lunedì 18 febbraio 2013

Dal Congo 1.700 grazie

Fra le tante adozioni a distanza sostenute da Piacenza e dai piacentini ci piace segnalare quelle in Congo di cui si fa garante padre Luigi Vitella.

La solidarietà di Piacenza non conosce limiti e confini, neppure in tempi di crisi. Se tra qualche anno la primavera araba con i suoi venti di democrazia e libertà arriverà anche in Burundi, come ha ipotizzato padre Luigi Vitella, forse il merito sarà anche di quel piccolo esercito di piacentini che sostiene a distanza gli studi e il sostentamento di ben 1.700 bambini della parrocchia di Kamenge e dintorni.


Naturalmente oggi le finalità sono diverse. «Sostenere a distanza un bambino africano è fondamentale per la sua esistenza - dice il padre saveriano nella sala gremita del centro Caritas "Il Samaritano" -. Oggi vi porto i loro sorrisi, il loro grazie, i sorrisi e il grazie di tremila bambini». In gran parte sono orfani, bambini di strada abbandonati al loro destino.

«Quasi 1.700 sono aiutati direttamente da Piacenza» ci tiene ad evidenziare. Gli altri dalle varie regioni italiane in cui padre Luigi è riuscito a trapiantare il seme della solidarietà. «Parlo di numeri grandi ma li conosco ad uno ad uno, sappiamo dove sono, sappiamo come stanno» tranquillizza i genitori adottivi nell'assemblea periodica che ieri si è ritrovata nel salone della Caritas, accolta dal direttore Giuseppe Chiodaroli. E' proprio la Caritas diocesana, con l'associazione Valeria Tonna onlus, a fare da tramite tra la terra del Burundi e la terra piacentina, a garantire i contatti tra padre Vitella ed i piacentini di buona volontà. Il padre snocciola numeri e informazioni con l'entusiasmo di chi sa che quello che si sta compiendo nella parrocchia di Kamenge è un vero e proprio miracolo.

«Pensavo che con la crisi sarebbero nati nuovi problemi. Quando sono arrivato a Piacenza qualcuno mi ha confidato che era costretto, a malincuore, ad abbandonare l'adozione a distanza - ammette -; la sera dopo una parrocchia mi ha portato sedici nuove adozioni». La Provvidenza ci mette una toppa e va anche oltre. In sala, padre Vitella lo dice ma ne mantiene l'anonimato, c'è una persona che ha donato tutti i propri averi ai bambini del Burundi. «Ha fatto testamento e gli orfani ne saranno i suoi beneficiari» ringrazia il sacerdote. «Siete l'espressione del cuore di Dio che predilige gli orfani e le vedove» dice commosso.

«Oggi come oggi abbiamo 1.405 orfani che frequentano la scuola materna suddivisi in tre centri diversi». Chi è più grande va invece alla scuola tecnica, sempre creata da padre Vitella, dove impara un lavoro. «L'obiettivo è rendere i ragazzi autosufficienti - ricorda -. La scuola tecnica per imparare i mestieri artigiani è sempre stato un mio pallino fin da quando ero qui a Piacenza». Sono ottanta i ragazzi che frequentano la scuola dei più grandi: «Diamo loro un piatto di fagioli al giorno in cambio di due ore di lavoro». I risultati cominciano a farsi vedere: «Uno di questi ragazzi è diventato capomastro di un cantiere edile. Una piccola grande conquista». La parrocchia ha anche un oratorio, dedicato a San Filippo Neri, in cui ogni giorno transitano 750 ragazzi dai 6 ai 12 anni. Poi cinque centri di aggregazione, ognuno con una sua specificità: si va dal centro cinematografico a quello biblico. Suscita lo stupore dell'assemblea il numero dei partecipanti al Grest, il Gruppo estivo, importato anche in Burundi. «Sono 4.100 tra bambini e ragazzi» sospira padre Vitella. «Grazie a Dio ce la caviamo sempre».

Altro cavallo di battaglia della missione di padre Vitella è il ricorso ai microcrediti. Il microcredito alle vedove (sono 80), ad esempio, e quello alle associazioni delle colline. «Grazie al piccolo credito le associazioni di cittadini possono comperarsi tre o quattro pecore ed iniziare gli allevamenti - spiega il saveriano -. Tutto deve mirare all'autosufficienza. Chi non restituisce il credito, chi lo disperde viene multato». «Ci vorrà ancora molto tempo, ma questi sono i primi passi verso l'autonomia» confida.

Più il tempo passa più anche i piccoli orfani in Burundi si rendono conto di che cosa sta dietro la loro vita. Grazie ad internet. «Ho messo una persona per 8 ore al giorno a rispondere alle lettere e soprattutto alle mail che arrivano dall'Italia - rende noto il padre -. C'è un altro giovane universitario che lo aiuta a mezzo servizio». Grazie alla rete on line i contatti tra ragazzini adottati e genitori adottivi si intensificano e sono più stretti. E' così che cambiano le adozioni a distanza, con la consapevolezza di aiutare a crescere un bambino e con la certezza di non essere abbandonati dal mondo in un paese senza speranza.

Federico Frighi


Libertà, 10/12/2013