martedì 19 ottobre 2010

Don Formaleoni, il prete gentlemen

Don Giuseppe Formaleoni lascia San Sisto dopo 33 anni di onorato servizio. Lo siamo andati a trovare per scrivere l'articolo qui sotto. E' una persona mite, cordiale, un vero gentlemen in clergymen. Ci ha offerto pompelmo in una canonica incantevolmente affrescata. Quando esci ti senti più sereno.

Don Giuseppe Formaleoni, parroco di San Sisto, va in pensione dopo 33 anni di servizio nella storica basilica. Dalla seconda metà di novembre gli succederà monsignor Giuseppe Busani. La notizia era già nell'aria e ieri la diocesi l'ha confermata in via ufficiale. Per i saluti ci sarà tempo nei prossimi giorni. Domenica 7 novembre la messa e la festa di congedo. «Sono stati 33 anni (più i due da curato) molto belli e soprattutto al fianco della gente che non ha mai smesso di aiutare la parrocchia. E' a loro che va il mio grazie più importante».
Don Giuseppe esce di scena perchè le primavere pesano (sono 80) e per tutti, dopo un po', dovrebbe esserci la pensione. Lo aveva già chiesto al vescovo Luciano Monari. «Perché voi vescovi ai 75 anni potete andare in pensione e noi parroci no? » aveva osato replicare con una battuta dopo l'incoraggiamento ad andare avanti. Sulla stessa linea la risposta di Monari: «Perchè di vescovi ce ne sono tanti, di parroci molti meno». Cinque anni dopo il vescovo Gianni Ambrosio gli ha concesso la meritata pensione.
Non è uno attaccato alla poltrona, don Formaleoni. Nonostante la poltrona in San Sisto sia comoda. Volte affrescate, tele preziose, putti, madonne, simulacri vari, librerie imponenti, tavoli e scrivanie che gli antiquari pagherebbero una fortuna, la parrocchia di San Sisto è imbevuta d'arte in ogni angolo, dalla basilica fino ad arrivare alla canonica. Per non parlare della cripta, che don Formaleoni ha riaperto dopo 37 di abbandono e fatiscenza. C'è un libro che parla di tutto questo: "San Sisto e dintorni". Così come della cupola sventrata da un fulmine nel 1995. Scontato chiedere al sacerdote della Madonna Sistina. «Ci abbiamo provato a riportarla a Piacenza - confessa - ma inutilmente. A Dresda ci hanno ospitato con tutti gli onori ma di restituirla non se ne parla». Nel suo clergymen impeccabile, don Formaleoni è noto per lo stile pacato, la compostezza british, i tratti e i modi da gentiluomo di rango. Tuttavia, un sassolino dalla scarpa, prima dei saluti ufficiali, coglie l'occasione per toglierselo: «Mi spiace molto concludere il mio mandato qui senza aver visto il museo diocesano prendere forma nel complesso di San Sisto. Piange il cuore vedere le opere d'arte così accatastate». Tanto è stato fatto e don Giuseppe ringrazia Soprintendenza, Banca di Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano e i suoi parrocchiani. «Tuttavia - dice - penso che San Sisto meriti lo stesso trattamento riservato ai Teatini. Abbiamo affreschi ed opere d'arte altrettanto importanti. Anzi... ». Ma don Giuseppe è stato prima di tutto parroco. Ha accompagnato le tante trasformazioni accorse ad un quartiere che oggi mette insieme la Piacenza ricca, la Piacenza medio borghese, la Piacenza dei nuovi mondi. Oggi sono circa tremila le anime da curare, il 30 per cento provenienti da Paesi extracomunitari: «Una volta avevamo classi di catechismo da 40 ragazzi, oggi sono 10. Una volta riuscivo a visitare tutte le famiglie, oggi solo su richiesta. Ma andiamo avanti lo stesso e io ci tengo a fare catechismo in prima persona. Mi sono tenuto al seconda media». Auguri al successore: «Sono contento sia monsignor Giuseppe Busani: è una persona intelligente e anche un amico. Qui troverà accoglienza, collaborazione e amore».
Federico Frighi


16/10/2010 Libertà