martedì 2 giugno 2009

Ambrosio, in Europa si affermi il primato della società civile

Ecco il testo integrale della relazione che monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, ha tenuto all'assemblea generale della Cei venerdì scorso.

Questa relazione intende informare brevemente circa il lavoro realizzato nel corso degli ultimi mesi dalla Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea (COM.E.CE.), composta da ventiquattro Vescovi delegati, dopo l’ampia relazione sull’attività svolta nell’ultimo triennio e presentata al Consiglio Episcopale Permanente da S.E. Mons. Giuseppe Merisi, che per due trienni è stato il delegato della CEI. Un cenno verrà fatto anche al lavoro del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (C.C.E.E.).

1. Ho potuto rendermi conto di persona – partecipando all’Assemblea Plenaria della COM.E.CE il 18-20 marzo 2009 – della necessaria attenzione dei Vescovi nel seguire il processo di integrazione europea, per rafforzare l’Europa come realtà non soltanto economica e territoriale, ma anche culturale e spirituale. In occasione dell’Assemblea Plenaria è stata inaugurata a Bruxelles la nuova sede della Commissione e sono stati eletti il Presidente (è stato riconfermato il Vescovo di Rotterdam, S.E. Mons. Adrianus van Luyn) e i due Vicepresidenti.

In questi mesi si sono moltiplicati gli interventi dell’Unione Europea che hanno sollecitato a diverso titolo l’attenzione dei Vescovi. Ne evidenzio alcuni.
Una prima notazione riguarda alcune risoluzioni del Parlamento Europeo che, sebbene non vincolanti per i singoli Paesi, costituiscono una pressione ad allontanarsi dai principi fondanti della nostra società, quasi imponendo un livellamento delle culture, dei valori e dei comportamenti dei diversi popoli.
Così lo scorso 14 gennaio è stata approvata la risoluzione annuale sulla “situazione dei diritti fondamentali nell’UE 2004-2007” (2009/19), nella quale, fra l’altro, si invitano gli Stati membri ad adottare iniziative legislative per eliminare le discriminazioni nei confronti delle “coppie in ragione del loro orientamento sessuale”.
Nella recentissima risoluzione sui “Diritti umani nel mondo nel 2008 e politica dell’Unione in materia”, se da un lato, grazie anche all’impegno degli Episcopati europei e della CEI, non è stato accolto l’emendamento di condanna delle dichiarazioni pronunciate da Benedetto XVI contro l’uso dei preservativi in occasione della visita in Africa, dall’altro è stato inserito un paragrafo in cui si accoglie con favore la dichiarazione - sostenuta da sessantasei nazioni, fra cui tutti gli Stati membri dell’Unione europea, e presentata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite lo scorso mese di dicembre - con la quale “si conferma che la protezione internazionale dei diritti dell'uomo include l'orientamento sessuale e l'identità di genere e si riafferma il principio di non discriminazione, il quale richiede che i diritti umani si applichino allo stesso modo ad ogni essere umano, prescindendo dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere”.
Da ultimo, il Parlamento europeo ha approvato una relazione in merito all’azione europea nel settore delle malattie rare (n. A6-0239/2009) in cui, fra l’altro, si raccomanda agli Stati membri dell’Unione di incoraggiare gli sforzi per la prevenzione delle malattie rare anche attraverso “una selezione di embrioni sani precedente l'impianto”. Inoltre, è in corso di elaborazione una proposta di direttiva in materia di “parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale”, il cui testo risulta per molti aspetti assai discutibile.

2. In questo quadro, anche di fronte alle ormai imminenti elezioni europee (6-7 giugno), si avverte l’esigenza di perseguire quegli obiettivi che possono contribuire all’autentico bene dell’Europa unita e delle nazioni che la compongono. In tale ottica, i Vescovi della COM.E.CE hanno pubblicato il 20 marzo scorso una dichiarazione, dal titolo “Costruire una migliore casa europea”, nella quale viene rinnovato il sostegno al progetto di integrazione europea “come progetto di speranza” per tutti i cittadini. Rispetto a tale progetto, i cristiani “hanno non solamente il diritto, ma anche la responsabilità d’impegnarsi attivamente”, in particolare riguardo ad alcuni temi fondamentali, fra i quali il rispetto della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale; il sostegno della famiglia fondata sul matrimonio; la promozione dei diritti sociali dei lavoratori; il sostegno a una governance economica fondata su valori etici; la promozione della giustizia nelle relazioni fra l’Unione Europea e i Paesi in via di sviluppo; l’elaborazione di politiche di assistenza nei confronti dei membri più deboli e bisognosi; la protezione del creato e la promozione della pace nel mondo tramite una politica estera dell’Unione coordinata e coerente.
Più in generale, ritengo che difficilmente l’Unione Europea potrà essere considerata la ‘casa degli europei’, se nelle diverse istituzioni europee non si affermerà il primato della società civile. Senza questo primato vi è il rischio che il Parlamento europeo sia considerato come una sorta di superparlamento che si pronuncia in continuazione su tutto, nell’intento di forzare le società civili, assai diverse tra loro, per appiattirle e omologarle. Se non si pratica in modo adeguato il principio di sussidiarietà, se non si considera la peculiarità di ogni tradizione culturale, se non si rispetta la pluralità antropologica e sociale delle società civili europee, il futuro dell’Unione europea risulterà inevitabilmente problematico.

3. L’altro principio da sostenere e praticare è quello della solidarietà. In proposito, tra le prossime iniziative della COM.E.CE., si segnalano in particolare le prime “Giornate Sociali Cattoliche per l’Europa”, che si svolgeranno dall’8 all’11 ottobre 2009 a Danzica. Questo incontro vuole essere l’occasione per “ricercare le strade concrete di una solidarietà dell’Europa di fronte all’attuale crisi mondiale”. Si tratta dunque di “incoraggiare il contributo dell’Unione Europea alla costruzione di una civiltà dell’amore, che non escluda nessuno in alcun angolo del globo e che associ le generazioni future” (Manifesto per le Giornate Sociali Cattoliche per l’Europa).
La solidarietà, fondata sulla dignità umana e sulla libertà, rappresenta un bene indivisibile, concernente tutti gli esseri umani, sia quelli non ancora nati sia quelli che sono al termine della loro vita, i nostri contemporanei e le generazioni future, i residenti e i migranti, gli Stati grandi e piccoli. La solidarietà “chiede che nelle nostre società i più deboli siano protetti e che la famiglia, unità di base fondata sull’unione di un uomo e di una donna, sia sostenuta e difesa”.
4. Mi limito solo ad accennare ai molteplici ambiti di lavoro del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (C.C.E.E.), cui appartengono quali membri le trentatrè Conferenze episcopali attualmente esistenti in Europa, rappresentate dai loro Presidenti. La sede del segretariato è a St. Gallen, in Svizzera.
Per l’ambito pastorale, sottolineo in particolare i seminari o convegni sul primo annuncio, sulla pastorale universitaria e sulla scuola cattolica.
Per l’ambito socio-culturale, sono state affrontate le questioni dei media, delle migrazioni e dell’ambiente. I membri della commissione “Ambiente” hanno elaborato un programma di lavoro per i prossimi anni che prevede, tra l’altro, la realizzazione del primo “pellegrinaggio europeo per la responsabilità per il creato”
Un risalto particolare è stato dato all’insegnamento della religione come una risorsa per l’Europa, con una tavola rotonda tenuta all’inizio di maggio presso il Consiglio d’Europa di Strasburgo.
Ovviamente, per i temi legati al processo dell’unificazione europea, il C.C.E.E. collabora con la COM.E.CE.

Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza Bobbio