domenica 5 ottobre 2008

Ambrosio: San Francesco, memoria di un popolo

Piacenza - «Noi oggi sappiamo custodire con cura quei valori di grande umanità, di solidarietà fattiva che derivano anche dal francescanesimo e che hanno fatto grande nel corso dei secoli il nostro popolo? Oggi siamo ancora in grado di accogliere lo sguardo di Francesco sul mistero della vita umana? Siamo in grado di fare nostra l’ispirazione evangelica che ha segnato tutta la sua vita? La memoria di San Francesco è la memoria del nostro popolo italiano». Sono le parole del vescovo Gianni Ambrosio che ieri pomeriggio ha celebrato la solennità di San Francesco, patrono d’Italia. La messa con il vescovo segnava il culmine della Settimana Francescana ma anche uno degli appuntamenti più importanti di un anno che per la basilica rappresenta il 730esimo dalla sua fondazione (avvenuta nel 1278).
«Francesco coglie in Gesù Cristo il senso della sua vita - dice Ambrosio -. Si fa semplicemente “uomo del Vangelo”, come lo definisce Tommaso da Celano». È il concetto guida delle parole del vescovo, che riemergerà più volte nel corso dei quindici minuti di omelia. «Per Francesco, il Vangelo era il cuore della sua esistenza - continua il presule -. Nei pochi scritti che ci ha lasciato ha citato il Vangelo per 156 volte. Tolto il Vangelo dai suoi scritti, così ha affermato uno studioso, Ezio Franceschini, già rettore della Cattolica del Sacro Cuore, non resterebbe nulla poiché le sue stesse parole, non sostenute da quelle di Gesù, sarebbero “parole senz’anima”». «Afferrato e conquistato da Cristo - prosegue -, vuole rinunciare a tutto pur di far posto nella sua vita al Signore Gesù. Sempre Tommaso da Celano lo chiama il “nuovo evangelista”. La sua vita è come un racconto semplice e limpido del Vangelo di Gesù. Nella ultima volontà inviata a santa Chiara scrisse: “Io, piccolo frate Francesco, voglio seguire la vita e la povertà dell’altissimo signore Nostro Gesù Cristo e della sua Santissima Madre». «Ciò che affascina Francesco - sottolinea - non è una qualsiasi povertà e neppure un ideale di povertà, bensì il seguire la vita e la povertà dell’altissimo Signore.
In nome del Vangelo». Durante l’offertorio il Comune di Piacenza, per mano del sindaco Reggi, ha donato al vescovo, l’olio che serve a tenere viva la lampada perpetua nella cappella del santo, dietro all’altare della basilica piacentina.
Federico Frighi

Il testo integrale su Libertà del 5 ottobre 2008