lunedì 21 dicembre 2009

Il vescovo dona la Caritas in veritate ai politici: è il libro dell'anno

Vi ringrazio di aver accolto l’invito di partecipare a questo incontro.

Così posso rivolgervi gli auguri di Natale e di buon anno nuovo e, insieme, esprimervi il mio ringraziamento personale e di tutta la comunità ecclesiale per il vostro impegno di amministratori della cosa pubblica.

Ringraziando voi, ringrazio anche coloro che si sono impegnati per questo incontro, in particolare l’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, e soprattutto il dr. Enrico Corti.

Vorrei dare un contenuto a questo ringraziamento con un omaggio: la lettera enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate. Il dono è piccolo, certo, ma il contenuto è grande, davvero grande. Se l’avete già letta, sono certo che condividete con me questo giudizio. Se non l’avete letta – il tempo disponibile per le buone letture è poco anche per voi –, vorrei invitarvi a trovare il tempo. È il libro dell’anno, come ha detto Mario Deaglio, professore ordinario di Economia Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Torino, sul Sole 24 ore del 6 dicembre scorso. Ancora qualche giorno fa, il 17 dicembre scorso, sempre sul Sole 24 ore vi era una discussione sull’enciclica (a p. 17). Dico questo perché sono passati ormai sei mesi da quando l’enciclica è stata pubblicata – il 29 giugno – , e, come sapete, oggi un libro ha vita piuttosto breve, molto spesso di pochi mesi.

Insieme al dono dell’enciclica, vorrei anche cogliere l’occasione per condividere con voi alcune riflessioni che traggono ispirazione proprio dall’enciclica stessa.

1. Parto da una frase che non troviamo nell’enciclica, ma che può aiutare a capire il pensiero del Papa.

La frase è la seguente: “la comunicazione costruisce la casa e la città”. È di san Tommaso questa frase: communicatio facit domum et civitatem, la comunicazione fa o edifica la comunità familiare (rappresentata dalla casa) e la comunità civile (rappresentata dalla città, che è tale perché è comunità civile). Vi leggo tutta la frase di san Tommaso: “Poiché, dunque, il discorso è dato all’uomo dalla natura ed è ordinato al fine della comunicazione umana riguardo a ciò che è utile o nocivo, giusto o ingiusto e così via, ne consegue, in considerazione del fatto che la natura non fa nulla di vano, che gli uomini comunichino fra loro. Ma la comunicazione in queste cose costruisce la casa e la città. Dunque l’uomo è per natura un animale domestico e civile” (Tommaso d’Aquino, In Octo Libros Politicorum Aristotelis Expositio, L.I, lectio I, n.37).

Così conclude San Tommaso: “l’uomo è per natura un animale domestico e civile”. San Tommaso scrive queste riflessioni partendo da Aristotele, anzi commentando Aristotele. Quindi se con san Tommaso andiamo indietro nel tempo – è nato nel 1225 –, con Aristotele, nato nel 384 prima di Cristo, arriviamo ai tempi antichi.

Eppure credo che questa frase, con la riflessione che è alla sua origine, sia di una straordinaria modernità. Solo comunicando si costruisce la vita, quella della casa domestica e quella civica, della polis. Il termine comunicare è collegato a ‘comune’, communis, composto dalla preposizione cum e dall’aggettivo munis, il cui significato è dono e impegno. Si tratta allora con la comunicazione di condividere un dono e una carica, una responsabilità, costruendo la comunità civile su ciò che è ‘comune’, condizione essenziale per l’esistenza di qualsiasi comunità.

Perché san Tommaso ci aiuta a capire l’enciclica? Ma ancor di più: perché l’enciclica ci aiuta ad affrontare i gravi problemi economici, politici e umani?

Perché sia san Tommaso sia l’enciclica fanno appello all’unica grande risorsa che abbiamo per uno sviluppo vero, per una crescita autentica: e cioè la persona in relazione, e non l’individuo isolato, la persona che comunica e cioè favorisce ciò che è communis, condivide il dono dello stare insieme e la responsabilità di crescere insieme, e non la lotta tribale, per clan o fazioni o corporazioni di vario genere. Siamo chiamati tutti – in particolare chi ha la responsabilità della cosa comune – a favorire la persona in relazione, la persona che comunica e costruisce la comunità civile, prendendosi cura del bene comune che è il bene di noi-tutti.

2. Proprio su questo bene comune vorrei soffermarmi qualche istante.

Il bene comune, dice il Papa, è il bene di “noi-tutti, formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale” (n. 7). Noi-tutti siamo questo bene comune da ricercare, da rispettare, da promuovere. Noi-tutti a livello interpersonale: fin qui la cosa è pacifica. Ma il bene comune è più ampio, legato al vivere sociale delle persone. Per questo il bene comune comporta il “prendersi cura, da una parte, e avvalersi, dall’altra, di quel complesso di istituzioni che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente, culturalmente il vivere sociale che in tal modo prende forma di pólis, di città” (n. 7).

Voi, amministratori e politici, avete questo grande compito di curare il bene comune più ampio. È un compito grande. Il Papa parla della via istituzionale e politica della carità: “Ogni cristiano è chiamato a questa carità, nel modo della sua vocazione e secondo le sue possibilità d’incidenza nella pólis. È questa la via istituzionale – possiamo anche dire politica – della carità, non meno qualificata e incisiva di quanto lo sia la carità che incontra il prossimo direttamente, fuori delle mediazioni istituzionali della pólis” (n. 7).

L’esercizio di questa mediazione istituzionale della pólis è delicato. Per tanti motivi. Permettetemi di accennare a un rischio che è presentato dalla enciclica.

Può capitare che l’amministrazione pretenda di dirigere tutto e imporsi a tutto. Così si finisce con il distruggere la vita, la vita della pólis, perché non si comunica, non si condivide, non si favoriscono le soggettività sociali, ma si annullano. Questo è un grande rischio: un rischio che incombe e che va dalla nostra Unione europea alla nostre regioni e ai nostri comuni.

Allora si guarda sempre e solo alla quantità, poco o mai alla qualità, anche nelle spese. Allora si guarda alla gestione di vertice della vita sociale, con una pesante burocratica. Allora si confonde la sfera pubblica con la sfera politicamente controllata e burocraticamente gestita.

Allora si crea nel cittadino la cultura del “dovuto”, dei rapporti di scambio di tipo mercantile. Non si cerca di comunicare, ma di scambiare: io ti do e tu mi dai. Questo mortifica l’uomo e annulla la coscienza. Questo distrugge ogni dimensione comunitaria, per cui alla fine scompare la vita civile.

Si va smarrendo il senso del “dono”, di ciò che mi è donato, senza che io l’abbia potuto richiedere o meritare. Questa dimenticanza comporta una visione riduttiva dell’uomo, e questa visione riduttiva rovina l’economia, e le conseguenze le sperimentiamo. Ma rovina anche la politica, e anche qui lo sperimentiamo. E, ancor più, rovina la vita: senza la logica del dono, la vita non la si capisce e non la si vive come vita umana, relazionale, sociale.

Il Papa scrive: “Quando la logica del mercato e quella dello Stato si accordano tra loro per continuare nel monopolio dei rispettivi ambiti di influenza, alla lunga vengono meno la solidarietà nelle relazioni tra i cittadini, la partecipazione e l’adesione, l’agire gratuito, che sono altra cosa rispetto al ‘dare per avere’, proprio della logica dello scambio, e al ‘dare per dovere’, proprio della logica dei comportamenti pubblici, imposti per legge dallo Stato” (n. 39).

Il Papa non è un moralista: è moralista e fa il moralista chi ha abbandonato la morale. Il Papa non ha abbandonato la morale. Il Papa evidenzia un rischio, molto attuale. Se non si è attenti, viene meno la communicatio di cui parlava san Tommaso, viene meno il dialogo tra persone libere e responsabili, viene meno l’interazione etica delle coscienze e delle intelligenze. Viene a mancare ciò che è essenziale per lo sviluppo veramente umano e solidale di una città, di una convivenza civile.

“La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli” (n. 19): il Papa ci ricorda che abbiamo bisogno della logica del dono e della dimensione della fraternità. Proprio la fraternità è il criterio decisivo, capace di dare il giusto risalto anche a quei criteri dell’agire morale che vengono presentati al termine dell’enciclica, come il principio di sussidiarietà, della solidarietà e di reciprocità, strettamente collegato con la giustizia e il bene comune (nn. 57-58). Benedetto XVI, richiamando l’insegnamento di Paolo VI, afferma che “il sottosviluppo ha una causa ancora più importante della carenza di pensiero: è “la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli” (n. 19, Populorum progressio, n. 66).

Sono certo che state già facendo parecchio per cercare di favorire la crescita della vita civile, e dunque anche la crescita della “comunicazione”, secondo il pensiero di san Tommaso, della gratuità e della fraternità secondo l’indicazione del Papa.

Per esempio, vedo che cercate di ridare memoria alla città, ai paesi. È vivo e acuto il bisogno di riacquistare la memoria, per non essere come un viandante colpito sulla strada da improvvisa amnesia: continua a camminare frettolosamente, ma non ricorda più da dove viene e dove va. Una vita schiacciata sul presente è una vita poco civile, appiattita sull’attualità e sull’effimero. Una città cordialmente abitabile ha bisogno di recuperare la memoria storica del suo passato, se non vuole ridursi a un agglomerato di case e di appartamenti. Non si tratta di indulgere a sogni romantici, ma si tratta di recuperare le radici per tradurre l’energia del passato in energia di futuro, in un confronto tra tradizione o memoria o radici da una parte e progetto e creatività dall’altra.

Credo che si possa fare qualcosa anche per aiutare le nostre città e i nostri paesi a riscoprire la gratuità come valore irrinunciabile dell’esistenza. Non solo ricordando che tutti siamo preziosi, che nessuno è inutile e nessuno è superfluo, che tutti siamo abbastanza ricchi per poter dare e abbastanza poveri per dover ricevere. Tutto ciò che facciamo, lo possiamo vivere in spirito di gratitudine e di gratuità, con stile di condivisione e di corresponsabilità: il lavoro, lo studio, la ricerca, l’educazione, il volontariato, il servizio, il riposo, la festa, il riposo. Sì, anche la festa: senza la festa, la gratuità è più difficile da capire e da vivere, ma allora è più difficile la serenità, dentro di noi e tra di noi, è più difficile la relazione, sia in casa sia nella comunità civica, direbbe san Tommaso.

3. Il secondo punto su cui vorrei soffermarmi brevemente riguarda i tradizionali principi dell’etica sociale che sono importanti per una buona amministrazione. Anche qui prendo spunto dal Papa, che parla di trasparenza, di onestà e di responsabilità nell’ultimo capoverso del capitolo terzo, al n. 36. Mi pare che anche su questo aspetto l’invito del Papa sia molto attuale. Leggo per intero la frase: “La grande sfida che abbiamo davanti a noi, fatta emergere dalle problematiche dello sviluppo in questo tempo di globalizzazione e resa ancor più esigente dalla crisi economico-finanziaria, è di mostrare, a livello sia di pensiero sia di comportamenti, che non solo i tradizionali principi dell'etica sociale, quali la trasparenza, l'onestà e la responsabilità non possono venire trascurati o attenuati, ma anche che nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica” (n. 36).

Se la trasparenza, l’onestà e la responsabilità devono caratterizzare la vita economica, devono ovviamente caratterizzare i comportamenti degli amministratori pubblici. Sono condizioni di base del buon operato personale, e questo riavvicina i cittadini e l’amministrazione, la vita sociale e la vita politica. Occorre ricuperare un clima di fiducia anche attraverso la coerenza personale.

Sono certo che anche su questo fronte già fate parecchio e anche di questo vi ringrazio molto.

Concludo con gli auguri più fervidi di buone feste natalizie a tutti voi, alle vostre famiglie, ai vostri concittadini. Vi assicuro anche la mia preghiera per il vostro compito così importante.

+ Gianni Ambrosio, vescovo

Palazzo Vescovile di Piacenza, 19 dicembre 2009.

venerdì 18 dicembre 2009

Il concerto di Natale di Sacricorridoi

L'auditorium del nuovo centro parrocchiale di Rivergaro domani sera
ospita il concerto di Natale 2009 "Armonie sotto l'albero".
Appuntamento - nei locali attigui alla chiesa di Sant'Agata - alle
21. Protagonista un gruppo di musicisti che eseguirà brani del 900
musicale da Gershwin a Sinatra oltre agli evergreen natalizi. La voce
è Giorgia Gazzola, al piano Corrado Pozzoli, al clarinetto Carlo
Giosuè Vallone, alla chitarra Augusto Martini, coriste Silvia
Cavazzuti, Manuela de Nobile e Cristiana Elmini. Ad organizzare la
serata Marco Gazzola (Gazzola consulenza immobiliare) che già da tre
anni dedica al proprio paese il concerto di Natale.

Inviato da iPhone

domenica 13 dicembre 2009

Il vicario generale sulla crisi: migliaia le famiglie colpite

La mobilitazione dell’intera Comunità Diocesana attivatasi dopo il lancio dell’iniziativa di solidarietà voluta, nella primavera scorsa, dal nostro Vescovo Gianni Ambrosio per far fronte ai dirompenti effetti sui bilanci delle famiglie, con gravi rischi d' aggravamento delle condizioni di disagio sociale, conseguenti alla crisi economico-finanziaria, ha dato sino ad oggi buoni risultati.
L’ammontare raggiunto con le offerte confluite sul Fondo Straordinario di Solidarietà, finalizzato a sostenere e ad accompagnare le famiglie in difficoltà in una fase delicata, purtroppo, di non breve durata, sta a dimostrare come una comunità si qualifichi per i valori che pratica.
Attualmente il fondo è di 345.000 euro; sono stati erogati circa 200 prestiti per un totale di 450.000 euro e elargiti 15 contributi a fondo perduto per un totale di 7.500 euro.
Il Comitato Diocesano costituito per l’organizzazione della raccolta e gestione delle risorse è fermamente convinto, come richiama sempre Papa Benedetto XVI, che occorre avere il senso delle vere priorità; la crisi, infatti, deve rappresentare per tutti una straordinaria lezione di etica ed un’occasione propizia per cambiare regole, modelli economico-finanziari e di sviluppo, stili di vita e soprattutto per recuperare i valori della solidarietà senza confini, della coesione e della sobrietà.
E’ proprio nei periodi difficili, incerti, che deve emergere ed affermarsi l’etica delle responsabilità, di un senso civico che sia rispetto ma anche un capitale sociale eccezionale che aiuta a riscoprire il valore del lavoro, il senso del dovere e del sacrificio ovunque si operi.
Queste affermazioni ci portano a richiamare l’attenzione e la sensibilità della nostra comunità verso la scottante realtà che vivono ormai migliaia di famiglie della nostra provincia (i numeri sono purtroppo in costante crescita) per la perdita del posto di lavoro di un proprio componente, e a richiedere con fiducia uno slancio di generosità, nella consapevolezza che il dono elargito andrà a sicuro beneficio di chi è effettivamente in condizione di bisogno.
Alle lodevoli e nobili iniziative attivate dalle parrocchie, dal mondo del lavoro, dal mondo associativo, ai contributi significativi della Fondazione di Piacenza e Vigevano, di alcune Banche e di singoli cittadini, rivolgiamo un sentito ringraziamento.
Alla luce, però, delle numerose richieste di sostegno rivolte ai nostri Centri d' ascolto da molti cittadini della Diocesi e della scarsità di risorse ancora a disposizione, risulta sempre più fondamentale che l’attivismo dimostrato nella fase di avvio trovi continuità nel tempo ed una più ampia diffusione.
Infatti, solamente l’arrivo di nuovi e congrui contributi potrà consentire la prosecuzione delle erogazioni che, ricordiamo, si concretizzano attraverso le modalità e gli strumenti che il Comitato Diocesano ha definito.
Esprimiamo l’auspicio che l’appello che abbiamo deciso di rinnovare a tutta la Comunità Diocesana, in particolare a coloro che hanno buon cuore e maggiori disponibilità, sia recepito nel suo vero spirito, quello dell’altruismo e della solidarietà.
Siamo, infatti, convinti che l’impegno alimentato dalla viva speranza, che non conosce rassegnazione, sarebbe un esempio educativo e la dimostrazione che siamo ancora in grado di esprimere forza morale e intellettuale per metterci in discussione, correggere quelle concezioni della vita che non possono reggere all’urto degli eventi e aprire un cammino nuovo di coesione e di condivisione reale.
E’ stato detto: “Chi dà al povero presta a Dio”. Nella certezza che Lui non si lascia battere in generosità, ringrazio e saluto cordialmente.


Monsignor Lino Ferrari, vicario generale diocesi di Piacenza-Bobbio

mercoledì 9 dicembre 2009

A Fiorenzuola la veglia dei giovani con il vescovo

“Magnificat”. Questo è il titolo della veglia di avvento dei giovani con il Vescovo, esperienza diocesana che da sei anni coinvolge alcune centinaia di giovani appartenenti a molte parrocchie della chiesa di Piacenza-Bobbio.
La veglia di quest’anno, presieduta dal vescovo Gianni Ambrosio, si svolgerà nella chiesa Collegiata di Fiorenzuola d’Arda venerdì 11 dicembre 2009, con inizio alle ore 21.00.
I giovani presenti alla Veglia, riceveranno in dono dal Vescovo il Vangelo di Luca, stampato in una versione personalizzata per l’occasione.
Un dono che, insieme, dice anche un compito: quello di riscoprire una familiarità con la Parola di Dio in sintonia con lo spirito della Missione Popolare che la nostra Diocesi si appresta a vivere.
In apertura del testo donato ai giovani le parole del Vescovo, che li ringrazia per il loro prezioso coinvolgimento “nell’avventura impegnativa della Missione Popolare Diocesana”; a seguire la Prefazione a cura del Servizio diocesano per la pastorale giovanile.
Anche quest’anno la celebrazione sarà animata dal Coro Giovani diocesano, composto da un centinaio di giovani tra coristi e strumentisti, che già da alcune settimane si sta preparando.
Al termine della celebrazione i giovani potranno condividere un momento di fraternità preparato dalla consulta dei Giovani delle Val d’Arda.
La Veglia sarà anche l’occasione per lanciare i prossimi appuntamenti della Pastorale giovanile diocesana:
- Esercizi spirituali presso la comunità monastica di Bose (BI) dal 26 al 28 febbraio 2010;
- Preghiera di quaresima nei Sette Vicariati della Diocesi, 5 marzo 2010;
- XXV Giornata Mondiale della Gioventù, 27 marzo 2010;
- XI Tour de Vie, esperienza di viaggio che quest’anno avrà come meta Parigi, 30 aprile – 2 maggio 2010;
- Viaggio in Terra Santa, fine agosto 2010.
Tutte le informazioni riguardanti la pastorale giovanile si possono reperire sul sito www.pagiop.net

venerdì 4 dicembre 2009

Suore, vocazioni in drastico calo

Ieri mattina, giovedì 3 dicembre, nella Sala degli Affreschi di Palazzo Vescovile, si è riunito il Consiglio presbiterale diocesano presieduto dal vescovo mons. Gianni Ambrosio; ha coordinato i lavori mons. Aldo Maggi. Ha fatto il proprio ingresso nel Consiglio il nuovo rappresentante dei religiosi, padre Secondo Bollati.
La seduta si è aperta con le comunicazioni del vicario generale mons. Lino Ferrari: il 7 novembre si è tenuto il convegno di studi storici su Giuseppe Berti per il quale si sta raccogliendo la documentazione per avviare il processo di beatificazione; il 16 novembre di vent’anni fa la diocesi di Piacenza si univa a quella di Bobbio: si tratta di una ricorrenza che sarebbe da ricordare anche per fare un bilancio di questa nuova esperienza (a questo proposito sono stati chiesti chiarimenti sull’unificazione dei due Propri liturgici: è già stata predisposta una versione unica e si è in attesa delle necessarie approvazioni); il 28 novembre scorso si è riunito il Consiglio pastorale diocesano ed è stato affrontato il programma del secondo anno della missione popolare diocesana; l’11 dicembre a Fiorenzuola si terrà la veglia di preghiera dei giovani; il 21 dicembre, alle ore 18, al Palabanca verrà celebrata la Messa per il Natale dello sportivo; il 10 gennaio prossimo ci sarà l’avvio ufficiale della missione; sono giunte tutte le autorizzazioni e presto i lavori per l’ampliamento del Cerati potranno essere appaltati; da parte sua il Vescovo ha ricordato che nell’ambito dell’anno sacerdotale nei prossimi 11 e 12 marzo si terrà un convegno presso l’università romana del Laterano; previsto anche un pellegrinaggio internazionale a Roma nei giorni 9 – 11 giugno 2010. I sacerdoti che intendono partecipare possono rivolgersi all’Ufficio pellegrinaggi della diocesi (forse può essere possibile partecipare un solo giorno).
E’ stata poi la volta dell’intervento dell’Economo della diocesi, don Giorgio Bosini, che ha fornito informazioni sullo stato economico della diocesi, sui cambiamenti che sono in corso in ordine alla gestione dei bilanci e sulla distribuzione dei fondi dell’otto per mille.
Il vicario episcopale per i religiosi, padre Sisto Caccia, ha illustrato l’entità della presenza dei religiosi e delle religione in diocesi. Le suore sono attualmente circa 350 e nel giro di qualche anno il loro numero è diminuito di ben cento unità; anche la presenza maschile (ora i religiosi sono 53 appartenenti a sei comunità) è in diminuzione. Padre Caccia ha sottolineato la necessità che la presenza dei religiosi sia maggiormente conosciuta e per questo ha chiesto al Vescovo un incontro di una mezza giornata perché le singole comunità possano presentare il loro carisma ed illustrare il servizio che svolgono in diocesi. Mons. Ambrosio ha dato la sua disponibilità; resta da stabilire la data.
Padre Caccia ha pure illustrato il programma di un seminario di studio su “La vita consacrata nella chiesa locale: risorsa preziosa per una ecclesiologia di comunione” in programma a Roma nei giorni 1° - 3 marzo 2010. Nel dibattito è stato sottolineato il servizio che svolgono in diocesi i religiosi; il vicario generale mons. Ferrari, a questo proposito, ha precisato che la loro presenza è preziosa soprattutto per l’apporto del loro carisma nella pastorale.
Don Luigi Bavagnoli ha illustrato le proposte per l’anno sacerdotale predisposte dalla Commissione permanente per la formazione del clero. In particolare sono stati indicati i temi per i ritiri di gennaio, marzo, aprile e maggio; il 18 febbraio viene proposto un ritiro a Chiaravalle della Colomba sulla riconciliazione con la celebrazione comunitaria della penitenza; incontro di aggiornamento per tutto il clero il 18 marzo a Piacenza per un approfondimento teologico-pastorale sempre sul tema della riconciliazione; in entrambi gli incontri il relatore dovrebbe essere mons. Rollando.
La commissione propone di rimandare all’aggiornamento di settembre il rapporto con la Parola di Dio, con particolare riferimento all’omelia e alla lectio divina. Nel dibattito è stato chiesto di valorizzare le figure di sacerdoti che, nel passato, si sono distinti per la loro testimonianza. A questo proposito è stata anche sottolineata l’opportunità di proseguire nell’impegno nelle cause di beatificazione avviate e tra queste – come ha sottolineato don Carbeni - quella di don Beotti per la quale è già stata raccolta tutta la documentazione.