domenica 8 febbraio 2009

Ambrosio su Eluana, se manca la tensione verso la vita viene meno l'umanesimo

Piacenza - «Il nostro umanesimo è tale perché è sempre un favor vitae in qualsiasi situazione e circostanza. Ora, se il favore verso la vita viene meno, viene meno la fiducia tra di noi». Il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, interviene sul caso Eluana. Lo aveva fatto ieri l’altro dalle colonne del settimanale diocesano il Nuovo Giornale invitando alla preghiera e rifacendosi alle parole del segretario generale della Cei, Mariano Crociata. Stavolta va oltre. Lo stupore e lo sconcerto del vescovo di fronte a quello che sta accadendo è tanto. «Il rapporto tra figlio e padre e padre e figlio, oggi è messo in dubbio, proprio perché viene meno la vita. Questo al di là poi delle forme e delle modalità, di cui si può parlare. Sono stupito di come si possa fare una battaglia su questo caso: è veramente il venir meno dell’umanesimo che ha invece sempre caratterizzato la tradizione non solo cristiana ma umana. È un problema di civiltà». «Mi stupisco - continua Ambrosio - di come persone che vogliono difendere i diritti umani si schierino contro la vita. Perché Eluana, al di là della drammaticità della situazione, è vivente, ha un sondino per nutrirsi ma non ha bisogno di nessuna macchina per respirare e per vivere». «L’ideologia, se davvero impedisce di riconoscere questo dato elementare - evidenzia il vescovo - allora davvero è l’oscurità che annebbia le nostre relazioni. Come possiamo ancora fidarci l’uno dell’altro? L’Europa sta tornando a fare le stesse cose che ha fatto nel secolo passato».«Un certo favor vitae - ribadisce - è indispensabile per avere fiducia tra di noi, sennò l’umanità va verso il buio. Questa è la sostanza. Qui non c’è l’accanimento terapeutico. È il dominio dell’uomo sull’uomo». Lo sconcerto è grande, soprattutto per l’uomo, non solo per la guida della chiesa cattolica di Piacenza-Bobbio: «Dobbiamo riconoscere che la vita non è nostra. E questo non per una motivazione religiosa ma per lo stesso umanesimo, per la pietas umana che anche i pagani avevano e che qui scompare. Poi io trovo ulteriori motivi dentro di me per il fatto di essere un cattolico. Ma qui la religione non c’entra». Il vescovo ha letto e cita l’intervista al medico e cantautore Enzo Jannacci pubblicata venerdì sul Corriere della Sera: «Si dichiara non credente eppure, da medico, non accetterebbe mai l’idea di togliere la vita ad una persona».Che fare ora?«Il cattolico - sostiene Ambrosio - ha l’arma della preghiera, del digiuno, del discutere con gli altri. Ci sono periodi della storia, fasi in cui nessuno vuole più ragionare. È capitato nel secolo scorso e sta capitando anche ora».
fri

Il testo integrale su Libertà dell'8 febbraio 2009

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