martedì 5 ottobre 2010

Ambrosio: educazione in secondo piano, ecco il perchè della crisi di valori

Ancora un interessante faccia a faccia tra il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio. Da una parte i vescovi lanciano una nuova sfida educativa con un programma decennale; dall'altra il banchiere del Papa individua nella trascuratezza dell'insegnamento della dottrina cattolica una fetta di resposabilità per il decadimento valoriale della società di oggi. Di seguito la cronaca dell'incontro tenutosi nell'ambito della Settimana Francescana di Piacenza-Bobbio.

«La madre di tutte le crisi? E' la disattenzione della cultura italiana verso il tema dell'educazione». Lo dice il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio. Lo ribadisce il presidente dello Ior (la banca vaticana), Ettore Gotti Tedeschi, quando afferma che per anni è mancato l'insegnamento della dottrina con la conseguenza che si sono abbandonate le leggi naturali dell'economia e dunque non si fanno più figli. Entrambi, Ambrosio e Gotti Tedeschi, erano ospiti ieri pomeriggio, nell'auditorium di Sant'Ilario, dell'edizione 2010 della Settimana Francescana, presentati dall'avvocato Gianguido Guidotti e dal parroco di San Francesco, don Giuseppe Frazzani. E' il secondo sabato consecutivo che le strade del banchiere di Dio e del vescovo si incrociano (otto giorni fa la giornata di studi su Dio, Diritto, Natura). In mezzo ci sono stati, per Gotti Tedeschi, l'incontro con papa Ratzinger e la presentazione del libro "Denaro e Paradiso", per Ambrosio la stesura romana del documento della Cei "Educare alla vita buona del Vangelo", che verrà pubblicato il prossimo 28 ottobre. Si tratta degli "Orientamenti pastorali" della Chiesa Italiana nei prossimi dieci anni.
«La disattenzione della cultura italiana verso l'educazione è la madre di tutte le crisi» evidenzia il vescovo che sottolinea come la Chiesa, di fronte alle situazioni di difficoltà di oggi, si appelli alla vita buona del Vangelo quale modello per la società. «Abbiamo bisogno di cogliere il senso della realtà stessa - prosegue -. I vescovi comprendono bene lo smarrimento e le inquietudini della vita odierna, tuttavia siamo invitati a vedere nella realtà odierna l'offerta di una possibilità. La missione educativa come avventura umana di sempre vale anche nel nostro oggi». I luoghi critici vanno affrontati senza paura cogliendo la sfida di trasformarli in altrettanti attività educative, osserva Ambrosio. «Il tempo dell'educazione non è mai finito - dice - e noi, come credenti, siamo incoraggiati a trovare le nuove ragioni per trarre le opportunità di un nuovo inizio».
«L'elemento fondamentale - osserva - è il Vangelo, in quanto la Chiesa è discepola di Gesù. Ma la vita buona interpella tutti. Noi siamo invitati a far interagire la vita buona del Vangelo con la vita buona del cuore umano».
La tesi di Gotti Tedeschi è che «l'emergenza educativa c'è perché molti preti non hanno insegnato dottrina. Se non insegno dottrina non insegno il senso della vita. Questo è il primo scoglio da superare». Le povertà: «Ci sono tre tipi di povertà: scelta, subita, provocata». Quella scelta è di San Francesco: «Si distaccò dal mondo, dai beni terreni, dalla morte, dai bisogni materiali, dalla cultura (almeno all'inizio) ». Poi la povertà subita «dovuta al fatto che non si riesce a creare ricchezza o non si ha la vocazione economica». Infine la povertà provocata: «Quando mancano i valori, i principi economici prendono la supremazia. Il nostro modello attuale è di assoluto consumismo e ha prodotto la nuova povertà. Il paradosso economico degli ultimi anni parte dalla negazione che ci sia un'economia naturale: che la crescita sia legata alla popolazione». «Troppo potere economico è oggi in mano a persone non capaci - continua il presidente dello Ior -, questo mi preoccupa non poco. In più sono stati negati molti pilastri del capitalismo sostituendo l'imprenditore con i fondi d'investimento». Insomma, il futuro non è roseo. Ecco perché, per Gotti Tedeschi, almeno per i prossimi cinque anni dovremo fare i conti con la cinghia tirata. Ecco perchè il programma dei vescovi - come ha sottolineato l'avvocato Gianguido Guidotti - è addirittura decennale.
Federico Frighi


03/10/2010