domenica 1 febbraio 2009

Emergenza educativa; per Charmet necessario patto tra scuola e famiglia

Piacenza - Occorre ricostituire l’alleanza educativa tra tutti coloro che hanno responsabilità di questo tipo, primi fra tutti la scuola e la famiglia. Oggi sono ai minimi storici e il patto d’acciaio di una volta tra genitori e presidi non c’è più». È il pensiero del professor Gustavo Pietropolli Charmet, docente di psicologia dinamica all’università di Milano e direttore dell’Istituto Minotauro di Milano, intervenuto ieri pomeriggio al convegno organizzato dalla Casa del Fanciullo (all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano) quale ultimo atto delle iniziative del sessantesimo anniversario della nascita. «Scuola e famiglia - sostiene Charmet - spesso si trovano su posizioni contrapposte con l’intervento di giudici e avvocati. Oggi più che mai è evidente la loro povertà rispetto alle agenzie che spacciano illusioni, droghe e via dicendo. Solo rivedendo le ragioni del patto si può uscire». Che sia emergenza non ci piove. Ma, secondo Charmet, «è sbagliato pensare ad un’emergenza educativa con riferimento solo e soltanto a bullismo, droga, reati di gruppo. Occorre invece pensare a tutta una serie di comportamenti che i ragazzi intendono normali».«Oggi il contesto socio culturale è diverso dal passato - continua - si vive nella società non solo del consumo ma anche del narcisismo, una società in cui l’aspirare al successo con qualsiasi sistema è ritenuto normale, in cui il potere dei media è di gran lunga superiore a quello della famiglia e della scuola». «Quando parliamo di emergenze - evidenzia Charmet - parliamo di bambini formati dai modelli socioculturali in cui vivono, dalla sottocultura dei media che arriva attraverso la rete, il gruppo, le mode, gli idoli, in un contesto in cui i bambini stessi sviluppano una competenza sociale precoce e sono sempre più autonomi, quindi meno influenzati dalla famiglia». Chi ha una responsabilità educativa si trova di fronte a novità in continuo cambiamento che - fa notare il professore - non sa come gestire. O gestisce male «tornando al maestro unico quando, con i giovani d’oggi, di maestri ne occorrono cinque». «L’emergenza - osserva Charmet - è che ci sono delle novità a cui noi non sappiamo dare il senso». La più significativa è lo «sdoganamento del narcisismo. I ragazzini hanno I’impressione di dover sviluppare il sé, il proprio talento, le proprie capacità, sentono dentro di loro che i genitori e la società li spingono verso il culto della persona. A scapito del mettersi al servizio dell’altro, dell’accettare il sacrificio in vista del bene condiviso». Una volta la crisi adolescenziale era da riscontrare nella ribellione alle regole, oggi, secondo Charmet, nella vergogna: «La vergogna di non essere all’altezza degli ideali narcisistici. Basta poco perché il ragazzino abbia la sensazione di non essere considerato; la sua permalosità è grande». Le vie di uscita sono due: «O sparire, o ritornare cambiati, da vendicatori».
fri

Il testo integrale su Libertà di oggi primo febbraio 2009