sabato 28 febbraio 2009

Nozze religiose, 38 richieste di annullamento

Piacenza - Sono 38 le cause di annullamento del matrimonio cattolico trattate dal Tribunale ecclesiastico nella diocesi di Piacenza-Bobbio nel corso del 2008. Il dato è stato reso ufficialmente noto a Modena durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario ecclesiastico alla presenza del cardinale Camillo Ruini, oltre che del vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico regionale emiliano, monsignor Vittorino Tazzioli. Per la diocesi di Piacenza-Bobbio, alla cerimonia hanno preso parte monsignor Renzo Rizzi (dal 1996 giudice del Tribunale ecclesiastico), don Stefano Antonelli (Difensore del Vincolo) e il cancelliere di curia don Mario Poggi. La “sacra rota” emiliana comprende le diocesi di Carpi, Fidenza, Modena-Nonantola, Reggio Emilia, Parma e, appunto, Piacenza-Bobbio. Nell’intero territorio l’attività pendente dal 2007 contava 154 cause. Lo scorso anno ne sono entrate, in tutto, 202: 13 a Carpi, 6 a Fidenza, 67 a Modena-Nonantola, 38 a Piacenza-Bobbio, 35 a Parma, 43 a Reggio Emilia. Al 31 dicembre del 2008 le pendenti erano 170.Ma quali sono i motivi di annullamento del matrimonio religioso riscontrati dalla “sacra rota” regionale? Il più diffuso riguarda i coniugi che più o meno deliberatamente abbiano espresso la volontà dell’esclusione della prole (93 cause andate a buon fine, 34 negative). In altri 77 casi uno o entrambi i coniugi hanno messo in dubbio l’indissolubilità del matrimonio che dunque non sarebbe stato “per sempre” come sostiene la Chiesa (17 i casi negativi). Altre 55 unioni sono state annullate perché, secondo i giudici ecclesiastici, all’atto delle nozze uno o entrambi i coniugi non erano in grado di valutare il valore del sacramento che sia accingevano a contrarre (18 le cause negative). In altri 59 casi il vincolo è stato annullato perché uno o entrambi i coniugi hanno evidenziato incapacità psichica nell’assunzione degli oneri matrimoniali (19 i casi rigettati). Quattro sono stati coloro che invece hanno deliberatamente escluso la fedeltà fin dalle nozze (7 le cause rigettate). Vi sono poi altri motivi di nullità che, nonostante il comune sentire ritenga oggi anacronistici, in realtà esistono eccome. Per fortuna in poche unità. Quattro sono i casi in cui è stata accertata la simulazione totale del consenso da parte di uno o di entrambi gli sposi (6 cause rigettate); in due è stato accertato il timore reverenziale; infine, in un caso i giudici hanno riconosciuto l’errore di uno sposo sull’identità dell’altro e hanno annullato le nozze.
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Il testo integrale su Libertà del 28 febbraio 2009

venerdì 27 febbraio 2009

Morto l'ex rettore del seminario di Bobbio

E’ morto mercoledì 25 febbraio, all’ospedale San Martino di
Genova (era stato ricoverato per un malore improvviso), mons. Colombano
Mazzoni. Nato a Pietranera (parrocchia nel Comune di Rovegno, Genova) il 14 ottobre
1923, era stato ordinato sacerdote a Bobbio l’11 giugno 1949. Ha iniziato il
servizio pastorale come curato a Borzonasca, è stato poi parroco di
Alpicella, quindi Rettore del seminario di Bobbio.
Inoltre è stato direttore dell’Ufficio amministrativo della Curia di Bobbio
e, quando la diocesi è stata unita a quella di Piacenza, ha continuato la
sua collaborazione con il nuovo Vicariato della Val Trebbia.
Nel 1958 ha ricevuto la nomina a Cappellano di SS. con il titolo di
monsignore. Era anche canonico della concattedrale di Bobbio. Da alcuni mesi
si era ritirato nella casa di riposo di Lumarzo - Gattorna nel Genovese.
I funerali si terranno nella mattinata di oggi, venerdì, alle ore 10,30,
nella concattedrale di Bobbio.

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

martedì 24 febbraio 2009

Cattolici e musulmani, un dialogo possibile

Piacenza - Una riflessione sui temi importanti della società che coinvolgono direttamente il mondo cattolico. È l’obiettivo del ciclo di appuntamenti organizzato da Punto Incontro, a cura del Servizio diocesano Cultura Lavoro Scuola. Ieri sera il debutto con un tema particolarmente attuale: il rapporto tra cattolici e musulmani. Ad aiutare la riflessione monsignor Eliseo Segalini che nel corso del suo intervento ha sempre fatto riferimento a documenti ufficiali per aiutare a comprendere il cammino di formazione del Forum Cattolico-Musulmano tenutosi a Roma lo scorso anno. Si è partiti dal concilio, passando per il discorso del Papa a Ratisbona, per il caso Magdi-Allan, la preghiera militante a Milano e Bologna, fino ad arrivare alla prolusione del cardinale Jean-Louis Tauran per l’inaugurazione dell’anno accademico 2008-2009 della Pontificia Facoltà Teologia dell’Italia Meridionale.
Partendo dai documenti ufficiali, i quali si ricordano, ad esempio, che non parla di più conversione ma di dialogo e rispetto per le altre religioni e per coloro che le praticano. Illuminante, a questo proposito, l’osservazione del cardinale Tauran: «Il dialogo interreligioso in un certo senso è una grazia, perché mi mette in continuo stato di vigilanza spirituale; mi spinge ad essere coerente e testimone». Il prossimo appuntamento di Punto Incontro è fissato per lunedì 2 marzo dalle ore 18 e 15 alle 20 nella saletta dei Chiustri del Duomo 12. Si parlerà di “Pluralismo e laicità dello Stato: il caso di Francia, Italia e Quebec”. Introdurrà Donata Horak.
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Il testo integrale su Libertà del 24 febbraio 2009

Al via il corso di restauro degli immobili ecclesiastici

Piacenza - Con il via al corso di restauro la diocesi di Piacenza-Bobbio ha dato ufficialmente il là al progetto di laboratorio per il recupero dei beni architettonici ecclesiastici. Nella sala degli Affreschi di Palazzo Vescovile, trasformata in aula didattica, ha preso avvio il primo atto concreto del percorso inaugurato lo scorso 6 febbraio con il convegno sul restauro sostenibile alla Volta del Vescovo. «In questo corso base di 85 ore (suddivise in moduli) si prenderà in esame una vasta carrellata di temi riguardanti i vari aspetti del restauro - osserva don Giuseppe Lusignani, direttore dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della diocesi -, proprio per fornire un momento di approfondimento e di aggiornamento destinato ai professionisti del settore». «Con questo progetto di diocesi laboratorio - osserva don Lusignani - Piacenza si può candidare ad essere un polo importante nel settore del restauro dei beni ecclesiastici».
I vantaggi, per il sacerdote, saranno diversi: «Riuscire a perdere meno tempo possibile nella realizzazione dei progetti, avere tecnici preparati anche sugli aspetti più nuovi, creare una rete di scambi e di informazioni». «Far vedere che si è all’altezza dei beni che si vogliono recuperare - evidenzia - ha poi una ricaduta in termini di interesse e fiducia anche per chi un giorno potrà decidere di sostenere i progetti». Poi l’aspetto pastorale insito «nel proporre qualche cosa di importante nella formazione dell’uomo in un determinato territorio».
La peculiarità del corso rende l’iniziativa una delle poche a livello nazionale: «Si tratta di beni storici legati al patrimonio ecclesiastico i cui progetti devono fare in modo di preservare i valori che il bene stesso trasmette. Una chiesa ben restaurata valorizza l’intera comunità parrocchiale».
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Il testo integrale su Libertà

lunedì 23 febbraio 2009

Ambrosio e la crisi: sobrietà, discrezione ed efficacia

Piacenza - Un fondo di carità per aiutare le famiglie piacentine a superare la crisi economica. Lo ha deciso la diocesi di Piacenza-Bobbio al termine del consiglio pastorale alla Bellotta di Pontenure. A porte chiuse l’assemblea per pubblico e giornalisti, è stato il vescovo Gianni Ambrosio, al termine, a darne notizia nel corso di un incontro con la stampa. In quattro punti la ricette per affrontare una crisi «la cui entità - evidenzia lo stesso vescovo - per ora ci sfugge». In quattro punti un piano le cui caratteristiche dovranno essere in linea con quanto chiesto da papa Benedetto XVI: sobrietà, discrezione ed efficacia.Primo: la carità. «Senza la carità non c’è la Chiesa - osserva Ambrosio -. Se vogliamo uscire da questa situazione di emergenza dobbiamo educarci ad uno stile di vita diverso». Secondo: la creazione di un comitato di esperti impegnato a trovare i fondi, a dialogare con le istituzioni, a dare indicazioni operative.Terzo: il fondo di carità, o solidarietà. Un conto che dovrà essere alimentato attraverso i canali tradizionali di chiesa e parrocchie. «La quaresima è tempo di penitenza e di digiuno - evidenzia il vescovo -, si possono organizzare, ad esempio, cene il cui corrispettivo viene inviato al fondo; poi una sottoscrizione rivolta a tutte le persone che sono più ricche ma anche a coloro che sono povere e generose». Quarto ed ultimo: parte del fondo di carità verrà impiegato come fondo di garanzia per microcrediti alle famiglie bisognose (dai 2 ai 4-5mila euro, da utilizzare, ad esempio - come confermato da vescovo e direttore Caritas - per pagare qualche rata del mutuo casa). Sono già quattro le banche locali che hanno dato la loro disponibilità. La Caritas diocesana viene investita dell’attuazione del progetto: dovrà tenere i rapporti con gli istituti di credito e monitorare le esigenze che si vengono a creare con la crisi.
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Il testo integrale su Libertà del 22 febbraio 2009

sabato 21 febbraio 2009

Un fondo di carità contro la crisi

Piacenza - La Chiesa piacentina fa sue le difficoltà che singoli e famiglie stanno provando di fronte all’attuale crisi economica ed interviene con proposte concrete. Le ha illustrate questa mattina lo stesso vescovo mons. Gianni Ambrosio al Consiglio Pastorale Diocesano riunitosi alla Bellotta di Pontenure per affrontare l’ultimo suo impegno relativo all’attuale anno pastorale che ha come tema l’educazione (questa mattina l’argomento era “educare alla sobrietà”); la prossima seduta del 16 maggio vedrà impegnato il principale organismo rappresentativo per la programmazione, sul futuro impegno della missione diocesana.
Mons. Ambrosio ha riconosciuto che stiamo vivendo momenti di difficoltà e la Chiesa piacentina ha già diverse iniziative in atto, tuttavia intende intervenire anche con proposte specifiche.
La linea degli interventi dovrà essere “sobria”, “discreta” ed “efficace”. Con questo stile dovrà essere portata in primo piano la carità cristiana senza la quale non vi è Chiesa; non c’è nemmeno vita sociale.
Ma come esprimere questa carità sul piano operativo? In tempi brevi verrà costituito un gruppo di persone chiamate a formulare un piano per il reperimento dei fondi necessari e per la relativa distribuzione. Tutto dovrà essere fatto in collaborazione con le istituzioni operanti sul territorio.
Si dovrebbe giungere alla costituzione di un fondo straordinario e per questo verranno mobilitati i canali ordinari della carità diocesana. Nel settore sono operanti la Caritas diocesana, diciassette Caritas parrocchiali, le Conferenze di San Vincenzo, le parrocchie ed altre istituzioni (Azione cattolica, Acli, ecc.). Non si esclude il lancio di una sottoscrizione.
Quali gli obiettivi? Certamente maggiori risorse per quelle istituzioni che già operano nell’aiuto alle persone in difficoltà (sono i canali abituali che recentemente sono già stati potenziati come la mensa della fraternità che apre anche alla sera); un secondo filone è rappresentato dalla costituzione di un fondo di garanzia che possa permettere alle banche di concedere aiuti anche a persone che non sono in grado di fornire le richieste assicurazioni da parte degli istituti di credito.
Infine il piano operativo: qui verrà mobilitata soprattutto la Caritas diocesana che verrà invitata a mettere a disposizione le proprie competenze. Allo stato attuale delle cose non è possibile precisare i tempi di attuazione, ma mons. Ambrosio non ha avuto dubbi: ci si dovrà muovere in tempi brevi.
Mons. Ambrosio è intervenuto, come detto, alla seduta del Consiglio Pastorale Diocesano, dopo aver ascoltato una lunga relazione dell’economista piacentino Ettore Gotti Tedeschi, noto per i suoi interventi sulla stampa specializzata (è anche editorialista dell’Osservatore Romano). Il relatore ha analizzato l’attuale crisi economica, ne ha evidenziato le cause ed ha sostenuto che non si giungerà ad una soluzione se si prescinde da un’autorità morale. L’economia – sintetizziamo il senso della relazione dell’economista – è uno strumento a disposizione dell’uomo; ultimamente è diventata una scienza autonoma come conseguenza di una società che ha smarrito il senso della vita. Questa crisi deriva dalla perdita totale di moralità, è una crisi di valori, non ha motivazioni finanziarie, ma culturali. Gotti Tedeschi ha analizzato il percorso che negli ultimi decenni ha portato a questa situazione soffermandosi sui vari momenti.
Infine le sue proposte: attraverso un modello di vita che faccia riferimento alla sobrietà, i popoli occidentali (Europa e America del Nord) devono aiutare quelli in difficoltà mettendoli in condizioni di partecipare in modo attivo al processo economico (sul modello di quanto è già avvenuto per Cina ed India). Alla base di questa scelta vi sono ragioni etiche, ma non solo: il processo ha anche precise motivazioni economiche.
Altri contributi sono venuti da esponenti della comunità diocesana. Ad esempio don Francesco Cattadori, responsabile dell’ufficio per la pastorale del matrimonio e della famiglia ha richiamato il ruolo della famiglia in questa crisi; il diacono Giuseppe Chiodaroli, direttore della Caritas diocesana, si è soffermato su quanto la Caritas sta già facendo per aiutare persone in difficoltà
Ai membri del Consiglio sono state date informazioni su alcune attività diocesane tra cui le iniziative per la prossima quaresima, la collaborazione tra oratori e cooperative di educatori e i prossimi appuntamenti per la pastorale della famiglia.


Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

Preti piacentini ai campionati Il Signore scia con voi

Piacenza - Anche due preti piacentini hanno partecipato alla decima edizione de “Il Signore scia con voi”, il campionato di sci per ecclesiastici che ogni anno si tiene sulle nevi del comprensorio del Cimone. Ai cancelletti di partenza si sono presentati don Filippo Guaraldi (ex curato di Fiorenzuola, oggi a Vignola) e don Franco Sagliani. Discreta la prestazione di quest’ultimo. Il parroco di San Polo si è classificato 40esimo su 70 nello slalom gigante con il tempo di uno e 15.
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giovedì 19 febbraio 2009

Terza età, l'università studia la crisi

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Ufficio stampa

Primo corso per il 2009 dell’Università per la terza età

Piacenza e la crisi economica

Gli incontri si trasferiscono nella sede universitaria di San Lazzaro

L’Università per la terza età, istituzione creata dall’Azione cattolica diocesana e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha reso noto il programma culturale per il 2209. Sono stati confermati i tradizionali quattro corsi ed il primo, che si articola in sei lezioni, ha come tema "La crisi economica internazionale e il sistema socioeconomico piacentino”. Si tratta di una proposta culturale che ha come referente scientifico il prof. Paolo Rizzi e, novità di quest’anno, non si terrà come è consuetudine, a Palazzo Fogliani, in via San Giovanni 7, ma nella stessa sede dell’Università Cattolica a San Lazzaro.

Il corso – precisa il prof. Rizzi - si prefigge di illustrare da un lato le cause e le conseguenze dell’attuale crisi internazionale e dall’altro i possibili effetti sul sistema sociale ed economico locale. Il corso introduce la crisi internazionale, i fenomeni della finanza, la crisi dei subprime americani e i conseguenti fallimenti bancari analizzando anche le risposte di politica economica negli Stati Uniti e nei paesi europei. Si affrontano poi i problemi conseguenti alla globalizzazione dell’economia, ed i diversi fattori a favore e contro il libero scambio. Seguirà una lezione anche sul ruolo di Internet e della rete in questi scenari per poi passare all’analisi del sistema piacentino studiato sia la lato dell’economia che da quello del welfare e dell’emersione di nuove povertà. Il corso si chiuderà con un intervento sulla visione della Chiesa italiana e sulle possibili risposte in ambito ecclesiale alla difficile situazione sociale ed economica.

Questi i singoli appuntamenti:

- lunedì 16 marzo, prof. Marco Mazzoli, docente di Politica economica e direttore del Centro Studi di Politica economica e monetaria Mario Arcelli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Piacenza. La crisi economica internazionale: cause ed effetti.

- mercoledì 25 marzo, prof. Paolo Rizzi, docente di Economia Internazionale e direttore operativo del Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Piacenza. Pro e contro la globalizzazione.

- mercoledì 1° aprile, prof.ssa Elena Murelli, docente di Informatica generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Piacenza. La crisi e l’economia di Internet.

- mercoledì 8 aprile, dott. Luca Quintavalla, ricercatore senior del Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Piacenza. Il sistema economico piacentino di fronte alla crisi globale.

- mercoledì 15 aprile, dott. Massimo Magnaschi, responsabile dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse della Fondazione Autonoma Caritas Diocesana di Piacenza-Bobbio. Il sistema del welfare piacentino e le nuove povertà.

- mercoledì 22 aprile, dott. Enrico Corti, responsabile dell'Ufficio della Diocesi di Piacenza-Bobbio per la pastorale sociale e del lavoro. La comunità cristiana di fronte alla crisi.

Gli incontri si svolgeranno alle ore 15.30, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (via Emilia Parmense, 84 – Piacenza). L’incontro del 16 marzo si terrà in aula 23; quello dell’8 aprile è previsto in aula 24; tutti gli altri si terranno in aula 21.

Nel corso dell’anno sono previsti altri tre corsi che verranno svolti in sedi diverse: si tornerà anche a Palazzo Fogliani, ma un ciclo di lezioni si terrà anche nell’auditorium di via Sant’Eufemia 12, messo a disposizione dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Lo ha deciso recentemente il comitato direttivo dell’Università per la terza età che da quest’anno è affidato alla guida del prof. Piero Cravedi, ordinario di entomologia della Facoltà di Agraria.

Don Zancani, oggi alle 14 e 30 l'ultimo saluto

Piacenza - Per tutta la giornata di ieri, alla spicciolata tanti piacentini hanno reso omaggio a monsignor Gabriele Zancani. Lo storico parroco di Sant’Antonino è scomparso martedì mattina, a 71 anni, dopo che un aggravarsi della sua malattia ne aveva consigliato la notte prima (giorno del suo compleanno) il ricovero dalla casa di riposo San Giuseppe all’ospedale Guglielmo da Saliceto. La bara con le spoglie di monsignor Zancani è arrivata ieri mattina verso le 9 nella basilica, accolta dall’attuale parroco, don Giuseppe Basini. Fino ai funerali previsti per oggi alle 14 e 30 (in sant'Antonino), riposa nella navata centrale ai piedi dell’altare maggiore, posata sul nudo pavimento e protetta solo da un tappeto. Sopra, la veste bianca (cotta) di don Gabriele e la mantellina paonazza (mozzetta) dei canonici di Sant’Antonino. Poi una delle stole che appartenne al beato Giovanni Battista Scalabrini. Davanti alla bara, la parola del Signore, con la pagina aperta sulle Beatitudini. Ieri sera si è tenuto il secondo dei due rosari, con la lettura di alcuni passi del volumetto scritto dallo stesso don Gabriele sui suoi adorati scout.
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Il testo integrale su Libertà del 19 febbraio 2009


Ufficiale, padre Maffioletti cappellano dei migranti. Durigon a Roma

Comunicato della Cancelleria Vescovile

Con Atto proprio dell’Ordinario Diocesano in data 30 gennaio 2009, in
seguito alle dimissioni legittimamente presentate e accettate del M. R.
Franceschini mons. Giampiero, il diacono permanente Giuseppe Chiodaroli è
stato nominato presidente della Fondazione Caritas diocesana di
Piacenza-Bobbio.

Con Atto proprio dell’Ordinario Diocesano in data 16 febbraio 2009 il M. R.
Maffioletti padre Gianmario della Congregazione dei Missionari di San Carlo
è stato nominato cappellano della “Missio cum cura animarum” con sede presso
la chiesa di San Carlo in Piacenza, in sostituzione del M. R. Durigon padre
Sergio, trasferito ad altra sede per scadenza del mandato triennale.

Con Atto proprio dell’Ordinario diocesano in data 16 febbraio 2009 il M. R.
Basini don Giuseppe, attualmente prevosto in Sant’Antonino in Piacenza, è
stato nominato Moderatore dell’Unità Pastorale 1 del Vicariato Comuni di
Piacenza e Gossolengo in seguito a rinuncia legittimamente accettata dell’ultimo
incaricato il M. R. Galvani mons. Anselmo.

Con Atto proprio dell’Ordinario Diocesano in data 16 febbraio 2009 il M. R.
Garilli don Stefano, attualmente parroco di San Giorgio Piacentino è stato
nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di San Bartolomeo
Apostolo in Viustino, Comune di San Giorgio Piacentino, Provincia di
Piacenza, in seguito alla cessazione dall’incarico da parte dell’ultimo
titolare il M. R. Campana don Giovanni.

Piacenza, dalla Curia Vescovile, data 18 febbraio 2009,

il Cancelliere Vescovile
don Mario Poggi

Don Zancani, il suo cuore per gli scout

Piacenza - Don Giuseppe Basini ricorda con commozione monsignor Gabriele Zancani, suo parroco e maestro in Sant’Antonino, scomparso martedì. «Una persona di una trasparenza unica - dice don Basini -, da quando si è ammalato, più che riflettere sui problemi pastorali, non parlava d’altro. Il suo cuore era veramente orientato verso la parrocchia e il suo ruolo di parroco. La basilica era la sua casa. Ogni volta che ritornava a trovarci il suo volto si riempiva di gioia. Era veramente un pastore - come dice Geremia - secondo il cuore di Dio».
«Gli brillavano gli occhi quando parlava della basilica - continua don Basini - e dell’organo che fece restaurare». Una persona umile che viveva per la sua chiesa. I suoi ultimi pensieri sono stati, non a caso, sempre dedicati a Sant’Antonino: «Ci ha invitato ad andare avanti, con fiducia».
«Era un sacerdote molto affabile con la gente e generoso nel suo ministero pastorale - ricorda il vicario generale, monsignor Lino Ferrari -, la sua vita era legata in modo particolare alla parrocchia di Sant’Antonino e alla formazione dei giovani e degli scout. Questi ultimi anni sono stati segnati dalla malattia e dalla sofferenza, ma anche in questo don Gabriele è stato un esempio di serenità e dedizione. Fino all’ultimo ha voluto rimanere in servizio e, quando ha dovuto lasciare, grande è stato il suo dispiacere».
fri

Il testo integrale su Libertà del 18 febbraio 2009

Il testamento di monsignor Zancani, avanti con fiducia

Piacenza - «Vai avanti con fiducia». Sono le ultime parole, spesso ripetute, con cui monsignor Gabriele Zancani si è rivolto al suo successore, don Giuseppe Basini, e quindi ai suoi parrocchiani, prima che le condizioni di salute si aggravassero e, lunedì sera, si rendesse necessario il ricovero in ospedale. Monsignor Zancani, già prevosto della basilica di Sant’Antonino, sacerdote amato e stimato da tutti, è mancato poco dopo le 8 e 30 di martedì mattina, all’ospedale Guglielmo da Saliceto, dopo essere stato vegliato per tutta la notte da don Giuseppe Basini, e dalla sorella suora, la scalabriniana Gabriella Zancani. Giovedì, oggi, alle 14 e 30 in funerali in Sant'Antonino.
Nato a Piacenza il 16 febbraio 1938, don Gabriele era stato ordinato sacerdote il 14 agosto 1966. Aveva iniziato il servizio pastorale, come curato, nella parrocchia cittadina di San Pietro per passare nel 1967, con la stessa qualifica, nella parrocchia di Sant’Antonino. Nel 1975 era stato nominato assistente diocesano
dell’Agesci; del 4 luglio 1980 è la nomina a canonico di Sant’Antonino; del 20 settembre 1985 quella di parroco della stessa parrocchia (subentrato a monsignor Carlo Poggi diventato vicario generale e, tre anni dopo, vescovo di Fidenza). Diventato Cappellano di Sua Santità, acquisisce dunque il titolo di monsignore; per motivi di salute rinuncia alla parrocchia il 20 ottobre dello scorso anno. Il vescovo Gianni Ambrosio nomina suo successore don Giuseppe Basini, che negli ultimi tempi lo aveva aiutato nella gestione della parrocchia.
Lasciata la basilica, monsignor Zancani si è ritirato nella casa di riposo San Giuseppe dove è stato assistito fino all’ultimo nella sua malattia. Il direttore Paolo Favari, che lo ha avuto come ospite gli ultimi sei mesi, ne parla come di un uomo di una sensibilità estrema, «che non ha mai abbondonato il suo essere prete, che ogni domenica indossava il clergyman e i paramenti sacri, desideroso di celebrare la messa». Spesso, dalla sua carrozzina, concelebrava in Sant’Antonino la domenica mattina. Ci sarebbe dovuto andare anche domenica scorsa, vigilia del suo compleanno, ma non se l’è sentita. «È rimasto qui, nella cappella della casa di riposo, assieme a monsignor Antonio Bozzuffi» ricorda Favari. La festa si è fatta lo stesso. Bambini, giovani, adulti della parrocchia hanno portato nella casa di riposo di via Morigi cartelloni con disegni, letterine di auguri. Don Gabriele ha gioito e si è commosso.
fri

Il testo integrale su Libertà del 18 febbraio 2009

mercoledì 18 febbraio 2009

Ambrosio e l'assenza delle autorità, incidente ricomposto

Piacenza - Con l’abbraccio affettuoso dei suoi collaboratori di Curia si sono chiuse le celebrazioni per il primo anniversario dell’ordinazione e dell’ingresso in diocesi del vescovo Gianni Ambrosio. Domenica pomeriggio la messa solenne in Duomo, lunedì un momento più familiare ed informale con tanto di torta e di candelina da spegnere. Al vescovo è stata donata una copia della formella del Duomo - opera del centro riabilitativo Il Faro - in cui viene raffigurato il pellegrino piacentino. Un dono simbolico. «Il pellegrino piacentino in Terra Santa - ha ricordato il vescovo - è stata la mia prima figura di riferimento di questa diocesi che citai anche nel primissimo incontro con voi in Cattolica a Milano in giorno della mia nomina». Nel salone degli affreschi al primo piano della Curia c’erano i più stretti collaboratori di Ambrosio, a partire dal vicario generale monsignor Lino Ferrari. Ambrosio li ha ringraziati ricordando come si sia tutti «collaboratori di Gesù, a partire dal vescovo». Poi ha invitato il personale del palazzo a mantenere alto il grado di ospitalità: «Il Vescovado è la casa del vescovo e deve essere sempre aperta all’accoglienza, soprattutto nei confronti dei parroci e di tutti i sacerdoti».

L'incidente diplomatico

Intanto è arrivata in consiglio comunale la polemica su quell’«avrei voluto ringraziare le autorità civili, per la loro amicizia e per la loro collaborazione». Parole pronunciate dal vescovo Ambrosio durante la messa del primo anniversario di episcopato e che sono state interpretate da alcuni come una “frecciata” nei confronti dell’assenza delle istituzioni alla cerimonia. In sede di comunicazioni iniziali il consigliere Carlo Mazza (gruppo misto) ha detto di aver appreso la cosa dai giornali e di essersi meravigliato: «Non vedo perché ad una celebrazione in famiglia avrebbero dovuto prendere parte le istituzioni laiche». Dello stesso avviso anche Carlo Pallavicini (Rifondazione Comunista) che nel suo intervento ha toccato la questione. Pronta la risposta del sindaco Roberto Reggi: «Mi era arrivato un invito informale della Curia e avevo risposto che sarei andato. Poi ho avuto un contrattempo e ho delegato l’assessore Paolo Dosi, il quale, a sua volta è stato trattenuto all’ultimo momento da un incontro con il maestro Riccardo Muti ed ha avvisato che non sarebbe riuscito ad andare. Mi spiace che la cosa sia stata strumentalizzata». Dalla Curia mette la parola fine al presunto incidente diplomatico il vicario generale monsignor Ferrari: «La cerimonia, pur nella sua solennità, era stata pensata come un momento informale di vicinanza al nostro vescovo. Per questo motivo non abbiamo ritenuto di inviare inviti ufficiali ad alcuna autorità».
fri

Il testo integrale su Libertà del 17 febbraio 2009

martedì 17 febbraio 2009

Padre Durigon, senza proposte i giovani immigrati a rischio malavita

Piacenza - Génération involontaire è un’inchiesta ha coinvolto 868 ragazzi stranieri di Piacenza. Il lavoro ha visto un confronto iniziale con i giovani che partecipano alla “missio cum cura animarum” (la parrocchia dei migranti), poi si è allargato grazie all’Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo. all’associazione Carmen Cammi Volontari per la Caritas, a Fiorenzuola oltre i confini, all’associazione La Ricerca, al Centro migranti Scalabrini “Porta sul mondo”.A differenza di quanto ci si aspettava, si è scoperto che a Piacenza non esiste ancora una seconda generazione di migranti, almeno nella fascia dai 14 ai 18 anni (in tutta la provincia sono 1.394). «Solo il 6 per cento dei ragazzi stranieri è nato in Italia ma ben il 51 per cento è in Italia da meno di cinque anni» osserva padre Durigon che dal 2004 è il parroco dei migranti piacentini. «Non è stato facile - rivela lo scalabriniano - raccogliere le schede: se tutti avessero risposto, avremmo superato abbondantemente i mille questionari. In realtà diversi non hanno accettato di parlare. Non sono voluti uscire dal branco, sono arrivati ieri e ovviamente non sono ancora integrati. Ma c’è anche gente che si sente già italiana e non ha voluto rispondere perché non si ritiene nella stessa condizione degli altri».«I giovani immigrati per l’80-90 per cento rispecchiano i coetanei italiani - è convinto Durigon -. Essere immigrati è una condizione, non una identità».«Abbiamo trovato oltre 50 nazionalità - continua il sacerdote -. Albania e Equador in testa». Il fatto che ci siano nazionalità predominanti determina una conseguenza che interessa molto da vicino: «Dove sono più numerosi non imparano l’italiano ma preferiscono la loro lingua. Dove sono più numerosi vivono nell’isolamento e producono soggetti a rischio. È qui che si deve intervenire». In che modo? «Piacenza ha una grandissima rete di offerte in tanti ambiti, il problema è che a volte non si riesce ad arrivare ai ragazzi. Penso che si debba investire nel trovare più tempo per l’ascolto, pochi hanno del tempo per ascoltarli».«L’offerta del tempo libero ai ragazzi - evidenzia poi - è fondamentale: sport, cinema, teatro, musica, anche la religione. Se noi andiamo a vedere dove si sviluppa il fenomeno della malavita, beh, lo troviamo nel tempo libero».
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Il testo integrale su Libertà del 15 febbraio 2009

Morto monsignor Zancani

Piacenza - E’ morto questa mattina mons.Gabriele Zancani, già prevosto di Sant’Antonino in Piacenza.Nato a Piacenza il 16 febbraio 1938, è stato ordinato sacerdote il 14 agosto 1966. Ha iniziato il servizio pastorale, come curato, nella parrocchia cittadina di San Pietro per passare nel 1967, con la stessa qualifica, nella parrocchia di Sant’Antonino. Nel 1975 è stato nominato assistente diocesano dell’AGESCI; del 4 luglio 1980 è la nomina a canonico di Sant’Antonino; il 20 settembre 1985 ha avuto quella di parroco della stessa parrocchia (subentra a mons. Carlo Poggi diventato vicario generale e tre anni dopo vescovo di Fidenza); il 20 dicembre 1995 è stata la volta del conferimento del titolo di Cappellano di SS; per motivi di salute rinuncia alla parrocchia il 20 ottobre dello scorso anno.I funerali si terranno giovedì prossimo, 19 febbraio, alle ore 14,30, nella chiesa cittadina di Sant’Antonino. Saranno presieduti dal vescovo mons. Gianni Ambrosio.

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

Nomine, padre Durigon a Roma. Arriva padre Maffioletti

Piacenza - Padre Sergio Durigon lascia la missio cum cura animarum, la grande parrocchia di tutti i migranti della diocesi. Dal mese di marzo sarà a Roma, dove si occuperà della pastorale della comunità brasiliana della capitale in Santa Maria della Luce, in Trastevere. Padre Durigon sarà in pratica il parroco dei migranti “carioca” di Roma, all’interno della locale Cappellania latino-americana. Nato 44 anni fa in Brasile e ordinato nel 1991, padre Durigon è arrivato a Piacenza, da Ravenna, solo tre anni fa. Al suo posto, nominato con decreto vescovile, arriverà padre Gian Mario Maffioletti, di origini bergamasche. Padre Maffioletti, nato a Stezzano, in provincia di Bergamo, nel 1953, è stato ordinato sacerdote nel 1980. Direttore del Centro Studi Emigrazione di Roma, attualmente è amministratore parrocchiale di Bassano.
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Il testo integrale su Libertà del 15 febbraio 2009

Domus Justinae: il vescovo Ambrosio custode della cattedrale

Con l’abbraccio ad alcune persone rappresentative del popolo di Dio che è in Piacenza-Bobbio, si conclude la celebrazione della mia ordinazione episcopale in questa Cattedrale dalla bellezza nobile e austera.” Un anno fa con queste parole e con il saluto simbolico a tutte le componenti della nostra diocesi ha iniziato il suo ministero episcopale, il nostro vescovo, mons. Gianni Ambrosio. Un ministero che è stato caratterizzato dalla sua costante presenza in Cattedrale: qui ha voluto essere ordinato vescovo, ha celebrato la prima veglia pasquale, il Natale, i momenti più intensi di preghiera, mostrando sempre grande attenzione verso le diverse componenti della società civile incontrate nelle differenti occasioni. Da subito, chiamandoci “amici”, ci ha invitati, a seguire le orme di Cristo, come il pellegrino scolpito su una formella della Cattedrale, simbolo del suo motto episcopale. Il Duomo, è risultato davvero la casa di Dio e di tutta la comunità, e in tanti hanno potuto sperimentare la delicatezza e la sensibilità del vescovo Gianni. Sin dal giorno della prima visita, ha dimostrato di ammirare e voler valorizzare la basilica Cattedrale, la dove è posta la cattedra episcopale, come ha ribadito in occasione del suo genetliaco (23-12-2008) nell’incontro con i suoi collaboratori; sulla nostra chiesa madre ha espresso anche il desiderio di avere una pubblicazione monografica che possa presentare gli aspetti pastorali, storici e artistici della stessa. Per questo vorrei unirmi a tutti quanti, i nostri vicari per primi, hanno voluto esprimere un profondo ringraziamento a mons. Ambrosio per la sua presenza in mezzo a noi e per la sua capacità di mettersi in relazione con tutti.

Tiziano Fermi,

Presidente Associazione Domus Justinae

lunedì 16 febbraio 2009

L'economista Gotti Tedeschi al consiglio pastorale diocesano

Sabato 21 febbraio riunione del Consiglio Pastorale Diocesano

“Nell’anno pastorale dedicato all’educare, richiamati dall’attuale situazione di crisi economica e sollecitati da diversi interventi del Santo Padre, riteniamo doveroso riflettere sullo stile e sul compito dei singoli credenti e della comunità ecclesiale”: così inizia la lettera che il vicario episcopale per la pastorale mons. Giuseppe Busani ha inviato nei giorni scorsi ai vicari episcopali, ai direttori degli uffici e agli stessi consiglieri per invitarli alla prossima riunione del Consiglio Pastorale Diocesano in programma il 21 febbraio prossimo alla Bellotta di Pontenure. Presiederà il Vescovo.
I lavori inizieranno alle 9,15 con la recita dell’Ora Media; alle ore 9.30
analisi del tema: “Educare alla sobrietà e alla solidarietà globale”; introduce il prof. Ettore Gotti Tedeschi; seguiranno interventi in assemblea.
Dopo l’intervallo, alle ore 11.30, informazioni diocesane: “I miei giorni sono nelle tue mani”, il cammino quaresimale diocesano; per una collaborazione tra Oratori e Cooperative di educatori; comunicazione dell’Ufficio pastorale del matrimonio e della famiglia.
Alle ore 13.00 conclusioni del Vescovo su: “Per un discernimento ecclesiale sull’attuale situazione”.
Mons. Busani, nella stessa lettera, ricorda che nella prossima festa di Pentecoste verrà dato l’annuncio della Missione popolare diocesana, pertanto sarà necessario anticipare il prossimo Consiglio pastorale diocesano nel mese di maggio per dedicarlo alla riflessione sulla Missione. Sarà presente don Luigi Mosconi.

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

domenica 15 febbraio 2009

Primo anno di episcopato, il grazie di Ambrosio ma le istituzioni snobbano l'evento

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa



Omelia del vescovo mons. Gianni Ambrosio pronunciata oggi pomeriggio, 15 febbraio, in cattedrale, durante la Messa del primo anniversario di episcopato



6ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
(Levitico 13, 1-2.44-46; 1Corinzi 10,31 – 11,1; Marco 1, 40-45)

Carissimi confratelli nel sacerdozio, carissimi fedeli,

fissiamo bene il nostro sguardo sul gesto che è al centro del brano del Vangelo di questa domenica. Gesù si avvicina a un lebbroso, lo tocca, stabilisce con lui una relazione. Sappiamo che il gesto di Gesù è inaccettabile da tutto il contesto sociale e religioso. Nell’antico Oriente – e non solo – la condanna sociale dei malati di lebbra era molto drastica: i lebbrosi erano costretti a vivere fuori dai villaggi e dalle città. Quando si avvicinavano a un luogo abitato, la legge prescriveva loro di gridare: così le persone sane si allontanavano senza dover incrociare un lebbroso, considerato impuro e peccatore.
Dall’alto della nostra modernità viene spontaneo criticare queste tradizioni del passato e condannare. Meno facile è rivolgere lo sguardo alle nostre abitudini e renderci conto che in ogni tempo sono sempre incombenti i pregiudizi di vario genere. Pur se in forme meno drastiche, anche oggi esiste una censura sociale nei confronti di certe forme di malattia del corpo o della mente, quasi condannando all’isolamento e al silenzio le persone affette da certe malattie. Ma vige anche – non dimentichiamolo - una sorta di pesante congiura del silenzio sul senso della sofferenza, del male, del peccato, della morte.
Ma ritorniamo al gesto di Gesù che tocca il lebbroso. Violando la legge, Gesù si appella a un’altra legge, quella dell’amore, della misericordia, della compassione, della tenerezza. E’ la ‘legge nuova’, che viene dal cuore di Dio, nostro Padre, e che Gesù, il Figlio del Padre, svela a tutti con la sua parola e con i suoi gesti.
E’ molto eloquente anche il gesto del lebbroso che cade in ginocchio di fronte a Gesù e gli grida la sua sofferenza ma anche la sua speranza: “Se vuoi, puoi purificarmi”. In questa preghiera accorata, c’è tutta la fede del lebbroso, una fede forse non ancora precisa su Gesù Cristo ma sincera. E la fede, quando è pura e sincera, incontra sempre la mano amica del Signore che instaura con noi una relazione vitale: così è spianata la strada per il misterioso intervento di purificazione, di guarigione, di perdono, di salvezza.
Gesù tese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato”. Non a caso l’evangelista Marco colloca la guarigione del lebbroso tra i gesti che inaugurano il Vangelo. La guarigione di chi vive una condizione di estrema difficoltà e di lontananza, come quella del lebbroso, è molto significativa. Ed avviene grazie alla mano tesa che arriva a toccare il lebbroso, al punto che Gesù stesso, agli occhi della gente, contrae la stessa impurità. Forse per questo, come ricorda l’evangelista Marco, Gesù “non poteva più entrare pubblicamente in una città”. Gesù vince il male non da lontano, ma da vicino, facendosene carico, instaurando un rapporto con chi soffre: ci rivela così l’amore del Padre che si china su di noi.
Se questa relazione vitale con Dio, che ci è offerta in Gesù, è al primo posto della nostra vita, allora possiamo accogliere e vivere, fratelli e sorelle, l’invito dell’apostolo Paolo che, nella seconda lettura, ci prospetta un orizzonte aperto e luminoso: “sia che mangiate sia che beviate …fate tutto per la gloria di Dio”. Tutto è benedetto da Dio, tutto nella nostra vita acquista senso e valore se orientato al Signore. E il Signore con la sua mano ci accompagna nel cammino della vita.

Carissimi fratelli e sorelle,
invochiamo sulla nostra Chiesa di Chiesa di Piacenza-Bobbio questa mano amica che si china su di noi per guarirci dal male e per accompagnarci fino alla pienezza della vita. Al centro dell’arco del portale centrale di questa nostra maestosa cattedrale è rappresentata la mano di Dio che benedice. Vi è anche un’iscrizione: “Ipsius sunt tempora”, a Lui appartiene il tempo, è Lui a guidare il cammino della storia.
In questa fede antica, scolpita dai nostri padri nella pietra della nostra Cattedrale, colloco il mio cammino di pastore di questa Chiesa, a distanza di un anno dalla mia ordinazione episcopale in questa Cattedrale e del mio servizio tra voi. Un cammino breve ma molto intenso, nel desiderio di conoscere il popolo di Dio che il Signore mi ha affidato e di partecipare alle iniziative dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, dei fedeli laici che con amore portano avanti la missione della Chiesa nel vasto territorio della nostra diocesi. Un cammino reso facile, sereno e gioioso grazie alla benevola e generosa accoglienza che mi è stata riservata fin dal giorno della mia ordinazione episcopale e confermata in ogni incontro, dai fedeli delle nostre comunità fino alle autorità civili, che avrei voluto ringraziare, per la loro amicizia e per la loro collaborazione.
Così come ringrazio tutti voi, carissimi fedeli, assicurandovi che ogni volta che passo davanti alla Cattedrale e ne ammiro la facciata, invoco su tutti quella mano benedicente di Dio, raffigurata al centro del portale. La invoco per interrecessione di Maria e dei nostri santi patroni, rendendo grazie al Signore perché molti si prodigano, come l’esperienza mi ha consentito di constatare, ad annunziare e a testimoniare con le parole e la vita che Cristo è davvero colui che ci purifica, ci guarisce e ci salva: egli è “il Salvatore di tutti gli uomini” (1Tim 4, 11).
Insieme ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose contemplative e di vita attiva, ho incontrato uomini e donne che amano il Signore e per amore del Signore si fanno prossimi a coloro che soffrono per le malattie e per le prove della vita. Ho incontrato molti giovani che non hanno paura di prendere in mano il Vangelo, di aprire il loro cuore al Signore e di seguirlo sulla via della santità.
Ho incontrato anche uomini e donne che si dicono lontani. Vorrei dire loro che nessuno è lontano da quella mano benedicente di Dio. Essa è rivolta verso la piazza, verso tutti. E voglio subito aggiungere che anche per me nessuno è lontano, e, per quanto posso, anch’io desidero, anzi tutti noi, come comunità ecclesiale, desideriamo e vogliamo essere segno e strumento di questa vicinanza di Dio a tutti.
Questa sera l’invocazione della mano benedicente del Padre è più solenne, più comunitaria, più liturgica. Dal popolo di Dio qui radunato attorno alla mensa del Signore, sale la preghiera di lode e di ringraziamento: è la nostra preghiera di discepoli di Gesù che “fanno questo in sua memoria”. Con noi, per mezzo dello Spirito, prega Colui è il nostro Pastore, Gesù Cristo nostro Signore. Allora, nonostante la nostra poca fede, nonostante la stanchezza dovuta alle buone intenzioni non sempre realizzate, la nostra santa Chiesa di Piacenza-Bobbio si sente unita al suo Signore, la cui presenza e compagnia non dipendono dai risultati umani, ma dal suo amore. Cristo è con noi e opera in noi per farci partecipi della sua vittoria sulla schiavitù del peccato e su tutti i mali che provengono dal peccato. Sorretti da questa certezza, preghiamo il Signore perché ci aiuti a diffondere attorno a noi la speranza cristiana, di cui tutti abbiamo oggi particolarmente bisogno, anche per superare le molte difficoltà dell’ora presente. Amen.

+ Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio

La diocesi garante per i prestiti alle famiglie in difficoltà

Piacenza - Un aiuto alle famiglie in difficoltà a causa della crisi economica come gesto segno della Chiesa piacentina in occasione dell’imminente Quaresima. Lo ha preannunciato il vescovo Gianni Ambrosio durante il colloquio con i giornalisti in occasione del primo anniversario del suo ingresso nella diocesi di Piacenza-Bobbio. Parte dalla “Gaudium et spes”, il vescovo, per evidenziare come la Chiesa, soprattutto in questo momento, debba impegnarsi con un segno concreto e tangibile: «Ne parleremo nel prossimo consiglio pastorale per venire incontro soprattutto alle famiglie che sono in difficoltà rispetto alle banche, ragioneremo in particolare su questo».

LA CRISI
Sarà l’economista Ettore Gotti Tedeschi (impegnato nel progetto culturale Cei) a tenere una relazione ai vari rappresentanti delle realtà cattoliche diocesane e a proporre spunti per ribattere alla crisi. Si parla di aiuti alle famiglie con la diocesi garante presso gli istituti di credito, per il pagamento, ad esempio, dei mutui. Ambrosio ci tiene tuttavia a sottolineare come la crisi economica e finanziaria nasca in realtà da un’altra crisi «culturale, etica e spirituale».«Penso sia importante - osserva il vescovo - anche a livello culturale, far valere i valori fondamentali. La grande ricchezza della modernità è stata la specializzazione che ci ha consentito l’approfondimento in vari settori della società. Ad un certo punto, però, abbiamo perso di vista l’insieme, è mancato il dialogo tra i vari aspetti della vita e nella società gli affari sono diventati affari; anche la stessa Chiesa, a volte, sembra essere troppo autonoma disinteressandosi della vita di tutti i giorni. È importante invece riprendere l’orizzonte complessivo e ricordare che l’uomo è sempre l’uomo nella sua interezza».

PIACENZA
«Una realtà ecclesiale e civica con notevoli potenzialità - è convinto Ambrosio -. Ci sono anche aspetti problematici, non solo dovuti alla crisi di tipo economico, ma anche ad una cultura un po’ troppo individualistica. Credo che ci sia anche un eccesso di polemica, i toni potrebbero forse essere più concilianti. La realtà odierna è estremamente complessa ed è importante avere uno sguardo a 360 gradi perchè altrimenti davvero si fa una politica dello struzzo e ci sofferma su un aspetto, dimenticando il resto». «D’altro canto - osserva - fa un po’ parte del nostro essere italiani voler in qualche modo dividerci per tribù di appartenenza». Dal punto di vista ecclesiale Ambrosio rivela di aver notato una vivacità della chiesa piacentino-bobbiense che si esprime in vari modi «con un’attenzione al concreto, all’uomo e alla famiglia». Ancora: «Penso però che occorrerebbe lavorare più insieme affinché tutte queste potenzialità possano dare frutti».

LA MISSIONE POPOLARE
A fine maggio parte la missione popolare. Il vescovo la spiega così: «Sarà un prendere coscienza che abbiamo bisogno di essere rievangelizzati: dobbiamo tradurre in modo concreto e quotidiano quella parola che per noi è luce e speranza. Una missione non solo per i cosiddetti altri, prima di tutto per noi stessi che portiamo un tesoro grande in un contenitore molto fragile. La gente ci ascolterà nella misura in cui il riferimento al Vangelo per noi sarà decisivo».
Federico Frighi

Il testo integrale su Libertà del 14 febbraio 2009

Diocesi, al via la settimana di studi sociali

Diocesi di Piacenza-Bobbio - Ufficio stampa

Dal 26 febbraio al 5 marzo la Settimana di Studi Sociali


Inizia giovedì, 26 febbraio, la Settimana di Studi Sociali organizzata dall’Azione Cattolica e dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale. Si tratta di un importante appuntamento annuale che quest’anno ha il seguente tema: “Liberati dalla paure, testimoni e costruttori di speranza”.
Il primo incontro è fissato per giovedì 26 febbraio alle ore 21, all’auditorium di Sant’Ilario di via Garibaldi, 17. Su “Una società senza speranza?” interviene il prof. Aldo Bonomi, direttore dell’Istituto di ricerca Aaster e consulente del Cnel. Fa, inoltre, parte dell’organismo internazionale di studiosi e imprenditori noto come “gruppo di Lisbona”.
Il secondo appuntamento è per sabato 28 febbraio alle ore 17.45 con un incontro di meditazione e preghiera nella chiesa del Monastero di clausura di via Spinazzi. L’incontro è rivolto a persone impegnate nel sociale e nella politica.
Il terzo incontro, nell’auditorium S. Ilario martedì 3 marzo alle ore 21, vedrà il contributo della prof.ssa Lorenza Violini, professore ordinario di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, su “Costruire opere per fondare speranza nel tempo”.
Sempre in S. Ilario giovedì 5 marzo, alle ore 21, è previsto l’ultimo incontro. Sarà ospite mons. Giampaolo Crepaldi, vescovo titolare di Bisarcio, e segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Interverrà sul tema “Donare speranza agli uomini nel nostro tempo”. Prevista in tale occasione la consegna del premio intitolato a Stefania Rossi. I cattolici piacentini con la Settimana Sociale intendono offrire occasioni di ascolto, confronto e discernimento intorno a questioni attuali portando, con incontri e dibattiti, a riflessioni d’attualità.

venerdì 13 febbraio 2009

Consiglio presbiterale, più rigore nell'utilizzo dell'8Xmille

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa

Mass media e amministrazione al
Consiglio Presbiterale Diocesano

Le date principali della prossima Missione diocesana

Mass media, problemi amministrativi e missione diocesana sono stati gli argomenti che hanno segnato una nuova riunione del Consiglio presbiterale diocesano riunitosi giovedì 12 febbraio, nella Sala degli Affreschi di Palazzo Vescovile sotto la presidenza del vescovo mons. Gianni Ambrosio. Ha coordinato i lavoro don Federico Tagliaferri.
In apertura il vicario generale mons. Lino Ferrari ha ricordato che nel periodo intercorso con l’ultima seduta è morto un sacerdote, don Ferruccio Franchi; ha pure citato i sacerdoti ammalati ed ha comunicato altre notizie di vita diocesana: dalla CEI è venuto un nuovo riconoscimento al nostro vescovo, nominato nella Commissione episcopale europea in rappresentanza dei Vescovi italiani. Ha poi ricordato le date dei principali prossimi avvenimenti: il 16 ricorre il primo anniversario dell’ingresso in diocesi del vescovo mons. Ambrosio (una messa verrà celebrata domenica 15 in cattedrale alle ore 18,39), il 21 febbraio è convocato alla Bellotta il Consiglio pastorale diocesano; il 26 febbraio, sempre alla Bellotta, si terrà una giornata di formazione per il clero. Tornerà don Parolari che, questa volta, affronterà il problema delle relazioni.
E’ stato poi discusso il problema delle relazioni tra la Chiesa piacentina e i mezzi di comunicazione locali. Nel complesso il consiglio presbiterale ha avuto parole di ringraziamento verso i mezzi laici di comunicazione, sempre attenti alla vita della Chiesa. Questo non toglie che siano state individuate anche alcune difficoltà che saranno oggetto di un ulteriore approfondimento nella prossima seduta, prevista per il 5 marzo.
E’ stata poi la volta dell’Economo diocesano, don Giorgio Bosini, che ha chiesto al Consiglio di pronunciarsi, con il voto, su alcuni temi specifici, relativi all’amministrazione diocesana. In particolare è stata approvata la proposta di un coinvolgimento delle unità pastorali e vicari episcopali territoriali nella valutazione delle priorità in ordine ai contributi 8xmille (fondo culto) da destinare a ristrutturazione o conservazione del patrimonio immobiliare (chiese-oratori-canoniche). La richiesta è motivata dalla necessità di aiutare le comunità a scelte “condivise” per uscire dall’individualismo, favorire l’ “unità”, garantire trasparenza e legalità.
Così pure è stata accolta la proposta di promuovere, ove necessario, consigli economici interparrocchiali tra le comunità rette ed amministrate da un unico parroco o amministratore parrocchiale.
Recupero “crediti pendenti” per prestiti interni autorizzati o imposti da insolvenze e non restituiti tempo debito: per affrontare questo problema è stato deciso di incaricare il Collegio dei Consultori per trovare soluzioni caso per caso; tale Collegio, se lo riterrà opportuno, potrà ricorrere anche alla sospensione o revoca del legale rappresentante. Sì anche alla proposta per salvaguardare la “dote permanente” della Parrocchia: in proposito è stata accettata la proposta di conformare i contratti di affitto o comodato d’uso dei beni parrocchiali a parametri equi ed adeguati al canone.
Infine sono state comunicate le date principali della prossima missione popolare diocesana. Incontri con il clero: dal 16 aprile al 31 maggio 2009 incontro con don Luigi Mosconi (tra queste due scadenze i vicari episcopali territoriali devono individuare date per incontri nei loro vicariati). Incontri con gli organismi di partecipazione: dal 16 aprile al 31 maggio 2009 con don Luigi Mosconi (Consiglio pastorale diocesano 16 maggio; per i consigli delle Unità pastorali, per gli operatori pastorali e per la consulta delle aggregazioni laicali le date sono da decidere).
L’annuncio della missione sarà dato durante la veglia di Pentecoste prevista il 30 maggio prossimo.
E’poi la volta dei tempi della preparazione: 4 e 5 settembre 2009 convegno pastorale diocesano; ottobre 2009: chiamata dei missionari e preparazione dell’équipe formatori; gennaio –giugno 2010 anno formativo dei missionari nei ritiri spirituali. Infine dal settembre 2010 alla Pentecoste del 2011 celebrazione della missione vera e propria.

giovedì 12 febbraio 2009

Duomo, cordata popolare per restaurare due cappelle

Piacenza - Dopo cento anni stanno tornando a nuova vita le due cappelle principali del Duomo di Piacenza: quella del Santissmo Sacramento e quella della Madonna del Popolo. L’aspetto più confortante, per la Chiesa piacentina, è che tutto questo è stato reso possibile grazie a contributi di singoli benefattori. Niente banche, fondazioni, Cei, ma cordate popolari come era avvenuto mille anni fa quando si decise di iniziare il cantiere della cattedrale. Poco più di 20mila euro il denaro raccolto sotto il coordinamento di Domus Justianae, l’associazione - presieduta da Tiziano Fermi - che raggruppa i volontari del Duomo e si occupa del mantenimento e della promozione della cattedrale.I lavori - eseguiti dalla ditta Spelta (con i restauratori Elisa Sfolcini, Raffaele Guasconi, Giuseppe Borlotti) - sono già terminati per la cappella del Santissimo Sacramento, nel transetto di destra. È stato un benefattore a donare, in memoria di un parente defunto, i 10mila euro necessari. Sono stati restaurati gli affreschi di Eugenio Cisterna, datati inizio Novecento e commissionati dal beato Giovanni Battista Scalabrini. Leggermente più impegnativo dal punto di vista finanziario, qui i fondi sono stati trovati grazie ad una cordata popolare a cui hanno partecipato anche il Capitolo della Cattedrale, il Movimento della Speranza, i commercianti e gli ambulanti di Piazza Duomo e delle vie limitrofe, la Corale Santa Giustina, l’Anspi Domus, l’Associazione Eranos. Utilizzati per il restauro anche i fondi raccolti dalle offerte del calendario 2009 della cattedrale, presentato lo scorso Natale, e la munifica offerta di una famiglia della parrocchia.
fri

Il testo integrale su Libertà del 12 febbraio 2009

mercoledì 11 febbraio 2009

Nella chiesa dei condannati a morte l'ultima messa per Eluana

Piacenza - Una messa nel luogo in cui 600 anni fa si assistevano i condannati a morte. Si è tenuta ieri sera nella chiesa di Santa Maria in Torricella per ricordare la figura di Eluana e pregare per lei. In tanti, poco dopo le 21, si sono radunati nel piccolo tempio di via la Primogenita per la messa officiata, tra gli altri, dal cappellano dell'oratorio, don Lorenzo Buttafava, e dal parroco di Sant'Antonino, don Giuseppe Basini. Tutto è partito da Comunione e Liberazione che ha anche avvisato il vescovo Gianni Ambrosio. Di fronte ad avvenimenti come questi - osserva Luciano Ferrari, responsabile piacentino di Cielle - l'unica cosa che rimane è un'impotenza grande che bisogna riconoscere. Occorre chiedere che qualcun'altro, Dio, ci venga in aiuto». «Perché quanto accaduto - continua - non finisca con la morte di una persona ma, come è stato con Gesù, questa porti ad un frutto grandissimo».
Anche Carlo Dionedi, vice presidente del Forum delle associazioni familiari e coordinatore provinciale dell'associazione Famiglie numerose è proiettato verso il futuro: «Rispettiamo il dolore dei genitori, ma guardiamo avanti affinché questa storia ci serva per fare una legge con il principio di non negare mai a nessuno alimentazione idratazione».
fri

Il testo integrale su Libertà dell'11 febbraio 2009

Conversazioni notturne a Gerusalemme, si presenta il libro del cardinale Martini

Piacenza Oggi, mercoledì, 11 febbraio, alle ore 17.15 presso la sala teatro della Cattedrale, Chiostri del Duomo, 8, il Servizio Diocesano per il Progetto Culturale organizza un incontro-dibattito sul libro “Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede” di Carlo Maria Martini e Georg Sporschill, edito da Mondadori. L’ iniziativa è proposta tutti: a quanti hanno letto questo libro, a quanti lo contestano, a quanti lo amano, a quanti non lo hanno letto ma ne sono incuriositi. Padre Giuseppe Testa, docente di Sacra Scrittura al Collegio Alberoni, e Piergiorgio Poisetti, lettore attento e critico, introdurranno il dibattito sui temi oggetto delle conversazioni notturne dei due confratelli gesuiti. Il “rischio della fede” non risparmia nessuno; ognuno lo affronta come sa e può. Affrontarlo insieme interagendo con uno stimolo tanto alto e coinvolgente non può che far crescere tutti nel coraggio e nella speranza.

martedì 10 febbraio 2009

Il primo anno di Ambrosio a Piacenza

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa

Il vescovo mons. Gianni Ambrosio da un anno
alla guida della diocesi di Piacenza-Bobbio


Il vescovo mons. Gianni Ambrosio sta completando il suo primo anno di episcopato alla guida della diocesi di Piacenza-Bobbio. Nominato vescovo della diocesi emiliana il 22 dicembre 2007, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 16 febbraio 2008 nella cattedrale di Piacenza. In questi mesi, oltre a prendere contatto con la nuova realtà ecclesiale affidata alla sua guida, mons. Ambrosio ha provveduto anche ad emettere importanti documenti pastorali quali le linee presentate in settembre alla Bellotta sull’educazione e la lettera alle famiglie in occasione del Natale.
Il primo anno di episcopato sarà ricordato domenica prossima,15 febbraio, alle ore 18,30, in cattedrale, con una celebrazione eucaristica presieduta dallo stesso Vescovo; il giorno seguente, lunedì, alle ore 11,30, il personale di Curia festeggerà mons. Ambrosio con un incontro alle ore 11,30, nella Sala degli Affreschi di Palazzo Vescovile.

Una lettera alla diocesi di mons. Ferrari e di mons. Busani

In occasione della ricorrenza il vicario generale mons. Lino Ferrari ed il vicario episcopale per la pastorale mons. Giuseppe Busani hanno inviato, nei giorni scorsi, una lettera alla comunità diocesana con la quale, dopo aver ricordato il giorno dell’ordinazione, il 16 febbraio dello scorso anno, sottolineano: “Non possiamo dimenticare la gioia di quel giorno: il grande numero di fedeli e di sacerdoti provenienti anche dalle parrocchie più lontane, la presenza di numerosi cardinali e vescovi e del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato del Santo Padre, il calore dell’accoglienza, il clima di intensa preghiera. Una bella e corale testimonianza di fede e di senso ecclesiale.
“Il Vescovo nella Chiesa è un dono prezioso e una presenza necessaria: garantisce il legame con la fede degli Apostoli, rende possibile la comunione con le altre Chiese, custodisce l’unità tra le varie forme di vita cristiana, promuove l’apertura al mondo e il servizio della carità nella verità.
“Noi siamo grati al Signore per il dono del Vescovo Gianni. Con lui ci siamo posti con entusiasmo rinnovato sulle ‘orme di Cristo’ per lasciarci educare da lui e per seguirlo nel suo stile di vivere le relazione con i discepoli e con la folla. Sotto la guida del Vescovo abbiamo vissuto momenti significativi del nostro pellegrinaggio di discepoli di Gesù: in Cattedrale, ma anche in tante parrocchie; nei luoghi formativi ecclesiali, ma anche in momenti culturali e civili. A tutti il nostro vescovo ha stretto la mano, volentieri si è intrattenuto con le persone, in ogni situazione ha offerto il suo contributo di riflessione utile per un discernimento attento della realtà ecclesiale e sociale. In questo modo abbiamo iniziato a conoscerci e a camminare insieme come pellegrini che non pretendono di raggiungere la meta troppo in fretta, ma che nella gioia e nella fatica dei giorni hanno imparato a mettere i loro piedi sulle tracce lasciate dall’unico maestro, il Signore Gesù”.
I due Vicari concludono facendo riferimento alla celebrazione di domenica prossima: “Per esprimere al Padre un corale inno di grazie e al Vescovo Gianni la vicinanza grata per questo primo anno vissuto insieme, una rappresentanza della comunità diocesana si dà appuntamento in Cattedrale per la Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo alle ore 18,30 del 15 febbraio. Invitiamo i sacerdoti e i religiosi a concelebrare, le religiose, le parrocchie, le Associazioni e i movimenti, tutti i fedeli laici a vivere insieme questo significativo momento ecclesiale. L’unità nella preghiera faccia crescere la comunione della nostra Chiesa intorno al suo Pastore”.

domenica 8 febbraio 2009

Ambrosio su Eluana, se manca la tensione verso la vita viene meno l'umanesimo

Piacenza - «Il nostro umanesimo è tale perché è sempre un favor vitae in qualsiasi situazione e circostanza. Ora, se il favore verso la vita viene meno, viene meno la fiducia tra di noi». Il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, interviene sul caso Eluana. Lo aveva fatto ieri l’altro dalle colonne del settimanale diocesano il Nuovo Giornale invitando alla preghiera e rifacendosi alle parole del segretario generale della Cei, Mariano Crociata. Stavolta va oltre. Lo stupore e lo sconcerto del vescovo di fronte a quello che sta accadendo è tanto. «Il rapporto tra figlio e padre e padre e figlio, oggi è messo in dubbio, proprio perché viene meno la vita. Questo al di là poi delle forme e delle modalità, di cui si può parlare. Sono stupito di come si possa fare una battaglia su questo caso: è veramente il venir meno dell’umanesimo che ha invece sempre caratterizzato la tradizione non solo cristiana ma umana. È un problema di civiltà». «Mi stupisco - continua Ambrosio - di come persone che vogliono difendere i diritti umani si schierino contro la vita. Perché Eluana, al di là della drammaticità della situazione, è vivente, ha un sondino per nutrirsi ma non ha bisogno di nessuna macchina per respirare e per vivere». «L’ideologia, se davvero impedisce di riconoscere questo dato elementare - evidenzia il vescovo - allora davvero è l’oscurità che annebbia le nostre relazioni. Come possiamo ancora fidarci l’uno dell’altro? L’Europa sta tornando a fare le stesse cose che ha fatto nel secolo passato».«Un certo favor vitae - ribadisce - è indispensabile per avere fiducia tra di noi, sennò l’umanità va verso il buio. Questa è la sostanza. Qui non c’è l’accanimento terapeutico. È il dominio dell’uomo sull’uomo». Lo sconcerto è grande, soprattutto per l’uomo, non solo per la guida della chiesa cattolica di Piacenza-Bobbio: «Dobbiamo riconoscere che la vita non è nostra. E questo non per una motivazione religiosa ma per lo stesso umanesimo, per la pietas umana che anche i pagani avevano e che qui scompare. Poi io trovo ulteriori motivi dentro di me per il fatto di essere un cattolico. Ma qui la religione non c’entra». Il vescovo ha letto e cita l’intervista al medico e cantautore Enzo Jannacci pubblicata venerdì sul Corriere della Sera: «Si dichiara non credente eppure, da medico, non accetterebbe mai l’idea di togliere la vita ad una persona».Che fare ora?«Il cattolico - sostiene Ambrosio - ha l’arma della preghiera, del digiuno, del discutere con gli altri. Ci sono periodi della storia, fasi in cui nessuno vuole più ragionare. È capitato nel secolo scorso e sta capitando anche ora».
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Il testo integrale su Libertà dell'8 febbraio 2009

Ambrosio al Sir, l'Europa ha bisogno di un'anima

“In Europa culture differenti si confrontano e si sostengono reciprocamente; è pertanto necessario non stancarsi di promuovere il dialogo tra questi diversi orizzonti di pensiero. Il nostro continente ha tuttavia bisogno anche di un’anima, ossia di una dimensione spirituale e di quell’umanesimo che valorizza la persona nella sua interezza”. E’ quanto afferma al Sir il vescovo di Piacenza–Bobbio, mons. Gianni Ambrosio, da poco nominato dal Consiglio permanente Cei, delegato presso la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece). “Sull’Europa – spiega il vescovo - incombe il grave rischio di una visione univoca e piatta, che mortifica l’uomo ed è priva di orizzonti alti, e per questo la sua unità rischia di rivelarsi puramente burocratica. La Chiesa può offrirle l’anima di cui ha bisogno affinché l’uomo europeo possa esprimere il meglio di sé”. “In Europa stiamo conoscendo una sorta di ‘autunno morale e culturale’”, aggiunge Ambrosio riferendosi al crescente secolarismo e individualismo del Vecchio Continente, “e di fronte alle sfide della secolarizzazione credo sia importante riuscire a far comprendere che se andiamo avanti di questo passo sarà presto inverno! Stiamo perdendo di vista ciò che ha fatto grande la nostra cultura e civiltà; è pertanto necessario far riaffiorare i grandi valori e ricollocarli al centro della società europea”.
“Dobbiamo renderci conto che la laicità – o meglio il laicismo – assurta a pseudoreligione che esclude ogni riferimento a principi etici e morali è mortifera. Di qui l’urgenza dell’impegno culturale della Chiesa per far comprendere che se l’Europa si riduce ad insieme di popoli appiattiti sul secolarismo, non avrà più nulla da dire al mondo, che per certi aspetti sembra oltretutto andare in una diversa direzione”. Impegno che, per mons. Ambrosio, deve tradursi in “un’opera capillare di sensibilizzazione e informazione/formazione che consenta ai cittadini di comprendere che nell’Ue una élite agnostica pretende di dettare legge e fare pressione sugli orientamenti morali e culturali dell’opinione pubblica. Lobby pseudoculturali che pur non rispecchiando il sentire comune dei cittadini, di coloro cioè che costituiscono concretamente il tessuto europeo, sono abbastanza potenti dal punto di vista economico/mediatico per influenzarlo, quasi imponendo dall’alto la propria visione del mondo. Per questo – ed è un altro importante compito per la Chiesa - occorre potenziare l’impegno e il dialogo al fine di attrezzare culturalmente e criticamente i cittadini Ue”.

Dal Sir (Servizio informazione religiosa) del 6 febbraio 2009

venerdì 6 febbraio 2009

Ambrosio: per Eluana silenzio e preghiera

Piacenza - Per Eluana silenzio e preghiera. È questo, in estrema sintesi, il senso dell’intervento del vescovo Gianni Ambrosio sul caso di Eluana Englaro dalle colonne del settimanale diocesano il Nuovo Giornale in uscita oggi. Il vescovo Ambrosio si rivolge ai fedeli piacentini utilizzando l’organo ufficiale della diocesi con un messaggio che assume ancor più valore essendo scritto in prossimità della Giornata del malato che si celebrerà domenica. Ambrosio invita i piacentini a fermarsi a riflettere in silenzio e a pregare. Fa riferimento alla Madonna, al santo rosario e, citando il lungo discorso del segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, sul caso Englaro, osserva come «la vera pietà è quella testimoniata dalle suore che hanno accudito Eluana». In gioco, quindi, è «la capacità della nostra società di rendere possibile l’accompagnamento di chi è nella sofferenza e in difficoltà fino ad arrivare al termine naturale della propria esistenza. Senza accanimento né abbandono terapeutico, in un’alleanza non solo tra medico e paziente, ma di tutta la società».
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Il testo su Libertà del 6 febbraio 2009

giovedì 5 febbraio 2009

Giornata del malato, una messa e un convegno con Bonadonna

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa

Giornata mondiale del malato:
gli appuntamenti piacentini


L’11 febbraio prossimo la Chiesa celebra la XVII giornata mondiale del malato che ha per tema: “Educare alla salute, educare alla vita”. L’Ufficio nazionale per la pastorale della Sanità della Cei ha, in proposito, diffuso un documento nel quale vengono esaminati i vari aspetti del problema (il testo può essere reperito nel sito internet della Cei)
A Piacenza la ricorrenza sarà ricordata domenica 8 febbraio, alle ore 16, in cattedrale, con una celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Gianni Ambrosio. Sono invitati, in modo particolare, medici, operatori sanitari, tutto il personale sanitario, associazioni e istituzioni pubbliche e religiose che operano nell’ambito della sanità.
Mercoledì, 11 febbraio, in collaborazione con l’Ordine provinciale dei medici, l’associazione La Ricerca, l’Ausl di Piacenza e il Nuovo Giornale, la diocesi organizza un incontro, alle ore 17,30, all’auditorium della Fondazione in via Sant’Eufemia 12, sul tema: “Educare alla salute. Educare alla vita. Ritrovarsi nella malattia”.
Con l’introduzione del vicario generale della diocesi mons. Lino Ferrari, Giangiacomo Schiavi, piacentino, caporedattore del Corriere della Sera, e Gianni Bonadonna, oncologo divenuto paziente, presenteranno il loro libro: “Medici umani, pazienti guerrieri. La cura è questa”. Al termine sarà proiettato il video: “Ritrovarsi nella malattia”.

Ambrosio rappresentante della Cei a Bruxelles

Piacenza - Il Consiglio episcopale permanente della Cei, presieduto dal cardinale Angelo Bagnasco, nell’ultima seduta di fine gennaio, ha nominato il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, nuovo delegato presso la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (Comece). Monsignor Ambrosio prende il posto del vescovo di Lodi, monsignor Giuseppe Merisi. La Comece è composta da 21 vescovi delegati delle Conferenze Episcopali dei Paesi dell’Unione Europea: Germania, Austria, Belgio, Scandinavia, Scozia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Francia, Grecia, Ungheria, Inghilterra e Galles, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Repubblica Ceca. La Conferenza Episcopale della Svizzera è membro associato. Il suo Segretariato permanente si trova a Bruxelles, dove il prossimo marzo verrà inaugurata la nuova sede. Obiettivi della Comece sono quelli di analizzare il processo politico dell’Unione europea, di informare la Chiesa sullo sviluppo della politica e della legislazione dell’UE, di promuovere la riflessione, basata sulla dottrina sociale della Chiesa, sulle sfide che interpellano una Europa unita.
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Il testo integrale su Libertà del 5 febbraio 2009

lunedì 2 febbraio 2009

Dopo 7 anni torna in Congo il primo prete nero di Piacenza

Piacenza - Dopo sette anni trascorsi nella parrocchia piacentina di San Giuseppe Operaio, è tornato nel suo paese natale don Alfred Bwidi Kitambala (53 anni) - più conosciuto come don Alfred -, il primo sacerdote di colore a svolgere le mansioni di “curato” nella diocesi di Piacenza-Bobbio. Don Alfred è tornato nella Repubblica Democratica del Congo, nella diocesi di Idiofa, 700 chilometri a ovest della capitale Kinsasha. Si occuperà di insegnare nel seminario diocesano. Ordinato in Congo nel 1983, successivamente venne inviato a Roma per studiare. Al termine dei corsi biblici si rese necessaria una parentesi in una parrocchia per fare un po’ di pratica pastorale. L’allora vescovo di Piacenza-Bobbio, Luciano Monari, diede il suo benestare e don Alfred arrivò in San Giuseppe Operaio. A Piacenza prese servizio nel novembre del 2001 come collaboratore del parroco don Giancarlo Conte che gli affidò la cura d’anime soprattutto della chiesa di San Bonico. «Per me don Giancarlo rimane un maestro - dice in occasione del saluto alla parrocchia -. La lettura che abbiamo letto l’altra domenica parlava della chiamata di Samuele da parte del profeta Elia. Samuele non conosceva il linguaggio di Dio ed Elia glielo insegnò. Per me don Giancarlo è stato come il profeta Elia. L’ho invitato in Congo, come tutti i parrocchiani che vorranno venire». «Piacenza mi rimarrà sempre nel cuore - continua -: ho sentito l’accoglienza e la fraternità del clero locale nei miei confronti, prima di tutto del vescovo Luciano e del vescovo Gianni». La situazione che si vive nel resto dell’Italia non è certo rosea e don Alfred è il primo ad ammetterlo. Tuttavia ci tiene ad evidenzioare come in Congo, all’est, si stia verificando una situazione tutto sommato simile all’Italia «con gli altri africani che premono per entrare in Congo». «Come uomo - è convinto don Alfred - penso che l’accoglienza vada bene però occorre stabilire delle regole che devono essere rispettate. L’immigrato non può imporre la sua mentalità ma deve rispettare i costumi di vita italiani con umiltà».
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Il testo integrale su Libertà del 2 febbraio 2009

domenica 1 febbraio 2009

Emergenza educativa; per Charmet necessario patto tra scuola e famiglia

Piacenza - Occorre ricostituire l’alleanza educativa tra tutti coloro che hanno responsabilità di questo tipo, primi fra tutti la scuola e la famiglia. Oggi sono ai minimi storici e il patto d’acciaio di una volta tra genitori e presidi non c’è più». È il pensiero del professor Gustavo Pietropolli Charmet, docente di psicologia dinamica all’università di Milano e direttore dell’Istituto Minotauro di Milano, intervenuto ieri pomeriggio al convegno organizzato dalla Casa del Fanciullo (all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano) quale ultimo atto delle iniziative del sessantesimo anniversario della nascita. «Scuola e famiglia - sostiene Charmet - spesso si trovano su posizioni contrapposte con l’intervento di giudici e avvocati. Oggi più che mai è evidente la loro povertà rispetto alle agenzie che spacciano illusioni, droghe e via dicendo. Solo rivedendo le ragioni del patto si può uscire». Che sia emergenza non ci piove. Ma, secondo Charmet, «è sbagliato pensare ad un’emergenza educativa con riferimento solo e soltanto a bullismo, droga, reati di gruppo. Occorre invece pensare a tutta una serie di comportamenti che i ragazzi intendono normali».«Oggi il contesto socio culturale è diverso dal passato - continua - si vive nella società non solo del consumo ma anche del narcisismo, una società in cui l’aspirare al successo con qualsiasi sistema è ritenuto normale, in cui il potere dei media è di gran lunga superiore a quello della famiglia e della scuola». «Quando parliamo di emergenze - evidenzia Charmet - parliamo di bambini formati dai modelli socioculturali in cui vivono, dalla sottocultura dei media che arriva attraverso la rete, il gruppo, le mode, gli idoli, in un contesto in cui i bambini stessi sviluppano una competenza sociale precoce e sono sempre più autonomi, quindi meno influenzati dalla famiglia». Chi ha una responsabilità educativa si trova di fronte a novità in continuo cambiamento che - fa notare il professore - non sa come gestire. O gestisce male «tornando al maestro unico quando, con i giovani d’oggi, di maestri ne occorrono cinque». «L’emergenza - osserva Charmet - è che ci sono delle novità a cui noi non sappiamo dare il senso». La più significativa è lo «sdoganamento del narcisismo. I ragazzini hanno I’impressione di dover sviluppare il sé, il proprio talento, le proprie capacità, sentono dentro di loro che i genitori e la società li spingono verso il culto della persona. A scapito del mettersi al servizio dell’altro, dell’accettare il sacrificio in vista del bene condiviso». Una volta la crisi adolescenziale era da riscontrare nella ribellione alle regole, oggi, secondo Charmet, nella vergogna: «La vergogna di non essere all’altezza degli ideali narcisistici. Basta poco perché il ragazzino abbia la sensazione di non essere considerato; la sua permalosità è grande». Le vie di uscita sono due: «O sparire, o ritornare cambiati, da vendicatori».
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Il testo integrale su Libertà di oggi primo febbraio 2009