lunedì 2 marzo 2009

Clausura, no party

Piacenza - Torte nuziali, bomboniere e un po’ di mambo e merengue con l’adorazione perpetua proprio non vanno d’accordo. Nulla importa se le suore sono sudamericane. A sostenerlo sono le monache di clausura messicane del monastero di Veano alle quali proprio non va giù che un’ala della struttura possa ospitare ricevimenti nuziali. Con il proprietario dell’immobile - l’Opera Pia Alberoni che invece sostiene il contrario - hanno ingaggiato una sorta di “braccio di ferro”, conclusosi, almeno per ora, con l’udienza dal vescovo la scorsa settimana. Nel complesso di Veano di Vigolzone, dal 29 novembre del 2008, hanno trovato casa dieci monache dell’ordine delle Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento. La comunità di contemplative arriva dalla Spagna e, nel 2006, dopo aver ricevuto la benedizione del vescovo Luciano Monari e, ancora prima, del Vaticano, aveva fatto richiesta di ospitalità all’Opera Pia Alberoni. L’ente di ispirazione religiosa aveva acconsentito, riconoscendo nella scelta anche una importante possibilità di valorizzazione di un luogo - Villa Alberoni - con una storia così significativa. Senonché, come già si faceva in passato, l’Opera Pia sarebbe intenzionata ad ospitare anche matrimoni con relative cerimonie. Il parco con i cedri del Libano secolari importati direttamente - così si narra - da monsignor Alcide Marina (già nunzio in Medio Oriente) negli anni Trenta con la valigia diplomatica, è una scenografia fantastica per il giorno del sì. Solo l’ipotesi non ha fatto più dormire la notte le monache di clausura messicane. La superiora si sarebbe anche rivolta all’Opera Pia Alberoni dalla quale, a quanto si è appreso nei “sacri corridoi”, si sarebbe sentita rispondere “picche”. Le povere monache, a questo punto, la settimana scorsa sono andate a raccontare tutto al vescovo Gianni Ambrosio. Il presule ha ascoltato la storia e ha promesso un suo intervento.
fri

Il testo integrale su Libertà del 2 marzo 2009