giovedì 7 febbraio 2013

Zavattaro: ci manca un comunicatore come Tonini

«Il cardinale Tonini manca molto alla Chiesa di oggi. Aveva creato un modello di comunicazione che meriterebbe di essere studiato». Fabio Zavattaro, giornalista vaticanista della Rai, non ha dubbi sul grande vuoto lasciato dal porporato piacentino, oggi sulla soglia dei 99 anni e dunque in meritato riposo. Questa mattina a Piacenza in occasione della festa del patrono dei giornalisti - San Francesco di Sales - Zavattaro interverrà nel salone della Curia con un dialogo sulla Chiesa di Benedetto XVI. Una chiesa diversa da quella di Giovanni Paolo II che chiamò alla porpora un vescovo giornalista, ovvero, appunto, il piacentino Ersilio Tonini.


Zavattaro è tra i giornalisti italiani più a diretto contatto con la Santa Sede seguendo, prima per Avvenire, poi per la Rai i viaggi degli ultimi due pontefici dal 1983 ad oggi. Autore di numerosi libri, tra cui "Un santo di nome Giovanni" (Aliberti 2011) e "La valigia di Papa Wojtyla" (Iacobelli 2011), ha raccontato agli italiani in tv le ultime ore di Giovanni Paolo II.

«Il modo di comunicare la Chiesa dal pontificato di Giovanni Paolo II a quello di Benedetto XVI è cambiato eccome» non ha dubbi. «Giovanni Paolo II era un papa che sapeva comunicare in tanti modi: con gli sguardi, con i gesti - ricorda -. Anche con i silenzi. Pensiamo a quell'Angelus muto, quel semplice rumore colto dal microfono durante gli ultimi giorni della sua esistenza terrena, quanto è stato eloquente quel gesto». Di conseguenza la Chiesa si muoveva e si adeguava nel rapporto con i media. Con il nuovo papa cambia tutto. «Con Benedetto XVI la comunicazione acquista il senso e il valore della parola - è convinto Zavattaro -. Benedetto è il papa che ci fa riflettere su quello che dice, magari non ha la stessa forza comunicativa di Wojtyla, ma ci chiede di essere attenti alle parole, allo scritto. I giornalisti sono costretti a ritornare alla professione originaria, a fare fatica con biro e taccuino».

La comunicazione oggi ha fatto un balzo in avanti con i nuovi mezzi sul web e Benedetto XVI si è lasciato coinvolgere. «Il papa lo sta facendo scrivendo su Twitter, un modo per essere vicino ai giovani» osserva. Un'intuizione, quella del pontefice, che ha visto la Chiesa seguire a fatica. Forse oggi manca un grande comunicatore nella Chiesa cattolica, un cardinale Ersilio Tonini, ad esempio. «Eh sì, la figura di Tonini manca molto - ammette -, il cardinale aveva fatto avvicinare i laici alla chiesa, i suoi interventi e i suoi discorsi meriterebbero di essere studiati a fondo perchè era riuscito a creare un vero e proprio modello di comunicazione».

Benedetto XVI, nel rapporto con i media, ha parlato di etica dell'informazione. «Quell'infoetica che Benedetto XVI auspica - spiega il concetto Zavattaro - è proprio quell'elemento chiave che ci fa trovare il punto di non ritorno, ovvero il rispetto dell'uomo. C'è un'etica nel comunicare che ci dice che l'uomo è sempre al primo posto nell'informazione». «Il compito del giornalista - evidenzia - è quello di mettersi a metà strada tra la fonte di informazione e il lettore. Il giornalista deve recuperare la lucidità nell'esposizione, un ragionamento che non sia il suo ma sia il più possibile obiettivo per aiutare i lettori a farsi un'idea sui fatti che accadono».

«Nel mondo della comunicazione - è convinto Zavattaro - la Chiesa soffre di una sorta di strabismo: si guarda soltanto a quello che accade in Vaticano o si esaltano solo certi accadimenti e ci si dimentica che c'è una comunità cattolica locale viva con persone, momenti, luoghi». E' qui che entrano in gioco i media locali: «Sono fondamentali; hanno un rapporto diretto con i preti, con gli stessi vescovi, che a livello nazionale non c'è».

Libertà, 26 gennaio 2013