venerdì 28 ottobre 2011

C'è crisi, le Gianelline investono nell'educazione

Quando molti chiudono, quando gli imprenditori si fermano perchè "c'è la crisi", quando molti si siedono e aspettano, ci sono altri che invece prendono la direzione opposta. E' curioso notare che si parli di suore. Sì, sono proprio loro, le Gianelline che non lasciano, raddoppiano. Se ci fossa anche qualche vocazione in più sarebbe il massimo.



Un nuovo polo per l'infanzia nel centro storico cittadino. E' quello delle suore Gianelline che, già presenti in via Scalabrini con la Scuola per l'Infanzia, amplieranno la propria offerta ai piacentini con il Nido. Sarà ospitato nella vecchia sede dell'As. so. fa in via Landi (ingresso da via Scalabrini) e sarà operativo dal 2012. Trentacinque i posti per i bimbi dai tre mesi ai tre anni che si andranno ad aggiungere agli attuali 57 della Scuola per l'Infanzia. Una boccata d'ossigeno per le famiglie ma anche un contributo all'occupazione, visto che verranno assunti almeno tre educatori. «Le Gianelline hanno avuto il coraggio di investire dove gli altri vanno nella direzione opposta» osserva Emanuela Hauser, direttrice della scuola delle Gianelline e preside dell'istituto comprensivo Gianelli di Genova (con più di 200 ragazzi), dove le suore hanno la casa provinciale. «Come in tutto il Paese la problematica è quella dei servizi pubblici sempre più deficitari di fronte a bisogni delle famiglie sempre più urgenti - evidenzia la direttrice -. Le Gianelline hanno voluto rispondere».
La partenza è prevista nel 2012: «Abbiamo atteso a lungo per i permessi in quanto l'edificio è vincolato dalla Sovrintendenza. Proprio nei giorni scorsi l'ultimo il parere favorevole è arrivato. Nel giro di qualche settimana faremo l'inaugurazione, poi passeremo alle iscrizioni. Si partirà molto probabilmente con una sezione Primavera (tra i 24 e i 36 mesi) dell'attuale Scuola per l'Infanzia. Poi si passerà al Nido completo dai tre mesi ai tre anni».
Il modello di riferimento è quello di Reggio Emilia che ha fatto scuola in Italia.
La nuova ala ristrutturata dall'architetto Carlo Garuti, si trova al piano terra, sotto l'ala storica dell'asilo (tre sezioni). Comprende un grande atrio, la sala dell'accoglienza, due stanze destinate al riposo dei bambini piccolissimi e divezzi, il refettorio con un corridoio collegato alla cucina delle suore che serve tutta la comunità. Il grande salone diviso in una zona di attività a tavolino (pittoriche e manipolative), una zona a tavolino per attività differenziate a seconda dell'età, una zona psicomotoria con tappeti ad angolo morbido e un'ultima zona ludico ricreativa con giochi di simulazione. All'esterno due tensostrutture che proteggono altrettante aree ludico ricreative, una di pertinenza diretta della scuola (con pavimentazione antitrauma e circoscritta da una siepe), l'altra a disposizione di tutti. Un'altra fetta di cortile è stata adibita a parcheggio di auto, con accesso carrabile su via Landi.
Accanto alle strutture educative sono presenti anche quelle assistenziali: il centro per le mamme in difficoltà (attualmente sono 4) assieme ai loro bambini e quello per i minori problematici (attualmente 11). «Sono servizi diversi ma fanno parte dello stesso progetto voluto dal nostro fondatore Sant'Antonio Maria Gianelli (vescovo di Bobbio, morto a Piacenza nel 1846, ndr.) - spiega la superiora, suor Elvira Boggia - da una parte c'è il valore della vita che cresce e che nasce, dall'altra quello di una vita che continua con le sue fragilità».
Federico Frighi


28/10/2011 Libertà

mercoledì 26 ottobre 2011

Fondi, aiutate quasi 500 famiglie

Ancora sul rapporto Caritas povertà in tempo di crisi. Grazie ai fondi di solidarietà, dall'inizio della crisi, sono state aiutate quasi 500 famiglie.

I dati del Dossier 2011 prendono in considerazione le povertà conosciute a Piacenza attraverso la rete Caritas. Rappresentano un tentativo di allargare la fotografia e l'analisi delle povertà nella direzione di una lettura maggiormente diocesana che, tuttavia, potrà aversi quando sarà operativa la Consulta della Carità con le 69 strutture ecclesiali inserite in un'unica rete.
Centro Ascolto Caritas: 1.273 persone nel 2010 contro le 1.157 nel 2009. Delle 1.273 persone aiutate, 770 sono uomini, 503 donne con una netta prevalenza delle classi di età centrali (35-44 al 31%, 45-54 al 27%). In 460 si sono rivolti al servizio per la prima volta.
Centro Scalabriniane: 359 persone nel 2010 contro le 402 del 2009. Delle 359 persone aiutate 263 sono donne, 96 uomini.
Centro Ascolto Agape: nella struttura di Fiorenzuola (Piccola casa della Carità) nel 2010 sono state accolte 124 persone contro le 173 del 2009. Il 55% sono donne.
Fondo di Fiorenzuola: al 30 aprile del 2011 il fondo straordinario di aiuto alle famiglie di Fiorenzuola ha raggiunto oltre 66mila euro. Una cifra che ha permesso di aiutare 136 famiglie in difficoltà.
fondo diocesano: il Fondo straordinario diocesano di solidarietà attualmente ha una dotazione di oltre 456mila euro. Ha garantito, a fine giugno 2011, 289 prestiti alle famiglie in difficoltà per un totale di 745mila euro. Sono stati inoltre erogati 70 contributi di 500 euro ciascuno a fondo perduto per un totale di 35mila euro.


23/10/2011 Libertà

Le opere ecclesiali non si sostituiscono al pubblico

Torniamo sul rapporto Caritas la povertà in tempo di crisi. Da tutti gli addetti ai lavori rappresentanti il mondo cattolico arriva forte e chiaro il messaggio: le opere della Chiesa non si sostituiscono a quelle pubbliche.

(fri) Dal convegno delle Caritas parrocchiali arriva forte e chiara una puntualizzazione che per la Chiesa è essenziale: le opere socio-assistenziali nascono dalla carità cristiana e non si devono sostituire al servizio pubblico. Lo dicono e lo ribadiscono tutti: dal direttore della Caritas diocesana Giuseppe Chiodaroli - «Si curi la collaborazione con il pubblico privilegiando funzioni integrative e anticipatrici e non sostitutive» - all'economo diocesano don Giorgio Bosini, padre dell'Associazione La Ricerca, durante le testimonianze delle opere di carità. Ma anche, prima che il vicario generale monsignor Giuseppe Illica chiuda il convegno, di Massimo Magnaschi, molto esplicito nella sua relazione. «La presenza della Chiesa in campo sociale e sanitario - osserva - porta con sé un forte rischio in una fase storica di grave e perdurante crisi economica: il rischio di revisione in senso restrittivo dei sistemi di welfare, con un ricorso alla sussidiarietà che rischia di divenire deresponsabilizzazione pubblica, delega ed uso strumentale dei corpi intermedi in termini di supplenza a costi ridotti, più che complementarietà».


23/10/2011 Libertà

lunedì 24 ottobre 2011

Caritas, la povertà in tempo di crisi

La povertà in tempo di crisi cambia volto e si ramifica nel territorio. Se ne è parlato nel convegno delle Caritas parrocchiali.

Oltre 61mila contatti ai centri di ascolto, 77mila alle strutture di assistenza sociale residenziale, 50mila ai centri diurni per anziani. I numeri, relativi al solo 2010 e alla provincia di Piacenza, danno l'idea di come la povertà, in tempo di crisi, sia diffusa e ramificata sul territorio. La Chiesa, con le sue strutture, parrocchie incluse, mette insieme un piccolo esercito di 69 realtà - dalla Mensa della Fraternità di via San Vincenzo all'ambulatorio San Camillo di via Genocchi - sostenute dalla carità cristiana, dall'amore preferenziale per i poveri e per gli ultimi, «imparando a riconoscere la presenza di Dio nell'affamato e nell'assetato, nello straniero e nel carcerato, nell'ammalato e in ogni bisognoso». Lo dice il numero 39 degli Orientamenti pastorali della Cei, Educare alla vita buona del Vangelo.
Lo ribadisce il vescovo Gianni Ambrosio al convegno annuale della Caritas parrocchiali ieri mattina nell'Oratorio Ragazzi del Brentei (Nostra Signora di Lourdes). I saluti dell'assessore comunale Giovanna Palladini, del presidente della Provincia, Massimo Trespidi, del direttore della Caritas diocesana, Giuseppe Chiodaroli. Poi il vescovo Ambrosio ringrazia l'impegno e la dedizione delle Caritas. Osserva come si debba partire dalle «relazioni buone», senza le quali non c'è la vita. «Non vi è vita sociale, ma solo la lotta tra individui, tra interessi in conflitto e comportamenti opportunistici». «In tempi di crisi generalizzata - evidenzia Ambrosio - la nostra vita ha bisogno che si coltivi l'amicizia, la fiducia, la cooperazione, la reciprocità tra persone. Credo che questo sia il servizio più prezioso che possiamo e dobbiamo offrire come comunità cristiana». In queste relazioni buone, prosegue il presule, vanno inserite anche le opere di carità scrollando «la polvere che può essersi depositata, impedendo di arrivare a riconoscerne l'origine, il significato, la finalità». Ma l'amore per il prossimo ha anche bisogno di «organizzazione quale presupposto per un servizio comunitario ordinato» dice Ambrosio citando Benedetto XVI. Ecco che serve una Consulta diocesana delle opere socio-assistenziali: «Segno di comunione ecclesiale ed operativa per un coordinamento ed una pastorale d'insieme».
Il convegno è l'occasione per presentare il Dossier 2011 "La povertà in tempo di crisi", realizzato dall'Osservatorio delle povertà e delle risorse della Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio in collaborazione con l'Osservatorio delle Politiche Sociali della Provincia di Piacenza. Un documento che ingloba e aggiorna i dati diocesani del censimento 2009 delle Opere sanitarie e sociali ecclesiali in Italia, quest'ultimo presentato da Walter Nanni, della Caritas Italiana. Delle 69 strutture ecclesiali piacentine - come spiega Massimo Magnaschi della Caritas di Piacenza-Bobbio - il 73% è operante in campo sociale, mentre il restante 27% è suddiviso tra assistenza socio-sanitaria o sociale, socio sanitaria e sanitaria. Tra le 14 diocesi dell'Emilia-Romagna Piacenza si colloca all'ottavo posto in fatto di strutture, davanti alle 67 di Ferrara-Comacchio e subito dietro alle 75 di Ravenna-Cervia. Il primo è occupato da Reggio Emilia-Guastalla con 352, l'ultimo da San Marino-Montefeltro che ha solo una struttura sociale ecclesiale. Nelle 69 strutture piacentine operano 942 volontari e 858 lavoratori retribuiti. I religiosi sono 67 e rappresentano il 4% del totale. Inferiore all'uno per cento la percentuale dei volontari del Servizio Civile.
Federico Frighi


23/10/2011 Libertà

sabato 22 ottobre 2011

Missione dei migranti, occasione d'unità per la Chiesa

Pubblichiamo il testo integrale dell'articolo di padre Gaetano Parolin, superiore degli Scalabriniani di Piacenza, in occasione della Missione Popolare dei migranti che si terrà domani pomeriggio nel duomo di Piacenza.

Costumi, danze e canti. Bandiere, stendardi e icone. Porteranno il meglio della loro cultura, i migranti che domenica 23 ottobre, alle ore 16 in Duomo, celebreranno la Missione dei migranti. Il titolo potremmo sembrare improprio. E’ infatti la Chiesa che sente una missione per i migranti. No, esiste anche una missione dei migranti, un contributo che solo loro possono portare alle nostre comunità. Del resto, questo è evidente dal punto di vista demografico, sociale e culturale. La dimensione religiosa non ne è esente. La vivacità, il senso della festa, la partecipazione sono tratti che li caratterizzano da un punto di vista religioso e dai quali qualcosa possiamo imparare.
Ma porteranno soprattutto la loro fede, da condividere con i fratelli italiani. Che pertanto sono caldamente invitati a partecipare, per testimoniare che anche la nostra comunità diocesana è una chiesa cattolica, composta cioè di gruppi e di espressioni diverse, ma uniti dalla stessa fede, dalla stessa speranza e dalla stessa carità. E’ questa la cattolicità vera, che potremmo chiamare sociologica, perché abita e caratterizza anche il nostro territorio. Siamo una società multietnica, che comprende diverse espressioni, denominazioni e religioni. La missione non è il movimento di un gruppo verso l’altro, ma la tensione di tutti verso l’unità.
Nel secondo anno della missione diocesana popolare le tematiche affrontate erano particolarmente significative per i migranti. Si parlava di relazioni, di fragilità, di cittadinanza. Il tema proposto per il prossimo avvento è addirittura l’ospitalità, l’accoglienza. E’ la dimensione della Chiesa che vuole essere accogliente dell’altro, del diverso, del migrante. Non dev’essere però una dimensione a senso unico. Rischierebbe infatti di creare relazioni non di fraternità, ma di potere. Il migrante infatti vuole anche offrire, condividere, partecipare. Non si presta infatti a fare il più piccolo, il più debole, perché noi possiamo esprimere la nostra superiorità, anche nell’ospitalità. Il riconoscimento, l’accoglienza, crea sempre un circuito, una relazione reciproca, una danza, in cui tutti ci troviamo gli uni di fronte agli altri, in cui tutti siamo accolti e accoglienti, riconoscenti e riconosciuti. La missione per i migranti non mira ad assistere un gruppo di emarginati, ma ad essere Chiesa insieme.
“La missione dei migranti”, vuole sottolineare questa seconda dimensione. Sì, anche i migranti hanno una missione. Di rendere vera la cattolicità, di fare più bella l’unità, perché più ricca, più varia, meno omologante.
Il rapporto tra missione e migrazioni è antico. Fin dall’inizio, la diffusione del Vangelo è stata legata alle reti migratorie. I movimenti migratori hanno costituito un elemento funzionale alla sua diffusione, come direbbe il grande teologo africano J.J. Hanciles. Il Cristianesimo è una religione di migranti, di stranieri che ospitano altri stranieri. Secondo lo stesso autore, stiamo anzi assistendo ad un rovesciamento di prospettiva. La missione, grazie sempre alle migrazioni, non ha più la direzione Nord-Sud del mondo, ma quella opposta, dal Sud al Nord. Dall’Asia, dall’Africa, dall’America latina arrivano gruppi e persone animate da uno spirito missionario molto più vivace di quello delle chiese europee o americane.
Il rapporto migrazioni-missione non ha però solo carattere storico. E’ anche ma teologico. Le migrazioni aiutano ad approfondire, direi a modificare il concetto stesso di missione. Tanto che oggi si parla della missione per e con i migranti come il nuovo paradigma della missione stessa della Chiesa. La missione è infatti sempre straniera. Non è nostra, è di Dio. E’ la migrazione, l’estasi stessa di Dio, il movimento di Dio verso l’uomo, il suo mistero d’amore riversato nel mondo. Noi la condividiamo come un dono, come una grazia. Non è la Chiesa che ha una missione, ma è la missione che ha una Chiesa. La missione è sempre un movimento, non un andare geografico, ma un movimento esistenziale, un movimento dal centro ai margini, dove Dio è presente. E’ obbedienza e sinergia con lo Spirito, l’amore di Dio presente nel mondo. E’ incontro con l’altro e quindi con la propria verità. E’ relazione, cammino d’amore, profezia e comunione pentecostale, dove le differenze parlano lo stesso linguaggio.
La celebrazione di domenica 23 ottobre avrà anche carattere ecumenico. Alla processione che precede la Messa, verso le 15.30, parteciperanno la comunità greco ortodossa cattolica, la chiesa ortodossa macedone e la chiesa ortodossa romena, con danze e canti, assieme ai vari gruppi di migranti cattolici, che esibiranno le loro bandiere, le loro immagini sacre e animeranno la celebrazione eucaristica, presieduta dal Vicario Generale Mons. Giuseppe Illica, con i loro canti e le loro danze.
L’invito a partecipare è esteso quindi a tutti, comunità residenti e comunità immigrate, per testimoniare che formiamo la stessa Chiesa pellegrina, in cammino verso la patria vera e per condividere, nella varietà delle culture, la stessa fede, la stessa speranza, la stessa carità.

P. Gaetano Parolin, cs.,

Due parroci per Trevozzo

Due nomine per coprire i posti vacanti lasciati da altrettanti sacerdoti deceduti in queste ultime settimane: a Trevozzo e all'ospedale di Bobbio.

Con Atto proprio in data 11 ottobre 2011 S.E. Mons. Vescovo ha affidato in solido la cura pastorale della parrocchia di Santa Maria Assunta in Trevozzo, Comune di Nibbiano, Provincia di Piacenza, resasi vacante per il decesso dell’ultimo titolare il M. R. Carrà don Luigi, ai presbiteri Zuffada don Virgilio, costituito moderatore, e Tagliaferri don Carlo, mantenendo i precedenti incarichi.

Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 19 ottobre 2011 il M. R. Repetti don Renato, mantenendo i precedenti incarichi, è stato nominato cappellano del presidio ospedaliero di Bobbio.

Piacenza 21 ottobre 2011 dalla Curia Vescovile

il Cancelliere Vescovile

don Mario Poggi

mercoledì 19 ottobre 2011

A Lourdes per la Missione Popolare

Il programma del terzo anno della Missione popolare diocesana avrà uno dei momenti più significativi in un pellegrinaggio diocesano a Lourdes previsto per l’ultima settimana di agosto 2012: dal 21 al 27 del mese in treno e dal 22 al 26 in aereo. In questa iniziativa la diocesi si avvarrà della collaborazione della sottosezione di Piacenza dell’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali). Il pellegrinaggio sarà guidato dal vescovo mons. Gianni Ambrosio, che invita a partecipare come segno concreto della nostra Chiesa in Missione.
L’obiettivo – sottolineano gli esponenti dell’Unitalsi - è quello “di porre la nostra attenzione a servizio ai fratelli ammalati. Sono coloro che per la loro condizione fisica sono esclusi, per forza maggiore, da tanti pellegrinaggi a cui pure desidererebbero partecipare”. Grazie ad adeguate strutture gli ammalati possono essere trasportati a Lourdes superando anche gravi disagi.
Il prossimo pellegrinaggio è anche un’occasione per far conoscere alle parrocchie questa realtà che è un grande dono al servizio delle comunità parrocchiali e che non ancora è ben conosciuta e valorizzata. “Sappiamo – aggiungono gli esponenti della sezione piacentina dell’Unitalsi rivolgendosi a sacerdoti, diaconi ed operatori pastorali – che ci sono presso varie parrocchie belle tradizioni per cui ogni anno si organizzano pellegrinaggi a Lourdes in pullman o in aereo, ma il prossimo anno desideriamo che venga favorita questa iniziativa diocesana per esprimere la comunione di tutta la Chiesa locale come popolo in cammino, guidato e protetto dalla Madonna del popolo”.
Le parrocchie interessate sono pregate di segnalare fin d’ora la loro adesione a don Serafino Coppellotti, parrocchia di N.S. di Lourdes, Piacenza, tel. 0523.451109 oppure alla Sottosezione di Piacenza dell’Unitalsi, Corso Vittorio Emanuele 16 b, Piacenza, tel. 0523.388729.

lunedì 17 ottobre 2011

Consigli per le offerte/ A cena con Africa Mission

Si avvicina l’appuntamento con la grande “cena di solidarietà” che Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo propone anche quest’anno per ricordare don Vittorione e raccogliere fondi a sostegno delle iniziative dell’associazione, che nel 2012 celebrerà i suoi 40 anni di fondazione.
La cena è in programma sabato 29 ottobre e sarà quest’anno all’insegna della tradizione culinaria marchigiana. A cucinare per l’ormai tradizionale appuntamento con la solidarietà saranno alcuni cuochi in arrivo dalle Marche, esattamente da “La Nuova Fazenda” di Cappone di Colbordolo, in provincia di Pesaro e Urbino, zona dove è presente una delle sedi secondarie di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo.

L’iniziativa è alla sua terza edizione: dopo la cena del 2009 a base di pesce preparata dai cuochi di Procida (Napoli) e quella del 2010 ispirata alla tradizione piacentina, quest’anno il menù proporrà i gustosi piatti della cucina marchigiana a base di prodotti tipici della regione preparati secondo tradizione.
Il menù prevede come antipasto porchetta in carpaccio, caciotta d’Urbino, frittata di tartufo di Acqualagna e crescia sfogliata con pecorino e prosciutto di Carpegna. I primi piatti saranno lasagnette al tartufo e passatelli con porcini e salsiccia. Come secondo sarà servito arrosto all’Urbinate con porcini e tartufo nero con contorno di patate al forno con cipolla rossa e peperoni. La cena si concluderà con crema della nonna Marchigiana e cantucci d’Urbania con vino di visciole. Il tutto sarà accompagnato da Sangiovese e Verdicchio.

La cena si terrà sabato 29 ottobre 2011, alle ore 20.00, a Piacenza, nei locali della parrocchia di Santa Franca (piazza Paolo VI). Il contributo di partecipazione è di 35 euro a persona. Per informazioni e prenotazioni contattare Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, in via Cesare Martelli 15 a Piacenza (entro martedì 25 ottobre), chiamando i numeri 0523-499424, oppure 3204785085 e 3206711188. Si può anche inviare una e-mail all’indirizzo africamission@coopsviluppo.org.

Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo ringrazia gli sponsor, che con il loro prezioso contributo, renderanno possibile la realizzazione di questa iniziativa di solidarietà: Ristorante pizzeria “La Nuova Fazenda”, parrocchia di Santa Franca, Casella Autogru, Grafiche Lama, Trattoria “La Noce” di San Nicolò, Grandi Magazzini Emiliani, Il Nuovo Giornale, Ristorante pizzeria “La Mamma” di Rottofreno, Elfo Studio, Blacklemon, Cravedi Produzione Immagini e Neon Radelme.

Africa Mission/3 Un giardino per don Vittorione

Un giardino dedicato a don Vittorione era il minimo che Piacenza potesse fare. Ora tocca ad Africa Mission adoperarsi affinchè tale giardino diventi un piccolo Eden fiorito e non rimanga un'area semi desertica com'è oggi.

Un giardino dedicato a don Vittorio Pastori e la promessa che non sarà solo una semplice targa, ma un modo per far rifiorire Montale e, perchè no, tutta la città. Lo dice don Maurizio Noberini, presidente di Africa Mission, prima dell'inaugurazione. Il Comune di Piacenza ha voluto dedicare una delle sue aree verdi più estese, quella tra via Modena e via Ferrara, al grande uomo bianco che dal 1972 (anche prima) al 1994 (anno della morte) dedicò la sua vita ai poveri dell'Africa: don Vittorio Pastori, per la sua mole "don Vittorione". Così erano in tanti ieri mattina in un angolo del giardino pubblico. Anche diversi cittadini che abitano nella zona. Un quartiere al centro di una rivoluzione viaria (la chiusura della via Emilia) accolta da giudizi "alterni" da parte di commercianti e abitanti. Non farà certo riaprire i negozi, però don Vittorione riuscirà a portare un messaggio positivo in questa zona della città.
«Cercheremo di fare la nostra parte affinchè questo sia un giardino fiorito - promette don Noberini -. Don Vittorio ha portato l'acqua nei luoghi assetati dell'Africa; sarebbe triste se qui ci fosse un giardino secco come lo vediamo ora. Vogliamo che sia un segno bello per la città, in modo che coloro che passano possano goderne. I bambini prima di tutto». «Noi non ci siamo dimenticati del nostro fondatore, non abbiamo preso un'altra strada - continua don Noberini -. Ogni giorno ci rendiamo conto che non finiamo di scoprire il messaggio e le indicazioni preziose che sono dentro la sua storia». Ci sono, tra gli altri, il questore Calogero Germanà, gli assessori Paolo Dosi e Luigi Gazzola, il parroco di San Lazzaro don Pietro Bulla, il direttore della Cattolica Mauro Balordi, la presidente dell'Opera Pia Alberoni Anna Braghieri. «Dedicare alla figura di don Vittorione e alla sua opera uno spazio pubblico, frequentato ogni giorno da bambini, anziani e famiglie - dice il sindaco Roberto Reggi - significa ribadire l'affetto e la riconoscenza della comunità piacentina ad uno straordinario esempio di umanità condivisa e di sincera dedizione al prossimo».
«Gli oltre 900 pozzi realizzati dall'associazione - evidenzia - sono il segno più evidente della lungimiranza di don Vittorio Pastori. Simbolo di vita, perché l'acqua è vita, ma anche metafora di una sete spirituale che don Vittorione con il suo coraggio e la sua fede ha saputo soddisfare. Con il suo operato egli ha costruito un ponte di solidarietà che lega Piacenza al Sud del mondo, ma ha anche realizzato una squadra capace di continuare la sua opera e a cui tutti noi siamo grati». «Questo è un parco grande e don Vittorio era un uomo di dimensioni e di cuore grandi - lo segue a ruota Carlo Antonello, presidente di Cooperazione & Sviluppo, braccio operativo di Africa Mission -. Poi questo è un parco per i bambini e don Vittiorio ha pensato all'Africa partendo dai bambini». La figura di don Vittorione è più che mai attuale in epoca di crisi. «Don Vittorio ha sempre definito questa società una società sbagliata perchè non guardava all'essenzialità - evidenzia Antonello -. Attraverso le cose essenziali, invece, cibo e acqua, don Vittorio parlava di Dio, un richiamo alla carità in una vita fatta di quantità. Oggi molte associazioni fanno della missionarietà e degli interventi di emergenza una sorta di professione. Don Vittorio no, ne ha fatto una predicazione del cuore». Infine la benedizione del vescovo Gianni Ambrosio. «Oggi si festeggia Santa Teresa d'Avila - ha evidenziato il capo della diocesi di Piacenza-Bobbio -. La figura di questa santa, che ci richiama soprattutto alla preghiera, e quella di don Vittorione sembrano distanti, ma alla fine credo che si congiungano, perché l'orazione ci conduce al cuore di Dio e credo che don Vittorio abbia intuito proprio qualcosa di quel cuore grande di Dio attraverso la sua scelta di carità».
Federico Frighi



16/10/2011 Libertà



Africa Mission/2 La guida Michelin ti cambia la vita

Gli incontri con persone straordinarie si hanno nell'ordinarietà di tutti i giorni. Lo dimostrano Ninì e la guida Michelin.

Può capitare che sfogliando la celeberrima guida Michelin sui ristoranti si possa rimanere folgorati come San Paolo sulla strada per Damasco. E' il caso di Antonio Della Misericordia, detto Ninì, ieri a Montale per l'inaugurazione del giardino dedicato a don Vittorio Pastori. «Abitavo a Milano e una sera decisi di portare la mia fidanzata a Varese per una cena galante - ricorda -. Sfogliai la guida Michelin e scelsi di andare al ristorante Da Vittorio, dove lo chef faceva una specialità che a quell'epoca andava di moda: il filetto flambe'». Lo chef era proprio quel Vittorio Pastori che in seguito mollò tutto e da stella Michelin divenne stella di carità per gli ultimi. Luigi Lotto era l'auto cuoco di Vittorio Pastori: «Anche durante l'attività di ristoratore manifestava questa sua sua vocazione per gli altri. Grazie anche alla mamma, la signora Carmela. Se noi oggi ricordiamo don Vittorione, tanto merito va a mamma Carmela che è riuscita ad educare il suo Vittorio». «Io sono sempre stato vicino ad Africa Mission - continua - e dal 2004 con il Lions club Gavirate abbiamo scelto l'opera di don Vittorio come service. Siamo riusciti a ristrutturare una decina di pozzi». «Sono stato con Vittorione in Kenya e in Uganda - dice Angelo Monti, ex sindaco di Varese - era una persona carica di carità e di amore. Non bisogna parlare, mi diceva, bisogna portare». Monti ha però un rammarico: «Che la grandiosità di don Vittorio non sia ricordata a Varese, il luogo in cui Vittorio ha posto il primo seme. Abbiamo una scuola dedicata al vescovo Enrico Manfredini, ma niente in memoria di don Vittorio. Speriamo che l'esempio di Piacenza serva di stimolo».
Dalle Alpi alle piramidi. Da Benevento a Montale sono arrivati Beppe Ciambriello assieme agli amici Clemente e Gaetano, rappresentanti della sede distaccata di Africa Mission, appunto di Benevento. «Ho conosciuto don Vittorio nel 1983 - racconta Ciambriello -: mi ha cambiato la vita. Mi ha cambiato il modo di pensare e di pormi nella vita degli altri. E' tramite don Vittorio che ho capito che la vita è un dono. Sono qui oggi perchè era giusto esserci. Chi ha ricevuto da Dio, attraverso la parola di don Vittorio, la svolta decisiva della sua vita, è giusto che lo venga a dire qui».
fed. fri.


16/10/2011 Libertà

Africa Mission/1 L'acqua non si spreca

L'acqua non si spreca e Africa Mission lo spiega nelle scuole.

(fri) "Io e mio fratello beviamo la stessa acqua". E' il titolo scelto per il concorso scolastico che verrà presentato a breve da Africa Mission. «Ha lo scopo di sensibilizzare i ragazzi alle tematiche dell'acqua (la sua importanza e il suo risparmio) - spiega Carlo Ruspantini, direttore di Africa Mission - per far prendere loro consapevolezza che in alcune parti del mondo ci sono persone della loro età che l'acqua non ce l'hanno». «L'idea è quella di ritrovarsi tra un anno nel giardino dedicato a don Vittorio - continua -, fare una festa e mettere in mostra i lavori dei ragazzi premiandoli nell'occasione». Altro progetto è quella di realizzare un monumento che ricordi don Vittorio. «Ci stiamo pensando con Bernardo Carli - anticipa Ruspantini - e vorremmo creare un qualche cosa che si stacchi dall'idea tradizionale di monumento, ma che invece sia un manufatto fruibile da parte di tutti». L'appuntamento, per quest'ultimo, è nell'aprile del 2012. «Vorremmo coinvolgere la comunità di Montale - auspica infine il direttore di Africa Mission - per organizzare una volta all'anno un evento di festa nel nome di don Vittorio».



16/10/2011 Libertà

venerdì 14 ottobre 2011

Al Farnese una mostra per aiutare il rifugio Segadelli

Il rifugio Segadelli non lo conosce nessuno. I tassisti della stazione di Piacenza, interrogati, rispondono: "Ma esiste ancora?" Sì, esiste ancora, ed oggi più che mai ha bisogno dell'aiuto per sopravvivere. La mostra di cui si parla sempre proprio a questo. Una buona azione che andrà a buon fine.


L'hanno chiamata "Frammenti di vita", come quelli che quotidianamente approdano al dormitorio per senza fissa dimora alla stazione di Piacenza: il rifugio Segadelli. La mostra delle opere di tre artisti piacentini aiuterà a far sì che quei frammenti assumano giorno dopo giorno superfici più ampie, ovvero, fuor di metafora, che gli ospiti diventino sempre più padroni di una loro vita che oggi sembra dare loro le spalle. L'iniziativa è stata presentata ieri al rifugio Segadelli dall'educatore Brunello Bonocore, dal presidente della Ronda della Carità, Gianni Bonadè, dal consigliere comunale Pierangelo Romersi e dagli artisti Franca Franchi e Dino Maccini (l'altro artista è Alessandro Bersani).
La mostra benefica è stata pensata per aiutare le attività della Ronda della Carità, ente gestore del rifugio Segadelli, di proprietà comunale. «I visitatori, oltre alle opere degli artisti - spiega Bonocore - troveranno esposta anche una brandina sulla quale dormono abitualmente i senza fissa dimora. Per avere un collegamento stretto tra l'arte e la realtà». In particolare si cerca di finanziare il pasto serale degli ospiti che in precedenza veniva sostenuto dal Dopolavoro Ferroviario. Oggi non più. Lo spiega Franca Franchi, una degli artisti che ha messo a disposizione le proprie opere per la Ronda. E' lei che ogni mattina finanzia la colazione per gli ospiti. Da tre anni fa parte del piccolo drappello dei volontari. Da un ultimo dell'anno alternativo con gli ultimi di Piacenza. «Il rifugio mi ha cambiato la vita - dice -, vi ho trovato tanta umanità: quello che è capitato a loro può capitare a tutti noi». Bonadè fornisce qualche dato: «Mediamente abbiamo 600 accessi l'anno, con una media di 300 persone. Ogni sera ce ne sono 4 o 5 che rimangono fuori dalla porta e, con la crisi, sono sempre di più». Un appello ai piacentini in vista dei prossimi freddi - «Ci servono coperte e sacchi a pelo, chiamateci al 335/7000986» -, prima della chiusura con il consigliere Romersi che assicura la volontà del Comune di continuare a sostenere il Segadelli.
La mostra è benefica nel senso che gran parte del ricavato dalla opere verrà devoluto alla Ronda della Carità. L'inaugurazione si terrà questo venerdì alle 18 e 30 nello spazio espositivo di Palazzo Farnese. La mostra, che ha il patrocinio del Comune e della Provincia di Piacenza, rimarrà aperta sino al 25 di ottobre con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 16 e 30 alle 19 e 30 e dalle 21 alle 23; il sabato e la domenica dalle 10 alle 13, dalle 15 alle 19 e 30, dalle 21 alle 23.
Federico Frighi


12/10/2011 libertà

Gotti Tedeschi: fare più figli per uscire dalla crisi

Durante l'ultimo convegno dei giuristi cattolici piacentini, il presidente dello Io, Ettore Gotti Tedeschi, ha ribadito la sua ricetta per uscire dalla crisi: fare più figli

Sembra molto semplice a dirsi: la grande crisi economica di oggi è causata delle politiche che non hanno sostenuto famiglia e natalità. Il concetto Ettore Gotti Tedeschi (presidente dello Ior, la banca del Vaticano) l'ha già espresso più e più volte ma, di fronte alla platea del convegno annuale dei Giuristi Cattolici di Piacenza, non si stanca di ribadirlo. Prende in prestito uno slogan pubblicitario e lo adatta: «No figli, no politiche sociali per gli anziani; no figli, no matrimoni; no figli, no famiglie». Nella sala degli Arazzi del Collegio Alberoni prosegue il ciclo di convegni sul diritto naturale. Il tema di quest'anno è: "Maschio e femmina li creò". Il presidente dei Giuristi Cattolici piacentini, Livio Podrecca, ha appena illustrato il recente discorso di papa Benedetto XVI al Reichstag di Berlino, fondato sull'ecologia dell'uomo. Ha appena spiegato come non si stia facendo «un'operazione archeologica bensì evidenziando la necessità del diritto naturale quale punto di riferimento per la società di oggi». Il vescovo Gianni Ambrosio - presente dall'inizio alla fine - ha appena definito il convegno «coraggioso, perché ci aiuta ad entrare in quella che è la realtà vera e che è irragionevole nascondere, perchè afferma la vitalità e la centralità del diritto naturale».
Gotti Tedeschi, per nulla accademico ma estremamente concreto, fa un passo in avanti. «Ci sono tante domande aperte tutti i giorni sui giornali. Ma come mai non cresce il Pil? Come mai i tagli a sanità e pensioni? Come mai due giovani non riescono a sposarsi. Come mai aumentano le tasse? » si domanda. «Perché non abbiamo fatto figli e non abbiamo sostenuto famiglia e natalità - risponde -. Se qualcuno ritiene che sia uno slogan da integralista cattolico sono pronto ad accettare le sfida». Sfida che arriva anche dall'interno del mondo cattolico. «Alle Settimane Sociali di Reggio Calabria - rivela - sono stato contestato perché ho detto di fare figli». Cita il filosofo Gustave Thibon il quale osservava «il realismo della famiglia, una famiglia che incarna la verità umana perché è la più conforme a uomo e donna e alla vita sociale ed economica». «Ignorare questo - osserva il presidente dello Ior - produce un effetto. Ignorare una causa produce la causa che si trasforma in effetto, si ignorano le leggi della natura umana». Ancora: «Come fa a crescere il Pil se non cresce la popolazione? Negli ultimi 30 anni il peso delle imposte sul Pil è raddoppiato: nel ‘75 era il 25% oggi il 51%. Le tasse sono raddoppiate per sostenere i costi fissi degli anziani che vanno in pensione e che pesano sulla sanità. Aumentando le tasse, le persone guadagnano meno, non possono sposarsi e non fanno figli, bloccando il circolo virtuoso. Senza figli non possiamo neppure accogliere gli immigrati». Gotti Tedeschi ha anche una soluzione pratica: «Penso che il 2% del Pil debba essere dedicato alle famiglie. Se l'Europa si impegnasse come per i criteri sul deficit, allora usciremmo dalla crisi in pochissimi anni».
Finale sul Festival del Diritto. Nei saluti iniziali si sono espressi l'assessore comunale Paolo Dosi, il professor Anelli della Cattolica: pacati e francescani. Ma anche il presidente della Provincia, Mssimo Trespidi, che ha agitato il "drappo rosso": «In un momento in cui vi è una sorta di egemonia culturale neopositivista che inculca una tesi secondo la quale il primato è della scienza e di tutto ciò che è dimostrabile, bisogna riaffermare il valore del primato dell'antropologia. Al Festival del Diritto, in alcuni punti, abbiamo assistito ad una deriva che ha portato alla negazione di qualsiasi verità. Di fronte a ciò abbiamo il compito di reagire»
Gotti Tedeschi riprende il Festival e affonda la sciabola: «Tutte le volte che li chiamiamo a discutere con noi non vengono: nè i Giovanni Sartori, nè gli Stefano Rodotà, nè i Gustavo Zagrebelsky. Si limitano a scrivere il loro... pensiero e a riproporlo nei loro circoli».
Federico Frighi


02/10/2011 Libertà


giovedì 13 ottobre 2011

Un monastero in prova

Volendo è un po' una storia da Il nome della Rosa. Con un lieto fine: nel senso che monaci e monache fondano una nuova congregazione e si spostano al Nord, appena sotto il Po, in un monastero temporaneo per un periodo di prova. Se tutto andrà bene, tra un anno e mezzo si partirà ufficialmente. Adesso lasciamoli tranquilli.

Tornano le monache a Villa Alberoni di Veano. Dopo la fugace esperienza delle suore di clausura messicane - le Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento - stavolta nel complesso dell'Opera Pia arrivano le religiose di una nuova congregazione nata in Italia solo nel 2010.
Si tratta della Fraternità monastica di Nazareth-monastero di Vallechiara. Nella diocesi di Piacenza-Bobbio arriverà anche il ramo maschile della congregazione. I monaci, probabilmente dalla fine dell'anno o al più tardi dal mese di gennaio del 2012, alloggeranno nella casa delle Missionarie Scalabriniane a Cassano di Pontedellolio. D'obbligo spiegare, anche se si tratta di una situazione delicata, che monache e monaci non piovono dal cielo. La Fraternità monastica di Nazareth-monastero di Vallechiara è nata sulle ceneri della Famiglia Monastica Fraternità di Gesù con sede nel moderno monastero di Vallechiara, nome molto conosciuto nella galassia italiana dei prodotti biologici. Solo un esempio: la produzione bio del monastero, nel 2008, veniva classificata al quinto posto in Italia per la conserva di pomodoro dal prestigioso Gambero Rosso. In seguito ad una serie di vicissitudini interne alla comunità - si parla di costrizioni psicologiche, sfruttamento, culto della personalità... - tuttavia, in data 12 aprile 2010 la Congregazione vaticana per gli Istituti di Vita Consacrata e la Società di Vita Apostolica hanno emanato il decreto di soppressione della Famiglia Monastica Fraternità di Gesù. Naturalmente dopo le dettagliate relazioni del visitatore apostolico e dei due commissari pontifici inviati dal Vaticano, ovvero i "piacentini" padre Alberto Vernaschi (Vincenziano) e padre Sisto Caccia (Scalabriniano). Quest'ultimo, all'interno della diocesi di Piacenza-Bobbio, è anche il vicario episcopale per la vita consacrata. Ecco perchè tutto ciò che di buono c'era nel vecchio monastero ha trovato posto proprio nel Piacentino (con il benestare del vescovo Gianni Ambrosio), dove padre Caccia è tornato e dove segue in prima persona la nascita della nuova congregazione. Si limita ad assentire sulla celebre frase di Bossuet - "Dio scrive diritto anche sulle righe storte degli uomini" - ed a spiegare la regola della Famiglia monastica di Nazareth. «La giornata dei monaci e della monache sarà dedicata al lavoro con sette ore (sei all'inizio) - evidenzia padre Caccia - poi alla preghiera e allo studio, facendo riferimento a San Benedetto, a San Basilio e al pensiero del Beato Charles de Foucauld». Ancora non esiste un priore. Le due comunità, femminile e maschile, sono affidate a padre Caccia che continua a rivestire l'incarico di commissario pontificio. «Sono donne e uomini che stanno percorrendo un cammino di fede e la loro presenza qui a Piacenza è provvisoria. Rimarranno fino al giugno del 2013 per un periodo di formazione» così come è stato previsto all'atto di approvazione della regola il 14 settembre 2010 con la firma del vescovo di Velletri-Segni, Vincenzo Apicella. A Veano le monache alloggeranno, come detto, al Collegio Alberoni. Al momento, con l'Opera Pia, è stato siglato un contratto di nove mesi. Non nell'ala ristrutturata per ospitare le suore messicane non essendo questa congregazione di clausura. Saranno otto monache guidate da una maestra di noviziato e potranno relazionarsi con la popolazione locale. Stessa libertà anche per i monaci che troveranno accoglienza a Cassano. Saranno in sette e alloggeranno in una canonica ristrutturata appartenente alle Scalabriniane.
Federico Frighi


10/10/2011

sabato 8 ottobre 2011

Morto il cappellano dell'ospedale di Bobbio

E’ morto questa mattina, nell’ospedale di Bobbio, mons. Martino Marini. I funerali si terranno lunedì prossimo, 10 ottobre, alle ore 15, nella concattedrale di Bobbio. Saranno presieduti dal vescovo mons. Gianni Ambrosio.
Mons. Martino Marini era nato a Valdinizza, in provincia di Pavia, il 21 aprile 1926 ed era stato ordinato sacerdote l’11 giugno 1949. Per lungo tempo era stato parroco di Pometo, parrocchia posta nel Pavese; nei primi anni Novanta del secolo scorso si era trasferito a Bobbio ed aveva ricoperto l’incarico di vicario pastorale di zona interessandosi anche dell’assistenza ai malati dell’ospedale.
Attualmente era canonico di Lourdes; cappellano dell’Ospedale di Bobbio; dal 1997 canonico della Concattedrale di Bobbio e risiedeva presso l’Istituto Gianelli del capoluogo della Val Trebbia.

Consigli per le offerte/ Servizio civile con Africa Mission

Si è aperto il bando 2011 per il servizio civile
Se hai tra i 18 e i 29 anni non ancora compiuti e desideri intraprendere un cammino di crescita umana e professionale dedicando un anno di impegno in Uganda, a fianco della popolazione locale, puoi aderire al progetto di servizio civile presentato da Cooperazione e Sviluppo insieme a Focsiv.
Il progetto approvato e finanziato per l’Uganda “Caschi Bianchi: Interventi Umanitari in Aree di Crisi – Africa Centro-Orientale 2011” vedrà impegnati, per un anno, due volontari/e nella nostra sede di Moroto.
I due campi d’intervento nei quali i/le volontari/e s’inseriranno riguardano il settore acqua&igiene – nello specifico attività collaterali alla riabilitazione di pozzi non più funzionanti – e l’ambito socio-educativo – in attività dedicate a bambini e ragazzi che frequentano il centro giovani Don Vittorio.
La candidatura deve essere intestata a
Cooperazione e Sviluppo
(Via Cesare Martelli, 15 – 29122 Piacenza)
e deve pervenire a mezzo posta raccomandata o essere consegnata a mano
entro e non oltre venerdì 21 ottobre 2011, ore 14.00. Può essere inviata una sola candidatura per bando.
I requisiti richiesti dallo Stato sono:
• Avere un’età compresa tra i 18 e i 29 anni (non compiuti alla data di presentazione della domanda)
• Essere cittadini italiani
• Godere dei diritti civili e politici
• Non aver riportato condanne
• Essere in possesso dell’idoneità fisica, certificata da organi del S.S.N. con riferimento allo specifico settore d’impiego

Il requisito specifico del progetto è, oltre alla condivisione dei principi che animano l’associazione, la buona conoscenza della lingua inglese.

venerdì 7 ottobre 2011

Ambrosio: prete non più uomo del fare ma uomo di comunione

Si è insediamo ieri mattina, a Palazzo Vescovile (Sala degli Affreschi), l’undicesimo Consiglio Presbiterale Diocesano, denominato anche “Senato del Vescovo) che resterà in carica per i prossimi cinque anni.
In apertura il cancelliere vescovile don Mario Poggi ha dato lettura del decreto di costituzione, atto dovuto che dà legittimità all’attività del nuovo organismo rappresentativo della Diocesi.

I COMPONENTI. Il Nuovo consiglio Presbiterale è così composto: lo presiede il vescovo mons. Gianni Ambrosio e ne fanno parte, in qualità di membri di diritto, il vicario generale mons. Giuseppe Illica, il vicario episcopale per la pastorale mons. Giuseppe Busani, i vicari episcopali mons. Eliseo Segalini, mons. Mario Dacrema, mons. Luigi Chiesa, mons. Gianni Vincini, don Enrico Fornasari, don Claudio Carbeni, don Paolo Buscarini, mons. Aldo Maggi (da nominare il vicario episcopale territoriale per la Val Taro e la Val Ceno), padre Sisto Caccia, vicario episcopale per la vita consacrata, don Giampiero Esopi (presidente per l’istituto per il sostentamento del clero), padre Mario Di Carlo Mario, superiore del Collegio Alberoni, mons. Carlo Tarli, delegato vescovile per il diaconato permanente, don Paolo don Paolo Camminati, assistente dell’Azione Cattolica.

Mancano alcuni membri designati dal Vescovo: a questo proposito mons. Ambrosio ha chiesto ai Presbiteri di segnalare in tempi brevi – se lo ritengono - nominativi di sacerdoti disponibili.

Membri eletti: Ballati p. Secondo per i religiosi, Santuario Santa Maria di Campagna; Basini don Giuseppe, nominato dall’assemblea del clero il giorno del Sacro Cuore, parrocchia S. Antonino in Piacenza; Calamari don Alfonso, Vicariato 7, parrocchia di Romezzano; Cignatta don Paolo, assemblea clero, parrocchia di Castelsangiovanni e Pastorale giovanile diocesana; Costantino don Giovanni, Vicariato 1, parrocchie di Pittolo e Settima; Garilli don Stefano, Vicariato 3, parrocchia San Giorgio Piacentino; Isola don Roberto, Vicariato 5, parrocchia di Castelsangiovanni; Lisoni don Riccardo, assemblea clero, parrocchia di Santa Brigida; Poggi don Mario, Vicariato 6, parrocchia di San Colombano, Bobbio; Rigolli don Giuseppe, Vicariato 2, parrocchia di Castell’Arquato; Riscassi don Gianni, Vicariato 4 parrocchia di Campremoldo Sopra e Gazzola; Segalini don Stefano, assemblea clero, parrocchia di San Giuseppe Operaio, Piacenza; Tagliaferri don Federico, assemblea clero, parrocchia Preziosissimo Sangue.

LE INDICAZIONI DEL VESCOVO. In apertura mons. Gianni Ambrosio ha rivolto al nuovo Consiglio un saluto con il quale ha puntualizzato il ruolo ed i compiti del “Senato del Vescovo” anche alla luce delle osservazioni che i Presbiteri uscenti hanno fatto nella loro ultima riunione.
In particolare il Vescovo si è soffermato su tre punti: la comunione, la missionarietà e la vita dei presbiteri. “La comunione nella Chiesa e la partecipazione alla vita della Chiesa – sono parole di mons. Ambrosio - scaturiscono innanzitutto dalla natura della Chiesa. Non da esigenze di efficacia pastorale, peraltro importante, non dal governo della diocesi, peraltro necessario. Scaturiscono dalla natura della Chiesa stessa così come è stata voluta da Cristo, come si è strutturata nel corso dei secoli, come è stata riproposta dal Concilio Vaticano II. (..) Credo sia importante sottolineare che il vescovo e i presbiteri sono un unico soggetto – un presbiterio unico, con diversi uffici – che è al servizio di una Chiesa locale: un unico soggetto che ha il suo fondamento nel sacramento dell’ordine”
“Il compito più urgente della nostra Chiesa diocesana e delle nostre comunità ecclesiali – ha in seguito osservato mons. Ambrosio - è la missionarietà, o, per evitare parole un po’ troppo astratte, l’impegno missionario dei nostri cristiani, delle nostre parrocchie, delle associazioni e dei movimenti. È chiaro che anche il Consiglio Presbiterale deve avere sullo sfondo questo compito della Chiesa: dobbiamo tenere sempre presente questa esigenza fondamentale”.
Infine la vita dei presbiteri. “Il Consiglio Presbiterale non può mai ignorare i presbiteri, la loro formazione spirituale, le loro condizioni di vita, il loro lavoro pastorale. Anche qui è importante avere bene in mente il servizio al vangelo, tenendo presente che la situazione ci sollecita al ripensamento del ministero. Più diminuiamo di numero, più dobbiamo pensarci dentro il presbiterio, dentro l’unità pastorale, dentro la diocesi e non isolati, con un ministero che ignora tutto il resto. Più aumenta il carico di lavoro, più il parroco dovrà essere l’uomo della comunione, e sempre meno l’uomo del fare e del fare da solo. Insomma, più che l’uomo del fare, il prete dovrà suscitare interesse, vocazioni, collaborazione, corresponsabilità”.

NOMINE STATUTARIE. Dopo le comunicazioni del vicario generale mons. Illica che ha ricordato i sacerdoti morti negli ultimi mesi e coloro che attualmente sono infermi, il Consiglio, attraverso elezioni segrete, ha designato gli organi statutari: è stato confermato nella carica di segretario don Paolo Camminati; entrano a far parte della giunta mons. Aldo Maggi, don Federico Tagliaferri, mons. Luigi Chiesa, don Riccardo Lisoni e don Giuseppe Basini (sono di diritto il vicario generale mons. Illica, il vicario episcopale per la pastorale mons. Busani e il segretario don Camminati); compongono la commissione solidarietà del clero don Roberto Isola, don Alfonso Calamari, don Mario Poggi; componenti della commissione per la formazione permanente del clero: don Giovanni Costantino, mons. Luigi Chiesa e don Paolo Cignatta; rappresenterà il Presbiterale nella commissione diocesana di arte sacra don Gianni Riscassi.

APPUNTAMENTI DELLA MISSIONEOPOLARE. Il Vicario episcopale per la pastorale mons. Giuseppe Busani ha ricordato i prossimi impegni della Missione popolare diocesana: 15 ottobre ore 9.30 al centro pastorale Bellotta: formatori della missione, presentazione delle iniziative dell'anno; 3 novembre ore 21.00: Lectio divina in Cattedrale sul tema dell'Ospitalità (Enzo bianchi, priore di Bose); 1° dicembre ore 21.00: Lectio divina in Cattedrale sul tema della Benevolenza (vescovo mons. Franco Giulio Brambilla); 12 gennaio ore 21.00: Lectio divina in Cattedrale sul tema della fiducia (don Cesare Pagazzi); 6-12 febbraio: settimana missionaria, seminatori di speranza (settimana sociale); 1° marzo ore 21.00: Lectio divina in Cattedrale sul tema della Dedizione (mons. Pierangelo Sequeri); 15-22 aprile: settimana missionaria-eucaristica; 3 maggio: pellegrinaggio mariano nei vicariati e lectio sulla gratitudine.

Il Vicario generale mons. Giuseppe Illica ha ricordato, tra l’altro, i temi principali che dovrà affrontare il Consiglio: il rinnovo dei consigli pastorali; la situazione degli archivi parrocchiali e diocesani; la nuova organizzazione degli uffici di Curia (per il momento è stato stabilito che il martedì tutti gli uffici saranno aperti al pubblico con la presenza dei direttori); revisione della distribuzione dei punti a disposizione del Vescovo per gli stipendi dei sacerdoti ed altri.
Tra le comunicazioni importante quella di padre Sisto Caccia: ha ricordato che il prossimo 11 novembre verrà presentato a Piacenza un nuovo libro sul Beato Scalabrini (Roberto Italo Zanini, Della stessa forza di Dio. Scalabrini, un vescovo negli anni difficili dell’Ottocento; edizioni San Paolo);

Nomine, completata la parrocchia dell'ospedale

Con Atto proprio di S. E. mons. Vescovo in data 5 ottobre 2011 il M. R. Bavagnoli don Luigi, parroco eletto di Ponte dell’Olio, è stato nominato parroco della parrocchia di San Martino vescovo in Riva, Comune di Ponte dell’Olio, Provincia di Piacenza.


Con Atto proprio di S. E. mons. Vescovo in data 5 ottobre 2011, il M. R. Bezerra Neto don Francisco, presbitero della diocesi di Picos-Piauì (Brasile), è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia “sede plena” di San Savino in Quarto, Comune di Gossolengo, Provincia di Piacenza. Lascia l’incarico di vicario parrocchiale di San Savino in Piacenza.


Con Atto proprio di S. E. mons. Vescovo in data 5 ottobre 2011, il M. R. Bonelli padre Fabrizio, ofm conv., conservando i precedenti incarichi, è stato nominato cappellano presso:

*Presidio ospedaliero di Fiorenzuola d’Arda PC;

*Fondazione Verani Lucca in Fiorenzuola d’Arda PC.

Con Atto proprio di S. E. mons. Vescovo in data 5 ottobre 2011, il M. R. Hermans padre Luigi, conservando i precedenti incarichi, è stato nominato cappellano presso il Presidio ospedaliero di Piacenza.

Piacenza
dalla Curia vescovile,
7 ottobre 2011
il cancelliere vescovile
don Mario Poggi

mercoledì 5 ottobre 2011

Il vescovo Lanfranchi e il Cuore d'oro

Venerdì sera l'arcivescovo di Modena-Nonantola, il piacentino monsignor Antonio Lanfranchi, sarà premiato con il Cuore d'oro, il riconoscimento degli Amici della Mietitrebbia di Piacenza. Riconoscimenti di tal sorta possono sembrare piccolezze, a volte risibili, in realtà sono importanti. Legano le persone alle loro terra, hanno il sapore della genuinità, trasmettono valori sani e puliti, tengono vive le tradizioni.

«Ricevo questo premio nella gratitudine e nella gratuità, cercando di meditare e riflettere sui valori che questa associazione, gli Amici della Mietitrebbia, rappresenta». Così l'arcivescovo di Modena, il piacentino Antonio Lanfranchi, si prepara a ricevere il Cuore d'oro, il tradizionale riconoscimento dell'associazione Amici della Mietitrebbia. La decisione del comitato scientifico risale allo scorso mese di febbraio. La cerimonia di consegna, a cui Lanfranchi ha confermato la propria presenza, si terrà sotto il celebre tendone della parrocchia di Bosco dei Santi, a Mortizza, il prossimo 7 ottobre (alle ore 21). «Per me è un'occasione per stringere legami - evidenzia Lanfranchi - per essere sempre vescovo tra la gente e per dare valore alle relazioni che nascono dalla terra, dal mondo contadino, relazioni che non riguardano semplicemente il corpo ma l'integralità della persona, considerata nel suo aspetto e nei suoi bisogni fondamentali». «C'è un rapporto stretto tra l'ecologia e l'uomo - continua - che deve sentirsi amministratore e custode del Creato. Papa Benedetto XVI, non a caso, parla di ecologia dell'uomo». «E' anche un'occasione per avvicinare il mondo della scienza alla società civile, con le domande dell'uomo della strada» prosegue il presule piacentino. Parla da Roma, impegnato nel Consiglio permanente della Cei. Il cardinale Angelo Bagnasco ha parlato della necessità di ripulire l'aria; un'aria che a Piacenza, la Piacenza della terra e della Mietitrebbia sembra invece pulita. «Speriamo che si mantenga sempre così» si augura l'arcivescovo, prima di ritornare ai lavori della Commissione per il laicato. Il premio, finanziato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, viene assegnato nel corso di una serata di aggiornamento medico presentata dal cardiochirurgo professor Mario Viganò. Relatori saranno Giuseppe Civardi (unità operativa Medicina Valdarda), sul tema "Come prevenire le malattie del cuore e della circolazione", Federico Zappoli Thyrion (direttore unità operativa radiologia diagnostica e interventistica) sul tema "Recenti progressi della radiologia interventistica". Sarà presente per un saluto il direttore generale dell'Asl di Piacenza, Andrea Bianchi. Modererà gli interventi il professor Renzo Ruggerini. La serata si tiene in collaborazione con una rete di associazioni che il patron della Mietitrebbia, Antonio Marchini, è riuscito a mettere insieme attorno ad una cerimonia che in dodici anni ha premiato 34 luminari nel campo della scienza. Sarà allietata dalle note del Corpo bandistico di Cortemaggiore.
Federico Frighi

Libertà