giovedì 1 maggio 2008

Ambrosio: nel lavoro si metta al primo posto l'uomo

Piacenza - Un patto di solidarietà per il lavoro basato sui valori fondamentali della dignità umana anche nei periodi di profondo mutamento della realtà sociale. È quanto ha chiesto il vescovo Gianni Ambrosio ieri sera durante l’omelia nella messa dedicata ai lavoratori: «Coloro che hanno responsabilità non si dimentichino dei disoccupati, dei precari, di chi è schiavo del profitto anche la domenica e mettano invece sempre al centro il capitale umano». Una celebrazione promossa, come ogni anno, dall’Ufficio diocesano per la pastorale del lavoro in occasione della solennità di San Giuseppe Lavoratore e che ha visto la partecipazione in cattedrale di numerosi esponenti del mondo produttivo locale. Monsignor Ambrosio parte dalla prima lettura, dal libro della Genesi, ed osserva come il progetto di Dio preveda il lavoro dell’uomo e il primato della sua valenza etica. È da qui, da questo fondamento biblico inderogabile che «il lavoro non può essere considerato come uno dei tanti elementi impersonali dell’organizzazione produttiva». Il vescovo cita Giovanni Paolo II quando afferma il primato dell’uomo e dei suoi diritti in qualsiasi tipologia di mansione (anche la più umile e monotona) esso svolga, Benedetto XVI quando ammonisce a non far sì che la domenica venga omologata agli altri giorni della settimana. Traccia infine una carta di valori irrinunciabili «così come insegna la parola di Dio». Una sorta di vademecum per i vari esponenti delle categorie produttive, della scuola, per i rappresentanti dei manager che all’offertorio portano al vescovo una somma di denaro per la Casa della Carità. «Ogni ordinamento sociale deve fare in modo che il lavoro sia un bene umano fondamentale e sia accessibile a tutti - osserva Ambrosio -. È necessario che tutti siano in grado di cogliere le opportunità offerte». Poi «l’organizzazione e lo svolgimento del lavoro nel pieno rispetto della dignità umana e al servizio del bene comune». Ancora «il monito a non lasciarsi asservire da un lavoro, da un’organizzazione che disattende la centralità del capitale umano». Infine «il settimo giorno benedetto da Dio». «Da qui - evidenzia il vescovo - ha origine il riposo festivo che conferisce il senso al lavoro stesso affinché l’uomo non diventi schiavo della produzione e del consumo».
Federico Frighi

Il testo integrale su Libertà di oggi, primo maggio 2008