maniera seria ed attenta. Quest’anno abbiamo messo insieme 39 corsi per fidanzati per un totale di circa 400 coppie di futuri sposi». Secondo i dati diffusi dall’ufficio Statistiche del Comune di Piacenza venticinque anni fa l’andamento era diverso. Lo stesso nel 1990, quando in Chiesa si sposava il 74,3 per cento delle coppie mentre in Comune solo il 25,7. Cinque anni dopo, nel 1995, si è cominciato a perdere terreno anche se il vantaggio era sempre alto: 70,9 per cento in Chiesa contro il 29,1 in Comune. Nei sei anni successivi il vero tracollo. Nel 2001 sceglievano le nozze concordatarie 52,5 piacentini su cento, mentre quelle civili erano arrivate a quota 47,6. L’anno successivo il sorpasso: 53,4 per cento di matrimoni civili contro i 46,6 concordatari. Un leggero recupero con un sostanziale pareggio nel 2003: 49,5 per cento concordatario, 50,5 civile. Poi caduta libera fino al 2008: nel 2004, 40 per cento concordatario e 60 civile, nel 2005 40,8 per cento concordatario e 59,2 per cento civile, nel 2006 38,3 religioso e 61,7 civile.
Federico Frighi

Il testo integrale su Libertà di oggi, 13 agosto 2008