sabato 22 ottobre 2011

Missione dei migranti, occasione d'unità per la Chiesa

Pubblichiamo il testo integrale dell'articolo di padre Gaetano Parolin, superiore degli Scalabriniani di Piacenza, in occasione della Missione Popolare dei migranti che si terrà domani pomeriggio nel duomo di Piacenza.

Costumi, danze e canti. Bandiere, stendardi e icone. Porteranno il meglio della loro cultura, i migranti che domenica 23 ottobre, alle ore 16 in Duomo, celebreranno la Missione dei migranti. Il titolo potremmo sembrare improprio. E’ infatti la Chiesa che sente una missione per i migranti. No, esiste anche una missione dei migranti, un contributo che solo loro possono portare alle nostre comunità. Del resto, questo è evidente dal punto di vista demografico, sociale e culturale. La dimensione religiosa non ne è esente. La vivacità, il senso della festa, la partecipazione sono tratti che li caratterizzano da un punto di vista religioso e dai quali qualcosa possiamo imparare.
Ma porteranno soprattutto la loro fede, da condividere con i fratelli italiani. Che pertanto sono caldamente invitati a partecipare, per testimoniare che anche la nostra comunità diocesana è una chiesa cattolica, composta cioè di gruppi e di espressioni diverse, ma uniti dalla stessa fede, dalla stessa speranza e dalla stessa carità. E’ questa la cattolicità vera, che potremmo chiamare sociologica, perché abita e caratterizza anche il nostro territorio. Siamo una società multietnica, che comprende diverse espressioni, denominazioni e religioni. La missione non è il movimento di un gruppo verso l’altro, ma la tensione di tutti verso l’unità.
Nel secondo anno della missione diocesana popolare le tematiche affrontate erano particolarmente significative per i migranti. Si parlava di relazioni, di fragilità, di cittadinanza. Il tema proposto per il prossimo avvento è addirittura l’ospitalità, l’accoglienza. E’ la dimensione della Chiesa che vuole essere accogliente dell’altro, del diverso, del migrante. Non dev’essere però una dimensione a senso unico. Rischierebbe infatti di creare relazioni non di fraternità, ma di potere. Il migrante infatti vuole anche offrire, condividere, partecipare. Non si presta infatti a fare il più piccolo, il più debole, perché noi possiamo esprimere la nostra superiorità, anche nell’ospitalità. Il riconoscimento, l’accoglienza, crea sempre un circuito, una relazione reciproca, una danza, in cui tutti ci troviamo gli uni di fronte agli altri, in cui tutti siamo accolti e accoglienti, riconoscenti e riconosciuti. La missione per i migranti non mira ad assistere un gruppo di emarginati, ma ad essere Chiesa insieme.
“La missione dei migranti”, vuole sottolineare questa seconda dimensione. Sì, anche i migranti hanno una missione. Di rendere vera la cattolicità, di fare più bella l’unità, perché più ricca, più varia, meno omologante.
Il rapporto tra missione e migrazioni è antico. Fin dall’inizio, la diffusione del Vangelo è stata legata alle reti migratorie. I movimenti migratori hanno costituito un elemento funzionale alla sua diffusione, come direbbe il grande teologo africano J.J. Hanciles. Il Cristianesimo è una religione di migranti, di stranieri che ospitano altri stranieri. Secondo lo stesso autore, stiamo anzi assistendo ad un rovesciamento di prospettiva. La missione, grazie sempre alle migrazioni, non ha più la direzione Nord-Sud del mondo, ma quella opposta, dal Sud al Nord. Dall’Asia, dall’Africa, dall’America latina arrivano gruppi e persone animate da uno spirito missionario molto più vivace di quello delle chiese europee o americane.
Il rapporto migrazioni-missione non ha però solo carattere storico. E’ anche ma teologico. Le migrazioni aiutano ad approfondire, direi a modificare il concetto stesso di missione. Tanto che oggi si parla della missione per e con i migranti come il nuovo paradigma della missione stessa della Chiesa. La missione è infatti sempre straniera. Non è nostra, è di Dio. E’ la migrazione, l’estasi stessa di Dio, il movimento di Dio verso l’uomo, il suo mistero d’amore riversato nel mondo. Noi la condividiamo come un dono, come una grazia. Non è la Chiesa che ha una missione, ma è la missione che ha una Chiesa. La missione è sempre un movimento, non un andare geografico, ma un movimento esistenziale, un movimento dal centro ai margini, dove Dio è presente. E’ obbedienza e sinergia con lo Spirito, l’amore di Dio presente nel mondo. E’ incontro con l’altro e quindi con la propria verità. E’ relazione, cammino d’amore, profezia e comunione pentecostale, dove le differenze parlano lo stesso linguaggio.
La celebrazione di domenica 23 ottobre avrà anche carattere ecumenico. Alla processione che precede la Messa, verso le 15.30, parteciperanno la comunità greco ortodossa cattolica, la chiesa ortodossa macedone e la chiesa ortodossa romena, con danze e canti, assieme ai vari gruppi di migranti cattolici, che esibiranno le loro bandiere, le loro immagini sacre e animeranno la celebrazione eucaristica, presieduta dal Vicario Generale Mons. Giuseppe Illica, con i loro canti e le loro danze.
L’invito a partecipare è esteso quindi a tutti, comunità residenti e comunità immigrate, per testimoniare che formiamo la stessa Chiesa pellegrina, in cammino verso la patria vera e per condividere, nella varietà delle culture, la stessa fede, la stessa speranza, la stessa carità.

P. Gaetano Parolin, cs.,

Due parroci per Trevozzo

Due nomine per coprire i posti vacanti lasciati da altrettanti sacerdoti deceduti in queste ultime settimane: a Trevozzo e all'ospedale di Bobbio.

Con Atto proprio in data 11 ottobre 2011 S.E. Mons. Vescovo ha affidato in solido la cura pastorale della parrocchia di Santa Maria Assunta in Trevozzo, Comune di Nibbiano, Provincia di Piacenza, resasi vacante per il decesso dell’ultimo titolare il M. R. Carrà don Luigi, ai presbiteri Zuffada don Virgilio, costituito moderatore, e Tagliaferri don Carlo, mantenendo i precedenti incarichi.

Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 19 ottobre 2011 il M. R. Repetti don Renato, mantenendo i precedenti incarichi, è stato nominato cappellano del presidio ospedaliero di Bobbio.

Piacenza 21 ottobre 2011 dalla Curia Vescovile

il Cancelliere Vescovile

don Mario Poggi