giovedì 6 dicembre 2012

Ora di religione,chiave per capire

Senza ora di religione, senza simboli della storia dell'uomo occidentale la scuola pubblica sarà inevitabilmente più povera. A dirlo sono gli insegnanti di religione delle scuole statali riuniti a Piacenza in occasione del convegno regionale. Due giorni al Grande Albergo Roma tra relazioni e lavori di gruppo per sessanta docenti provenienti dalle varie province dell'Emilia Romagna. Il tema è l'attenzione all'altro, a chi non appartiene alla cultura e religione cattolica e il vedere come in classe si possano progettare percorsi di educazione al dialogo.


«Se mi chiedono se è ancora utile l'ora di religione nelle scuole pubbliche, rispondo con un'altra domanda: una scuola che deve dare gli strumenti culturali per formare i cittadini, professionisti, può dare strumenti culturali ad ampio raggio escludendo la dimensione religiosa della cultura? Secondo me no». A parlare, a margine del convegno, è Giordana Cavicchi, insegnante di religione della diocesi di Bologna distaccata alla Conferenza episcopale italiana. «Se si vuole studiare il mondo orientale - sottolinea - si deve capire come è fatto. Così è anche per il mondo occidentale. La nostra cultura in senso lato deriva da anni di cristianesimo. Si dice che lo studiano già in storia? Mah, se uno ha bisogno di capire l'economia non legge solo la storia dell'economia ma va da un economista, se ha bisogno di capire l'Islam non leggo solo la storia dell'Islam ma vado da un buon musulmano». Ancora: «La domanda sull'utilità dell'ora di religione nasce da un pregiudizio che fa confusione tra quello che si fa a scuola e la catechesi. Noi non facciamo del proselitismo ma cerchiamo di far capire come il cristianesimo sia uno dei pilastri (assieme alla filosofia greca e romana) della nostra società. E' una risorsa di senso per trovare delle risposte alle domande dell'uomo. La Chiesa, con l'idoneità che dà a noi insegnanti, è garante che l'insegnamento che andiamo a fare è conforme alla dottrina della Chiesa». Il caso del presepe "sconsigliato" nella Materna di Caorso è finito anche negli uffici della Cei: «Ricordiamoci che una scuola pubblica spoglia di tutto - sintetizza al massimo la Cavicchi - è una scuola più povera».

«Il cuore dell'atto educativo - osserva nel suo intervento il filosofo Silvano Petrosino - è di aprire il ragazzo ad una dimensione che non si riduce a quella del proprio narcisismo. L'idea è che l'umano non sia riducibile allo spot "tutto intorno a te". L'uomo fa esperienza di quello che c'è dell'altro. Gli insegnanti di religione hanno proprio questa duplice funzione: quella di ogni insegnante ovvero di aprire il ragazzo alla realtà, in quanto insegnanti di religione di aprirlo alle domande fondamentali della vita. L'insegnante di religione, se è ben preparato, e adesso secondo me lo è, è un elemento essenziale della dinamica educativa anche per un non credente». Nella due giorni sono intervenuti don Francesco Cosentino, don Raffaele Buono, Stefano Versari (vice direttore dell'Ufficio scolastico regionale), il filosofo Silvano Petrosino. Nella giornata di ieri - conclusasi con la visita della città - hanno portato il loro saluto il vescovo Gianni Ambrosio e l'assessore Tiziana Albasi.

Federico Frighi



01/12/2012 Libertà