lunedì 21 marzo 2011

La lezione dei francescani-giapponesi

Sono quasi tutti ottuagenari e da missionari francescani ne hanno viste di tutti i colori. Tanto che non li spaventa nè un sisma catastrofico, nè uno tsunami devastante, nè un disastro nucleare. Come i giapponesi, hanno imparato ad accettare tutto perchè tutto fa parte della natura.

Ha chiuso la chiesa al primo piano e da venerdì scorso celebra la messa al pianterreno. «Quando c'è una scossa di assestamento mi aggrappo all'altare e vado avanti a dire messa». La vita continua nella missione cattolica di Itoigawa, Giappone, 150 chilometri in linea d'aria da Fukushima. Per fortuna dalla parte opposta dell'isola, dopo le montagne, sull'altro mare. Laggiù c'è da ormai trent'anni un frate piacentino: padre Domenico Gandolfi, 82 anni. Non usa internet e neppure il fax. Nelle ore successive al disastro è stato difficile contattarlo anche dai suoi stessi confratelli vicini di missione. Finalmente la telefonata da Piacenza: «Sto bene, abbiamo subito qualche danno ma da noi non ci sono stati nè morti nè feriti... Quando c'è stata la prima scossa era a letto, stavo dormendo. Sono rimasto lì è ho aspettato, altro non potevo fare. E' stato terribile».
Oggi che la terra sembra essersi calmata arriva il pericolo nucleare: «Le autorità ci ripetono che qui non corriamo rischi, al momento». Ma la missione è più forte delle radiazioni. La decisione l'hanno presa tutti insieme, i francescani del Giappone: «E' vero: l'ambasciata consiglia ai cittadini italiani che possono lasciare il Giappone di farlo al più presto; noi non lo faremo. Rimarremo qui».
Frate minore della Provincia bolognese, padre Domenico fu ordinato sacerdote nel 1952. Si è formato a Piacenza poi ha studiato a Lovanio, fino a che è stato inviato a Singapore nell'istituto di Sociologia fondato da padre Allegra. Da qui è passato a Taiwan dove è stato parroco. Di nuovo sulla terra ferma, a Hong-Kong, dove si è dedicato allo studio e all'insegnamento. L'obbedienza francescana lo ha portato infine in Giappone, dove risiede ormai da anni. Ha trascorso moltissimo tempo lontano dall'Italia ed è segnato dal fatto di aver conosciuto realtà diversissime, facendo tesoro di tutta questa esperienza. Ora tiene viva la vita della sua comunità cristiana. Si ritrova volentieri a far quattro chiacchiere con l'autista dei pulmini dell' asilo della parrocchia di Itoigawa; probabilmente, se fossero in Italia, ci scapperebbe anche una partita a briscola, ma nei ritmi imposti dalla vita frenetica deve piuttosto pensare a gestire le maestre dell'asilo cattolico. La missione di padre Domenico è proprio sopra l'inferno: la città di Ioigawa. Laggiù fanno finta di nulla, ma proprio laggiù inizia la cosiddetta Fossa Magna. Se la terra dovesse tremare con la medesima magnitudo della settimana scorsa e se l'epicentro fosse proprio laggiù, beh, allora, pace e bene a tutti. «L'isola di Honshu si spaccherebbe in due» scrive padre Mario Canducci, riminese, vicino di missione di padre Domenico e con un passato piacentino in Santa Maria di Campagna. «Ricordo con nostalgia Piacenza - dice - dove passai tre anni bellissimi dal 1957 al 1960». Ora si trova sul bordo dell'Apocalisse: «La terribile forza della natura e gli errori umani sulle centrali nucleari hanno causato migliaia di vittime e danni ingenti. Non sappiamo che succederà».
Anche padre Leone Maria Bassi, genovese, ha un passato piacentino. Ha 88 anni e qualche mese fa l'Ufficio missionario di Piacenza-Bobbio si offrì di pagargli il biglietto aereo per ritornare in Italia. Risposta negativa. Fece voto di rimanere in Giappone. A vita. Domenica si aspettava di non avere nessuno alla messa festiva e non si era preparato l'omelia; con sorpresa si è trovato davanti a quasi 200 fedeli. «I giapponesi - osserva -, davanti a questo disastro, sanno esercitare la virtù della pazienza in un modo, per noi occidentali, impensabile. Se fosse accaduto in Italia, ci saremmo subito chiesti perché Dio ha permesso tutto ciò. Per loro invece tutto questo fa parte della natura e va accettato».
Federico Frighi


18/03/2011 Libertà