lunedì 5 novembre 2007

L'omelia di Monari per Ognissanti

Pubblichiamo oggi l'omelia del vescovo Luciano Monari
tenuta nella cattedrale di Brescia in occasione
della ricorrenza di Ognissanti.
Si ringrazia per la collaborazione Vittorio Ciani.


1. Celebriamo oggi la festa di Tutti i Santi perché hanno manifestato questa identità di «figli di Dio».
L’identità cristiana è definita in una stupenda frase di san Giovanni nella sua Lettera, quando scrive:
«Carissimi,vedete [1]quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!» (1 Gv 3, 1).
Celebriamo oggi la festa di Tutti i Santi perché hanno manifestato questa identità di «figli di Dio». L’amore di Dio ha messo nella loro vita la Sua santità, ha messo qualche cosa della sua bellezza, della sua giustizia, e i santi risplendono ai nostri occhi per questo: risplendono della luce di Dio, risplendono dell’amore di Dio, che non è un dio geloso, che non tiene affatto per sé quello che lui è e possiede; è al contrario un Dio che gioisce solo nel donare agli uomini la ricchezza e la bellezza della sua vita.
2. L’”uomo” è il Santo, ed è il santo perché questo santo introduce nel vissuto quotidiano la bellezza di Dio, l’amore di Dio, la santità di Dio; questo è l’uomo! Questo è il Santo! E questa è la nostra vocazione!
E contemplando l’esistenza dei Santi in fondo riusciamo anche noi a comprendere meglio quale sia il significato della nostra vita e della nostra vocazione. Vocazione di ogni uomo è chiaramente la stessa: diventare uomo. Perché l’uomo non nasce fatto, ma nasce da fare, nasce con delle potenzialità e con delle capacità che poco alla volta si debbono sviluppare verso una pienezza di maturità, una pienezza di umanità.
Ma che cosa è la “pienezza di umanità”? Quali sono le immagini nelle quali possiamo riconoscere la nostra vocazione? È forse un eroe come colui che è intrepido e forte, capace di combattere e di vincere, cioè Alessandro Magno capace di diventare padrone del mondo? È questo l’uomo, l’uomo che siamo chiamati a diventare? O è colui che aveva tante ricchezze che non riusciva nemmeno a contarle? O sono i più famosi politici e astuti? Chi è l’uomo? Cosa significa diventare uomo?
Dal nostro punto di vista la risposta è: l’”uomo” è il Santo, ed è il santo perché questo santo introduce nel vissuto quotidiano ‑ cioè nella vita di tutti i giorni, nei rapporti personali, nel suo lavoro, nella sua famiglia, nelle sue responsabilità sociali… in tutto questo ‑ la bellezza di Dio, l’amore di Dio, la santità di Dio; questo è l’uomo! Questo è il Santo! E questa è la nostra vocazione!
Il modello di ogni cristiano rimane Gesù Cristo
1. Il modello di ogni cristiano rimane Gesù Cristo. Se noi siamo figli di Dio, Gesù è il Figlio, quello in cui la filiazione divina si esprime in perfezione.
Dobbiamo imparare a diventare persone libere e capaci di amare e gioiose nel donare, riconoscente per quello che abbiamo ricevuto e contenti di trasmettere agli altri la grazia che ci viene da Dio. In questo evidentemente il modello di ogni cristiano rimane Gesù Cristo. Se noi siamo figli di Dio, Lui è il Figlio, quello in cui la filiazione divina si esprime in perfezione. Noi siamo dei figli di Dio che tentano di farsi, che non riescono mai a realizzare in pienezza questa identità, c’è sempre uno scalino tra quello che siamo e quello che riusciamo a esprimere.
Ma Gesù è il Figlio di Dio pienamente! La sua umanità ‑ quindi i suoi pensieri, le sue parole, i suoi gesti ‑ è pienamente plasmata dal rapporto filiale con il Padre, è piena della fiducia senza riserve che lui come Figlio ha nei confronti del Padre.
Ricordate le ultime parole di Gesù sulla croce nel Vangelo di Luca:
«Padre, nelle tue mani consegno la mia vita» (Lc 23, 46).
E questo è stato l’atteggiamento costante, atteggiamento di fiducia e atteggiamento di obbedienza, perché il
«Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e portare a compimento la sua opera» (Gv 4, 34).
2. Gesù è capace ‑ ed è il miracolo più grande ‑ di non rispondere al male con il male, ma è capace di assorbire il male e la cattiveria e di trasformarla in bontà in amore.
Per questo Gesù non si lascia sedurre da tutte le promesse mondane, dalla promessa della ricchezza o del potere o del pane o del successo.
E per questo Gesù è capace ‑ ed è il miracolo più grande ‑ di non rispondere al male con il male, ma è capace di assorbire il male e la cattiveria e di trasformarla in bontà in amore (cfr. 1 Pt 2, 23).
Gesù è capace di fare questo perché ha consegnato la difesa della sua vita nelle mani del Padre, non ha bisogno di difendersi perché c’è qualcun altro che si è assunto il ruolo e il compito della sua difesa.
3. I Santi quando si scontrano con il male non diventano cattivi, al contrario sono capaci di trasformare il male che ricevono in perdono, in misericordia, in fraternità; e sono capaci di custodire la speranza sempre.
Così è Gesù! E i Santi vanno esattamente in quella direzione: sono quelli che hanno saputo, ad imitazione di Gesù, dire di sì alla vita, sempre! Accogliendola dalle mani del Padre, come dono aperto; e proprio per questo passano in mezzo al mondo facendo del bene, creando un pochino di gioia e di consolazione degli altri, per questo distruggono il male che incontrano: quando si scontrano con il male non diventano cattivi, al contrario sono capaci di trasformare il male che ricevono in perdono, in misericordia, in fraternità; e sono capaci di custodire la speranza sempre, nei momenti tranquilli della vita ma anche nei momenti tempestosi; e questi evidentemente sono quelli che tengono in piedi il mondo.
Chiaramente per tenere in piedi il mondo ci vorranno i manager, ci vorranno i politici… ci vogliono tutte queste persone, ma per tenere in piedi il mondo ci vuole della gente che sappia amare, che sappia portare il peso della vita e donare con gratuità agli altri un pochino di speranza.
Ricordare le persone a cui siamo creditrici
1. Ripercorrere nella nostra vita tutte quelle persone alle quali noi siamo creditrici della nostra gioia di vivere.
E forse potrebbe essere l’occasione questa per ripercorrere nella nostra vita tutte quelle persone alle quali noi siamo creditrici della nostra gioia di vivere: i genitori che ci hanno accolto e ci hanno sostenuto, le persone che ci sono state amiche e fedeli, quelli che ci hanno insegnato a conoscere il mondo e a essere saggi in questo mondo… Sono una miriade di persone, che hanno avuto anche i loro difetti, non erano persone perfette, però hanno avuto un cuore buono e ci hanno trasmesso una fiducia grande nella vita. Sono queste le persone che oggi ricordiamo con riconoscenza e con il senso del nostro debito.
2. È vero che la nostra bontà è sempre una bontà limitata, ma è altrettanto vero che riflette davvero la bellezza di Dio, e quindi nei confronti di queste persone che ci hanno amato abbiamo un autentico debito di riconoscenza.
E abbiamo bisogno di tenere queste persone qui davanti ai nostri occhi. Perché nel contesto in cui noi viviamo c’è stranamente… ‑ almeno sembra a me, dopo voi valutate se è vero o se non è vero; ma a me sembra che in questo mondo ci sia una tendenza strana a sporcare ogni cosa. Quando c’è qualche cosa o qualcuno che appare bello, facciamo i salti mortali per andare a trovare i difetti e i limiti e le macchie o tutti questi elementi qui… Forse facciamo fatica a sopportare una bontà troppo vera, troppo autentica. E ci portiamo dentro – sbagliato – un desiderio quasi di degradare la persona, di fare vedere che la persona umana non è così eroica come si potrebbe pensare o così bella o così pura o così Santa. E invece no!
È vero che la nostra bontà è sempre una bontà limitata, ma è altrettanto vero che riflette davvero la bellezza di Dio, e quindi nei confronti di queste persone che ci hanno amato abbiamo un autentico debito di riconoscenza.
3. E se le guardiamo con questi occhi, ritroviamo la speranza nell’uomo, la speranza nel fatto che l’uomo, capace di disastri immensi, è però capace di giustizia e di amore, di bontà e di perdono.
E se le guardiamo con questi occhi, ritroviamo la speranza nell’uomo, la speranza nel fatto che l’uomo, capace di disastri immensi, è però capace di giustizia e di amore, di bontà e di perdono.

E io chiedo al Signore questo per tutti noi: che il Signore ci indica la consapevolezza della sua presenza in mezzo agli uomini e gli impegni che questa presenza produce: la purezza del cuore, la bontà e la pazienza; e che scuotendoci, mettendo nel nostro cuore lo stupore per queste cose, metta anche i desideri di diventare anche noi un pochino più buoni e un pochino più puliti, un pochino più capaci di trasmettere attorno a noi gioia e desideri di Dio.