domenica 29 marzo 2009

La diocesi: va bene la moschea ma solo come luogo di preghiera

Piacenza - La posizione della Chiesa cattolica diocesana su una eventuale moschea a Piacenza è molto chiara. A parlarne è il vicario generale monsignor Lino Ferrari: «Come diocesi nessuna opposizione ad un luogo di preghiera, tuttavia sappiamo che le moschee non sono solo un luogo di culto; sta all’autorità civile vigilare affinché non si creino problemi di ordine pubblico come avvenuto in altre città vicine, si veda a Milano». Favorevoli dunque al discorso dell’incontro tra religioni: «Il Papa ha ricercato un punto di contatto con l’Islam ricevendo i musulmani anche in Vaticano; noi, in diocesi, abbiamo momenti di incontro con alcuni gruppi attraverso la commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso»; ma legittime anche le preoccupazioni espresse - precisa monsignor Ferrari - come cittadini. «Il nostro desiderio tuttavia - ribadisce il vicario generale - è che ci sia un clima di dialogo sereno e costruttivo con tutti». Favorevole alla moschea, ma sempre sotto condizione, suor Lina Guzzo, superiora provinciale delle Scalabriniane: «Tutti hanno diritto ad un luogo di culto, ma questo vale anche per i fedeli cristiani negli altri paesi del mondo».
fed.fri.

Il testo integrale su Libertà del 29 marzo 2009

sabato 28 marzo 2009

L'arcivescovo Marini: sulla tradizione nella Chiesa c'è troppa confusione

Piacenza - «Nella chiesa di oggi c’è una grande confusione sulla tradizione». A parlare è l’arcivescovo monsignor Piero Marini invitato ieri pomeriggio in Cattolica dall’Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) di Piacenza. Il tema assegnato è la liturgia, di cui Marini, oggi presidente del Pontificio per i Congressi eucaristici internazionali, è uno dei massimi esperti. «Sulla tradizione nella Chiesa di oggi si fa troppa confusione - ribadisce all’auditorio -. Dobbiamo vedere che cosa è la tradizione andando al Concilio Vaticano Secondo. Questo Concilio è stato una novità o una rottura con il passato? Non possiamo dire che è stata una rottura con il passato perché abbiamo 150 anni prima del Concilio in cui si è parlato di riforma liturgica. Il Rosmini nel 1848 pubblicava il suo volume delle Cinque piaghe della chiesa il cui quella della mano sinistra del Cristo sulla croce era proprio l’allontanamento del popolo dalla liturgia». «Da allora si andò sviluppando il movimento della liturgia - continua l’arcivescovo piacentino di diocesi - che ha portato anche la Chiesa istituzionale ad accettare questa riforma. Si veda Pio X nel 1903 che parla della partecipazione attiva, Pio XII che ha fatto le grandi riforme della Settimana Santa e della Veglia Pasquale. Al 1962, al Concilio, ci si è arrivati preparati. Il Vaticano Secondo è stato il punto di arrivo di un cammino che ha portato i vescovi a piegarsi ai bisogni e alle necessità degli uomini e delle donne del nostro tempo con una liturgia partecipata e compresa. Bisognava risollevarsi per diventare non solo cristiani che professano un credo ma persone che vivono uno stile diverso di vita dagli altri».La figura di monsignor Marini non può essere considerata senza i 18 anni al fianco di papa Giovanni Paolo II come maestro delle cerimonie. Il prossimo 2 aprile ricorre il quarto anniversario della morte di Wojtyla. «L’ultima volta che l’ho visto da vivo è stato il 31 marzo del 2005 - racconta -. Lo ero andato a trovare, sapendo che ormai era arrivato alla fine. Nella stanza sono rimasto solo con lui per alcuni minuti. Il Papa ha alzato la sua mano e mi ha preso la mia, stringendola. Sento ancora questa sua mano attraverso la quale ha voluto comunicarmi il suo affetto, la sua riconoscenza, il suo saluto e la sua comunione». Sulla beatificazione: «Il fatto di avere aspettato ha dato a tutti la possibilità di riflettere su quello che ha fatto e che ha detto. Penso sia stato un aspetto positivo».
fri

Il testo integrale su Libertà del 28 marzo 2009

mercoledì 25 marzo 2009

Diocesi, una giornata per le famiglie

Domenica prossima, 29 marzo, le famiglie della diocesi si incontrano; l’appuntamento è presso la parrocchia di Santa Franca a Piacenza (via Vittime di Strà – angolo via Rio Farnese). L’iniziativa è dell’Ufficio diocesano per la pastorale del matrimonio e della famiglia che riprende così una tradizione che negli ultimi anni era passata in secondo piano.
La giornata inizierà alle ore 9,30 con un intervento di mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma e delegato per la famiglia presso la conferenza episcopale regionale dell’Emilia Romagna. Il presule terrà una relazione su: “Famiglia, luogo di educazione”.
Alle ore 12 Messa celebrata dal vescovo mons. Gianni Ambrosio e alle 13 pranzo.
Alle 14,30 è in programma un “grande gioco dei figli con i genitori” animato da organizzatori specializzati. Nel pomeriggio saranno disponibili stand di approfondimento e divulgazione con la partecipazione della Libreria Berti, dell’Istituto La Casa, del Consultorio famigliare, Dalla parte del bambino (associazione pro adozione e affido), Forum delle famiglie. La prossima giornata della famiglia sarà anche l’occasione per don Francesco Cattadori per incontrare gli esponenti di questo importante settore della diocesi. Don Cattadori è infatti alla guida dell’Ufficio per la pastorale del matrimonio solo da pochi mesi ed è quindi impegnato nella definizione di un proprio programma pastorale; un programma che metta in conto le difficoltà del momento. “In tempi come i nostri – commenta il sacerdote – è necessario riaffermare la famiglia come un bene irrinunciabile e da trasmettere alle nuove generazioni. Si ha l’impressione, purtroppo, che la nostra società sia disponibile a sempre nuovi modelli di famiglia con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. E’ necessario che la nostra comunità riaffermi i valori della famiglia cristiana”. In questo rientra anche il ruolo che i genitori hanno come educatori e questo ci porta al programma pastorale diocesano in corso. Vi sono, però, anche problemi specifici che don Cattadori intende affrontare nel corso del suo mandato. In particolare cita la necessità di formare i formatori, soprattutto quelli dei corsi riservati ai fidanzati. Ricollegarsi alla tradizione non vuol dire, ovviamente, dimenticarsi che i tempi stanno cambiando. Lo stesso si dica per il crescente numero delle persone separate e divorziate. “Si tratta pur sempre – commenta don Cattadori – di battezzati e la Chiesa non può ignorare questi suoi figli per i quali va predisposta una specifica pastorale”.

Comunicato stampa diocesi Piacenza-Bobbio

martedì 24 marzo 2009

Mensa Caritas, tremila pasti solo in febbraio

Piacenza - La crisi procede al galoppo: nel solo mese di febbraio la Mensa della Fraternità della Caritas diocesana ha erogato tremila pasti caldi. Lo ha detto il direttore Giuseppe Chiodaroli rimarcando come nel 2008 ne siano stati erogati 12mila. Numeri che fanno ben capire come sia aumentato e sia sempre più fondamentale l’operato della Caritas nella società piacentina.

Il testo integrale su Libertà del 22 marzo 2009

lunedì 23 marzo 2009

Ambrosio: in Europa serve un fronte comune anticrisi

Piacenza - Dall’Europa contro la crisi un fronte comune basato sulla solidarietà. Il vescovo Gianni Ambrosio ieri era di ritorno dalla sua prima assemblea al Comece, la Conferenza episcopale dei vescovi dei paesi dell’Europa Unita. A Bruxelles Ambrosio è andato come rappresentante della Cei. «Abbiamo incontrato le varie autorità della Ue - spiega il presule - e anche proposto alcuni suggerimenti affinché la solidarietà sia la risposta che la comunità europea deve dare proprio per superare la crisi». «Si avverte l’esigenza di un fronte comune conto la crisi - prosegue il vescovo -. Occorre anche dire che i paesi più dimenticati sono oggi quelli dell’est europeo che si trovano davvero in grande diffcoltà. In Polonia, ad esempio, la moneta si è svalutata del 50 per cento nel giro di due mesi. Questo comporta problemi enormi, non facilmente affrontabili se non con una solidarietà comune».

Il testo integrale su Libertà del 22 marzo 2009

Dalla Fondazione 50mila euro anticrisi

Piacenza - Cinquantamila euro dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano contro la crisi. Li consegna il presidente Giacomo Marazzi al vescovo Gianni Ambrosio al termine della cerimonia di inaugurazione della nuova sede Caritas, alla presenza del direttore Giuseppe Chiodaroli. «Abbiamo pensato di mettere concretamente a disposizione della diocesi 50mila euro - spiega Marazzi - sperando che il nostro rappresenti anche un segnale in vista del proseguimento di questa iniziativa. Noi non abbiamo voluto rimanerne fuori». Si parla del fondo straordinario di solidarietà voluto dalla diocesi di Piacenza-Bobbio per finanziare gli interventi in aiuto di chi è colpito dalla crisi economica. Il vescovo Ambrosio ringraziato Marazzi e la Fondazione. «Non solo per la donazione - osserva il presule - ma anche per il gesto simbolico che può avere nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei singoli privati. Tutti dobbiamo darci una mano nel momento di difficoltà e di bisogno. Se riusciamo a riscoprire l’importanmza e il valore della solidarietà forse riusciamo anche a mettere una premessa buona per il futuro della nostra società».
fri

Il testo integrale su Libertà del 22 marzo 2009


domenica 22 marzo 2009

In via Giordani la cattedrale della Carità

Piacenza - Se Piacenza ha una sua cattedrale dello spirito - il Duomo - in via Giordani, c’è anche quella della carità. È la nuova sede della Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio che è stata inaugurata ufficialmente ieri mattina con il taglio del nastro da parte del prefetto Luigi Viana.
È monsignor Giampiero Franceschini, per 13 anni direttore della Caritas e oggi parroco di San Savino a prendere in prestito la definizione di monsignor Tonino Bello: la cattedrale della carità. Da una parte c’è «una struttura nuova - evidenzia il neo direttore Giuseppe Chiodaroli - una sede bella e funzionale che raggruppa in uno stesso edificio ciò che prima era diviso: gli uffici, il Centro di ascolto, il dormitorio. Unifica l’opera e lo spirito educativo». Dall’altra c’è il lavoro di chi ha raccolto dalla cava «pietra dopo pietra - osserva monsignor Franceschini - con la consapevolezza di mettere insieme i materiali per la costruzione di una cattedrale, di un’opera di utilità pubblica».
«È questo il luogo concreto in cui si incontra - evidenzia il vescovo Gianni Ambrosio - la testimonianza della mano amica che Dio rivolge a tutti noi con il dono del suo Figlio. La Caritas riceve la vita stessa di Dio ma deve guardare alla strada, alla piazza, sentire i bisogni della vita sociale. È il collegamento tra la vita di Dio e quella degli uomini». A sorpresa, Ambrosio chiede al prefetto di tagliare il nastro tricolore: «Mi pare bello che sia un rappresentante dello Stato a inaugurare questa casa. Ci ricorda che la Chiesa opera a favore della società così come Dio è nella storia degli uomini a favore della storia di ciascuno di noi». Il prefetto Viana accetta di buon grado: «Questa realtà costituisce una pietra della nostra società civile. Anche attraverso la solidarietà si creano maggiore legalità e sicurezza».
fri

Il testo integrale su Libertà del 22 marzo 2009

sabato 21 marzo 2009

Preghiera e digiuno per i missionari martiri

Piacenza - Martedì prossimo 24 marzo, il Centro missionario diocesano propone anche a Piacenza una giornata di preghiera e di digiuno per i missionari martiri del nostro tempo. In particolare il programma prevede, nella basilica cittadina di Sant’Antonino, dalle 16 alle 18, l’adorazione eucaristica guidata dalle suore di Sant’Anna per la prima ora (16-17) e della suore scalabriniane per la seconda (17-18). Alle 18 il vescovo mons. Gianni Ambrosio presiederà la celebrazione di una Messa. Dalle 20,30 alle 6,30 del giorno seguente continuazione dell’adorazione eucaristica presso la Casa della Carità in via Vescovado.
Come detto si pregherà per tutti i martiri cristiani degli ultimi tempi. Solo nel 2008 la Chiesa cattolica ha registrato venti martiri: 1 arcivescovo, 16 sacerdoti, 1 religioso e 2 laici uccisi per motivi religiosi in Asia (4 India, 1 Iraq, 1 Sri Lanka, 1 Nepal, 1 Filippine), America (2 Messico, 1 Colombia, 1 Venezuela, 1 Brasile), Africa (2 Kenya, 1 Guinea Conakri, 1 Nigeria, 1 R.D.Congo) ed Europa (2 Russia).
La Chiesa piacentina ricorderà in particolare suor Leonella Sgorbati, nata a Gazzola nel 1940 e uccisa a Mogadiscio in Somalia il 17 settembre 2006. Questa in breve la sua scheda biografica. Nel 1963 entra a far parte delle Suore Missionarie della Consolata e prende i voti perpetui nel novembre 1972, dopo aver frequentato la scuola infermieri in Inghilterra. Nel 1972 si trasferisce in Kenya, dove presta servizio alternativamente al Consolata Hospital Mathari, Nyeri, e al Nazareth Hospital di Kiambu vicino a Nairobi.
Nel 1983 inizia gli studi superiori di scienze infermieristiche e nel 1985 diviene tutor della scuola infermieri del Nkubu Hospital, Meru. Nel novembre 1993 viene eletta superiora regionale delle Suore Missionarie della Consolata del Kenya. Dopo questo incarico, durato sei anni, si trasferisce all'ospedale di Mogadiscio, per studiare la possibilità di aprire una scuola infermieri nell'ospedale retto dall'organizzazione SOS Children's Village. La scuola viene aperta nel 2002, con l'operato di suor Leonella. Le prime 34 infermiere prendono il diploma nel 2006.
Per formare altri tutor per la scuola infermieri, ritorna in Kenya con tre nuove infermiere diplomate per iscriverle ad un corso della scuola medica. Al ritorno incontra difficoltà ad ottenere un visto per il rientro a Mogadiscio, per le nuove regole previste dalle corti islamiche che ora controllano la città e i suoi dintorni. Rientrata a Mogadiscio il 13 settembre 2006, il 17 settembre successivo viene uccisa all'esterno dell'ospedale pediatrico, assieme alla guardia del corpo.


Comunicato stampa diocesi Piacenza-Bobbio

Il vescovo Merisi a Piacenza: meno consumi voluttuari

Piacenza - Monsignor Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente della Caritas Italiana, a Piacenza ha ribadito ciò che in questo momento sta a cuore a tutta la Chiesa, papa Benedetto XVI compreso. «Il tema della crisi economica è all’ordine del giorno in tutte le diocesi - dice monsignor Merisi - Da me a Lodi c’è il problema dell’Unilever di Casalpusterlengo. La Caritas Italiana incoraggia le diocesi a fare in modo che in ogni realtà ci sia una risposta alla perdita del lavoro da parte delle famiglie». Il vescovo Morisi evidenzia poi come la risposta di Piacenza-Bobbio con il fondo di solidarietà sia la strada giusta da seguire: «Il fondo corrisponde alle esigenze e alle attese del nostro territorio in cui c’è l’esigenza di tener conto di tanta gente che perde il posto di lavoro e che vede a rischio il suo futuro». Perchè tanta mobilitazione da parte della Chiesa? «Ci sono iniziative della società civile e delle diocesi - evidenzia il presidente della Caritas Italiana -. È importante che tutti si impegnino e che ci siano sinergie per evitare doppioni; è però necessario che quelle che sono proprie della comunità cristiana mantengano la loro caratteristica propria. Questa crisi è anche un’occasione per fare una riflessione: il Papa e la Cei insistono su due vocaboli: solidarietà e sobrietà. Non si tratta di diminuire i consumi, ma solo di pensarli in modo coerente con le necessità: meno consumi voluttuari ma più investimenti per uno sviluppo sostenibile con l’ambiente e la presenza sociale».
fri

Il testo integrale su Libertà del 20 marzo 2009

venerdì 20 marzo 2009

Romeni discriminati, la parrocchia ortodossa fa da garante

Piacenza - Discriminati nel lavoro e nella vita di tutti i giorni. La parrocchia romena di Piacenza esce allo scoperto. L’obiettivo è di denunciare la situazione di diffidenza che si è venuta a creare a Piacenza e provincia dopo gli stupri romani che hanno individuato a livello nazionale le responsabilità di immigrati romeni.
«A Piacenza non ci sono stati casi clamorosi, ma dopo i fatti di Roma la situazione è cambiata» denuncia padre Jurie Ursachi, parroco della chiesa ortodossa romena di Piacenza. Una parrocchia - dedicata a San Daniele solitario - che ha la propria sede nella chiesa di Santo Stefano (in via Scalabrini) messa disposizione dal vescovo di Piacenza-Bobbio ai tempi di monsignor Luciano Monari. «Solo l’altro giorno - fa sapere padre Ursachi - un nostro connazionale è entrato in un’agenzia immobiliare per chiedere una casa in affitto. Appena hanno saputo che era romeno lo hanno mandato via». «Sempre dopo i tragici fatti di Roma - continua il parroco - una coppia ha perso il lavoro: lui faceva il custode, lei la badante. Con gentilezza hanno detto loro che non servivano più e li hanno licenziati».
La comunità romena della provincia di Piacenza conta poco più di quattromila persone. Ogni domenica, nella chiesa di via Scalabrini, i fedeli sono circa duecento. «Ma nelle festività siamo molti di più», osserva padre Jurie. Trentadue anni, come permette la sua religione, è sposato ed ha quattro figli. Abita a Sarmato e lavora in una ditta che monta pareti di cartongesso. «Mi ha inviato in Italia il mio vescovo - spiega - per curare l’assistenza spirituale dei romeni ortodossi immigrati». Oggi si trova di fronte ad una vera e propria emergenza. «I romeni piacentini si sentono discriminati, sia sul lavoro sia nella vita privata. Dobbiamo tutelare l’immagine dei nostri connazionali onesti e che lavorano - dice - per questo metto a disposizione un numero di telefono 329/1687706, che poi è quello della parrocchia, per fare da garante». Non solo: «Ogni settimana vado nel carcere di Piacenza ad incontrare i romeni che vengono arrestati. Sono persone che devono essere recuperate, desideriamo che si rendano conto di quello che hanno fatto e che possano cambiare vita».
fri

Il testo integrale su Libertà del 19 marzo 2003

giovedì 19 marzo 2009

Un'ora di lavoro contro la crisi

Piacenza- Il ricavato di un’ora di lavoro dedicato alle famiglie colpite dalla crisi economica. È una delle proposte emerse dal secondo incontro del comitato formato dal vescovo Gianni Ambrosio per far fronte all’emergenza della crisi economica, seguendo una modalità osservata dalla gran parte delle diocesi italiane. Categorie economiche e sindacali hanno condiviso l’obiettivo del vescovo ed hanno dato il loro appoggio. Si concretizzerà in tre modi: l’adesione al fondo con un contributo, un’iniziativa di stimolo ai propri associati affinchè facciano lo stesso, un’iniziativa congiunta per promuovere il versamento di un’ora di lavoro da parte di tutti i lavoratori dipendenti della diocesi al quale le aziende dovrebbero partecipate con una quota equivalente al totale della somma versata dai propri lavoratori. Si spera, con questa iniziativa, di raggiungere una cifra di circa 40mila euro. Tra una quindicina di giorni il vescovo Ambrosio dovrebbe lanciare la proposta in un incontro ufficiale con tutte le categorie economiche.
All’incontro di ieri presenti monsignor Lino Ferrari, Giuseppe Chiodaroli e Massimo Magnaschi, Sandro Busca, Elena Zuffada, Elena Camminati, Paolo Rizzi, Enrico Corti, Carlo Sartori, Marco Rezzoagli più il direttore della Fondazione di Piacenza e Vigevano Massimo Sbordi.

fri

Il testo integrale su Libertà del 19 marzo 2009

mercoledì 18 marzo 2009

Fondo di solidarietà, i conti corrente

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Ufficio stampa

Fondo di solidarietà: come contribuire

Oggi pomeriggio, presso la sede della Caritas diocesana, si è riunito il Comitato incaricato dal Vescovo per la gestione del fondo straordinario diocesano di solidarietà; ha presieduto i lavori il vicario generale mons. Lino Ferrari. Tra gli altri era presente anche il direttore della Fondazione di Piacenza e Vigevano, dottor Massimo Sbordi.

Com’è noto si tratta di un fondo istituito dalla diocesi per l’aiuto alle famiglie colpite dalla crisi economica. Il Vescovo è già intervenuto disponendo primi aiuti; ha indetto per domenica 22 marzo una giornata di colletta diocesana in tutte le parrocchie ed ora al comitato, incaricato di gestire l’operazione, viene chiesto di predisporre un progetto operativo.

Due i problemi che il comitato aveva oggi di fronte: come alimentare il fondo, che si avvale già di oltre ottantamila euro , somma decisa dal Vescovo, mediante donazioni e sottoscrizioni da parte di privati e di enti. A questo scopo sono stati attivati tre conti correnti bancari ed è in fase di attivazione un conto corrente postale.

Chi vuol contribuire può utilizzare i seguenti conti correnti:

Banca di Piacenza, agenzia 1, via Genova 37, Piacenza,

codice IBAN: IT30F0515612601CC0010018243

Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza Spa, sede di Piacenza, via Poggiali 18.

codice IBAN: IT25F0623012601000031300008

B CC Creta Credito Coop. Piacentino, Via Colombo 43, Piacenza.

Codice IBAN: IT14Y0851712600000000041052

Le somme versate sono detraibili fiscalmente; non è necessario precisare la causale del versamento in quanto si tratta di conti correnti dedicati unicamente al fondo di solidarietà.

Le donazioni possono anche essere fatte direttamente presso l’ufficio della Caritas diocesana, via Pietro Giordani 21, Piacenza, tel. 0523.332750, aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 12.

Il Comitato ha poi messo a punto la linea operativa che intende seguire nella distribuzione degli aiuti. A questo proposito sono state individuare tre linea di intervento:

A) PRESTITO RESPONSABILE. Prestito fino ad un massimo di tremila euro da rimborsare in 24 mesi. Le richieste potranno essere inoltrate dal mese dal prossimo mese di maggio.

B) LA SPESA DELLA FAMIGLIA. Erogazione di beni alimentari e di prima necessità per le situazioni di emergenza attraverso i servizi caritativi della diocesi (Caritas diocesana, Caritas parrocchiali e di unità pastorali, Gruppi e le conferenze di San Vincenzo, le parrocchie ed altre istituzioni).

C) DONAZIONI. Sostegno economico per far fronte a situazioni di emergenza valutate attraverso i centri di ascolto Caritas.

Questi principi generali verranno realizzati attraverso un regolamento che verrà predisposto nei prossimi incontri.

Il Comitato, che tornerà a riunirsi a breve termine, esaminando il quadro generale che vede sul territorio provinciale diverse altre iniziative, ha sottolineato che quella della Diocesi si muove nella linea tracciata dal Vescovo con la sua recente lettera ai parroci in occasione della colletta diocesana del 22 marzo prossimo. Non solo aiuto economico, ma particolare attenzione alla persona e ai suoi problemi.

Con Africa Mission i limoni della solidarietà

Sabato 21 e domenica 22 marzo, presso alcune parrocchie di città e provincia, i volontari del Movimento piacentino Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo Ong, venderanno i "limoni dell'amicizia" donati dagli amici di Procida (Na). L'iniziativa fa' parte della campagna nazionale "Dai più gusto alla solidarietà" giunta alla sua terza edizione; si tratta di raccogliere fondi per sostenere l'attività del Movimento e i progetti che porta avanti in Uganda, fin dal 1972.
Ecco dove potete trovare i volontari piacentini:
Parrocchia di Santa Franca: sabato 21 marzo (dalle 18.00 alle 19.30) domenica 22 (dalle 8.00 alle 12.00)
Parrocchia di San Savino: domenica 22 marzo (dalle 10.30 alle 12.00)
Parrocchia di Pianello: sabato 21 e domenica 22 marzo.

martedì 17 marzo 2009

Diocesi, solidarietà ai romeni di Piacenza

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa

Solidarietà della Chiesa di Piacenza-Bobbio
alla Comunità ortodossa romena di Piacenza

I romeni, che a Piacenza si riconoscono nella parrocchia ortodossa di San Daniele Solitario, hanno espresso recentemente il disagio, che stanno vivendo in questo particolare momento, con una lettera del parroco J. Ursachi agli esponenti della comunità piacentina. Tra gli altri si sono rivolti anche al vescovo mons. Ambrosio e alla Chiesa di Piacenza-Bobbio.
“Noi, romeni ortodossi della parrocchia San Daniele Solitario di Piacenza, - scrive tra l’altro il parroco Ursachi - in questi momenti difficili che stiamo attraversando, anche se non ci riteniamo santi, testimoniamo pubblicamente di sentirci molto rattristati ed indignati constatando che il nostro nome di cristiani e di romeni è macchiato e calpestato per colpa di alcuni nostri connazionali e chiediamo a tutti coloro che ben conoscono la nostra fede, umanità e laboriosità, di unirsi a noi per promuovere la vera immagine che ci caratterizza e ci rappresenta”.
Il parroco Ursachi invoca il perdono per questi suoi connazionali, ringrazia il Vescovo, il clero ed i cattolici piacentini per “il supporto fraterno dimostrato finora”, ringrazia le autorità civili ed esprime “la sua solidarietà con i fratelli e le sorelle che in silenzio soffrono...”.
“Preghiamo Dio di rafforzarli e incoraggiarli... Esprimiamo – conclude il parroco romeno - la nostra speranza di ritrovare prossimamente l’armonia che ha sempre caratterizzato le relazioni tra i nostri popoli...”
A nome della Chiesa di Piacenza-Bobbio ha risposto, con una lettera, il vicario generale mons. Lino Ferrari. “Desidero esprimere, a nome della Diocesi, solidarietà e stima alla Comunità Romena, che vive a Piacenza.
“Gravi fatti di cronaca, che hanno coinvolto cittadini immigrati dalla Romania, non devono alimentare- scrive mons. Ferrari – atteggiamenti ostili verso un intero popolo. Mentre assicuro l’impegno della nostra Chiesa per favorire il dialogo e l’inserimento dei cittadini romeni, mi unisco alla Comunità Ortodossa nel chiedere al Signore l’aiuto per far crescere la fraternità e la reciproca collaborazione”.

Fin qui la lettera di mons. Ferrari; ricordiamo che a Piacenza vi sono ben tre comunità ortodosse che, per i loro riti, utilizzano chiese messe a disposizione, direttamente o indirettamente, dalla Diocesi: sono appunto gli ortodossi romeni che si incontrano nella chiesa delle Gianelline in via Scalabrini 25; gli ortodossi mecedoni nella chiesa di San Fermo di via Cittadella e gli ortodossi legati al Patriarcato di Mosca nella chiesa di San Raimondo in Corso Vittorio Emanuele (delle Monache benedettine).

lunedì 16 marzo 2009

Il generale che difese Sarajevo incontra i giovani piacentini

Piacenza - Sarà a Piacenza domani sera il generale di origini serbe, Jovan Divjak, autore, tra l’altro, del libro “Sarajevo mon amour”. Jovan Divjak, 72 anni, ha combattuto a fianco dei bosniaci per difendere Sarajevo quando i serbi attaccarono la città, ma, al termine della guerra, si schierò subito a difesa dei diritti dei serbi rimasti, contro ogni tentativo di discriminazione nei loro confronti. La sua visita piacentina (la seconda in questi ultimi anni) arriva grazie all’invito dell’Associazione Bosnia-Herzegovina Oltre i Confini e si colloca all’interno del percorso che i ragazzi dell’Isii Marconi stanno realizzando con l’insegnante di religione Claudio Ferrari. Percorso che avrà il suo clou alla fine di aprile quando gli studenti di Ferrari (e di Danilo Molinari) andranno in visita a Sarajevo dove troveranno proprio Divjak che allora giocherà in casa. Il viaggio dei ragazzi dell’Isii Marconi a Sarajevo e Jaice (due delle zone della Bosnia-Herzegovina più colpite dalla guerra di qualche anno fa) potrà contare sul patrocinio del Comune e delle Provincia di Piacenza e sul concreto contributo economico di un istituto di credito (Unicredit). L’appuntamento di domani sera è per le ore 21 nell’aula magna del San Vincenzo (seminario urbano) in via Scalabrini 67. Il generale Divjak, di origine serba, ha vissuto prima a Belgrado e poi a Sarajevo come militare di carriera, raggiungendo il grado di colonnello prima del conflitto serbo-bosniaco seguito al crollo del regime comunista nella ex Iugoslavia.E’ sempre andato controcorrente, avendo come unico criterio di azione la difesa dei perseguitati e la lotta contro ogni tipo di oppressione, da qualsiasi parte provenga, senza distinzioni di etnie, di credo religioso o politico. Per questo è stato emarginato all’interno dello stesso esercito bosniaco con il quale si era schierato e nel quale aveva raggiunto il grado di generale. Posto in pensione senza neppure essere consultato, non ha rinunciato alle sue battaglie, spostandole nella società civile.
fri

Il testo integrale su Libertà del 16 marzo 2009

domenica 15 marzo 2009

Parrocchie mobilitate contro la crisi

Piacenza - Le parrocchie piacentine stanno diventando sempre più punto di riferimento contro la galoppante crisi economica. Ai parroci si rivolge il vescovo Gianni Ambrosio perché le comunità cattoliche la prossima domenica - il 22 marzo - saranno chiamate ad un grande e collettivo gesto di carità. Il presule conta molto sulla generosità dei piacentini che, se lo vorranno, avranno l’opportunità di aiutare chi è già finito nel vortice della crisi e chi, presto, vi finirà. Il vescovo, oltre a mettere a disposizione dal forziere dell’8per mille 50mila euro per il fondo diocesano straordinario di solidarietà ha destinato altri 30mila euro dalle offerte che il vescovo stesso riceve dalle parrocchie o dai singoli fedeli (il cosiddetto fondo di carità del vescovo). Se siamo ancora in attesa di conoscere i primi passi concreti del comitato diocesano di solidarietà istituito presso la Caritas, le parrocchie sono già avanti. Oggi a San Lazzaro la Caritas parrocchiale “La Giara” organizza un pranzo benefico con 130 coperti: i soldi raccolti verranno utilizzati per pagare le bollette di luce, acqua e gas di famiglie in difficoltà. Alla Farnesiana, nella parrocchia di Santa Franca, don Maurizio Noberini è uno di quelli che più di altri ha già sulle spalle il problema crisi. «Appena stamane (ieri, per chi legge) mi è venuto a trovare un padre di famiglia con tre figli a carico la cui azienda ora lo fa lavorare tre giorni su sette. È l’anticamera della chiusura. Altri lavorano alla Bolzoni e sono in cassa integrazione. I soldi, meno, arrivano ancora ma le famiglie sono costrette a tagli». Anche le iniziative pastorali risentono della crisi: «Probabilmente dovremo cancellare alcuni pellegrinaggi parrocchiali. La gente non ce la fa a pagare le iscrizioni. Abbiamo già abolito il cenone del prossimo 31 dicembre. Faremo solo una tombolata. Tutto da vedere per i campi estivi le cui tariffe popolari sono ferme da quattro anni». Da chi è costretto a tagliare a chi prima faceva già fatica ed oggi invece non ce la fa più. Tutti i casi vengono segnalati alla Giara, la Caritas parrocchiale, che, dall’inizio dell’anno, ha aumentato di oltre il 30 per cento le borse viveri da consegnare alle famiglie bisognose.Da un quartiere popolare al centro storico dove, in teoria, la gente dovrebbe stare meglio: Santa Teresa, sul Corso. Non è così. «Come parrocchia - evidenzia monsignor Luigi Chiesa - già da tempo abbiamo cercato di creare un fondo di solidarietà per andare incontro alle necessità di chi non ce la fa a pagare bollette e affitti. Oggi le richieste di aiuto sono aumentate e arrivano da persone che hanno perso il lavoro. Negli ultimi giorni sono venuto in contatto con tre famiglie che hanno questo problema. L’iniziativa del vescovo e della diocesi è importantissima. In questo periodo di crisi il primo riferimento per la gente è la parrocchia, non solo per chi ha perso il lavoro ma anche per chi è seriamente preoccupato di perderlo».Altro quartiere bene è la Besurica. Anche qui don Franco Capelli e i suoi si sono già mobilitati. «Trovo parecchie persone che mi dicono che le cose stanno andando male nell’azienda in cui lavorano - osserva il parroco di San Vittore -, le prospettive sono difficili e a pagare saranno ancora una volta le persone che dipendono dagli altri o dalle situazioni». In San Vittore hanno già aperto un fondo di carità domenica primo marzo.
fri

Il testo integrale su Libertà del 15 marzo 2009

sabato 14 marzo 2009

Ambrosio e la crisi, raccolta fondi il 22 marzo

Carissimi sacerdoti,

“le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure (…) le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” (Gaudium et Spes, n.1). La Chiesa piacentina-bobbiese condivide le odierne sofferenze di famiglie e di singole persone. Nell’ultimo Consiglio Pastorale Diocesano riunitosi alla Bellotta di Pontenure è emersa l’esigenza di venire incontro alle situazioni di difficoltà dei fratelli e delle sorelle con interventi che dovranno caratterizzarsi per “sobrietà”, “discrezione” ed “efficacia”. Con questo stile dovrà essere portata in primo piano la carità cristiana, senza la quale non vi è Chiesa e non vi è neppure vita sociale.

Ma come esprimere questa carità concretamente?

Certamente attraverso il potenziamento delle realtà presenti in Diocesi che già operano nell'aiuto alle persone in difficoltà (distribuzione di generi alimentari e di prima necessità, indumenti, piccoli aiuti economici); un secondo filone è inoltre rappresentato dal cosiddetto credito responsabile che, a fronte di un fondo di garanzia a tutela delle banche, possa permettere a persone in difficoltà di ricevere piccoli prestiti da restituire nel tempo per superare la difficile situazione momentanea.

In questa direzione ho costituito un Comitato che lavorerà con la funzione di ‘cabina di regia’ per predisporre un Fondo straordinario di solidarietà. Come supporto del Comitato, ho attivato la Caritas Diocesana con il compito di raccordarne il lavoro attraverso i canali ordinari della carità diocesana. Nel settore sono operanti la Caritas diocesana stessa, numerose Caritas parrocchiali e di unità pastorale, i gruppi e le Conferenze di San Vincenzo, le parrocchie ed altre istituzioni.

Per parte mia ho deciso di conferire nel Fondo straordinario 50.000 euro (provenienti dall'8x1000 diocesano) quale dotazione iniziale. A questo primo intervento aggiungo 30.000 euro come ‘carità del vescovo’.

Tuttavia l'impegno economico sarà forte e richiederà il contributo di tutti. Sono certo che tutta la comunità cristiana – dalle parrocchie alle comunità religiose alle associazioni e ai movimenti, ai singoli fedeli – avverte la responsabilità che il momento richiede: tutti dobbiamo dare il nostro contributo a favore dei fratelli che si trovano in difficoltà.

Proprio per dare maggior forza all'impegno assunto sono pertanto a chiederVi una collaborazione forte per realizzare una colletta diocesana in occasione della quarta domenica di quaresima (22 marzo). L'obiettivo iniziale è di portare il fondo ad almeno 150.000 euro.

Si cercheranno, inoltre, tutte le possibili collaborazioni con le istituzioni pubbliche e la società civile, contando sulla buona volontà e sulla generosità di tutti: sono certo che tutti vorranno collaborare. Fin da ora ringrazio tutti.

Desidero aggiungere che se il Fondo straordinario è il nostro primo obiettivo di forte impegno, non deve però venire meno quell’attenzione ai piccoli ma importanti gesti di solidarietà quotidiana.

Fiducioso nella vostra disponibilità, vi auguro di proseguire il cammino quaresimale con rinnovato spirito di purificazione interiore per tendere con speranza alla Pasqua del Signore Gesù. Con la mia paterna benedizione,

vostro in Cristo
+ Gianni Ambrosio

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

venerdì 13 marzo 2009

A 80 anni medico piacentino salva pellegrino in San Pietro

Piacenza - A 80 anni suonati non solo è stato l’angelo custode di Giampiero Steccato per tutto il viaggio da San Damiano in Vaticano e ritorno. Ha anche salvato la vita a un pellegrino americano privo di sensi a pochi metri dal Santo Padre. Il dottor Ugo Gazzola, medico veterano della Croce Rossa di Piacenza, già primario di cardiologia nell’ospedale cittadino, racconta la sua avventura appena toccato il suolo di San Damiano. «Ero seduto sul sagrato - dice - quando ho visto un signore di mezza età accasciarsi al suolo». «Era due posti più in là del mio - continua il dottor Gazzola - e per questo sono stato il primo ad intervenire». «Dapprima ho pensato subito ad un episodio epilettico - racconta -. Poi ho compreso che si trattava di un arresto cardiocircolatorio e mi sono messo a praticargli il massaggio cardiaco». Un pellegrino importante: «Si trattava di un cittadino statunitense parente di un vescovo americano. Il presule mi ha rincorso ben due volte nella folla per ringraziarmi».
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Il testo integrale su Libertà del 12 marzo 2009

Papa Ratzinger devoto di San Colombano

Piacenza - Un minuto di colloquio a tu per tu con il Santo Padre in piazza San Pietro. Il vescovo Gianni Ambrosio è stato tra i primi ad omaggiare Benedetto XVI alla conclusione dell’udienza generale del mercoledì. Dopo un cardinale e tre o quattro vescovi. Al suo turno, si è tolto lo zucchetto in segno di rispetto (qualche altro presule se ne è dimenticato) e ha baciato l’anello papale (il cosiddetto “anello del pescatore” che identifica colui che è il successore di Pietro). Poi, rimesso al suo posto il tradizionale copricapo viola, si è presentato: «Sono il vescovo di Piacenza-Bobbio». Papa Ratzinger, come già in gennaio in occasione del pellegrinaggio diocesano, lo ha simpaticamente interrotto: «Ah, Bobbio - ha esclamato - la città di San Colombano». Una sorta di chiodo fisso di Benedetto XVI, chissà, magari di buon auspicio, alla fine di tutti questi incontri, per una visita apostolica in Alta Valtrebbia (al momento solo una lontanissima ipotesi giornalistica). Poi, quando ha saputo che monsignor Ambrosio stava guidando un pellegrinaggio di trentacinque tra sindaci e amministratori piacentini, si è stupito. «Così tanti?» ha domandato al vescovo. «Gli ho detto che con noi c’era una persona molto malata - spiega il vescovo - che era venuta da Piacenza per omaggiarlo». Il Santo Padre, una volta ricevuti cardinali e vescovi, si recherà proprio da Giampiero Steccato (come raccontiamo nella pagina precedente) e la sua famiglia per incoraggiarli. Accompagnato dal vescovo Gianni Ambrosio. «Lo ha accarezzato e abbracciato - racconta il presule - poi lo ha benedetto per due volte. Ho visto il Santo Padre commosso».
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Il testo integrale su Libertà del 12 marzo 2009

Steccato, dal Papa una tenerezza che non ti aspetti

Piacenza - «È una tenerezza che forse non ti aspetti. Invece papa Ratzinger ha dimostrato di essere una persona vicino alla gente: ha accarezzato e baciato mio padre». Silvia Steccato ha appena riabbracciato la propria bimba Margherita (3 anni) nell’hangar della base di San Damiano dopo il viaggio della vita. Racconta così quella manciata di secondi. «Quando si stava avvicinando a noi ho detto a papà stava che arrivando il Santo Padre». Steccato, infatti, non può vedere. «È il Papa, ti giuro che è vero» gli ha sussurrato emozionata. Non c’è stato bisogno di crederci. Papa Benedetto gli ha parlato con il suo inconfondibile accento tedesco, lo ha abbracciato e baciato.
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Il testo integrale su Libertà del 12 marzo 2009

giovedì 12 marzo 2009

La carezza del Papa a Gian Piero Steccato

Piacenza - Giampiero Steccato, ieri mattina, poco dopo le 12, ha consegnato a Benedetto XVI un messaggio con tutta la sua voglia di vivere. Il 58 enne piacentino, ex impiegato delle ferrovie, vive paralizzato da oltre 10 anni affetto dalla “sindrome di Locked-in”: un male terribile che lo rinchiude nel suo corpo, pienamente cosciente ma incapace di comunicare se non con il leggero battito di una palpebra. Ieri mattina al termine dell’udienza del mercoledì, in una piazza San Pietro gremita, papa Benedetto XVI gli si è avvicinato, gli ha parlato, lo ha accarezzato e baciato, ha avuto parole di conforto, ha pregato invocando l’intercessione della Vergine Maria. Un mese e undici giorni fa (quando è partita la lettera della moglie di Steccato alla Presidenza del Consiglio dei ministri) tutto questo sembrava solo un sogno. Anzi, nemmeno. Invece ieri mattina, accompagnato dalla moglie Lucia, dai due figli Daniele e Silvia e dall’amico, Giovanni Badini (ex insegnante di educazione fisica al “Respighi”), e assistito dall’ex primario di cardiologia e medico della Croce Rossa, Ugo Gazzola, Giampiero Steccato è entrato nel ventre di un C-27J della 46esima brigata aviostraportata di Pisa, atterrato poco prima alla base aerea di S. Damiano.
Per Steccato è una festa. «Provate a pensare che cosa può provare una persona che riteneva fosse finito tutto e improvvisamente si accorge che non è finito niente» dice raggiante la figlia Silvia. L’ingresso “trionfale” con la carrozzina fin sotto la postazione di Benedetto XVI, le visite dei vescovi Gianni Ambrosio e Luciano Monari - l’ex presule di Piacenza-Bobbio, neanche a farlo apposta, era proprio lì, proprio quel giorno, in pellegrinaggio diocesano con i suoi nuovi fedeli di Brescia -, quelle degli amministratori piacentini di Valtrebbia e Valluretta (anch’essi in pellegrinaggio). Poi le cure e le attenzioni della Croce Rossa, del personale del Vaticano.
Il trasferimento “straordinario” a bordo di un aereo militare si è concretizzato grazie all’interessamento del vescovo di A dieci anni esatti dalla malattia, manifestatasi proprio a Roma dove Giampiero e la moglie Lucia festeggiavano i 25 anni di matrimonio, a dieci anni esatti dunque, il viaggio a Roma torna ad essere una festa.
Capitan Uncino, come si definisce lo stesso Steccato, dopo l’odissea di Eluana, voleva dare pubblica testimonianza a favore del diritto alla vita di «tutti quelli che non possono dire la loro» perchè colpiti da gravi disabilità. Ecco il motivo del suo scritto al Santo Padre.
«Non vede ma sente tutto» avverte la moglie Lucia il Santo Padre. Benedetto XVI si sofferma per alcuni istanti con la mano sul viso di Steccato, lo accarezza e lo abbraccia, ha parole di conforto anche per i familiari. Invitato a pregare la Madonna. È la moglie Lucia a consegnare nelle mani del Pontefice la lettera del marito, ma anche una copia del libro di Massimo Pandolfi “L’inguaribile voglia di vivere” (in cui, tra le varie storie, c’è proprio quella di Steccato).
Anche il viaggio in aereo è una festa per Giampiero Steccato. «Non ha paura di nulla, quando stava bene è stato anche su una mongolfiera» confidava la figlia poco prima del decollo da San Damiano. «Nessun problema, gode di una salute di ferro» assicurava il cardiologo Gazzola all’equipaggio del C 27. Così è stato. Anche quando l’aereo militare, nel viaggio di ritorno, balla non poco, spinto su e giù dal forte vento. Il vecchio professore di educazione fisica Giovanni Badini scende barcollando dalla scaletta posteriore: «Problemi per Steccato? Assolutamente no. Con le turbolenze si è divertito da matti.
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Il testo integrale su Libertà del 12 marzo 2009

mercoledì 11 marzo 2009

Il vescovo Ambrosio presenta Steccato al Papa

Piacenza - Sarà molto probabilmente il vescovo Gianni Ambrosio questa mattina in Vaticano a presentare Giampiero Steccato al santo padre Benedetto XVI al termine dell’udienza del mercoledì. Il piacentino Giampiero Steccato, 59 anni, ex ferroviere, sposato e con due figli, da dieci anni versa uno stato detto di Locked-in (letteralmente chiuso dentro): non muove che una palpebra e un dito mignolo. Un corpo paralizzato ma una mente perfettamente lucida che vuole vivere.
Grazie ad un volo umanitario organizzato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Steccato oggi arriverà prima a Ciampino, poi in Vaticano ed assisterà all’udienza del mercoledì assieme ad altre tremila persone. Tra queste i sindaci piacentini e gli amministratori della Valtidone guidati dal vescovo Gianni Ambrosio nel loro pellegrinaggio romano. L’arrivo di Steccato in Vaticano corona un sogno che il tenace Capitan Uncino non ha mai abbandonato: poter consegnare al Papa un messaggio di speranza, un messaggio in cui è racchiusa tutta la sua voglia di vivere, un messaggio che assume un’importanza particolare a poche settimane dalla morte di Eluana Englaro. Non solo: in un anniversario particolare, il decimo della comparsa della terribile malattia che ha tentato di impossessarsene. Proprio dieci anni fa Steccato e la moglie Lucia erano a Roma a festeggiare il 25esimo anniversario di matrimonio. Proprio in quell’occasione Capitan Uncino cominciò a sentirsi male e fece i primi due mesi in rianimazione all’ospedale San Giovanni. Questa mattina, con un’emozione grandissima, Steccato ritorna a Roma e in Vaticano. Grazie ad un’organizzazione complessa e che ha messo insieme decine di persone.
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Il testo integrale su Libertà dell'11 marzo 2009

martedì 10 marzo 2009

Steccato in udienza dal Papa

Piacenza - Consegnerà al Papa un messaggio con la sua voglia di vivere, la sua curiosità per il mondo che lo circonda mai sopita dalla terribile malattia che dieci anni fa se ne è impossessato. Giampiero Steccato domani mattina incontrerà Benedetto XVI al termine dell’udienza del mercoledì. Sarà un giorno speciale sotto ogni punto di vista: il suo 35esimo anniversario di matrimonio ma anche il suo decimo anniversario di malattia. La cosiddetta sindrome del chiavistello, che gli inibisce l’uso di tutti i muscoli del corpo, lo ha colpito proprio dieci anni fa a Roma dove, assieme alla moglie Lucia, si trovava per festeggiare i 25 anni di matrimonio.In poco più di un mese di tempo si è mosso un piccolo esercito per permettere a Steccato il suo gesto dall’alto valore umano e simbolico. A cominciare dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che, in meno di una settimana, ha risposto sì alla richiesta di un volo umanitario inviata dalla moglie Lucia. Per proseguire con il prefetto di Piacenza, Luigi Viana, e la sua segreteria che hanno fatto da tramite tra la famiglia Steccato e il Governo. Ancora: il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, che ha coinvolto la Segreteria di Stato vaticana affinché la Santa Sede, oltre ai pass necessari, dialogasse direttamente con lo Stato Italiano; non solo: al termine dell’udienza verrà predisposta una sala attigua all’aula Paolo VI dove Steccato riceverà alimentazione e medicine. L’aeronautica militare - proseguendo - ha messo a disposizione la base di San Damiano per il decollo e l’atterraggio del volo umanitario; la Croce Rossa Italiana accompagnerà tutta la famiglia Steccato dall’aeroporto di Ciampino al Vaticano e ritorno; la Croce Rossa di Piacenza invia un medico (l’ex primario di cardiologia Ugo Gazzola) durante l’intero viaggio. Domani mattina alle 7 e 30 Steccato, la moglie Lucia, i figli Daniele e Silvia, l’amico Giovanni Badini, assieme al cardiologo Gazzola, si imbarcheranno a bordo di un boeing C 27 volo umanitario. Un’ora dopo l’arrivo a Ciampino e il trasferimento in Vaticano. Ritorno a Piacenza, sempre con il volo umanitario e sempre alla base di San Damiano, con atterraggio previsto per le ore 17.
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Il testo integrale su Libertà del 10 marzo 2009

Il presepe s'impara in marzo

Piacenza - Tra i piacentini si è diffusa una vera e propria “febbre da presepio”. Tanto che l’associazione presepisti, guidata da Sergio Rossi, si è trovata a dover raddoppiare il proprio corso annuale previsto in settembre. Così arriva il presepe di primavera: da giovedì prossimo parte un nuovo ciclo di lezioni dedicate agli appassionati che desiderano acquisire l’arte delle natività. La passione parte da lontano: «Dalla grande attività di promozione che abbiamo fatto con la nostra associazione» fa sapere Rossi. Concretizzatasi nelle centinaia di visitatori registrati dalla mostra delle natività lo scorso dicembre a Palazzo Farnese. «Abbiamo ricevuto più di 70 richieste per il corso di settembre 2009 - osserva Rossi - così abbiamo dovuto raddoppiare». Il corso in partenza giovedì si articola in cinque lezioni con cadenza bisettimanale al lunedì e al giovedì; si tiene nella sede della Circoscrizione 2 in via XXIV Maggio 51/53. Si parte giovedì alle 20 e 30
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Il testo integrale su Libertà del 10 marzo 2009

lunedì 9 marzo 2009

Scuole cattoliche, alleanza con la famiglia

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa

Due iniziative per la scuola cattolica:
incontro per docenti e genitori (11 marzo)
ed un corso per supplenti (dal 25 marzo)

La Cooperativa cattolica per la scuola e la formazione della diocesi di Piacenza-Bobbio promuove nei prossimi giorni due importanti iniziative formative. Mercoledì prossimo, 11 marzo, dalle ore 16,45 alle 18,30, presso il Seminario vescovile di via Scalabrini 67, la dott. Elisabetta Musi, docente di pedagogia sociale e pedagogia delle differenze all’Università Cattolica, interviene sul tema: “Crescere insieme docenti e genitori: quando l’azione educativa diventa un patto condiviso”.
La riflessione intrapresa tra docenti e genitori in questi due anni sul tema: “Alleanza educativa tra scuola e famiglia” trova ora il suo culmine nella definizione di buone pratiche attraverso le quali le scuole di ispirazione cristiana e le famiglie si impegnano a vivere per camminare insieme e giungere ad una proficua collaborazione.
“L'incontro – precisa la presidente della Cooperativa, Chiara Sacchi - è conclusivo di un percorso, all'interno del piano pastorale diocesano sull'educazione, che ha visto le scuole riflettere sul dialogo con le famiglie. In particolare 14 scuole hanno fatto avere le loro esperienze. La dott. Musi rilancerà alle scuole atteggiamenti e linee per far diventare le prassi scolastiche contesti attraverso i quali i genitori si sentano sempre più partecipi della vita della scuola. Positivo, in questa stagione di stanchezza e di continui attacchi alla scuola, è l'impegno delle scuole a dare significati all'educazione”.

SUPPLENTI. La seconda iniziativa è l'ormai consueto corso per persone che desiderano essere segnalati nelle scuole cattoliche. Tale corso, in programma dal 25 marzo al 15 aprile, offrirà un primo approccio conoscitivo delle scuole cattoliche (finalità, scelte educative, organizzazione), della professionalità docente, dei ragazzi di oggi e della progettualità. A tutti gli iscritti sarà chiesto di partecipare ai tre incontri.
Nelle scuole paritarie sono in vigore le stesse leggi delle scuole statali riguardo i titoli abilitanti all’insegnamento; pertanto è necessario, per poter accedere al Corso, essere in possesso di: diploma magistrale o liceo pedagogico conseguito negli anni antecedenti l’a.s. 2001/2002; laurea in scienze dei processi educativi (nido); laurea in scienze della formazione primaria (infanzia, primaria); laurea per classi di concorso (secondarie); concorsi abilitanti; corsi speciali abilitanti indetti dalle università
Al termine del corso, sulla base della partecipazione agli incontri e dell’effettivo coinvolgimento, la Cooperativa stenderà un elenco di segnalazioni che verrà inviato a tutte le scuole durante l’estate e sarà un riferimento per il conferimento di supplenze nell’anno scolastico 2009/’10 da parte del gestore della singola scuola/istituto.
Questo il programma: mercoledì 25 marzo, “Scuola cattolica: identità e missione”, Chiara Sacchi, presidente della Cooperativa Cattolica; mercoledì 1° aprile, “Identità docente: motivazioni e competenze”, Chiara Sacchi; mercoledì 15 aprile, “Quale bambino/ragazzo/adolescente è affidato alle cure di un’insegnante?”. Intervento a più voci con docenti di ogni ordine di scuola. Sarà possibile organizzare un quarto incontro sulla base di un interesse emerso dai partecipanti.
Le iscrizioni vanno fatte attraverso un apposito modulo da inviare entro il 20 marzo alla Cooperativa: Via Chiostri del Duomo 12 (piano terra), Piacenza o tramite e-mail, indicando tutti i dati richiesti, all’indirizzo: sacchiara@libero.it . Il corso si terrà presso la sede della Cooperativa dalle ore 16,45 alle ore 18,45; ad eccezione del primo che inizierà alle 16,15 con la presentazione, la registrazione degli iscritti e la raccolta delle quote (viene chiesto un contributo di 25 euro).
Nella scheda d’iscrizione dovranno essere indicati: cognome e nome, luogo e data di nascita, indirizzo, e-mail, titoli di studio (indicare la data in cui si è conseguito il diploma/laurea e l’istituto/università) e titoli abilitanti all’insegnamento (indicare la data in cui si è conseguito il concorso o il corso abilitante).

domenica 8 marzo 2009

Migranti, dalla legalità l'integrazione

Piacenza - «È attraverso il dialogo e la comunicazione tra le persone che rappresentanti di culture diverse possono trovare la comune umanità. E questa buona comunicazione non può prescindere dalla conoscenza giuridica». Con le parole del vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, si è aperto ieri il primo corso di formazione giuridica organizzato dalla Migrantes nazionale e da Migrant’s Law. Un corso che verrà riproposto nella maggior parte delle regioni italiane e che prende il via a Piacenza perché - come evidenzia il direttore di Migrantes nazionale, padre Gianromano Gnesotto - «è qui che il beato Giovanni Battista Scalabrini fondò la società San Raffaele con Toniolo e Gaspare Landi, è da questa casa che iniziò la formazione di religiosi e laici sui diritti e doveri dei migranti». Una quarantina i partecipanti alla prima lezione del corso (a numero chiuso) tra legali, operatori nel settore, volontari, religiose, sacerdoti. A fare gli onori di casa il direttore della Migrantes diocesana, padre Franco Visconti, che è anche il superiore della casa madre degli Scalabriniani. In cattedra la coordinatrice scientifica, Paola Scevi, docente di diritto delle migrazioni alla Cattolica di Piacenza.
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Il testo integrale su Libertà dell'8 marzo 2009

sabato 7 marzo 2009

Fondo anticrisi, obiettivo 300mila euro

Piacenza - Un fondo straordinario di solidarietà da almeno 300mila euro con prestiti individuali fino a un massimo di 3mila euro. È uno degli obiettivi più ambiziosi del comitato di saggi messo a punto dalla diocesi per gestire gli interventi legati alle conseguenze della crisi economica. È stato ufficializzato ieri pomeriggio nel corso del primo incontro del comitato nella nuova sede Caritas di via Giordani. Il fondo diocesano di solidarietà, com’è noto, è stato aperto dal vescovo Gianni Ambrosio che vi ha dirottato 50mila euro provenienti dall’8 per mille. È un fondo che non sarà per sempre ma avrà un limite temporale: il 2011. I trecentomila euro prefissati si contano di raggiungere attraverso donazioni e contributi pubblici e privati. Per cominciare, il vescovo Ambrosio ha proposto che la quarta domenica di Quaresima (il prossimo 22 marzo) sia destinata a una colletta in tutte le parrocchie. Altro aspetto del fondo di solidarietà è la raccolta di denaro che verrà destinato alla fetta più povera della popolazione, alle famiglie senza reddito che saranno aiutate con la donazione di generi alimentari e altre necessità concrete. In parallelo alla raccolta fondi il comitato diocesano si deve occupare dell’erogazione degli aiuti. A questo proposito sarà utile favorire la nascita i gruppi di volontari per l’accompagnamento sui temi del lavoro, della casa, della gestione del denaro e degli stili di consumo.
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Il testo integrale su Libertà del 7 marzo 2009

venerdì 6 marzo 2009

Crisi, la missione della Chiesa è di offrire la speranza

Piacenza - «Di fronte ai 370miliardi di dollari dati alle banche per la crisi, all’impotenza di salvare la vita a Eluana, al fallimento del multiculturalismo sentiamo il bisogno di qualche cosa d’altro di quanto di disperabile le autorità politiche ed economiche ci offrono. La missione della Chiesa è di offrire la speranza». A sottolinearlo è stato monsignor Giampaolo Crepaldi ieri sera in S.Ilario. Di fronte ad una corrosione della speranza, ad una sua strumentalizzazione (mutui concessi a chi non poteva farvi fronte) «partendo da Dio - ha osservato il segretario del Pontificio consiglio Giustizia e Pace -, occorre avere il coraggio di rimboccarsi le maniche in uno spirito di solidarietà, di amicizia e di valori civili. Nessuno potrà uscirne da solo. Ce la faremo insieme se riusciremo a ritrovare qualche valore che abbiamo messo nel cassetto».
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Il testo integrale su Libertà del 6 marzo 2009

A Sckokai il premio Stefania Rossi

Piacenza - Un grazie a Stefania Rossi «santa laica nella realtà in cui ha operato», alla famiglia «a cui spesso ho sottratto il tempo», all’Azione Cattolica «motivazione del mio impegno in politica e nel sindacato per essere protagonisti dentro la storia». Sono i tre grazie che Aldo Sckokai, 69 anni, ha voluto lasciare dal palco dell’auditorium di Sant’Ilario. Maestro, direttore didattico, consigliere comunale nella Democrazia Cristiana, oggi sindacalista Cisl, Sckokai ieri sera ha ricevuto il premio della terza edizione del “Riconoscimento pubblico alla memoria di Stefania Rossi”, assegnato dall’Azione cattolica diocesana. Il riconoscimento era inserito nella settimana di studi sociali promossa dall’Ac e dall’Ufficio diocesano di pastorale sociale. Quattro incontri legati al tema della speranza che si sono chiusi con l’intervento del vescovo Giampaolo Crepaldi, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace. I duemila euro del premio Stefania Rossi sono stati donati dal vincitore al fondo di carità appena aperto dal vescovo Gianni Ambrosio (ieri in prima fila) per combattere la crisi. «Non ci ho pensato due volte - dice Sckokai - quando ho saputo che il premio era in denaro. Oggi sono il segretario dei pensionati della Cisl; da questo osservatorio vedo le nuove povertà: chi perde il lavoro, chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese perché ha 500 euro di pensione, le famiglie che hanno in casa un non autosufficiente e che non possono permettersi la badante». In un auditorium gremito di laici iscritti o vicini all’Azione Cattolica - presenti, tra gli altri, gli assessori provinciali Patrizia Calza e Gianluigi Ziliani e l’assessore comunale Paolo Dosi, oltre al presidente dell’Ac Pierpaolo Triani e all’assistente generale don Paolo Camminati - Sckokai ha voluto sottolineare il ruolo dell’Azione Cattolica nella società di oggi: «Ha un’idea sballata chi pensa alle persone dell’Azione Cattolica come laici chiusi nelle canoniche e nelle sacrestie. Noi siamo dentro la storia, con i problemi della storia che cerchiamo di affrontare.
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Il testo integrale su Libertà del 6 marzo 2009

Rinnovato il sito internet della diocesi

Piacenza - Il sito internet della diocesi è stato completamente rinnovato per rendere più agevole l’uso di tale mezzo d’informazione. A parte l’ascolto dei consigli che sono pervenuti in questi anni di attività, la nuova versione - progettata da don Riccardo Lisoni - deriva dal fatto che il sito è pensato come un “portale”, quindi sono state inserite tutte le realtà della diocesi.
Resta immutato l’indirizzo: www.diocesipiacenzabobbio.org. In apertura della prima pagina (home page), in alto, ben visibili sono richiamate, con immagini (che scorrono e con rimandi interni), i tre principali eventi della vita diocesana (restano visibili due o più settimane).
La nuova versione pone in maggiore evidenza gli ultimi interventi del Vescovo (si possono leggere, però, anche i precedenti) e la trasmissione tv “Le strade della vita” (di cui è possibile vedere l’ultima puntata), la prima pagina del Nuovo Giornale linkata al sito del settimanale, orari delle messe, comunicazioni dell’amministrazione e informazioni utili. In particolare segnaliamo la possibilità di scaricare tutta la modulistica dell’Ufficio amministrativo, Beni culturali, Cancelleria, ecc. (cfr. Documenti).
Nella prima pagina sono indicati anche altri eventi della vita pastorale con particolare attenzione all’attualità. L’aggiornamento è settimanale. Per agevolare il visitatore sono stati predisposti diversi percorsi: per la consultazione si può utilizzare il menu in testa all’home page; i rimandi e i singoli articoli, ed, inoltre (questa è una novità) è stata predisposta, in alto a sinistra, la “mappa del sito”, cioè uno strumento che permette di scegliere le singoli voci avendo davanti l’intera struttura. Predisposto anche un servizio di invio diretto di documentazione a chi ne farà richiesta attraverso l’iscrizione alle mailinglist
Il sito viene aggiornato, se non vi sono esigenze particolari, ogni settimana a cura di Valentina Carenzi (Ced della Curia) e di Fausto Fiorentini (Ufficio Stampa della diocesi).

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

Crisi, sono 14 i saggi della diocesi

Piacenza - È stato ufficializzato il comitato di “saggi” chiamato a gestire il fondo anticrisi dato vita da Caritas e diocesi di Piacenza-Bobbio. Il comitato si incontrerà per la prima volta oggi alle ore 17 e 30 nella nuova sede della Caritas, in via Pietro Giordani 21. Del comitato fanno parte don Giorgio Bosini, economo della diocesi di Piacenza-Bobbio, Sandro Busca, già segretario generale della Cisl, Pier Paolo Cagnani, presidente dell’Ucid, Elena Camminati dell’Azione Cattolica. Giuseppe Chiodaroli, direttore della Caritas diocesana, Enrico Corti, responsabile ufficio pastorale sociale e del lavoro, monsignor Lino Ferrari, vicario generale diocesi Piacenza - Bobbio, gli economisti Ettore Gotti Tedeschi e Paolo Rizzi, Massimo Magnaschi, responsabile osservatorio delle povertà della Caritas, Marco Rezzoagli, referente Caritas per l’unità pastorale di Castelsangiovanni e Sarmato, Carlo Sartori, già comandante polizia municipale di Piacenza, Pierpaolo Triani, presidente Azione Cattolica e docente Università Cattolica, Elena Zuffada, direttrice dell’Osservatorio per il cambiamento delle amministrazioni pubbliche dell'università Cattolica. Il comitato di saggi dovrà gestire il fondo di carità della diocesi di Piacenza-Bobbio e promuovere le iniziative necessarie ad alimentarlo. La Caritas, sempre nel medesimo comunicato, ha confermato come il vescovo Gianni Ambrosio abbia inoltre deciso di dotare il costituendo fondo straordinario di solidarietà di 50.000 euro provenienti dal fondo diocesano dell'8x1000, cui si aggiungeranno le offerte delle parrocchie nonché i contributi di soggetti pubblici e privati e le libere donazioni dei cittadini.

Il testo integrale su Libertà del 6 marzo 2009

mercoledì 4 marzo 2009

Crisi, il vescovo stanzia i primi 50mila euro del fondo di carità

Piacenza - Cinquantamila euro come primo aiuto contro la crisi. Lo stanziamento è stato deciso dal vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, e rappresenta il capitale iniziale di quello che dovrà essere il fondo anticrisi deciso dalla diocesi nell’ultimo consiglio pastorale tenutosi alla Bellotta di Pontenure. I soldi stanziati dal vescovo fanno parte del “forziere“ dell’8 per mille che, di fatto, rappresenta la principale fonte di entrata diocesana. È il primo passo del piano anticrisi che si concretizzerà in micro crediti da erogare alle famiglie bisognose. Al fondo dovranno arrivare anche i contributi di una sorta di colletta tra le parrocchie della diocesi. Non solo: verosimilmente anche il denaro messo a disposizione dalle fondazioni. La Caritas si sta muovendo proprio in questa direzione. L’obiettivo è quello offrire alle banche locali - quattro hanno dato la loro disponibilità - una garanzia concreta alla base dei micro crediti alle famiglie. Poiché è verosimile che, secondo le statistiche, il 30 per cento dei prestiti non venga restituito, ecco che il fondo serve proprio a tutelare chi i prestiti deve erogarli.
L’operazione si inserisce in uno scenario molto più ampio che riguarda gran parte delle diocesi italiane. A fine mese, tra il 23 e il 26 marzo, si riunirà il consiglio permanente della Cei per definire i dettagli del fondo di garanzia per le famiglie in difficoltà voluto dallo stesso cardinale Angelo Bagnasco.
Assieme allo stanziamento del fondo è stato formato anche un comitato che dovrà accollarsi tutte le iniziative per la gestione degli aiuti anticrisi e il reperimento dei fondi. Una sorta di comitato di super saggi diocesani parallelo a quello civico coordinato dal Comune di Piacenza. La squadra è diretta, in questo caso, dal direttore della Caritas diocesana, Giuseppe Chiodaroli. Ne farebbero parte, tra gli altri, l’ex segretario della Cisl, Sandro Busca, l’ex comandante della polizia municipale Carlo Sartori, il professor Paolo Rizzi, sempre della Cattolica e l'economista Ettore Gotti Tedeschi.
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Il testo integrale su Libertà del 4 marzo 2009

Don Enzo e il kibbutz di Nomadelfia

Piacenza - La scomparsa di don Enzo Berté (al secolo don Luigi), 96 anni, apostolo di Nomadelfia e successore di don Zeno, ha lasciato orfani i tanti piacentini che ne hanno sentito parlare e i pochi che, avendolo conosciuto tanti anni fa, hanno la fortuna oggi di esserci ancora e di poter raccontare quell’incontro. Tra costoro c’è l’intera famiglia Gelmini, padre di Bergamo, madre di Modena, trapiantata a Piacenza nei primi anni Cinquanta e oggi, a tutti gli effetti, piacentini d’adozione. Tre dei quattro figli (Roberto, Gemma e Agnese) sono nati nelle case di Nomadelfia. Il quarto, Marco - forse il più conosciuto a Piacenza per essere stato assessore comunale nella prima amministrazione Reggi - pur non essendo venuto al mondo nella città della fraternità, ne ha colto i principi sin da piccolo. Già perché i genitori, Cesare e Ave, sono stati tra i fondatori laici di Nomadelfia, dove sono rimasti dal ’47 al ’57; nell’ex campo di concentramento di Fossoli, trasformato in cittadella della fraternità, si sono conosciuti e, nel 1951, sposati.
«Don Enzo per me non è stato solo un prete - ricorda commosso Cesare Gelmini - ma un prete fratello. È come se se ne fosse andato un componente della mia famiglia». Era stato lo stesso don Enzo a consigliare ai signori Gelmini di lasciare Nomadelfia per una vita più sicura dove avrebbero comunque potuto testimoniare i valori della città al resto del mondo. Gelmini arrivò a Piacenza dove trovò lavoro al Collegio Sant’Isidoro e, successivamente, all’Università Cattolica. Don Enzo, ogni qualvolta si trovava vicino a Piacenza, lo andava a trovare fermandosi a casa. «Nei primi anni Settanta - ricorda Cesare - venne con don Zeno. Si fermarono una settimana e visitarono la Cattolica e il Collegio Alberoni, dove don Enzo si era formato. Poi lo portai a Riva di Pontedellolio, nel cui cimitero riposano i suoi parenti. Il suo legame con Piacenza era molto stretto e molto sentito». «Che cosa mi ha lasciato? Lo spirito di vivere in una comunità di ispirazione cristiana, non una comunità religiosa ma di cristiani che creano una nuova società dove si accettano i figli di tutti, si vive tutti insieme e nessuno possiede nulla, in uno spirito di fraternità assoluta, come quello degli Atti degli Apostoli». Il figlio Marco ha scelto la strada della politica ed è a Roma in veste di coordinatore della segreteria dell’ex ministro Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista: «Ricordo Nomadelfia, le sue fattorie dove ogni famiglia aveva decine di bambini e i figli erano i figli di tutti. Giravamo in mezzo alle tartarughe, quando si pranzava la tv era vietata, si viveva la vera vita comunitaria. Quando sono andato in Palestina ho visto la stessa cosa nel kibbutz».
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Il testo integrale su Libertà del 4 marzo 2009

Migrantes: niente ronde, la sicurezza si fa con l'integrazione

Piacenza - Formazione giuridica per chi opera tra i migranti, affinchè il cammino dell’integrazione possa avvenire sotto il segno della legalità. Niente a che vedere con le misure di sicurezza: non è con le ronde che si raggiunge la coesione sociale.
A pensarla così è il direttore nazionale di Migrantes, padre Gianromano Gnesotto, tornato ieri nella sua Piacenza per presentare, assieme a padre Franco Visconti (direttore della Migrantes diocesana nonché superiore degli Scalabriniani) il primo corso di formazione giuridica per volontari che operano nel campo dell’immigrazione.
«È necessario conoscere e rispettare le regole - osserva padre Gnesotto - per riuscire ad intervenire. Non è con le ronde che si può raggiungere una coesione sociale. È l’esatto contrario: attraverso le azioni di coesione sociale, come effetto, si avrà la sicurezza». «Assistiamo invece oggi ad uno strabismo - evidenzia lo scalabriniano - che rovescia il punto di vista. Vanno invece investite forze e risorse che rafforzino la coesione e l’integrazione. E qui il cammino è molto più impegnativo. Si tratta di mettere in campo dei contenuti che rendono la vita degna di essere vissuta. Non si risolvono le cose con una semplice passeggiata».
Formazione, dunque, prima di tutto.
Così Piacenza diventa capofila per tutta la regione Emilia Romagna e l’Italia in generale. «Piacenza è la città del beato Scalabrini, il padre dei migranti - osserva Gnesotto -, un punto di riferimento sia pastorale sia dal punto di vista normativo, in particolare nella tutela dei diritti e nella promozione dei doveri dei migranti. Questo è proprio il nostro obiettivo: far conoscere ai volontari e a coloro che si occupano dell’accoglienza il quadro normativo attuale». Il corso, con la direzione scientifica della professoressa Paola Scevi (Cattolica di Piacenza e università di Bergamo), è organizzato dalla Migrantes nazionale e associazione Migrant’s Law. Si rivolge ai volontari di Migrantes Nazionale dell’Emilia Romagna, ai volontari delle Caritas e delle altre associazioni del settore. Si partirà sabato 7 marzo alla presenza del vescovo Gianni Ambrosio.

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Il testo integrale su Libertà del 3 marzo 2009

martedì 3 marzo 2009

Addio a don Enzo, il successore di don Zeno a Nomadelfia

Piacenza - È morto la notte scorsa a 96 don Enzo Berté, al secolo don Luigi Berté. Piacentino, originario di Pontedellolio, era il successore di don Zeno, il fondatore di Nomadelfia. Nomadelfia è la città sorta nel Dopoguerra nell’ex campo di concentramento di Fossoli (Carpi) per ospitare centinaia di bambini senza famiglia e oggi trasferitasi in Toscana. Qui, don Enzo, per 24 anni ha svolto la sua missione di parroco. I funerali si terranno domani, a Grosseto.«Era una persona paterna, sorridente, serena, fedele in tutto e per tutto alla sua vocazione improvvisa e a don Zeno». Don Giancarlo Conte, parroco di San Giuseppe Operaio, lo ricorda così. Aveva conosciuto don Berté tanti anni fa, quando, con l’Azione Cattolico, andò in visita a quella straordinaria città che è Nomadelfia. «Quando seppe che ero di Piacenza - racconta - si commosse e si mise a parlare delle sue terre e di Morfasso, la parrocchia in cui incontrò don Zeno e in cui nacque la sua vocazione. Da lì, contro il parere di tutti, decise di andare a Nomadelfia». Il suo nome di battesimo era Luigi, ma don Zeno gli aveva imposto il nome di Enzo per ricordare un giovane seminarista ucciso dai nazifascisti. Da allora per tutti era don Enzo. Nato il 3 aprile 1913 a Pontedellolio, a 3 anni e mezzo era rimasto orfano di madre. Nel 1925 entra al Collegio Alberoni. Suoi compagni di studio sono i futuri cardinali Casaroli, Oddi, Samorè, Tonini. Ordinato sacerdote il 13 marzo 1937, viene inviato come cappellano nella parrocchia di Morfasso. In quella parrocchia, nel maggio del 1942, don Zeno è invitato a predicare dall’allora parroco don Squeri. L’incontro lo sconvolge. È il primo sacerdote che abbraccia definitivamente la causa e l’opera di don Zeno. Dopo l’8 settembre 1943, don Zeno parte con alcuni giovani per attraversare il fronte e su don Enzo cadono le responsabilità dell’Opera Piccoli Apostoli, sparsa in varie parrocchie del Modenese. In quei mesi don Enzo, oltre a produrre personalmente alcune carte d’identità false per gli ebrei, tiene i collegamenti con i sacerdoti dell’Opera che creano una rete di solidarietà per la Resistenza e nei confronti dei perseguitati. Nel 1950 don Zeno e i Piccoli Apostoli si trasferiscono nell’ex campo di concentramento di Fossoli, dove nasce Nomadelfia. Alla fine del 1954 va a Grosseto per chiedere al vescovo, monsignor Galeazzi, di realizzare una nuova forma diocesana di convivenza e collaborazione fraterna fra sacerdoti, assumendosi l’incarico di alcune parrocchie. Il 15 gennaio 1981, mentre don Zeno sta morendo, incontra, in maniera imprevista e provvidenziale, Giovanni Paolo II e pregano insieme per il fondatore di Nomadelfia. All’inizio del 1985 don Enzo è eletto come secondo successore di don Zeno.
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Ruini: deludenti le pastorali di famiglia e matrimonio

Piacenza - «I risultati della pastorale della chiesa per la famiglia e il matrimonio sembrano deludenti: crescono infatti sia la difficoltà a percepire il significato e l'importanza del matrimonio sia la fragilità delle unioni coniugali». Lo ha sostenuto il cardinale Camillo Ruini che sabato scorso a Modena ha pronunciato la prolusione alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del tribunale ecclesiastico emiliano, di cui fa parte anche la diocesi di Piacenza-Bobbio. L'ex presidente della Conferenza Episcopale Italiana ha riconosciuto, parlando della propria esperienza, «la grande difficoltà nel preparare e convincere coloro che intendono sposarsi a contrarre un vero matrimonio, a far comprendere il suo senso, la sua necessità umana e sociale». Intanto calano le cause di annullamento del vincolo matrimoniale pervenute al Tribunale Ecclesiastico Emiliano, ma aumenta la litigiosità dei coniugi coinvolti in questi procedimenti. Si trascinano così sempre più a lungo le udienze, aumentando il carico di lavoro dell'ufficio.
La mancata volontà di avere figli è la motivazione più frequente per le avvenute dichiarazioni di nullità. La provincia più coinvolta nelle cause di nullità è stata Modena con 67, seguita da Reggio Emilia con 43, da Piacenza con 38 e da Parma con 35.
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Il testo integrale su Libertà del primo marzo 2009

lunedì 2 marzo 2009

Clausura, no party

Piacenza - Torte nuziali, bomboniere e un po’ di mambo e merengue con l’adorazione perpetua proprio non vanno d’accordo. Nulla importa se le suore sono sudamericane. A sostenerlo sono le monache di clausura messicane del monastero di Veano alle quali proprio non va giù che un’ala della struttura possa ospitare ricevimenti nuziali. Con il proprietario dell’immobile - l’Opera Pia Alberoni che invece sostiene il contrario - hanno ingaggiato una sorta di “braccio di ferro”, conclusosi, almeno per ora, con l’udienza dal vescovo la scorsa settimana. Nel complesso di Veano di Vigolzone, dal 29 novembre del 2008, hanno trovato casa dieci monache dell’ordine delle Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento. La comunità di contemplative arriva dalla Spagna e, nel 2006, dopo aver ricevuto la benedizione del vescovo Luciano Monari e, ancora prima, del Vaticano, aveva fatto richiesta di ospitalità all’Opera Pia Alberoni. L’ente di ispirazione religiosa aveva acconsentito, riconoscendo nella scelta anche una importante possibilità di valorizzazione di un luogo - Villa Alberoni - con una storia così significativa. Senonché, come già si faceva in passato, l’Opera Pia sarebbe intenzionata ad ospitare anche matrimoni con relative cerimonie. Il parco con i cedri del Libano secolari importati direttamente - così si narra - da monsignor Alcide Marina (già nunzio in Medio Oriente) negli anni Trenta con la valigia diplomatica, è una scenografia fantastica per il giorno del sì. Solo l’ipotesi non ha fatto più dormire la notte le monache di clausura messicane. La superiora si sarebbe anche rivolta all’Opera Pia Alberoni dalla quale, a quanto si è appreso nei “sacri corridoi”, si sarebbe sentita rispondere “picche”. Le povere monache, a questo punto, la settimana scorsa sono andate a raccontare tutto al vescovo Gianni Ambrosio. Il presule ha ascoltato la storia e ha promesso un suo intervento.
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Il testo integrale su Libertà del 2 marzo 2009