venerdì 2 aprile 2010

Ambrosio: traditi dai preti pedofili

Carissimi presbiteri, carissimi diaconi, carissimi fedeli tutti,

una buona consuetudine vuole che ci ricordiamo in questa celebrazione di coloro che festeggiano i giubilei sacerdotali. Cominciamo prima con coloro che festeggiano il decimo anniversario – don Emanuele Musso, don Stefano Antonelli e don Antonino Scalia – e il 20° anniversario, don Giuseppe Basini. Festeggiano il 25° anniversario Don Mario Poggi e Don Ferdinando Cherubin. Per il 50° anniversario ricordiamo Don Giuseppe Calamari, Don Lelio Costa, Don Pietro Felloni, Don Giacomo Giovanelli. Per il 60° anniversario ricordiamo Don Walter Cavalli e Don Gianni Cobianchi. Ma arriviamo anche al 70° anniversario di Don Emilio Rigolli e persino al 75° di mons. Lorenzo Losini. A loro diciamo buon anniversario, li ringraziamo per il loro servizio e assicuriamo loro un ricordo particolare nella preghiera.
Ricordiamo anche i diaconi permanenti che sono arrivati al 25° di ordinazione: don Bruno Cassinari, don Giuseppe Chiodaroli, don Pierluigi Marchionni, don Federico Pecorari, don Nello Ziliani. Festeggiamo e ringraziamo questi diaconi permanenti, con l’impegno di tutta la nostra comunità a conoscere meglio il ‘servizio’ del diaconato e a scoprirne il suo profondo significato sacramentale.

Annuncio con gioia, certamente condivisa dal nostro presbiterio e dall’intera comunità ecclesiale, che in questa celebrazione saranno ammessi tra i candidati all’ordine del presbiterato Marco Pezzani e Enrico Zazzali, della nostra diocesi e Edson Lobo de Lima della diocesi di Bragança. Accogliamo a braccia aperte questi candidati ringraziando il Signore e pregando per loro, accompagnandoli così nel loro cammino di preparazione perché possano diventare ministri della Chiesa al servizio di Dio e del popolo cristiano.
Con la nostra preghiera continuiamo ad accompagnare anche il diacono Valerio Picchioni che sarà ordinato presbitero il 12 giugno prossimo.
La contemplazione del grande mistero di amore che celebriamo in questo Santo Triduo aiuti questi giovani – e speriamo anche altri giovani – a rispondere all’appello riconosciuto come proveniente dal Signore, al modo di Samuele (1Sam 3,4): nella gioia profonda della libertà che si dona per amore, possano così seguire Cristo come suoi veri discepoli.
Ricordiamo poi i sacerdoti che, per vari motivi, non possono essere presenti con noi, perché malati o impediti o in missione. Ricordiamo poi i vescovi che provengono da questo da questo presbiterio, mons. Pietro Marini, mons. Antonio Lanfranchi, mons. Bruno Bertagna, mons. Domenico Berni, mons. Giorgio Corbellini.

Invochiamo su tutti noi la misericordia del Signore, perché, purificati e rinnovati dalla sua grazia, possiamo celebrare degnamente i santi misteri.


Omelia

Carissimi presbiteri, carissimi diaconi, carissimi fedeli tutti,

oggi la Chiesa convoca soprattutto i presbiteri e i diaconi intorno al Vescovo, ma la liturgia canta la vocazione sacerdotale dell’intero popolo di Dio. Il profeta Isaia annuncia che “voi sarete chiamati sacerdoti del Signore” (Is 61,8). A questo annuncio del profeta risponde l’Apocalisse che proclama: “A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza”, (1, 6). Rendiamo allora gloria e lode a Colui che, amandoci, ci ha liberati dai peccati e ha fatto di noi sacerdoti per il suo Dio e Padre.

Noi siamo qui a rendere grazie a Dio perché la parola del profeta – “lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unione” − trova nel Verbo incarnato una realizzazione assolutamente unica. Lo Spirito consacra Gesù Cristo nell’obbedienza totale al Padre: “umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (Fil 2,8). Lo stesso Spirito consacra Gesù nell’amore totale per ciascuno di noi: nel Credo professiamo la nostra fede affermando che Gesù Cristo “per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo”. Così Cristo è costituito sacerdote della nuova ed eterna alleanza, un sacerdote misericordioso e fedele (Eb 2,17) che offre “se stesso senza macchia a Dio” (Eb 9,14), un sacerdote che ama sino alla fine i suoi che erano nel mondo (cf Gv 13,1).
Noi siamo qui a rendere grazie a Dio perché, celebrando il mistero dell’unzione sacerdotale di Cristo, celebriamo anche il dies natalis del nostro sacerdozio ministeriale in Cristo. Mediante il dono dello Spirito Santo, siamo resi partecipi del ministero di redenzione del Cristo, nell’obbedienza al Padre e nell’amore per i fratelli. Chiamati a partecipare in modo peculiare, con il carattere sacramentale dell’Ordine, al sacerdozio di Cristo, che è la pienezza, la fonte ed il modello di tutte le vocazioni e di tutti i ministeri, lo Spirito Santo è sceso su di noi, consacrandoci come è stato consacrato Gesù, per prolungare e dilatare la sua missione di Figlio fino alla fine dei tempi.
“Oggi si è compiuta questa Scrittura”, afferma Gesù nella sinagoga di Nazaret. Vale anche per noi questo compimento della Scrittura, compimento che misteriosamente si attua anche grazie a noi che siamo chiamati ad essere nel tempo l’icona della presenza viva ed operante di Cristo nel nostro sacerdozio ministeriale.
Gesù Cristo è l’unico salvatore, è l’Alfa e l’Omega, è Colui che è, che era e che viene, come ci ricorda l’Apocalisse. Ma egli ha voluto associare noi nella missione che il Padre gli ha affidato. Nella nostra povera testimonianza resa al Vangelo e nella nostra attività sacramentale – ricca di grazia, ma anch’essa povera e talora stanca nel nostro modo di celebrare –, Cristo continua ad annunciare l’amore del Padre che chiama e perdona. Egli ci fa strumenti della sua presenza eucaristica nel pane e nel vino consacrati e ci rende capaci di guidare i fratelli ai pascoli della vita. Egli continua i suoi gesti e le sue parole di salvezza attraverso la sua Chiesa, suo corpo, tempio dello Spirito e dunque sacramento di salvezza.
Sia grande il nostro grazie che innalziamo al Signore, sia grande la nostra gioia nel servire il Signore e il suo popolo. Possiamo dire che noi siamo il sacramento dell’ ‘oggi’ di Cristo e della sua missione di grazia e salvezza nella storia. Tutta la Chiesa lo è, tutti i battezzati lo sono, ma noi lo siamo in modo singolare, chiamati a servire i fratelli che hanno bisogno di pastori che dedicano la loro vita a Dio e al suo popolo.

Sta per concludersi l’Anno sacerdotale indetto dal Santo Padre in occasione del 150° anniversario del dies natalis di Giovanni Maria Vianney, il nostro Santo Patrono. A lui ci affidiamo perché cresca in noi e nella Chiesa la stima e l’amore per il sacramento del Battesimo che ci ha fatti “figli nel Figlio” e per il sacramento dell’Ordine che ci ha fatti strumenti sacramentali di Cristo. Ringraziamo le comunità religiose femminili che ogni giorno hanno pregato per noi, per la nostra santificazione, per il nostro ministero, per la nostra Chiesa.

Cari confratelli, permettetemi di dirvi la mia sincera riconoscenza per il vostro prezioso servizio al popolo di Dio e per la vostra generosa collaborazione al ministero del Vescovo. In particolare vi ringrazio perché avete accolto l’invito di cercare insieme come far emergere la coscienza missionaria del popolo di Dio per esprimerla come gioioso annuncio e buona testimonianza nella nostra complessa realtà odierna. Vi ringrazio e ringrazio il Signore della vostra disponibilità.
Conosco le difficoltà della vita pastorale, conosco pure le sofferenze e le solitudini della vita sacerdotale: chi ha dato la sua vita al Signore Gesù, crocifisso e risorto, deve saper mettere in conto anche la fatica e la sofferenza. Dobbiamo però sapere che possiamo e dobbiamo crescere nella fraternità sacramentale e nella partecipazione all’unico presbiterio per aiutarci, per sostenerci, per incoraggiarci.
Ne abbiamo particolarmente bisogno in questi tempi. Se è profondo in tutti noi la vergogna e il senso di tradimento per ciò che alcuni ministri della Chiesa hanno scandalosamente compiuto, è forte in noi lo sconcerto per molti attacchi velenosi e gravemente offensivi. Per questo sento il dovere di riaffermare la fiducia e la gratitudine ai tanti sacerdoti che si dedicano con spirito di abnegazione all’annuncio del Vangelo, alla celebrazione dei sacramenti, alla carità operosa, all’impegno educativo. E tutti insieme vogliamo esprimere la nostra vicinanza filiale e la solidarietà piena al nostro santo Padre, Benedetto XVI.

Cari presbiteri, con l’umiltà, con la serietà e con la dignità che sono richieste di fronte alle grandi cose di Dio, vi chiedo di rinnovare nel vostro animo e pubblicamente le promesse sacerdotali, con la volontà decisa di mantenere quello che qui davanti all’altare promettiamo, certi dell’aiuto del Signore. Amen.


+ Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio