giovedì 20 settembre 2007

Il profilo

.CHI È .
Alto prelato,
insegnante
e prete scalatore


da Libertà, 4 dicembre 2003

Antonio Lanfranchi,
per gli amici “Tom”, è nato
a Grondone di Ferriere
il 17 maggio del 1946. Dopo
aver compiuto gli studi
ginnasiali nel seminario
vescovile di Piacenza e
quelli filosofici e teologici
nel collegio Alberoni, ha
frequentato a Roma la
Pontificia Università Gregoriana
e la Pontificia Università
Salesiana, conseguendo
i titoli accademici
in teologia biblica ed
in scienze dell’educazione,
con specializzazione
catechetica. E’ stato ordinato
sacerdote il 4 novembre
del 1971. Prima di
recarsi a Roma per gli
studi è stato educatore
nel seminario vescovile,
dove, rientrato in diocesi,
ha svolto l’incarico di docente
di lettere e successivamente
nelle scuole
pubbliche come insegnante
di religione. Dal
1978 al 1984 ha svolto l’incarico
di assistente dell’Aimc
e segretario dell’ufficio
catechistico diocesano.
Dal 1978 al 1986 ha
inoltre collaborato come
assistente diocesano di Azione
cattolica per il settore
giovani; dal 1984 al
1988 è stato direttore dell’ufficio
catechistico diocesano
e nel 1987-88 anche
di quello regionale.
Dal 1986 al 1988 ha assunto
la carica di Assistente
diocesano di Azione
Cattolica per il settore
adulti e, dal 1988 al 1996
Assistente centrale del
settore giovani dell’Azione
Cattolica italiana. Nello
stesso periodo romano,
per tre anni, è stato docente
di pastorale giovanile
presso l’istituto “Ecclesia
Mater” della Pontificia
Università Lateranense.
Nel 1996 il vescovo
Luciano Monari lo ha richiamato
a Piacenza come
vicario generale della
diocesi di Piacenza-Bobbio
succedendo a monsignor
Eliseo Segalini.
Monsignor Lanfranchi è
anche autore di numerosi
articoli di pastorale e
di catechesi su diverse riviste
specializzate. Sino a
qui il curriculum ufficiale.
Completa il profilo del
nuovo vescovo di Cesena-
Sarsina la sua grande
passione per la montagna.
Gran camminatore
per i monti della Valle
d’Aosta, tra la fine degli
anni Settanta e gli anni
Ottanta ha accompagnato
centinaia di studenti sui
sentieri attorno a Resy, in
val d’Ayas, dove l’Azione
Cattolica di Piacenza, in
un rifugio a 2000 metri,
ha la sua casa vacanze.
fed.fri.

Il grazie

«Porterò Piacenza sul mio volto»
Emozioni e ringraziamenti.Poi il brindisi a spumante e panettone


da Libertà, 4 dicembre 2003

Piacenza, la sua Grondone, le
montagne della Valle d’Aosta dove
ha fatto da guida a centinaia di
giovani (partendo dalla baita di
Resy nei campi estivi dell’Azione
Cattolica) gli rimarranno scolpite
nel cuore anche in riva al mare.
«Sotto la mia nuova diocesi c’è
Cesenatico - dice monsignor Antonio
Lanfranchi al termine del
suo saluto di ieri nella sala degli
affreschi - venitemi a trovare».
Poco prima il vescovo Luciano
Monari aveva letto la lettera di
nomina. «E’ un momento di trepidazione
e di turbamento interiore,
ma anche di profonda gratitudine
al Santo Padre, a questa
chiesa Chiesa ed in particolar
modo al vescovo Luciano» confessa
pubblicamente l’ormai ex
vicario generale. Non sarà tutto
facile: «Accanto a questi sentimenti
sento forte la fatica del distacco.
Si dice che i figli italiani
oggi stanno volentieri ed a lungo
nella casa della famiglia. Io mi
sento molto moderno ed in questa
casa di Piacenza ci sto bene».
«Il distacco, sono certo, sarà compensato
in parte - continua Lanfranchi
- anche dalla gioia di ricevermi
della nuova famiglia che
mi hanno donato, della mia nuova
parentela spirituale. Rifacendomi
alla mia storia ho visto che
è vero l’insegnamento del Signore:
chi lascia tutto per il Signore
riceve il centuplo, in termini di
relazioni». Si spiega meglio:
«Tutte le volte che sono stato
chiamato ad un distacco, ad un
cambiamento, assieme alla fatica
ho ricevuto la gioia di ricevere
nuovi fratelli e nuove sorelle nella
fede, e questa per me è una
grande ricchezza.Vado a Cesena-
Sarsina con il desiderio di valorizzare
le relazioni e le presenze
che ci sono in questa chiesa che
non conosco, vado con un atteggiamento
di novità e con spirito
di libertà, sentendo rivolte a me
le parole di Paolo a Corinto: “Non
avere paura ... io sono con te ...
perché io ho un popolo numeroso
in questa città”». Monsignor Lanfranchi
ha sottolineato due punti
in comune tra Piacenza-Bobbio e
la sua nuova diocesi: «In passato
un altro piacentino, monsignor
Teodoro Pallaroni, fu presule a
Cesena. Poi la Madonna del popolo,
patrona di Cesena che viene
venerata anche a Piacenza. Alla
Madonna del Popolo vorrei affidare
questo cammino che si apre
». «Spero di portare sul mio
volto - l’augurio finale - nelle scelte
che insieme a quella chiesa
farò, i tratti del volto della chiesa
di Piacenza; spero di poterli portare
scolpiti sul mio volto, sulle
mie scelte, insieme a qualche fatica,
a qualche ruga». I ringraziamenti:
«A sua eccellenza. Con lui
mi sono trovato bene. Ho trovato
una radicalità evangelica ed una
grande sensibiltà verso il mondo
della carità: monsignor Monari
riesce a vedere anche dove gli altri
non vedono». Ancora: «Porto
nel cuore con gratidudine tutti i
miei insegnanti, in particolare
don Luigi Fornari, mio docente
di lettere che mi ha insegnato la
sintesi e monsignor Antonio Bozuffi
che mi ha insegnato matematica
e mi ha fatto fare il grande
salto: dall’essere un buon seminarista
al vivere con gioia la
fede». Poi il brindisi con i colleghi.
A spumante e panettone.
fed.fri.

La lettera del Nunzio

La missiva del nunzio apostolico
resa pubblica alle dodici in punto

da Libertà, 4 dicembre 2003

Ecco il testo con cui il capo della
nunziatura apostolica, l’ambasciata
del Papa in Italia, ha comunicato al
vescovo Monari, in data 28
novembre 2003, la nomina di
monsignor Antonio Lanfranchi a
vescovo della diocesi di Cesena-
Sarsina.
Eccellenza Reverendissima, facendo
seguito alla conversazione
telefonica dei giorni scorsi,
mi reco a doverosa premura di confermarLe
che, avendo il Santo Padre
a suo tempo accettato - con la formula
“nunc pro tunc” le dimissioni
dal governo pastorale della Diocesi
di Cesena-Sarsina, presentate da
S.E. monsignor Lino Esterino Garavaglia
a norma del can. 40 1, § 1, del
C.J.C., ha nominato Vescovo di quella
Chiesa particolare il Rev.do Mons.
Antonio Lanfranchi, attualmente Vicario
Generale di codesta Diocesi.
Le confermo altresì che la notizia
del provvedimento sarà resa pubblica
alle ore ore 12,00 di mercoledì 3
Dicembre 2003, festa di San Francesco
Saverio. Fino a tale data, deve
rimanere “sub peculiari secreto pontificio
” nei confronti di chiunque:
soltanto allora Vostra Eccellenza potr
à darne ufficialmente comunicazione
al clero ed ai fedeli della Diocesi.
Desidero porgerLe i più vivi rallegramenti
e rendere volentieri grazie
al Padre Celeste per aver chiamato
alla pienezza del sacerdozio un degno
figlio di codesta benemerita
porzione della vigna del Signore,
confidandogli la cura pastorale della
Diocesi di Cesena-Sarsina.
Invocando per il Neo-Eletto le più
elette benedizioni per un proficuo
ministero apostolico, mi è grata la
circostanza per confermarmi con
sensi di distinto e fraterno saluto
dell’Eccellenza Vostra Reverendissima
Paolo Romeo
nunzio apostolico

Lanfranchi vescovo

Piacentino,57 anni,il vicario generale sarà ordinato l’11 gennaio in Duomo.Poi l’entrata in Romagna
Don Lanfranchi vescovo a Cesena
La nomina del Papa annunciata in curia dal vescovo Monari


da Libertà, 4 dicembre 2003


Dalla chiesa piacentina esce un nuovo vescovo.

Monsignor Antonio Lanfranchi, vicario
generale della diocesi, è stato nominato da
Giovanni Paolo II vescovo di Cesena-Sarsina.
Ad annunciarlo è stato monsignor Luciano
Monari, ieri mattina, nel salone degli affreschi
del vescovado mentre il campanone del
Duomo toccava le dodici. Solo a quell’ora ed
in quel giorno poteva essere sciolto il segreto
pontificio a cui il presule piacentino era sottoposto
da venerdì scorso. Un lungo applauso
si è levato nella sala a sottolineare quello che
per la chiesa piacentina è un evento storico.
Antonio Lanfranchi verrà ordinato vescovo
il prossimo 11 gennaio nella cattedrale di Piacenza.
Subito dopo partirà alla volta di Cesena
dove prenderà possesso della sua nuova sede.
Con l’ordinazione di Lanfranchi salgono a
6 i vescovi della diocesi di Piacenza-Bobbio
viventi, ai quali si aggiungono tre cardinali.
Il vescovo Monari ha letto il messaggio
del nunzio apostolico in Italia,
monsignor Paolo Romeo.
Spetta all’ambasciatore del Papa
in Italia la comunicazione dei
nuovi vescovi ai presuli delle chiese
locali. «Nella sua lunga storia
cristiana - ha commentato Monari
- Piacenza ha donato alla chiesa universale
numerose e sante figure
di vescovi e di preti; quest’ultima
nomina è il segno che la fecondità
della nostra chiesa non è cessata.
Per quanto mi riguarda, debbo esprimere
anzitutto riconoscenza a
don Antonio che in questi anni mi
ha servito con intelligenza e
lealtà. Il compito di vicario generale
non è semplice: ci sono problemi
numerosi da affrontare e bisogna
affrontarli in piena sintonia
con il vescovo. Don Antonio lo ha
fatto con spirito di fede e con amicizia
e gliene sono immensamente
riconoscente». Presenti alla lettura
dell’annuncio i prelati di curia,
i più stretti collaboratori del vescovo
e la stampa locale. Contemporaneamente,
la lettera del nunzio
è stata letta anche nella curia
di Cesena. Monsignor Lanfranchi,
per la sua preparazione personale,
per l’esperienza acquisita in otto
anni di vice Monari, per la sua età
ancora giovane (ha 57 anni), per la
stima anche fuori diocesi, era da
tempo tra i piacentini papabili per
una promozione a vescovo. Pochi
mesi fa era già circolato il suo nome
per la successione alla cattedra
di Fidenza, ma poi non se ne
fece nulla. Scelsero un cremonese.
Con le dimissioni del vescovo Lino
Esterino Garavaglia per raggiunti
limiti di età, si è liberata la
piazza di Cesena-Sarsina, la diocesi
più piccola della regione ma
anche tra le più antiche e con
maggiore tradizione. «Le qualità
di don Antonio si sposavano molto
bene con l’esigenza di quella
diocesi di avere un nuovo pastore»
ha detto il vescovo Monari. «Erano
degli anni che era ormai matura
una nomina di questo genere»
ha confermato il presule. «Ci si è
arrivati come si arriva a tutte le
nomine. Attraverso la consultazione
delle persone che conoscono
i candidati. Anche sentito il mio
giudizio che, d’altro canto, era pacifico:
se l’ho preso come vicario
generale e l’ho tenuto, vuol dire
che la stima c’era. Io l’ho trovato
un uomo molto intelligente e fedele
». In un ruolo non facile. «E’
più difficile fare il vicario generale
che il vescovo, perchè il vicario
generale è in mezzo alla tempesta,
il vescovo è un poco più protetto».
Federico Frighi

Bandra, India

Concluso il viaggio pastorale con l’équipe medica del professor Calza. Aiuti alle comunità colpite dal maremoto
«In India batte il cuore di Piacenza»
Il vescovo:vi racconto l’ospedale dei bambini a Bombay



da Libertà, 18 gennaio 2005

Il progetto “Un cuore per i bambini”, l’associazione di volontariato
presieduta dal vescovo Luciano Monari, ha raggiunto il
proprio obiettivo. Il reparto di cardiochirugia all’interno dell’ospedale
di Bandra, sobborgo di Bombay, realizzato anche
grazie alla solidarietà dei piacentini, funziona a pieno regime
e, solo nella scorsa settimana, ha operato al cuore 8 bambini indiani.
A confermarlo è lo stesso presule di ritorno dal viaggio
pastorale in India assieme all’équipe medica del Gaslini di Genova
guidata dal professore piacentino Giovanni Calza.
Si tratta del terzo viaggio in India
del vescovo Luciano Monari
dopo quelli del 1986 e del 1995,
il secondo da capo della diocesi.
Pur essendo la costa colpita dallo
tsunami distante da Bombay
circa tremila chilometri, il maremoto
ha fatto sentire le proprie
conseguenze anche sull’immensa
metropoli indiana, in
molte delle tappe toccate dal presule.
Gran parte delle offerte
dell’associazione “Un cuore per
i bambini” sono state consegnate
alle suore del Pime (Pontificio
istituto missioni estere) di Bombay
che operano nelle zone colpite.
«Le conseguenze del maremoto
- spiega il vescovo - si sentono
e si avvertono nelle persone,
nel loro parlare, nelle domande
che fanno. Durante i ritiri
spirituali mi è stato chiesto
come va interpretato lo tsunami,
come lo si può mettere insieme
alla misericordia ed alla
provvidenza di Dio».
Il vescovo ha assistito personalmente
ad alcune delle operazioni
chirurgiche dell’équipe
del professor Giovanni Calza
entrando nella camera operatoria
dell’Holy Family Hospital. In
poco più di una settimana (tanto
è durato il viaggio in India) i
medici del Gaslini hanno operato
al cuore otto bambini indiani.
Monari si è intrattenuto con gli
infermieri ed i sanitari dell’ospedale
realizzato grazie alla
grande volontà della piacentina
madre Giovanna Alberoni. Il
presule ha poi visitato la Casa
della carità di Bombay che celebra
il 25° anno dalla fondazione
e che è gestita dalla medesima
congregazione (le Carmelitane
minori della Carità) che fa funzionare
la comunità di accoglienza
voluta da Monari nel Vescovado
di Piacenza. A Bombay
le suore ospitano circa 40 persone.
«E’ una testimonianza
straordinaria - è convinto il presule
- di come la dedizione agli ospiti
sia capita da tutte le persone
che aiutano nella casa, anche
dai non cristiani. Regolarmente
ci sono dei musulmani che danno
una mano e tutte le domeniche
un gruppo di Sikh fa da
mangiare». Poi le suore Orsoline,
forse il primo esempio di
“cooperazione indo-piacentina”.
«Costituiscono una famiglia
religiosa nata a Piacenza
ma che ha ormai un numero di
suore indiane superiore a quelle
italiane - rileva Monari -. Tanto
che la madre generale della congregazione,
dopo suor Giovanna
Alberoni, oggi è un’indiana.
Penso che questo sia uno dei segni
di speranza. Le Orsoline rap-
presentano una grande famiglia
religiosa; proprio dalle energie
che vengono dall’India ha avuto
la capacità di rigenerarsi ed oggi
ha chiaramente un futuro».
Monari ha poi visitato un lebbrosario
tenuto da un padre italiano.
«La lebbra oggi si può curare
- dice il vescovo -. Il problema
più difficile da curare è l’emarginazione.
Per questo il centro
si chiama “clinica delle malattie
della pelle”. Il lebbroso,
per il tipo di esperienza che fa, è
in qualche modo una delle persona
che ci aiuta a capire il senso
della vita, della fragilità e della
debolezza della condizione umana;
ci mette di fronte alla
morte inevitabile che fa parte
del nostro cammino».
Il lavoro all’ospedale di Bandra,
a questo punto, dovrà continuare
su tre fronti: quello della
formazione (anche se l’équipe
dei medici indiani è in grado di
operare da sola), dell’assistenza
(un’équipe del Gaslini si recherà
a Bombay una volta l’anno
per dedicarsi ai casi più gravi)
e dell’aggiornamento delle
strumentazioni (la Tac, ad esempio,
sta diventando troppo
vecchia). Per questo è necessario
che la gente continui a sostenere
l’associazione “Un cuore
per i bambini”. Duplice il messaggio
per i piacentini: «Questo
è un esempio di progetto che
permette agli indiani di divenire
autonomi - dice il vescovo -
con le competenze necessarie
per far funzionare un reparto di
cardiochirurgia infantile». Non
solo. «L’attenzione a realtà come
quelle dell’India ci aiuta a renderci
conto - spiega Monari - che
siamo una piccola cosa e che
varrebbe la pena di riuscire a
vedere i problemi che abbiamo
in un contesto più ampio. Questo
ci ridimensionerebbe un poco.
L’India è uno dei grandi paesi
con un futuro immenso davanti.
In India si incontrano e a
volte si scontrano praticamente
tutte le religioni: dall’Induismo
all’Islam, dai Sikh ai cristiani,
dai buddisti ai parsi e via dicendo.
La convivenza di queste esperienze
è uno dei problemi
grandi. Nonostante tutto, fondamentalmente
funziona e quel
Paese si appresta a diventare un
laboratorio di convivenza tra religioni.
Una prospettiva inevitabile
anche per noi».
Federico Frighi

Colonia-Scalabrini

Impartita la cresima a 56 ragazzi figli di italiani emigrati nella zona di Colonia
In Germania il vescovo anticipa i papa boys
e ripercorre i gesti del beato Scalabrini


da Libertà, 4 maggio 2005

Due giorni a Colonia sulle orme
del vescovo Scalabrini. Ha
definito così il vescovo Luciano
Monari la sua due giorni a
Colonia e dintorni. Un viaggio
lampo invitato dalle suore Scalabriniane
di Solingen, il secondo
in Germania del presule.
Il primo era stato a Linburg dove
il vescovo era andato a predicare
gli esercizi spirituali ai
preti che lavorano con gli emigrati
in Germania. Questa volta
ha raggiunto Solingen, vicino
a Colonia, invitato dalle suore
missionarie Scalabriniane.
L’occasione era il centenario
della morte di Giovanni Battista
Scalabrini. Come il Beato
che fu vescovo di Piacenza a cavallo
tra 800 e 900 ai suoi tempi
impartì la cresima in Brasile, il
successore di Scalabrini - monsignor
Monari, appunto - va,
non in Brasile ma in Germania,
a compiere il medesimo gesto
nei confronti di 56 giovani
del luogo. Il vescovo, nei dintorni
di Colonia, ha incontrato
anche le comunità italiane. «Ho
trovato realtà di connazionali
che lavorano e stanno sufficientemente
bene - racconta -;
hanno tra loro un legame vivo
anche se le condizioni non sono
ottimali. Sono inseriti ma i
bambini italiani fanno fatica
ad entrare del tutto all’interno
di un contesto sociale che è
molto più freddo del nostro».
Dopo un anno senza sacerdoti
le suore scalabriniane oggi
hanno un prete ruandese. «Si
sta tentando di accorpare le comunità
- spiega il vescovo - mettendone
insieme cinque con un
solo parroco». La Germania è
anche la nazione del nuovo papa
Benedetto XVI. «Li ho trovati
contenti di avere un papa tedesco
- continua Monari -. Con
un futuro di speranze. La chiesa
tedesca ha fatto fatica in questi
ultimi anni. Ha diminuito
molto le attività sia per motivi
vocazionali sia per i tagli economici.
L’atteggiamento prevalente
è quello della contrazione
dei servizi e delle attività». Il
papa tedesco? «Ho visto della
gente contenta - confessa il vescovo
-. Entusiasmo? No, non
direi. Del nuovo papa siamo più
entusiasti noi italiani». Colonia
è anche il centro della prossima
Giornata mondiale della Gioventù.
Monari ci ritornerà in
agosto con i giovani piacentini.
«In tutte le chiese si vedono i segni
di questo futuro avvenimento
- testimonia il vescovo -.
Con un papa tedesco ciò acquista
un valore ancora più grande,
con le comunità dei giovani
che escono allo scoperto». Che
cosa i ragazzi di Piacenza possono
imparare dalla Germania?
«La testimonianza di una
fede vissuta in un ambiente più
difficile del nostro (dal punto di
vista culturale), un confronto
con le comunità cristiane non
cattoliche (che non abbiamo poco),
un rapporto con una realtà
di forte immigrazione».
Federico Frighi

Gmg Colonia 2

L’ABBRACCIO DEL VESCOVO MONARI AI PAPABOYS DIOCESANI
"Siete un segno di speranza per Piacenza"

da Libertà, 20 agosto 2005


«Grazie per la vostra testimonianza. Siete
un segno di speranza per tutta la comunità
piacentina». Così, in estrema sintesi, il vescovo
Luciano Monari, ieri mattina ha salutato
gli oltre trecento giovani della diocesi
di Piacenza-Bobbio nel loro quartier generale
di Meckenheim, a un’ora di treno da Colonia.
Il presule, assieme al suo segretario don
Giuseppe Basini, ha raggiunto la cittadina
tedesca dopo la catechesi mattutina e ha concelebrato
la messa assieme, tra gli altri, ai
vescovi di Bari e di San Miniato. Presenti i
sacerdoti piacentini don Paolo Camminati
(responsabile della pastorale giovanile e guida
dei papa-boys nostrani) e don Mimmo Pascariello,
il prete-ciclista giunto da Colonia
con i suoi ragazzi “su due ruote”. Monari si
è rivolto ai piacentini dopo l’omelia. «I giovani
ritrovano qui a Colonia l’espressione
massima della chiesa universale» ha detto il
vescovo che ha invitato i ragazzi a stipulare
tre patti: uno con la vita («che è un dono»), uno
con Dio («che è la guida»), uno con gli amici
(«con i quali si condividono gioie e dolori
»).
C’era molta attesa - come si diceva nelle cronache
dei giorni scorsi - per l’arrivo a Colonia
di papa Benedetto XVI. Gli unici che sono
riusciti a vederlo da vicino sono stati i ragazzi
di don Mimmo. Appostati a Colonia,
l’hanno messo a fuoco prima di tutto sul Reno,
in battello (anche il vescovo Monari era
uno dei presuli ammessi al “seguito fluviale”).
Poi a distanza ravvicinata. «Eravamo a
non più di quattro metri da lui - racconta don
Mimmo -. È stato emozionante». I papa-boys
“su due ruote” non lo dimenticheranno mai
quel momento: «È passato sotto la nostra
bandiera con la scritta “Da Piacenza in bici
per adorarlo”, l’ha guardata, ha sorriso, poi
è andato avanti». Un attimo di quelli che si ricordano
per tutta la vita, anche se la foto è venuta
mossa o l’inquadratura sbilenca. Il papa
visto a Colonia è costato a don Mimmo e
ragazzi più di sei ore di attesa per passare le
misure di sicurezza. «C’erano chilometri di
persone - continua il sacerdote -, gli zainetti
venivano perquisiti uno ad uno». Nella prima
uscita ufficiale, papa Ratzinger non avrebbe
fatto rimpiangere Giovanni Paolo II.
«Ha dimostrato di essere in sintonia con i
giovani» è convinto don Mimmo. Peccato per
il discorso: l’ha pronunciato in tedesco e non
a tutti è arrivata la traduzione. E peccato anche
per quello che si sente a dire in giro, tra
i pellegrini di Colonia. Voci di corridoio parlano
della prossima Giornata della gioventù.
Dovrebbe tenersi a Sydney. Non più dopo un
intervallo di due anni - come istituito da papa
Wojtyla - bensì di ben cinque. A ufficializzarlo
sarà lo stesso papa Ratzinger domani
al termine della messa conclusiva della
Giornata mondiale della gioventù.
Nella spianata di Marienfeld, domani alle
dieci in punto, Benedetto XVI officerà la celebrazione
clou di Colonia 2005. Poi l’Angelus
e l’annuncio. A Marienfeld, oggi alle 11 in
punto, aprono i cancelli. Ci saranno don
Mimmo e suoi ciclisti ma anche don Paolo ed
il grosso dei papa-boys piacentini provenienti
da Meckenheim. Sulla spianata rimarranno
accampati per oltre 24 ore, nell’ultima
tappa di quello diventato una sorta
di tour de force - anche a causa della comprovata
disorganizzazione tedesca di questi
giorni - con sveglia alle 6,30 del mattino e riposo
a mezzanotte. Stamane l’entrata, nel pomeriggio
la preparazione con preghiere e
musica, questa sera la veglia con il papa.
Federico Frighi

Gmg Colonia


Il vescovo di Piacenza-Bobbio ha tenuto la catechesi e celebrato la messa nella Koln-Arena
Monari predica a 20 mila giovani
nella Giornata mondiale di Colonia

da Libertà, 18 agosto 2005

A Colonia quella di oggi sarà la giornata di
Benedetto XVI che per la prima volta incontrerà
i giovani fuori dai confini del Vaticano.
Ieri mattina il bagno di folla - per molti inaspettato
- l’ha assaggiato Luciano Monari. Il
vescovo di Piacenza-Bobbio era stato inserito
dalla Conferenza episcopale italiana (della
quale è vicepresente) tra i presuli che avrebbero
dovuto tenere le riflessioni sul Vangelo
e celebrare la messa in una delle giornate preparatorie
all’incontro con il papa. Così è stato.
Ieri mattina alle 9 Monari era all’Koln-Arena
di fronte a circa 20mila giovani, in maggioranza
provenienti dalle diocesi italiane.Il vescovo Luciano Monari ha
ufficialmente aperto le catechesi
che si susseguono prima della
messa solenne di domenica
prossima con il papa. Sono tre e
durano un’intera mattina, dalle
9 alle 13, messa compresa. Si
tratta di momenti di riflessione
rivolti a tutti i giovani giunti in
questi giorni a Colonia da ogni
parte del mondo. «È stata una
sensazione molto bella, di familiarità
e condivisione» dice il vescovo
appena terminate le celebrazioni.
A Colonia è arrivato in
aereo nella notte di martedì accompagnato
dal segretario don
Giuseppe Basini. Subito, alle 9
di ieri mattina, si è trovato di
fronte 20 mila giovani che lo attendevano
nella Koln-Arena.
«Ho visto questi ragazzi molto
attenti a quello che sta avvenendo
e sono stato molto contento»
confessa il presule. Tra i ventimila,
a Colonia, di piacentini ce
n’erano solo sette: i pellegrini-ciclisti
guidati da don Mimmo
Pascariello che si sono sistemati
nel quartier generale della
Giornata mondiale della gioventù.
Gli altri, il grosso dei piacentini
(circa 350), fa il papaboys
pendolare a circa un’ora di
treno e metropolitana e ha partecipato
ad un’altra catechesi
fuori Colonia.
Quella di ieri era la riflessione
di apertura e non poteva non soffermarsi
sul rapporto tra i Magi
di un tempo passato ed i giovani
di oggi. Contemporaneamente il
cardinale Joachim Meisner,
arcivescovo di Colonia, si soffermava
su concetti non dissimili,
in lingua tedesca, nel palazzetto
del ghiaccio di Neuss.
«La tradizione vuole che nella
cattedrale di Colonia siano custodite
le reliquie dei Magi - ricorda
Monari - il tema che ho
toccato è questo: i pellegrini che
vengono a vedere Gesù Cristo; la
ricerca della verità è proprio in
quest’ottica, la ricerca di Gesù
Cristo e del tipo di trasformazione
che questo può operare
nella vita di ogni essere umano,
in particolare dei giovani».
A Colonia sono in tanti, tantissimi.
La stessa perfetta organizzazione
teutonica più volte traballa
sorpresa dalla folla. Perché
sono a Colonia, che cosa cercano
tutti quanti? Monari prova a
dare una risposta. O meglio: dalle
sue parole si capisce che non è
un tentativo. Ne è certo. «Cercano
la vita». Fa una pausa, che al
telefono sembra lunghissima, e
riprende: «Non ne hanno abbastanza
di quello che riusciamo a
dargli. Diamo loro roba da poco.
Cercano altro». Ad esempio il
papa. Monari lo conferma: «C’è
grande attesa per l’arrivo di Benedetto
XVI. Il riferimento di
questa giornata è senza dubbio
il pontefice. Lo aspettiamo con
una certa ansia. Anche perché
c’è una certa curiosità di sapere
come si muoverà. È la prima volta
che va all’estero ed è la prima
volta che si trova davanti a una
marea di giovani venuti qui da
ogni parte del mondo».
Federico Frighi
Benedetto XVI che per la prima volta incontrerà
i giovani fuori dai confini del Vaticano.
Ieri mattina il bagno di folla - per molti inaspettato
- l’ha assaggiato Luciano Monari. Il
vescovo di Piacenza-Bobbio era stato inserito
dalla Conferenza episcopale italiana (della
quale è vicepresente) tra i presuli che avrebbero
dovuto tenere le riflessioni sul Vangelo
e celebrare la messa in una delle giornate preparatorie
all’incontro con il papa. Così è stato.
Ieri mattina alle 9 Monari era all’Koln-Arena
di fronte a circa 20mila giovani, in maggioranza
provenienti dalle diocesi italiane.Il vescovo Luciano Monari ha
ufficialmente aperto le catechesi
che si susseguono prima della
messa solenne di domenica
prossima con il papa. Sono tre e
durano un’intera mattina, dalle
9 alle 13, messa compresa. Si
tratta di momenti di riflessione
rivolti a tutti i giovani giunti in
questi giorni a Colonia da ogni
parte del mondo. «È stata una
sensazione molto bella, di familiarità
e condivisione» dice il vescovo
appena terminate le celebrazioni.
A Colonia è arrivato in
aereo nella notte di martedì accompagnato
dal segretario don
Giuseppe Basini. Subito, alle 9
di ieri mattina, si è trovato di
fronte 20 mila giovani che lo attendevano
nella Koln-Arena.
«Ho visto questi ragazzi molto
attenti a quello che sta avvenendo
e sono stato molto contento»
confessa il presule. Tra i ventimila,
a Colonia, di piacentini ce
n’erano solo sette: i pellegrini-ciclisti
guidati da don Mimmo
Pascariello che si sono sistemati
nel quartier generale della
Giornata mondiale della gioventù.
Gli altri, il grosso dei piacentini
(circa 350), fa il papaboys
pendolare a circa un’ora di
treno e metropolitana e ha partecipato
ad un’altra catechesi
fuori Colonia.
Quella di ieri era la riflessione
di apertura e non poteva non soffermarsi
sul rapporto tra i Magi
di un tempo passato ed i giovani
di oggi. Contemporaneamente il
cardinale Joachim Meisner,
arcivescovo di Colonia, si soffermava
su concetti non dissimili,
in lingua tedesca, nel palazzetto
del ghiaccio di Neuss.
«La tradizione vuole che nella
cattedrale di Colonia siano custodite
le reliquie dei Magi - ricorda
Monari - il tema che ho
toccato è questo: i pellegrini che
vengono a vedere Gesù Cristo; la
ricerca della verità è proprio in
quest’ottica, la ricerca di Gesù
Cristo e del tipo di trasformazione
che questo può operare
nella vita di ogni essere umano,
in particolare dei giovani».
A Colonia sono in tanti, tantissimi.
La stessa perfetta organizzazione
teutonica più volte traballa
sorpresa dalla folla. Perché
sono a Colonia, che cosa cercano
tutti quanti? Monari prova a
dare una risposta. O meglio: dalle
sue parole si capisce che non è
un tentativo. Ne è certo. «Cercano
la vita». Fa una pausa, che al
telefono sembra lunghissima, e
riprende: «Non ne hanno abbastanza
di quello che riusciamo a
dargli. Diamo loro roba da poco.
Cercano altro». Ad esempio il
papa. Monari lo conferma: «C’è
grande attesa per l’arrivo di Benedetto
XVI. Il riferimento di
questa giornata è senza dubbio
il pontefice. Lo aspettiamo con
una certa ansia. Anche perché
c’è una certa curiosità di sapere
come si muoverà. È la prima volta
che va all’estero ed è la prima
volta che si trova davanti a una
marea di giovani venuti qui da
ogni parte del mondo».

Federico Frighi

La scelta

Il candidato ideale:
saggio, dotto
e di provata fede

da Libertà, 29 agosto 2007

I vescovi vengono nominati dal Papa dopo un percorso che inizia nelle diocesi e termina, appunto, sulla scrivania del Santo Padre. Il codice di Diritto Canonico lo spiega nei canoni 377, 378.
LE CONSULTAZIONI - «Almeno ogni triennio i vescovi di una provincia ecclesiastica, oppure, dove le circostanze lo suggeriscono, le conferenze dei vescovi, mediante una consultazione comune e segreta, compilino un elenco di presbiteri... che risultino particolarmente idonei all’episcopato, e lo trasmettano alla Sede Apostolica». «Ogni volta che deve essere nominato un vescovo diocesano o un vescovo coadiutore, per proporre la cosiddetta terna alla Sede Apostolica, spetta al Legato pontificio ricercare singolarmente e comunicare alla stessa Sede Apostolica, insieme con il suo voto, ciò che suggeriscono il Metropolita e i Suffraganei della provincia, alla quale appartiene la diocesi in questione ... e altresì il presidente della conferenza dei vescovi; ...»
I REQUISITI - «Per l’idoneità di un candidato si richiede che: sia eminente per fede salda, buoni costumi, pietà, zelo per le anime, saggezza, prudenza e virtù umane, e inoltre dotato di tutte le altre qualità che lo rendono adatto a compiere l’ufficio in questione; goda di buona reputazione;
abbia almeno trentacinque anni di età; sia presbitero almeno da cinque anni; abbia conseguito la laurea dottorale o almeno la licenza in sacra Scrittura, teologia o diritto canonico in un istituto
di studi superiori approvato dalla Sede Apostolica, oppure sia almeno veramente esperto in tali discipline».

Monsignor Erminio De Scalzi


Vescovo ausiliare di Milano
e abate di Sant'Ambrogio

probabilità 3%

Nato a Saronno, arcidiocesi di Milano, il 6 settembre 1940; ordinato presbitero il 27 giugno 1964; eletto alla Chiesa titolare di Arbano e nominato ausiliare di Milano l'11 maggio 1999; ordinato vescovo il 19 giugno 1999.

Monsignor Gianni Ambrosio

Assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica
probabilità 90%

Monsignor Gianni Ambrosio , 64 anni, è sacerdote dell'arcidiocesi di Vercelli. Ha compiuto gli studi a Roma, conseguendo la laurea in teologia. A Parigi, presso l'Institut Catholique, ha conseguito la licenza in scienze sociali; presso gli Hautes Études della Sorbona ha ottenuto il diploma di specializzazione in sociologia della religione. E’ professore ordinario della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, Milano.
E’ consulente dell'Ufficio Nazionale del Progetto culturale orientato in senso cristiano. E’ pure consulente ecclesiastico dell'Unione editori e librai cattolici italiani. Per 13 anni (dal 1988 al 2001) è stato parroco della parrocchia di san Paolo in Vercelli.
Giornalista pubblicista, è stato direttore del Corriere Eusebiano settimanale diocesano di Vercelli, dal 1995 al 2001. E’ stato assistente spirituale delle Acli e della Fuci vercellesi.
Nel gennaio 2001, il Consiglio Permanente della Cei l’ha nominato Assistente ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel gennaio 2006 è stato riconfermato al medesimo incarico per un secondo quinquennio

L'esorcista (i consigli)

Il consiglio: rivolgersi al parroco o al medico, molte sono suggestioni
‘‘È la preghiera che vince il maligno’‘

(f.fr.) ‘‘È la parola di Dio che fa capire se c'è il demonio o se si tratta di altre cose tipo suggestioni’‘. Monsignor Giambattista Lanfranchi ne è convinto e bacchetta alcuni suoi colleghi quando al congresso degli esorcisti gli dicono diversamente. Il primo consiglio è comunque sempre quello di rivolgersi al parroco o al segretario del vescovo prima di intraprendere altre strade: ‘‘Fanno da filtro e riescono a capire ed a discernere se si tratta di un caso di infestazione demoniaca oppure di un caso di suggestione. Utile è anche andare dal proprio medico’‘. ‘‘Tutti i fatti malvagi che avvengono al mondo sono ispirati dal male - è convinto - e noi oggi abbiamo assolutamente bisogno della parola di Dio per sconfiggere il male. Il vescovo Monari lo ha capito subito portandola nella società. Io non ho mai conosciuto così Dio come dalle parole del nostro vescovo’‘.
Ecco alcuni passi della strada della preghiera, quella che monsignor Lanfranchi inizia quando si avvicina all'esorcismo.
Lettera agli Efesini, capitolo 6, versetti 12-18: La nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue o di carne ma contro i principati e le potestà contro gli spiriti del male ....
‘‘Molte volte la gente attribuisce certe situazioni alle fatture - spiega il sacerdote -. Non è così, è il demonio’‘. Prendete l'armatura di Dio perchè possiate resistere nel giorno malvagio, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia ... tenete sempre in mano lo scudo della fede. Prendete l'elmo della salvezza e la spada dello spirito, cioè la Parola di Dio. ‘‘Tanti esorcismi non producono nulla - dice don Giambattista - perchè non c'è prima la parola di Dio’‘.
Prima lettera di San Pietro, capitolo 5, versetti 8-9 Siate temperanti vigilate, il vostro nemico, il diavolo va in giro come leone ruggente cercando chi divorare, tenetevi saldi nella fede.
‘‘Il diavolo colpisce tutti - dice - in particolare le persone più deboli, sia dal punto di vista psichico sia fisico’‘.
Lettera agli Efesini, capitolo 4, versetti 26-27. Nell'ira non peccate ... e non date occasione (luogo) al diavolo. ‘‘Quando trova una persona debole e predisposta all'ira ci va a braccetto’‘ avverte don Giambattista.
Lettera agli Efesini, capitolo 6, versetto 10. Per il resto attingete forza nel Signore nel vigore della sua potenza. ‘‘Il Signore è il dominatore. Quella potenza che ha usato per rompere la morte di Gesù, dobbiamo usarla contro i demoni’‘.

L'esorcista

L'85enne monsignor Giambattista Lanfranchi esorcista diocesano. La nomina pubblica per la prima volta
"‘Il diavolo, l'ho sempre scacciato"
Ogni anno 12 casi di possessione. Un ‘‘lavoro’‘ iniziato per caso

Libertà, 10 agosto 2007

Un salottino nella canonica, quattro poltroncine, un piccolo divano, un caminetto, immagini sacre alle pareti. Un angolo domestico come tanti. È qui che don Giambattista Lanfranchi (di recente promosso monsignore), 85 anni da compiere, tiene le sue battaglie contro il demonio. E le vince. Tutte. ‘‘Sono sempre riuscito a scacciarlo, grazie a Dio’‘ sospira il sacerdote. Dodici casi di possessioni all'anno: ‘‘Una cifra più o meno costante dall'89 ad oggi’‘. Casi gravi. Arrivano anche dalla zona di Pavia, di Brescia, di Lodi. I piacentini sono 6-7, in media una segnalazione ogni due mesi. Hanno dai 40 ai 50 anni. ‘‘Solo una volta mi è capitato un giovane sotto i venti’‘ ricorda don Gianbattista. Le vittime del demonio, secondo la casistica, appartengono ad ogni categoria sociale: ‘‘Dalla casalinga al medico, passando per il capo treno. Lui cerca tutti, poi è Dio che permette’‘. Tutte liberate dal maligno in una o più sedute. Si arriva anche a cinque. Monsignor Lanfranchi (cugino del vescovo Antonio Lanfranchi) a fare l'esorcista ci è arrivato per caso dopo una carriera che lo ha visto prima curato a Cortemaggiore e Pianello, poi parroco a Montereggio, San Lazzaro e Seminò. Tutti i preti sono esorcisti ma l'esercizio dipende dalla licenza del vescovo. Questa licenza, per don Giambattista, è arrivata ufficialmente lo scorso 25 gennaio e pubblicata solo di recente nell'ultimo numero del bollettino ufficiale della curia vescovile di Piacenza-Bobbio. Don Giambattista, in realtà, a fare esorcismi aveva iniziato nel 1989.’‘Venne un medico piacentino che mi parlò di un suo paziente nel quale si verificavano fenomeni inspiegabili’‘ ricorda monsignor Gianbattista Lanfranchi. ‘‘Scrissi tutto e andai dal vescovo Antonio Mazza - prosegue - chiedendogli se questa persona non fosse da esorcizzare. Mazza lesse la mia relazione ed alla fine mi disse: ‘‘Va bene, lo faccia lei’‘‘‘. Una risposta assolutamente inaspettata: ‘‘In quel momento mi sono sentito mancare le forze tanta era la sorpresa; però ho ubbidito’‘. Tempo dopo tornò dal vescovo per comunicargli il risultato positivo, il demonio era scacciato. ‘‘Sua eccellenza mi disse: ‘‘Bene, adesso continui’‘‘‘. Quando Mazza andò in pensione venne nominato amministratore diocesano monsignor Eliseo Segalini e poi amministratore apostolico monsignor Benito Cocchi: ‘‘Entrambi mi dissero di proseguire fino all'arrivo del nuovo vescovo. Ed io così feci’‘. Arrivato monsignor Luciano Monari, ai primi di ottobre del '95 don Giambattista ritorna in vescovado. ‘‘Andai per chiedere che mi sollevasse dall'incarico. Mi ascoltò e alla fine mi disse: ‘‘Ci vuole anche questa carità’‘. Anche quella volta obbedii e continuai. Quando arriverà il nuovo vescovo andrò a dirgli altrettanto. Vedremo che cosa mi risponderà’‘.
L'ultimo caso risolto risale all'inizio di marzo, poi monsignor Lanfranchi è stato male ed ha dovuto subire un piccolo intervento chirurgico. ‘‘Da allora non ne ho più presi - dice -. Mi hanno chiamato anche ieri per una presunta possessione (mercoledì scorso, ndr.) ma ho rimandato a quando starò meglio’‘.
È un compito faticoso, o lo si fa per obbedienza o nessuno se lo sognerebbe mai. Quando don Giambattista vince, si china e bacia la terra sulla quale si trovava l'indemoniato. La prima volta il diavolo lo colpì al ventre con un pugno. ‘‘La persona era seduta sul divanetto, dove si trova lei adesso - racconta -. Improvvisamente mi arrivò un pugno al petto senza che quella persona si muovesse; sentii male per una settimana’‘.
Un'altro caso arrivò da Brescia, una donna accompagnata da un salesiano: ‘‘È dovuta venire cinque volte prima di essere liberata’‘. Si parla di diavolo in persona. Un'altra donna di Lodi venne una volta sola e fu sufficiente: ‘‘Ho cominciato, come faccio sempre, leggendo la lettera degli Efesini. Ho letto la Bibbia assieme a lei per due ore e cinque minuti. Alla fine il diavolo è venuto fuori’‘. In che modo? ‘‘In quel caso la donna, dopo due ore, ha iniziato a dimenarsi picchiando con la schiena sulla spalliera del divanetto, poi per terra. Urlava. Io ho continuato a leggere tranquillamente la formula dell'esorcismo. Dopo mezz'ora era stata liberata. Alla fine mi ha rivelato che, mentre il suo corpo si contorceva, dentro di sé continuava a recitare l'Ave Maria. Dopo tre o quattro giorni è tornata, si è confessata, mi ha ringraziato’‘.
Le manifestazioni del demonio sono tante: ‘‘Mi è capitato di sentirli parlare in ebraico. Sono tutti i trucchi del diavolo’‘. Per l'esorcista è faticosissimo: ‘‘Il fine di satana è dividere e per dividere se la prende con tutti, soprattutto con me. A volte mi coglie una stanchezza enorme, una spossatezza innaturale. Ma io vado avanti lo stesso. La Bibbia dice che l'uomo obbediente canterà vittoria’‘.
Un segno che caratterizza l'indemoniato è l'ira. Si arrabbia con tutti. In particolare con l'esorcista: ‘‘Ma lei che cosa sta a fare qui, il mio medico mi dice che io non sono indemoniata, è lei che lo dice’‘. Chi è posseduto non sa di esserlo. Può capitare che avverta debolezza, uno stato di malessere persistente che i medici non riescono a spiegare. ‘‘Il diavolo si nasconde bene, è il suo segreto, ce l'hanno sempre detto in teologia, si nasconde perché non si creda che c'è’‘.
Federico Frighi

Monari e l'alluvione di Firenze

Monsignor Luciano Monari nel 1966 con giovani preti
del Collegio Lombardo passò una settimana
a Firenze a lavorare nelle abitazioni invase dall’Arno

Un’esperienza di solidarietà
Il vescovo Luciano Monari tra gli “angeli del fango”

Libertà, 5 novembre 2006

Così il vescovo Luciano Monari ricorda quel novembre del 1966 vissuto da “angelo del fango” in una Firenze ferita dalle acque. Quando lo raggiungiamo al telefono nel sacro silenzio del monastero di Santa Croce, a Bocca di Magra – dove ieri era impegnato a condurre degli esercizi spirituali –, quasi sorride e si commuove al tempo stesso. Non ne aveva mai parlato con nessuno. L’evento era finito al massimo su un’opuscolo realizzato per la sua ordinazione episcopale: poche righe finite nel dimenticatoio. Fino a quando, ieri mattina, il cardinale arcivescovo di Firenze, Ennio Antonelli, nell’omelia celebrata per il 40esimo anniversario dell’alluvione, ha svelato le presenze illustri. A Firenze, tra gli “angeli del fango”, c’era mezza dirigenza della CEI: il segretario generale Giuseppe Betori e il vice presidente Luciano Monari. Oltre al vescovo di Livorno, Diego Coletti, e a quello di Pistoia, Mansueto Bianchi. Monari era stato ordinato sacerdote un anno prima, il 20 giugno del 1965. Poi era stato mandato a studiare Sacre Scritture a Roma nel seminario Lombardo. Con il giovanissimo don Luciano c’erano anche don Betori, don Coletti ed altri preti novelli. L’attuale vescovo di Pistoia, monsignor Bianchi, studiava in un altro seminario. Rimasero molto colpiti dalle terribili notizie che giungevano da Firenze.
«È stata un’esperienza molto forte che mi ha arricchito come sacerdote. Ricordo che chiedemmo al rettore il permesso di andare ad aiutare quelle popolazioni per una settimana – ritorna con la memoria a quant’anni fa monsignor Monari –. Ci disse di sì e così ci trovammo ospitati nella parrocchia di Sesto Fiorentino. La nostra intenzione era quella di soccorrere gli alluvionati – spiega il vescovo – così non andammo con la Sovrintendenza ai beni artistici ma fummo dirottati nelle case dei fiorentini. Con il badile a liberare le abitazioni dal fango che aveva avvolto tutto. Una settimana passata a spalare nelle case vicino all’Arno – continua monsignor Monari –. Ricordo l’immagine del disastro, la potenza delle acque e del fango. Impressionante. Aveva spostato tutto: lavatrici, frigoriferi tutto quello che trovava davanti. È stata un’esperienza molto forte. Ancora: «Ricordo quando tornavamo in parrocchia la sera, stanchissimi, e dopo la doccia ci riunivamo in preghiera durante la Messa. È stata veramente un’esperienza arricchente: la sofferenza grande per la situazione ma anche un grande legame sorto tra di noi soccorritori e la contentezza di poter fare qualche cosa di utile. Anche se alla fine non abbiamo poi fatto nulla – osserva il vescovo con la consueta umiltà – abbiamo solo spostato delle cose e pulito via del fango». Il cardinale Antonelli, nella sua omelia, ha ieri mattina sottolineato come rimanga viva «la memoria delle forti energie morali e della splendida solidarietà che si svilupparono come risposta alle sfide della calamità naturale». «È vero – evidenzia Monari – la gente ci accolse molto bene, fraternamente e con affetto. La c’eravamo proprio tutti, di tutti i colori possibili».
Federico Frighi