sabato 27 dicembre 2008

A 101 anni morto Renato Scaravaggi, padre degli scout piacentini

Piacenza - È mancato nella notte tra il 25 e il 26 dicembre Renato Scaravaggi. Aveva 101 anni ed era stato il fondatore dello scoutismo piacentino. Lascia 6 figli, 13 nipoti e 16 pronipoti.Piacentino del sasso, Scaravaggi era nato il 10 luglio del 1907 nel quartiere di Sant’Agnese. Alunno del Collegio San Vincenzo dei Fratelli delle Scuole Cristiane, aveva frequentato il Movimento Cattolico di Piacenza. Qui, assieme agli amici Mario Cavazzuti, Giuseppe Foroni e don Carlo Maria Aphel, nel 1921 costituì il primo reparto Asci (Associazione scout cattolici italiani) “Pierino Del Piano”. Allora il vescovo era monsignor Ersilio Menzani. La prima squadriglia in uscita ufficiale fu nel settembre del 1923 a Bobbio. Ospite d’onore alle celebrazioni di San Colombano, il cardinale Herl, primate d’Irlanda, gesuita e legato pontificio. Renato Scaravaggi, assieme agli amici Balestrazzi e Paraboschi, ebbe il prestigioso incarico di scortare, in tenuta da scout, un importante monsignore del seguito. L’anno successivo, al campo scuola di Capugnano ottenne il brevetto di aiuto istruttore. Nel 1924 si diplomò perito agrimensore presso il Regio Istituto tecnico Romagnosi. Ebbe vari incarichi, sia nel Fascio Cattolico Studentesco Manzoni, sia nella giunta diocesana dell’Azione Cattolica, nella quale fece per un certo periodo l’addetto stampa. Fu pure impegnato nelle Conferenze di San Vincenzo con il compito di portare aiuto agli indigenti della città e membro di tre confraternite, quelle di San Giorgino, della Torricella e di San Dalmazio. Nel 1926, dopo soli cinque anni di scoutismo, il movimento venne messo al bando anche a Piacenza dal regime fascista. Scaravaggi e gli altri, per far sopravvivere gli ideali di Baden Powell, furono costretti alla clandestinità, con riunioni segrete, senza divise e lontane il più possibile da orecchie indiscrete. Nel Dopoguerra (1943) riorganizzò l’Asci con la scomparsa del fascismo. Nel 1947 fu responsabile della rappresentanza scout dell’Emilia che partecipò al Jamboree di Moisson, in Francia, e fu a Roma con gli scout piacentini per il grande raduno italiano. Negli anni successivi assistette alla ricostruzione dell’Asci ricevendo l’incarico di Commissario di Zona. Alla nascita dell’Agesci abbandonò l’impegno attivo e si adoperò per fondare a Piacenza il Masci (gli scout adulti) che ufficialmente verrà costituito all’inizio degli anni Ottanta con Giuliano Borotti. Se nel cuore Renato Scaravaggi aveva dunque lo scoutismo, nella vita di tutti i giorni, grazie al suo diploma, era geometra. Scaravaggi è uno dei protagonisti del volume “Il nostro sentiero”, il viaggio dello scoutismo piacentino dagli albori agli anni Cinquanta con le testimonianze scritte raccolte da uno dei figli, Paolo. Uno dei sette figli avuti da Albertina Chiapponcelli, della quale era rimasto vedovo: Antonino, Giuseppina, Alberto, Domenico, Paolo, Francesco e Angelo (morto a pochi mesi dalla nascita).
fri

da Libertà del 27 dicembre 2008

Ambrosio: Mettiamo al centro la luce del presepe

Piacenza - «Se l’uomo mette al centro la propria presunta sapienza e la propria umana decisione, allora la vita apparirà senza luce, senza verità, senza amore. E anche senza vera libertà». Accade così quando non si accoglie Gesù, quando la gente non lo riconosce e non gli apre le porte. Il vescovo Gianni Ambrosio, di fianco alla gioia della luce, del «Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» non può fare a meno di ricordare il vero dramma umano. Lo fa nella messa di Natale, nella notte santa e nella solenne celebrazione della mattina del 25 dicembre nella cattedrale di Piacenza (nel pomeriggio a Bobbio). «Chi è mai l’uomo se non sa che è figlio e non vuole riconoscersi figlio?» si domanda il vescovo. «Per questo uomo la società umana non sarà che un luogo di scontro di individui che al massimo cercano alcune convergenze limitate e provvisorie - prosegue -. Per questo uomo la famiglia non sarà che una variabile tra le tante». «La scena del Natale è disarmante - osserva il vescovo -: quel Bambino, nato a Betlemme, è il Verbo incarnato che con la sua presenza in mezzo a noi continuamente ci ripete che Dio ha tanto amato il mondo da darci suo figlio, l’unico, come recita il Vangelo di Giovanni». Ma è disarmante anche «per la paura dell’uomo - continua Ambrosio - di lasciarsi prendere per mano dal Bambino nato a Betlemme e di lasciarsi condurre alla luce e alla verità fino a condividere la vita di amore nel mistero di Dio».
fri

Il testo integrale su Libertà del 27 dicembre 2008

In piazza Cavalli un angolo di Betlemme

Piacenza - Non solo bancarelle, regali di Natale, passeggio e shopping. Dalla notte santa, piazza Cavalli, il cuore civico e laico della città, ha visto spuntare come per incanto un presepe. Una natività con statuine storiche, di terracotta e con almeno un secolo di vita sulle spalle. Con una sede d’eccezione: il portale mediano della basilica di San Francesco.
L’idea è venuta al parroco, don Giuseppe Frazzani, che ha deciso di spostare il presepe della basilica, solitamente nella cappella del Malosso, ben in vista quasi sul sagrato: nel piccolo atrio tra il portale sovrastato dalla lunetta e il controportale interno. Da qui, dalla notte santa, sarà sufficiente aprire i battenti e il presepe irraggerà con le sue luci il sagrato della basilica, visibile da tutta la piazza.
«Abbiamo pensato di celebrare anche così i 730 anni della basilica - osserva don Frazzani -: il portale settecentesco diventa cornice del presepe (protetto da una lastra di plexiglass) sulla piazza». Non solo, c’è anche un significato simbolico: è il presepe che va incontro alla gente. «Ogni persona che passerà qui davanti - si augura il parroco - se lo vorrà potrà avere un riflesso della luce che viene dal santo Natale».
fri

Il testo integrale e le foto su Libertà del 24 dicembre 2008