venerdì 28 dicembre 2007

Ambrosio, la benedizione alla città

In Santa Maria di Campagna il vescovo eletto monsignor Gianni Ambrosio
si ferma in raccoglimento davanti alla statua della madonna Regina di Piacenza

Piacenza
- La prima volta a Piacenza da vescovo eletto inizia, per monsignor Gianni Ambrosio, poco dopo le 10 del mattino. Ad attenderlo, nel cortile del vescovado, un manipolo di curiali, guidati dall’amministratore diocesano monsignor Lino Ferrari e da monsignor Giuseppe Busani. Fa freddo, un freddo pungente e la Fiat Multipla della famiglia Ambrosio sparisce nel cortile interno del vescovado. Il portone viene chiuso e si riaprirà solo verso le 11, per far entrare il sindaco Roberto Reggi.
È un momento privato e la sua prima parte è off-limit per gli estranei. Monsignor Ambrosio sale lo scalone, visita gli uffici, la parte riservata al vescovo, la Casa della Carità e l’appartamento privato. Qui viene raggiunto (in ascensore) da quella che sarà la vera padrona di casa, mamma Caterina. Alle 11 e 15 il portone si riapre. Esce Reggi. Una visita di cortesia, in cui il primo cittadino ha fatto dono ad Ambrosio di un volume artistico su Piacenza. Una manciata di minuti ed esce anche don Giorgio Bosini, l’economo diocesano. Poi il tour della cattedrale, con monsignor Domenico Ponzini cicerone d’eccezione. Ambrosio si ferma in raccoglimento davanti al sepolcro di Scalabrini, a Santa Giustina, alla tomba dei vescovi Menzani e Malchiodi.
Ammira le opere d’arte, s’informa, commenta: «Questo duomo, da un lato rivela un grande senso di austerità, dall’altro della trascendenza, slanciato così com’è verso l’alto, ci invita a guardare anche noi verso l’Altissimo» .
Ci sono anche l’arciprete del duomo, monsignor Anselmo Galvani e don Giuseppe Basini, già segretario di Luciano Monari ed oggi in Sant’Antonino. lo accompagnano in cripta; Ambrosio si stupisce del caldo che fa e si complimenta con monsignor Galvani per l’atmosfera così accogliente. Giusto il tempo per una rapida conversazione con la stampa e poi il pranzo alla Casa del clero, assieme ai familiari e agli ospiti. Un pranzo semplice (risotto e arrosto), il menu abitualmente servito il giovedì le cucine della Casa, impreziosito dal dolce finale.
Monsignor Ambrosio parla con tutti e va a trovare i sacerdoti indeboliti nelle forze dal passare degli anni. In via Torta è accolto dal presidente della Fondazione Pio Ritiro Cerati, don Giampiero Esopi e dal rettore monsignor Piero Bracchi. Nel pomeriggio la visita più attesa ma anche la più rapida. A causa della nebbia che scendeva inesorabile, il vescovo eletto ha dovuto anticipare la propria partenza per Vercelli. Ha fatto solo in tempo, come riportiamo a fianco, a fermarsi in raccoglimento davanti alla Madonna di Santa Maria di Campagna, a pregare assieme al padre guardiano Gloriano Pazzini per la città di Piacenza con il testo della supplica scritto dall’arcivescovo Menzani e ad ammirare gli affreschi del Pordenone.
Nella basilica l’incontro con una rappresentanza dell’Università Cattolica piacentina: il direttore di sede Libero Ranelli, l’assistente ecclesiastico don Celso Dosi, il professor Bruno Battistotti. Appuntamento all’anno nuovo, dopo il pellegrinaggio in Terrasanta.
Federico Frighi

da Libertà, 28 dicembre 2007

Ambrosio, 5 ore a Piacenza

La visita privata di monsignor Ambrosio alla sua nuova diocesi

Piacenza -
È durato cinque ore il primo approccio di monsignor Gianni Ambrosio, vescovo eletto di Piacenza-Bobbio, con la sua nuova diocesi. Cinque ore sufficienti al futuro presule per rendersi conto del luogo che fra, qualche settimana (febbraio?), lo aspetta. «Ho avuto l’impressione di una bella realtà anche nel senso del dialogo, dell’approccio immediato, sia con il sindaco che mi è venuto a trovare, sia con i sacerdoti» dice nella sala San Luigi, durante l’incontro con la stampa.
Cordiale, disponibile con tutti, concreto, per tutti ha un sorriso ed una parola. Non lo infastidisce neppure la vicinanza dei mezzi di comunicazione che lo seguono in ogni angolo, pur essendo una visita privata. I flash, le telecamere non gli impediscono di raccogliersi in preghiera davanti alla statua della Madonna (in Santa Maria di Campagna), di recitare la preghiera alla beata Vergine di Campagna Regina di Piacenza e di impartire la relativa benedizione alla città. Ambrosio si muove già a suo agio tra i piacentini. Come quelli che, al termine di un funerale nella basilica di piazzale delle Crociate, lo riconoscono e si fermano ad assistere alla sua preghiera. La consacrazione a vescovo e il relativo ingresso, appaiono, insomma, come una mera formalità.
La realtà è però diversa. L’aveva detto il magnifico rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Lorenzo Ornaghi, sabato scorso a Milano: «Per l’ingresso a Piacenza-Bobbio ci metteremo tutto il tempo che sarà necessario». Lo ha confermato il presule eletto: «Non so ancora dire quando arriverò, non posso fare i conti senza l’oste». L’oste - con tutto il rispetto - sarebbe il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, primo consacrante di monsignor Ambrosio. «La disponibilità di massima me l’aveva già data - ammette il futuro presule - spero che possa rispondere a questo mio desiderio che penso sia anche il suo». Il luogo? «Non c’è ballottaggio tra Piacenza e Vercelli, la scelta è tutta per Piacenza». A meno che... «In seconda battuta c’è Roma, alla Cattolica, una soluzione che faciliterebbe molto la presenza di Bertone e anche di altri cardinali - spiega Ambrosio -. La mia ipotesi principale resta però Piacenza con ordinazione e presa di possesso in Duomo. Farò di tutto perché così avvenga».
Si comprende, indirettamente, la frase di Ornaghi: «Mia intenzione è di smettere un poco alla volta con gli impegni precedenti per dedicarmi interamente al servizio della diocesi. Un vescovo siciliano che mi ha telefonato per complimentarsi mi ha detto: fare il vescovo ti cambia la vita. Io sono disposto a cambiarla. Occorre tenersi pronti a seguire il Signore laddove ci chiama». I cambiamenti arriveranno un poco alla volta. La Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, dove Ambrosio è docente: «Non essendo ancora iniziato il secondo semestre, non c’è problema». La Cattolica: «Rimarrò come assistente fino a che non ci sarà il mio successore».
C’è il tempo per citare il periodo francese di monsignor Ambrosio, quando, giovane prete, nel ’68, studiava a Parigi, alla Sorbona. Un’esperienza importante nella formazione del vescovo eletto: «Da un lato un periodo effervescente di entusiasmo, dall’altro, forse una grande ingenuità: si pensava di avere il mondo nelle mani ma le nostre mani sono troppo piccole per contenere il mondo».
Federico Frighi

da Libertà, 28 dicembre 2007