mercoledì 20 ottobre 2010

Mensa dei poveri, il commosso addio a Simeoni

C'era molta gente lunedì pomeriggio ai funerali di Maurizio Simeoni, direttore della Mensa della Fraternità. Un segno di come questo romano burbero e generoso in questi cinque anni di volontariato piacentino fosse riuscito a farsi volere bene. C'erano i volontari della Caritas, gli operatori della Caritas, gli amici e i benefattori della Caritas, ma anche gli ospiti della Caritas. In fondo alla chiesa, assistevano commossi alla messa. All'offertorio, uno di loro, ha allungato il braccio lasciando una moneta nel cestino.

Una rosa deposta sulla bara assieme ad un grembiule da cucina. Sono i doni che i suoi "ragazzi" hanno voluto lasciare a Maurizio Simeoni, 69 anni, il direttore della Mensa della Fraternità improvvisamente scomparso nella notte tra venerdì e sabato scorsi, stroncato da un malore fatale. I "ragazzi" sono gli ospiti della mensa, quelli che ogni giorno Simeoni e gli altri volontari accolgono per un pasto caldo, a pranzo e cena. Hanno atteso il feretro fuori dalla basilica di Sant'Antonino, in silenzio. Poi, attraverso la Porta del Paradiso, hanno accompagnato quel romano burbero e generoso fino alla navata centrale, dietro al mesto corteo guidato dal parroco don Giuseppe Basini. In basilica operatori Caritas, volontari, amici che Simeoni era riuscito a farsi in questi cinque anni piacentini. Mischiati tra i fedeli anche tanti benefattori che non hanno mai lasciato vuota la tavola di via San Vincenzo. Sull'altare, oltre a don Basini, i due ultimi direttori Caritas: monsignor Giampiero Franceschini e l'attuale, Giuseppe Chiodaroli, che è anche diacono. Poi il parroco di Varsi e volontario in mensa, don Antonino Scaglia, e l'altro diacono Michele Porcari.
«Siamo grati a Maurizio - dice don Basini - perchè, con il suo carattere burbero, generoso e buono, ha speso cinque anni della sua via al servizio della Mensa della Fraternità, piccolo ma prezioso segno della carità che la diocesi vuole offrire a tutti coloro che vivono e passano nella nostra città. Un segno che è anche preludio del banchetto di cui ci ha parlato il profeta Isaia, preparato per tutti i popoli non più da mani d'uomo ma dal Signore stesso».
«Non ce l'aspettavamo questa perdita così improvvisa - si commuove Chiodaroli al termine della celebrazione -. Ma il dolore non ci toglie il grazie al Signore per il dono di Maurizio. La Caritas, gli ospiti, i volontari, gli operatori, i benefattori erano la sua famiglia. A cui lui aveva donato la passione, l'esuberanza, la tenacia, la bontà, la pazienza e la grande umanità».
«La sua scomparsa è per me come quella di un fratello - prosegue dal pulpito monsignor Franceschini, oggi parroco di San Savino -. Avevamo un rapporto di amicizia profondo. Mi diceva sempre che attraverso la Caritas aveva trovato di nuovo il senso della vita. Ha donato questi 5 anni anni a noi con entusiasmo e gioia». Simeoni è stato sepolto nel cimitero di Piacenza con nelle mani il rosario donatogli da monsignor Franceschini: «Saremo uniti nella preghiera, tu pregherai lassù con quella corona con cui tante volte io ho pregato in terra».
Tante le testimonianze di cordoglio arrivate in Caritas. Come quella del sindaco Roberto Reggi che ha sottolineato come «la generosità e il senso della solidarietà» fossero «parte fondante del suo operato. In questi anni Simeoni ha saputo dare conforto e attenzione a chi ne aveva bisogno».
Federico Frighi

19/10/2010 Libertà


(fri) Era arrivato a Piacenza da qualche anno dopo una vita avventurosa trascorsa sulle navi da crociera. Prima come chef, poi come capo delle cucine. Una vita alla "Love Boat", il celebre telefilm americano ambientato su una nave da crociera dove i personaggi cambiano ma i protagonisti sono sempre loro: l'equipaggio dalle divise candide e le mostrine dorate. Divisa che anche Maurizio Simeoni aveva più volte indossato, quando serviva un sottoufficiale che se ne andasse in giro sul ponte, dispensando sorrisi e prestandosi per foto ricordo. Simeoni voleva scrivere un libro su questo mondo dove la gente va «perchè si vuole divertire», raccontava a margine di un'intervista a Libertà sulla mensa dei poveri lo scorso agosto. Di episodi ne aveva tanti da mettere nero su bianco. Come quello che lo vide far da mangiare a Tommaso Buscetta sulla nave da crociera "Monterey", nell'agosto del 1995, durante la fuga d'amore del boss pentito di Cosa Nostra dal programma di protezione. Foto, articoli di giornale, lettere, bigliettini che avrebbe dovuto portare da Roma questo settembre per dare inizio al suo progetto. Che avrebbe preso in considerazione anche l'ultima parte della sua vita. Come ogni uomo di mare, al termine della propria navigazione, sceglie il proprio porto a cui approdare, Simeoni aveva scelto di venire a Piacenza, vicino ad alcuni amici. Qui la sua vita aveva preso una svolta forse inaspettata: il servizio gratuito verso gli altri. Aveva conosciuto la Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio ed era diventato volontario della Mensa della Fraternità nel 2005, quando ancora direttore era monsignor Giampiero Franceschini. Poi, sotto la direzione di Giuseppe Chiodaroli, due anni fa, di quella mensa era diventato responsabile.

19/10/2010 Libertà