venerdì 19 settembre 2008

CARITAS/La prima volta di un non sacerdote

Piacenza - Per la prima volta da quasi quarant’anni a questa parte il direttore della Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio non è un sacerdote ma un laico (sia pur consacrato). Il vescovo Gianni Ambrosio ha nominato il diacono Giuseppe Chiodaroli alla guida di quella che può essere a ragione chiamata la holding della carità piacentina. Sostituisce monsignor Giampiero Franceschini che a 69 anni torna a fare il parroco, stavolta in San Savino. Lo ha reso noto la Curia di piazza Duomo con una comunicazione ufficiale firmata dal cancelliere vescovile don Mario Poggi. Comunicazione in cui si fa sapere che, con sei decreti vescovili distinti, monsignor Gianni Ambrosio ha nominato altrettante persone in posti chiave dell’organigramma ecclesiastico diocesano. I decreti risalgono a venerdì 12 settembre scorso ma sono stati pubblicati solo ieri mattina: sette giorni dopo. Con la scelta di Chiodaroli al vertice della Caritas fino al 2013, monsignor Ambrosio compie una piccola rivoluzione nella diocesi piacentina. Mette un non sacerdote in un posto che da quasi quarant’anni a questa parte era stato occupato da don Giuseppe Venturini prima, don Mauro Stabellini poi e, infine, da monsignor Franceschini. Solo il vescovo Enrico Manfredini osò di più: mise alla guida della Caritas diocesana una coppia di laici sposati, Umberto Chiappini e Giulia Vaciago. Se allora fu un caso probabilmente unico in Italia, oggi, a dire il vero, la mossa di Ambrosio si adegua a quelle di molti altri vescovi che hanno già nominato a capo dell’ufficio diocesano della carità laici o diaconi permanenti. Giuseppe Chiodaroli, 59 anni, già sindacalista, nel 1994 fu candidato al senato per il collegio di Piacenza. Non venne eletto, ma con la coalizione di centro Patto per l’Italia ottenne un lusinghiero 15,2 per cento. Era già diacono, essendo stato ordinato il 26 maggio del 1985. Coniugato, con tre figli, vive a San Rocco al Porto dove svolge il ministero presso la locale parrocchia in diocesi di Lodi. Oltre a collaborare con l’associazione La Ricerca, Chiodaroli è oggi conosciuto per essere il direttore dello Svep (il centro servizi del volontariato). Strettamente collegati i destini di monsignor Giampiero Franceschini e don Gianmarco Guarnieri. Il primo, dopo 12 anni di direzione della Caritas diocesana, ritorna in parrocchia. Il vescovo lo ha nominato alla guida di San Savino. Manterrà anche l’incarico di direttore dell’ufficio missionario diocesano. Da San Savino se ne va invece, dopo sette anni, don Guarnieri. Il 52enne sacerdote originario di Gropparello è stato nominato direttore spirituale del seminario vescovile di Piacenza conservando il medesimo incarico presso il Collegio Alberoni. Altre nomine importanti: don Paolo Mascilongo (39 anni, vicario parrocchiale di San Nicolò) sarà direttore dell’Ufficio catechistico diocesano per il quinquennio 2008-2013 al posto di don Riccardo Lisoni; don Francesco Cattadori (amministratore parrocchiale di Saliceto) direttore dell’Ufficio pastorale del matrimonio e della famiglie per il quinquennio 2008-2013 al posto di don Franco Capelli che è stato riconfermato consulente ecclesiastico dell’Istituto “La Casa” di Piacenza, sempre per il quinquennio 2008-2013, conservando la mansione di parroco nella chiesa di San Vittore.
Federico Frighi

DUOMO/Le formelle rivivono grazie ai disabili

Piacenza - (fri) Le otto formelle del duomo di Piacenza rivivono per la prima volta, a grandezza quasi naturale, dalle mani di nove cittadini disabili del centro diurno riabilitativo “Il Faro” (di via Buozzi) che le candidano a souvenir della città. È il cosìddetto ciclo dei Paratici (delle Corporazioni): opere d’arte forse meno conosciute di altre ma certamente tra le più significative della cattedrale di Piacenza. Le firme (scolpite sulle colonne) di coloro che, quasi mille anni fa, contribuirono a realizzare un’opera grandiosa che ancora oggi rimane non solo come presenza religiosa principale della Chiesa piacentina, ma un simbolo di come alla sua realizzazione abbia contribuito l’intera società civile del tempo. Ciabattini, carradori (i meccanici dei carri), mercanti di stoffa, calzolai, tintori, fornai, pellegrini hanno sentito «motivo di fierezza poter partecipare all’edificazione del tempio», come ha scritto il vescovo Luciano Monari in un passo del libro “Non mi vergogno del Vangelo”.
L’idea di riprodurre le formelle spiegano gli educatori Ausl, Enzo Dolcini e Stefania Reboli, è nata qualche tempo fa un poco in sordina ed ha ricevuto la benedizione dello stesso vescovo Monari. «Cercavamo un oggetto che potesse assumere in sè la caratteristica della piacentinità e la facilità della lavorazione - evidenzia Dolcini - abbiamo visto le otto formelle fotografate in bianco e nero in una vetrinetta del Duomo e ci siamo ispirati». La loro riproduzione, in terracotta o in gres, rappresenta un’attività di manipolazione molto semplice che possono appunto fare anche coloro che soffrono di gravi disabilità.
La creta viene applicata su stampi in gesso (regalati da un volontario miniaturista), cotta in un piccolo forno realizzato nella struttura di via Buozzi e successivamente antichizzata. Un percorso, tra cottura e preparazione finale, della durata di un paio di settimane per formella. Il gruppo dei disabili adulti dalla nascita è formato da nove persone dai 40 ai 60 anni. Il ricavato delle offerte per le formelle viene utilizzato per la vita del centro. Un esempio? «Partiamo tutti quanti col pullmino ed andiamo in pizzeria a mangiarci una pizza. Tutto viene condiviso».

Il testo integrale su Libertà del 18 settembre 2008