lunedì 22 ottobre 2007

Monari, si apre la successione


De Scalzi in vantaggio su Ambrosio

da Libertà, 22 ottobre 2007

piacenza - Quello di oggi per il vescovo Luciano Monari, a meno di colpi scena, sarà l’ultimo giorno da amministratore apostolico della diocesi di Piacenza-Bobbio. Da domani mattina la diocesi è ufficialmente vacante: decadono dai loro uffici il vicario generale e tutti i vicari episcopali. Il Collegio dei consultori dovrà eleggere l’amministratore diocesano. Quasi sicuramente sarà monsignor Lino Ferrari, appunto da domani ex vicario generale. Tutto questo nell’attesa che la Santa Sede comunichi il nome del nuovo vescovo. A questo proposito, nelle ultimissime ore, si starebbe delineando una vera e propria corsa a due nel clero ambrosiano con un vantaggio inaspettato. In passato, su queste colonne, avevamo parlato di una rosa di papabili che vedeva l’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, monsignor Gianni Ambrosio, prevalere leggermente sull’abate di Sant’Ambrogio, il vescovo Erminio De Scalzi (nella foto). Ebbene, proprio il nome di De Scalzi appare oggi in pole position come successore di monsignor Luciano Monari. Il 67enne vescovo ausiliare milanese, fedele al cardinale Carlo Maria Martini, come Monari è stato candidato a tutto nelle diocesi lombarde e limitrofe. Pare che a De Scalzi siano state prospettate le diocesi di Parma e di Piacenza-Bobbio e che il vescovo milanese abbia optato per quella piacentino-bobbiense. L’annuncio del nuovo vescovo dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, addirittura, secondo alcuni, in settimana. Se ne saprà però di più nelle prossime ore. La prudenza, in questi casi, non è mai troppa e il caso di Livorno insegna. I giornali toscani e quelli liguri, di solito ben informati, mercoledì scorso davano per certa la nomina alla guida della diocesi labronica di padre Alberto Lorenzelli, ispettore salesiano di Toscana e Liguria, ma, meno di ventiquattro ore prima, si è saputo che in contemporanea con l’annuncio di Livorno, ne sarebbe stato dato uno anche nella diocesi di Pisa. Alla fine, per la prima volta negli ultimi due secoli, a Livorno è andato un pisano, monsignor Simone Giusti, vescovo architetto.
fed.fri.

Tonini, oggi mi sento rinato



Il cardinale Ersilio Tonini a Piacenza
nel giorno del congedo del vescovo Luciano Monari

da Libertà, 22 ottobre 2007

Piacenza - (f.fr.) Nella lista degli alti prelati Ersilio Tonini non era annunciato. «Ma il cardinal Tonini è imprevedibile, compare da un momento all’altro» aveva detto l’ex segretario di Monari, don Giuseppe Basini. E infatti il 93enne porporato di Centovera si è presentato all’appuntamento all’improvviso - accompagnato da don Gianluca Barocelli - arzillo e desideroso più che mai di esserci in uno dei momenti più importanti della chiesa piacentino-bobbiese. «Per me quella odierna è come una nuova creazione - ha detto al termine della celebrazione -. Mi sono accorto che il Signore sta lavorando in questa comunità piacentina che è stata la mia chiesa e la mia madre. Mi congratulo con il Signore perché dicono che sia bravino, che sappia fare miracoli dove nessuno di noi direbbe. I nostri papà e le nostre mamme, ad esempio, sono le nostre grandi meraviglie». È uno dei cavalli di battaglia del cardinale e Tonini lo ammette - «Lo dico sempre in tv» - e non si stanca di ripeterlo, questa volta al vescovo Monari. «Se questa chiesa piacentina esiste - dice - è perché ha generato delle mamme e dei papà santi». Poi, rivolto alla gente, «genitori sentitevi padri e madri della Chiesa, sappiate che veder nascere un figlio è assistere alla creazione del mondo. Quando sarà davanti al Signore la prima cosa che gli chiederò sarà di lasciarmi vedere mia padre e mia madre e li ringrazierò per avermi donato la vita e il gusto di Dio».

"Sempre presente, dalle parrocchie alle missioni"


"Sempre presente, dalle piccole chiese alle missioni"
I saluti del vicario generale, dei laici, dei missionari
e del presidente della Provincia

da Libertà, 22 ottobre 2007

Piacenza - «Il suo insegnamento ci ha fatto crescere ... il suo essere presente dovunque, nelle nostre parrocchie anche piccole e nei territori di missione, ma anche nei luoghi pubblici della cultura e della vita civile, per ascoltare la gente e per annunciare il Vangelo, ci ha resi consapevoli che la missionarietà è una dimensione concreta che ci tocca da vicino». È stato il vicario generale monsignor Lino Ferrari ad aprire la celebrazione di ieri pomeriggio. Dopo una manciata di minuti di suspance in cui anche l’impianto audio si commuove andando in tilt. «Tutti e singolarmente le vogliamo dire, o meglio ripetere, il nostro grazie - dice con il timbro pacato di sempre monsignor Ferrari rivolto al suo vescovo - grande, sincero, affettuoso, pieno di tristezza e di gioia nello stesso tempo. Non elenco i motivi. Non posso però non ricordare che il suo insegnamento autorevole e profondo ci ha fatto crescere... Anche a nome di tutti, mi permetto di chiedere perdono delle nostre lentezze e dei dispiaceri che le possiamo aver arrecato».Il suo braccio destro per tanti anni, il missionario sacerdote, il laico impegnato nella vita della chiesa, il presidente della Provincia e il sindaco della città capoluogo. Erano loro gli “eletti” a ringraziare il vescovo Luciano Monari a nome di tutti. Pierpaolo Triani, presidente dell’Azione Cattolica ha portato il suo saluto, «un saluto carico di affetto e di gratitudine».«Vogliamo, innanzitutto, assieme con lei, ringraziare il Signore per i doni che le ha concesso. Per averle donato un’intensa passione per la sua Parola, un profondo amore per il bene autentico di ogni persona, per la capacità dell’ascolto sapiente e della comunicazione coinvolgente». «Sono stati anni intensi - osserva Triani - ricchi, dove con il suo ministero ha gettato tra noi molti semi buoni. Con continuità ha rinnovato a noi laici l’invito di vivere il dono grande del battesimo, di vivere radicati nell’essenziale, da figli amati e discepoli gioiosi, nelle quotidianità delle vita delle famiglie, del lavoro, della società. Ci ha chiesto di mettere al centro l’attenzione alla vita ferita, sofferente, povera. Non ha nascosto durante questi anni la sua preoccupazione per un indebolimento della vita cristiana e del tessuto ecclesiale, per il rischio di una visione ridotta della persona umana». Parla di un «vescovo amico», don Mauro Bianchi, missionario in Brasile, mentre cita Meister Eckart - autore del Trecento - il presidente della Provincia Gianluigi Boiardi: «Una porta si apre e si chiude attorno a un cardine, scriveva Meister Eckart. E proprio questo io credo sia stato monsignor Monari per la comunità piacentina: il cardine di una vita interiore ricca e profonda, in grado di trasmettere conforto e serenità; il cardine a cui sono fissati i nostri valori e i nostri ideali, anche se la porta della vita quotidiana sbatte mille volte in modo affannoso e confuso». «Io spero che monsignor Monari mi perdonerà - prosegue Boiardi - ma questo è un saluto che non ero preparato a fare, non avrei mai voluto vederlo partire, anche se ci lascia il suo sorriso e un grande insegnamento che vive con noi ogni giorno. Pensando a monsignor Monari in questi giorni ho trovato una frase di San Paolo che mi sembra adatta a questa occasione: il nostro vescovo non ci lascia semplicemente un dono ma un frutto, con la sua ferma volontà di indicarci il bene. Mi piace questa idea del frutto, il senso compiuto di una missione e di un insegnamento. E ora a monsignor Luciano, vorrei dire soltanto che non ho più parole, ma solo affetto e riconoscenza. Vorrei tanto abbracciarlo come sono sicuro lo vorrebbe idealmente l’intera comunità piacentina, e salutarlo come lui ha salutato domenica scorsa, per la prima volta, i suoi nuovi fedeli: ciao, mio vescovo».
Federico Frighi

"Siete il sogno di ogni vescovo"


Monari ringrazia i piacentini, cinquemila in cattedrale
per il congedo del vescovo Luciano

da Libertà, 22 ottobre 2007

Piacenza - Quello di oggi è un sogno che vorrebbe si avverasse qualunque vescovo: una cattedrale piena di gente, preti, autorità, fedeli, tutti qui per onorare non tanto Luciano Monari, quanto il Signore». Sono le prime parole del vescovo nel giorno dell’addio, forse stupito davanti alle cinquemila persone accorse ieri pomeriggio in cattedrale per il suo congedo dalla diocesi di Piacenza-Bobbio. Sicuramente commosso dal lungo applauso con il quale viene accolto quando, in processione, entra in cattedrale dalla porta che dà sull’episcopio. Era da tanto tempo che non si vedeva il duomo di Piacenza così gremito. Monari se ne accorge e parla di un sogno che si avvera. Accanto ha i suoi missionari, quelli che ha visitato di persona per sei volte in Brasile, durante i suoi viaggi oltre oceano in quella che il vescovo Manfredini definì - lo ricorda lo stesso Monari - «una zona pastorale della diocesi di Piacenza-Bobbio». C’è la sorpresa del cardinale Ersilio Tonini - non annunciato ma arrivato all’ultimo momento - la presenza dei vescovi piacentini Luigi Ferrando e Antonio Lanfranchi, il vicario generale Lino Ferrari con accanto il vicario espiscopale Giuseppe Busani. È proprio parlando dei sui preti, durante l’omelia, che Monari si commuove. «Scusate un momento» dice, interrompendosi e voltandosi per asciugare le lacrime. È il volto tenero di un vescovo che prima di tutto è un uomo. Dalle navate risuona un nuovo e sentito applauso. In prima fila ci sono le autorità cittadine: il prefetto Alberto Ardia, il presidente della Provincia Gianluigi Boiardi, il sindaco Roberto Reggi, il questore Michele Rosato, il procuratore della Repubblica Lucio Bardi, il tenente colonnello dei carabinieri Edoardo Cappellano. Poi tanti sindaci e assessori dei comuni della diocesi, tutti con la loro fascia tricolore. «Se c’è un tema sul quale ho insistito in questi 12 anni è quello della comunione, comunione del presbiterio ma anche dei laici» sottolinea Monari di fronte ad un popolo riunito in cattedrale con tutti i suoi rappresentanti, con tutte le sue sfaccettature. I giovani, gli anziani, i bambini, chi è costretto su una carrozzella (ieri in prima fila), le religiose e i religiosi, i cori della diocesi riuniti dal maestro Berzolla, gli amici di Sassuolo e della diocesi reggiana che Monari cita nella sua omelia. È un addio corale. Lo sci capisce anche dalla preghiera dell’eucarestia: tra le navate si odono voci familiari. Quella grossa e quasi romagnola del vescovo che se ne va, quella solenne e più vicina del vescovo Lanfranchi, quella velocissima e tipicamente piacentina del cardinale Tonini. Già, perché la chiesa è universale. Lo aveva detto Monari domenica scorsa nel duomo di Brescia quando di fronte aveva bresciani, reggiani, piacentini e sassolesi; lo lascia intendere nella sua ultima messa nella cattedrale di Piacenza-Bobbio, anche quando segue incantato, all’offertorio, la danza liturgica delle tre suore brasiliane delle Carmelitane messaggere dello Spirito Santo (congregazione che ha una propria casa a Bedonia). Il vero coup de theatre del regista della celebrazione di ieri. Si finisce con i fazzoletti bianchi che escono da sotto le tonache di suore e sacerdoti, con il dito indice e pollice portati agli occhi per fermare le lacrime, con la mano destra alzata che il vescovo Monari agita in segno di saluto. Terminano con questi fotogrammi i 12 anni di Luciano Monari a Piacenza-Bobbio. Da oggi è un’altra storia.
Federico Frighi