lunedì 2 giugno 2008

Ambrosio: Scalabrini dono per la Chiesa di Piacenza-Bobbio

Piacenza- «Il beato Giovanni Battista Scalabrini è stato un dono per la chiesa piacentina, un punto di riferimento per tutti i migranti». Così il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, ha ricordato ieri il suo illustre predecessore che resse la cattedra di San Vittore a cavallo tra Ottocento e Novecento. Ieri, primo giugno, ricorreva la devozione che la Chiesa ha dedicato al vescovo dei migranti e la diocesi piacentino-bobbiese ha voluto celebrarla con una messa solenne in cattedrale. Nona domenica del tempo ordinario, il Vangelo del giorno riportava l’ultima parte del discorso della montagna: Gesù, beato, invita ad unirsi a lui. Il vescovo Ambrosio è partito proprio da qui per introdurre il ricordo di Giovanni Battista Scalabrini: «Alcuni gesti di bontà possono trasformarsi in idoli a gloria di chi li compie - osserva il presule -. È su questo, dice Gesù, che saremo giudicati nell’ultimo giorno». «Sono passati undici anni da quando il Papa ha proclamato beato Giovanni Battista Scalabrini - evidenzia Ambrosio -. Il vescovo dei migranti è stato proclamato beato perché ha seguito Gesù ed è diventato suo discepolo facendo la volontà di Dio». Il vescovo definisce Scalabrini un pastore, un educatore, un cristiano «che ha accolto la parola del Signore». Lo ricorda come autore dell’abile ed originale intreccio di fedi e culture diverse ma anche, nel mondo più ecclesiale, dell’altrettanto abile tela che raffigurava sia la cura ai missionari sia quella ai fedeli della sua diocesi che più volte aveva incontrato. Ambrosio ne mette poi in evidenza la «carica di carità, gli orizzonti di fede, lo sguardo di speranza».
F.Fri.

Il testo integrale su Libertà del 2 giugno 2008

In San Carlo quattro nuovi Scalabriniani

Piacenza- La piccola chiesa di San Carlo non è riuscita a contenere tutti. Molti, tra parenti, amici e confratelli, hanno dovuto rimanere fuori. Srinish Priyankara Rosan Wickramasinghe Arachchighe Appuhami (Sry Lanka), Sergio Ricciuto, Vincenzo Maria Tomaiuoli e Federico Costa, tutti e tre italiani (a fianco dell’altarre) hanno emesso la loro professione di fede e sono entrati nella famiglia degli Scalabriniani. La celebrazione è stata presieduta da padre Gabriele Parolin, superiore della Regione Afro-Europea G.B. Scalabrini, assieme al superiore della casa piacentina, padre Franco Visconti, dal maestro padre Francesco Mazzone e da padre Sergio Durigon. I quattro novizi consacrati hanno studiato due anni nel convento piacentino ma non si fermeranno in città. Tutti continueranno gli studi: chi a Bogotà, chi a San Paolo del Brasile, chi in città europee.