venerdì 15 febbraio 2008

Il programma di Ambrosio: con la speranza nel cuore

Pubblico un articolo di monsignor Gianni Ambrosio uscito sul bollettino del “Servizio nazionale del progetto culturale” del novembre 2006 dal titolo: “Con la speranza nel cuore”. E’ un brano che rispecchia la personalità di questo vescovo e presenta una chiesa (e, in fondo il programma di Ambrosio) che si manifesta attenta alla storia, condivide i drammi dell’umanità e spinge verso uno sguardo positivo della vita.


È notevole la “distanza” tra il cristianesimo e tanti aspetti della mentalità contemporanea. La coscienza evangelizzatrice della Chiesa avverte e comprende la differenza, l’originalità e la novità della speranza cristiana, e si interroga sul nucleo incandescente della sua identità e del suo contenuto: Gesù crocifisso, l’amore di Dio che ha assunto la forma della donazione totale di sé per l’umanità. Questo dono della vita per amore dischiude un orizzonte di speranza singolare, capace di vincere anche il limite oscuro e abissale della morte, il suo potente pungiglione: la paura per il futuro. Quella del cristiano è speranza fondata sul Risorto dai morti, è speranza anche “nella e oltre” la morte, in un Dio che non abbandona mai l’uomo, custodendolo nel suo amore misericordioso per la vita eterna: la speranza cristiana è uno sguardo oltre il tempo. Ogni paura del futuro è sconfitta dal futuro nuovo dischiuso da Cristo risorto, il fine dell’esistenza terrena, il suo senso, il suo logos, ciò che lega insieme, con un significato ricco di felicità, tutti gli istanti della vita terrena, valorizzandoli nella prospettiva del regno di Dio e della sua giustizia. Perciò, per testimoniare il Vangelo come speranza per il mondo è necessario mostrare con chiarezza – dentro i drammi concreti della vita – quanto l’eschaton cristiano (il futuro in Cristo risorto) aiuti gli uomini e le donne della nostra società “liquida e ripiegata” ad andare avanti senza mai fermarsi nella ricerca della gioia e del senso della vita. Il futuro cristiano – custodito da Dio nella risurrezione che è vittoria sul limite della morte –, tocca l’uomo, in ogni sua situazione storica, in ogni condizione esistenziale e incide profondamente nel suo cuore, perché corrisponde alle sue attese più vere. “La risurrezione di Cristo – ha affermato Benedetto XVI – è la più grande «mutazione» mai accaduta, il «salto» decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo”. L’identità più profonda della Chiesa è di essere stata coinvolta in questo salto di qualità di vita che è la risurrezione di Cristo. Il popolo cristiano è testimone del Risorto in quanto partecipa alla risurrezione di Cristo: nella comunione con il Signore Risorto il popolo cristiano è il luogo della prosecuzione della Resurrezione. Lo spessore antropologico e sociale della speranza cristiana appare allora indiscutibile: non proietta in un oltre vuoto, non aliena e non distoglie dalle responsabilità della storia, piuttosto immerge totalmente il credente nel mondo con la testimonianza della carità. Una fede che opera attraverso la carità è la verifica più plastica del modo cristiano di sperare.