lunedì 16 marzo 2009

Il generale che difese Sarajevo incontra i giovani piacentini

Piacenza - Sarà a Piacenza domani sera il generale di origini serbe, Jovan Divjak, autore, tra l’altro, del libro “Sarajevo mon amour”. Jovan Divjak, 72 anni, ha combattuto a fianco dei bosniaci per difendere Sarajevo quando i serbi attaccarono la città, ma, al termine della guerra, si schierò subito a difesa dei diritti dei serbi rimasti, contro ogni tentativo di discriminazione nei loro confronti. La sua visita piacentina (la seconda in questi ultimi anni) arriva grazie all’invito dell’Associazione Bosnia-Herzegovina Oltre i Confini e si colloca all’interno del percorso che i ragazzi dell’Isii Marconi stanno realizzando con l’insegnante di religione Claudio Ferrari. Percorso che avrà il suo clou alla fine di aprile quando gli studenti di Ferrari (e di Danilo Molinari) andranno in visita a Sarajevo dove troveranno proprio Divjak che allora giocherà in casa. Il viaggio dei ragazzi dell’Isii Marconi a Sarajevo e Jaice (due delle zone della Bosnia-Herzegovina più colpite dalla guerra di qualche anno fa) potrà contare sul patrocinio del Comune e delle Provincia di Piacenza e sul concreto contributo economico di un istituto di credito (Unicredit). L’appuntamento di domani sera è per le ore 21 nell’aula magna del San Vincenzo (seminario urbano) in via Scalabrini 67. Il generale Divjak, di origine serba, ha vissuto prima a Belgrado e poi a Sarajevo come militare di carriera, raggiungendo il grado di colonnello prima del conflitto serbo-bosniaco seguito al crollo del regime comunista nella ex Iugoslavia.E’ sempre andato controcorrente, avendo come unico criterio di azione la difesa dei perseguitati e la lotta contro ogni tipo di oppressione, da qualsiasi parte provenga, senza distinzioni di etnie, di credo religioso o politico. Per questo è stato emarginato all’interno dello stesso esercito bosniaco con il quale si era schierato e nel quale aveva raggiunto il grado di generale. Posto in pensione senza neppure essere consultato, non ha rinunciato alle sue battaglie, spostandole nella società civile.
fri

Il testo integrale su Libertà del 16 marzo 2009