giovedì 28 gennaio 2010

Lanfranchi, il saluto alla diocesi di Cesena-Sarsina

Alla diletta Diocesi di Cesena-Sarsina


La decisione del Papa Benedetto XVI di nominarmi Arcivescovo Abate di Modena-Nonantola ha suscitato in me immediati e contrastanti sentimenti, come è facile immaginare.
Anzitutto intendo manifestare profonda gratitudine al Santo Padre per la fiducia espressa alla mia persona per il delicato compito affidatomi, che suscita in me trepidazione, ma anche abbandono sereno all’azione dello Spirito Santo .
Ai Modenesi apro fin da adesso il mio cuore in un’accoglienza grande e manifesto il mio desiderio di spendermi con tutte le energie che il Signore vorrà donarmi per camminare con loro come fratello e padre alla luce del Vangelo di Gesù Cristo, la Bella Notizia di Dio per l’uomo, nella gioia di sentirci Chiesa.
Ai Cesenati tutti in questo tempo, in cui rimarrò ancora vescovo di Cesena-Sarsina prima del mio ingresso a Modena, non mancherò di manifestare il mio legame profondo con loro maturato in questi anni e il significato che ha avuto per me il servizio episcopale in questa Diocesi e in questa Città.
Ora vorrei solo manifestare anzitutto il mio grazie sincero a tutti.
Come ho avuto modo di dire più volte mi sono sentito accolto e accettato fin dall’inizio con grande cordialità e questo mi ha permesso di muovermi e di pormi con spontaneità e libertà interiore in ogni ambiente e con ogni persona. Ho cercato di essere “vescovo tra la gente e con la gente”, traducendo il motto di Sant’Agostino “Con voi sono cristiano, per voi sono vescovo”. Non mi sarei potuto sentire vescovo senza condividere la fede e il comune destino. Così ho cercato di farmi carico delle preoccupazioni, delle sofferenze, dei problemi delle persone che incontravo, ma anche di gioire per le cose belle, e sono molte!, che vedevo realizzate. Così come ho sentito la condivisione di tanti miei ideali e il sostegno dell’affetto e della preghiera in momenti di sofferenza e di difficoltà. Ora sento molto la fatica del distacco, ma so che l’obbedienza non spegne le relazioni costruite, ma dà la possibilità di allargare la parentela spirituale aggiungendo nuovi fratelli.
Chiedo scusa se i miei limiti mi hanno impedito di essere attento a tutti come avrei voluto.
Questi sentimenti immediati mi sentivo di comunicare subito, rimandando tutto il resto ad altra occasione. Intanto vorrei vivere questo tempo in cui resto alla guida della Diocesi con quell’impegno e quella naturalezza necessari come se dovessi rimanervi ancora a lungo.
A tutti chiedo di accompagnarmi con la preghiera.

Antonio Lanfranchi, vescovo