domenica 31 luglio 2011

Sacricorridoi a Madrid 2011

Dopo Sydney 2008, Madrid 2011. Sacricorridoi ci sarà.

Conto alla rovescia per la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Saranno seicento i giovani e meno giovani piacentini che dal 10 al 21 agosto prossimi si recheranno in Spagna per l'incontro con papa Benedetto XVI. Giorno dopo giorno la consistenza della partecipazione della diocesi di Piacenza-Bobbio ha raggiunto numeri importanti. Sarà il vescovo Gianni Ambrosio a guidare i "papa-boys" in plaza Cibeles, in plaza Colon, all'aeroporto Quatros Ventos, solo per citare alcuni dei luoghi che diventeranno un simbolo di questa ventiseiesima giornata mondiale.
I primi a partire saranno quelli della Pastorale Giovanile: 276 ragazzi guidati da don Paolo Cignatta. In 120 saranno a Cabra - cittadina della diocesi di Cordoba - il 10 agosto per il gemellaggio con la diocesi piacentino-bobbiese. Rimarranno ospiti delle famiglie spagnole fino al giorno 16 quando si ritroveranno con gli altri della Pastorale Giovanile a Madrid. Il terzo grande gruppo di giovani è quello delle Comunità Neocatecumenali che partiranno da Piacenza il 14 agosto ed arriveranno a Madrid con 6 pullman dopo un pellegrinaggio. Toccheranno Arles, dove sperimenteranno la Missione popolare con canti e musiche per le strade annunciando il Vangelo. Proseguiranno per Barcellona, dove sosteranno alla Sagrada Familia e al monastero di Santa Maria di Montserrat. A Saragoza pregheranno davanti alla Vergine del Pilar e il 19 agosto arriveranno a Madrid, dove il giorno successivo saranno ad Avila e a Segovia (davanti al sepolcro di San Giovanni della Croce). Nella serata del 20 si uniranno a tutti i giovani del mondo per la veglia con il Santo Padre all'aeroporto Quatros Ventos. Il giorno successivo prenderanno parte, sempre a Quatros Ventos, alla messa del Papa. I giovani delle comunità neocatecumenali incontreranno il 22 agosto Kiko Arguello, il fondatore del Cammino, e partiranno alla volta di Piacenza seguendo un itinerario di spiritualità che toccherà San Sebastian, Lourdes, Tolone. Il rientro avverrà il 25 agosto. A Madrid ci sarà, come detto, anche il vescovo Gianni Ambrosio che raggiungerà la capitale spagnola martedì 16 agosto. Per Ambrosio sarà la prima Giornata mondiale della gioventù da vescovo di Piacenza-Bobbio. Nel 2008, da poco eletto a Piacenza, dovette rinunciare alla Gmg di Sydney essendo già stato programmato in concomitanza il viaggio in Brasile in visita alle missioni piacentine. Con il gruppone piacentino partiranno anche una dozzina di sacerdoti delle varie parrocchie della diocesi.
Federico Frighi


31/07/2011 Libertà

Il burattino che non vuol morire

Una storia di migranti che fa di tutto per non finire male. E siamo quasi sicuri che non finirà così. Grazie alla parrocchia di Nostra Signora di Lourdes ma soprattutto grazie a Lucrezia. Che trova la forza per andare avanti nonostante tutto. Tifiamo per lei.

L'amico uccellino non canta più, il bruchino Bru non torna più nella sua casetta, così come Giuseppino non riesce più a riavere le sue angurie. Quei semplici ma sapienti personaggi che incantavano i bambini delle scuole materne, oggi sono fermi immobili. Hanno perso la loro anima che li ha portati in giro per il mondo, dal Brasile all'Argentina all'Italia, in più di 4.500 spettacoli. Pedro, il burattinaio argentino, da domenica scorsa riposa nel cimitero di Piacenza. Rimangono la moglie Lucrezia e il figlioletto che frequenta le elementari. La scomparsa per una malattia incurabile è stato solo l'ultimo scossone che ha dovuto subire questa famiglia di migranti, formatasi a San Paolo del Brasile, arrivata in Italia alla ricerca delle proprie origini e di un futuro migliore. Rimane Lucrezia, 39 anni, con il figlioletto di 7. Un bimbo adorabile ma con grossi problemi di comunicazione. E' autistico.
Lucrezia (brasiliana) e Pedro (argentino con origini siciliane) si incontrano a San Paolo del Brasile. Lei commessa; lui maestro burattinaio. Scocca la scintilla e nel 2001 si sposano e si trasferiscono a Mar del Plata (Argentina). Nasce la compagnia di teatro di animazione e figura "Incanti del mare" (www. incantidelmare. it). Pedro è il maestro, Lucrezia l'aiutante. Vengono invitati dal Festival internazionale dei burattini di Cervia. Partono per l'Italia. Gli dicono che a Piacenza c'è un'associazione di argentini e arrivano all'ombra del Gotico, dove trovano casa aiutati dalla parrocchia di Nostra Signora di Lourdes. Scendono in Brasile poi, nel 2006, tornano a Piacenza. Stavolta sono in tre. Sempre grazie alla parrocchia di Nostra Signora di Lourdes si sistemano in una casa popolare del quartiere. Tutto bene fino a che non si scopre il problema del bambino. Pedro fa qualche lavoretto e porta avanti la compagnia; Lucrezia fa la mamma, la badante della madre del parroco e aiuta il marito. Si va avanti fino a che arriva l'ultima tegola: la morte di Pedro, a 63 anni, per un male che non lascia scampo. Domenica scorsa i funerali celebrati da don Serafino Coppellotti e da monsignor Lino Ferrari.
Lucrezia non si dà per vinta: «Rimarrò qui in Italia, per amore di mio marito e del bambino. Troverò un lavoro, magari con gli anziani, ma anche come tata o come colf. Poi si vedrà». Chissà, forse un giorno anche Giuseppino, il bruchino Bru e i personaggi realizzati in materiale riciclato torneranno a vivere: «Io ci spero. Ho imparato l'arte di Pedro e non voglio che muoia. In Argentina abbiamo lavorato nelle scuole speciali con i bimbi disabili. I burattini rendono più facile la loro vita».
Federico Frighi


30/07/2011 Libertà

Le reliquie da nord a sud

Un esempio di devozione popolare che unisce Nord e Sud Italia. Sono le reliquie di Sant'Eufemia che andranno in Aspromonte.

Le reliquie di Sant'Eufemia lasciano per la prima volta Piacenza. Lo faranno il prossimo agosto alla volta della Calabria, nella cittadina di Sant'Eufemia d'Aspromonte (Reggio Calabria). Tre giorni in cui saranno venerate dai fedeli della parrocchia locale, in diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, retta fino allo scorso 2 luglio dal vescovo Luciano Bux. Ad accompagnare le preziose reliquie sarà una delegazione della basilica piacentina guidata dal prevosto monsignor Pietro Casella. «Sono tanti i fedeli di quelle zone che vivono al Nord, attorno a Milano - spiega il monsignore -. Mi avevano chiesto da tempo di poter venerare le reliquie della santa patrona del loro paese d'origine. Ho sottoposto la cosa al vescovo Gianni Ambrosio che ha accolto favorevolmente il trasferimento temporaneo. Così ci siano messi in moto». Monsignor Casella porterà il prezioso reliquiario a Sant'Eufemia d'Aspromonte il 10, l'11 e il 12 agosto. Mercoledì 10 si avrà l'accoglienza delle reliquie con la solenne processione verso la chiesa della cittadina e la celebrazione eucaristica guidata dal parroco don Elia Longo; giovedì 11 l'incontro-dibattito sul tema "Il messaggio di Eufemia di Calcedonia"; venerdì 12 la messa solenne durante la quale saranno poste sulla statua di Sant'Eufemia la corona e il reliquiario realizzato dal maestro Gerardo Secco. Le reliquie piacentine di Sant'Eufemia sono state riconsacrate dal vescovo beato Giovanni Battista Scalabrini. Lo racconta lo stesso monsignor Casella: «Scalabrini era molto attento alle reliquie e, durante il suo episcopato, volle fare una ricognizione completa del contenuto della teca di piombo che si trovava sotto l'altare della basilica. Le fece studiare da un medico archiatra anticlericale e le tenne per un anno. Vi trovò alcune ossa di una giovane donna (Sant'Eufemia) insieme ad alcuni frammenti di ossa di San Sostene e San Vittore, i persecutori di sant'eufemia poi convertitisi». Scalabrini, a quel punto, fece realizzare una nuova teca a cui appose i propri sigilli prima di ricollocare le reliquie sotto l'altare maggiore». Non si allontanarono più da Piacenza fino ad oggi.
Federico Frighi


30/07/2011 Libertà

Il Maruffi nel mercato privato

Che la Chiesa perda i pezzi non è cosa nuova. Lo ha fatto abbandonando la radio diocesana al suo destino e in altre occasioni successive. Viene da dire che stia accadendo anche con la casa di riposo Maruffi, che alla diocesi di Piacenza-Bobbio è legata a doppio filo.

La casa di riposo Maruffi esce dal sistema pubblico e si mette sul mercato privato. Dal primo gennaio 2013 per i nuovi ingressi non esisteranno più tariffe agevolate in convenzione con Asl e Comune ma le rette saranno a tariffa piena, come deciderà il mercato. Lo ha deciso il consiglio di amministrazione della Fondazione Pia Casa di Riposo Maruffi che gestisce la struttura di via Roma e la sua succursale di via Lanza (recentemente ristrutturata grazie al contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano).
Alla fine di giugno si sono concluse le trattative per la firma dei nuovi contratti fra Asl e e 21 soggetti gestori del territorio, comprese le strutture per l'accoglienza degli anziani. Al Maruffi, fino ad ora, vi erano in tutto 68 posti letto tutti accreditati contrattualizzati, ovvero rientranti nelle agevolazioni sanitarie garantite dalla regione Emilia Romagna, tramite il Fondo per la non autosufficienza, gestito da Comuni e Asl. In buona sostanza gli ospiti pagano una media di 48 euro, il 50 per cento circa del costo della retta; il resto - la parte sanitaria - viene sostenuta dal Fondo, in particolare tramite l'Asl. D'ora in poi al Maruffi il sistema di ammissioni cambierà: per un posto accreditato contrattualizzato, un altro sarà a tariffa non agevolata, attualmente circa 67 euro ad utente. Entro il 31 dicembre del 2012, tutti i 68 posti del Maruffi saranno a tariffa non agevolata. Il nuovo corso, va precisato, vale solo per le nuove entrate. Gli attuali ospiti - viene evidenziato - possono stare tranquilli.
«E' una scelta obbligata - spiega il presidente della Fondazione, il professor Piero Venturati - non possiamo permetterci di avere sempre bilanci in rosso e dunque di depauperare il patrimonio della Fondazione con la vendita dei fondi rustici». «Ci siamo trovati con Asl e Comune di Piacenza - continua il presidente - ai quali abbiamo comunicato la nostra scelta. Nessuna polemica con il sistema o altro, solo motivazioni esclusivamente economiche». «Siamo una Fondazione - continua Venturati - e non abbiamo scopo di lucro. Entreremo sul mercato privato e le tariffe ci dovranno consentire di raggiungere il pareggio di bilancio».
La quota di 68 posti (34 oggi più altrettanti fino al 31 dicembre 2012) sarà coperta da altre strutture che ne faranno richiesta: come ad esempio il Vittorio Emanuele, ma potrebbero entrare nella partita anche altri enti come la Madonna della Bomba e il Pio Ritiro Cerati (quest'ultimo in fase di ristrutturazione). La casa di riposo Maruffi nasce come lascito del conte Carlo Luigi Villa Maruffi, benefattore che nel 1851, un anno prima della morte, fondò l'istituto di ricovero per gli artigiani poveri. Il Maruffi è da sempre in stretto collegamento con la diocesi di Piacenza, poi Piacenza-Bobbio. Un rappresentante del vescovo è di diritto nel cda, così come il parroco della basilica di San Savino. Attualmente i due rappresentanti del clero diocesano sono, rispettivamente, don Giampiero Esopi (vice presidente della Fondazione del Maruffi e anche presidente dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero) e monsignor Giampiero Franceschini. L'entrata sul mercato privato comporterà certamente un aumento delle rette per i futuri ospiti. «Da statuto non c'è nessun elemento ostativo ed entrare sul mercato è l'unica scelta che si poteva fare - ribadisce Venturati -. L'unica condizione è il mantenimento di una quota posti per i parrocchiani di San Savino che verrà garantita».
Federico Frighi


16/07/2011 Libertà

Addio a Carlo Roda, difensore dei deboli

Non era cattolico, tanto che non ha voluto funerali ma una sepoltura con rito civile. Però ha fatto tanto bene nella sua vita, prima al fianco dei lavoratori, poi degli anziani. Ecco perchè l'articolo sulla morte di Carlo Roda entra di diritto in questo blog.

E' morto a 79 anni Carlo Roda, uno dei volti e delle anime del volontariato piacentino. Già sindacalista della Cgil al fianco degli autotrasportatori prima e dei braccianti poi, per qualche tempo nella Cia (Confederazione italiana agricoltori) al fianco dei piccoli imprenditori agricoli, infine la grande intuizione dell'Auser che fondò a Piacenza e che diresse per 18 anni; al fianco degli anziani.
Tra i primi ad apprendere la notizia della morte dello storico presidente dell'Auser è l'attuale numero uno provinciale, il suo successore dal 2008, Sergio Danese.
«Sono triste e sorpreso per una scomparsa improvvisa - dice Danese -, avevo visto Roda quindici giorni fa, prima di andare in ferie, e non lo avevo trovato male. Era reduce da una caduta per strada. Si era rotto una gamba ed aveva battuto il capo. Si stava riprendendo, invece... ».
«Sembrava una persona abbastanza ruvida nei rapporti personali - ricorda Danese -, ma aveva una grande sensibilità, ed era capace di capire i bisogni veri della gente sui quali si gettava con grande generosità». Piacentino del sasso, la carriera di Roda inizia negli anni Cinquanta, quando entra nella Cgil e diviene segretario del trasporto merci privato. «Fu protagonista - ricorda l'ex segretario generale Gianfranco Dragoni - di una lotta degli autisti senza precedenti con uno sciopero di 40 giorni». Durante la segreteria Bianconi diventa responsabile organizzativo, mentre nel 1968, con la segreteria di Adriano Trespidi, prende il suo posto alla Federbraccianti dove rimane fino al 1981. «Le lotte si facevano per il contratto nazionale ma anche per quelli provinciali e aziendali - ricorda Rinaldo Balduzzi, allora responsabile organizzativo di Federbraccianti -. Carlo era un maestro e nelle trattative sparava a zero disorientando la controparte, che però lo stimava». «Era una persona molto affabile - continua -, facevamo delle belle gite in Jugoslavia con i braccianti più fedeli». La sua attività sindacale è stata messa nero su bianco su un libro di cui Roda è stato coautore, dal titolo Terra Piacentina. Successivamente si impegna per qualche anno nella Cia, la Confederazione di sinistra dei coltivatori diretti, fino al 1989 quando è nel gruppo fondatore dell'Auser provinciale.
L'Auser (Associazione di Volontariato per l'Autogestione dei Servizi e la Solidarietà) è un'Associazione di volontariato promossa dal sindacato dei pensionati e dalla Cgil ed ora autonoma. A Piacenza conta oltre tremila soci in tutta la provincia e settecento volontari attivi. Il telefono amico Il Filo d'Argento (guidato dalla vice presidente Cesarina Armani), il bus per le terme, l'Università dell'Età Libera, i circoli ricreativi nei Comuni, il servizio socialmente utile sono tutte grandi intuizioni di Carlo Roda e del suo gruppo dirigente. La sua grande esperienza nel volontariato è stata messa al servizio di tutta la provincia con la nomina a vice presidente dello Svep. L'ultimo saluto a Roda si terrà oggi alle ore 16 nel cimitero di Sant'Antonio a Trebbia, dove arriverà dalla casa di cura Sant'Antonino.
Federico Frighi


26/07/2011 Libertà

Una suora trascrive i diari del cardinal Tonini

Su Libertà abbiamo dato la notizia, lo scorso 21 luglio, dei diari segreti del cardinale Ersilio Tonini. Ecco l'articolo in cui spieghiamo che cosa sono e chi li sta trascrivendo.

Grande festa ieri a Ravenna per i 97 anni del cardinale Ersilio Tonini. Nell'Opera Santa Teresa, dove risiede dal 1975, ha celebrato la messa nella cripta ed ha ricevuto l'affetto degli ospiti della casa di riposo ma anche della città di Ravenna. Le Acli lo hanno poi festeggiato con una torta sulla quale campeggiavano 2 candeline. Ma per questo 97esimo compleanno il regalo più bello è stato lo stesso cardinale a farlo. Ha infatti dato disposizione che i suoi diari personali vengano trascritti e salvati sul computer.
In futuro, con il benestare di Tonini, potrebbero anche venire pubblicati. Al momento il diario rimane nella disponibilità del porporato piacentino. Con il benestare della direzione dell'Opera Santa Teresa di Ravenna è stata distaccata una suora che, giorno dopo giorno, ha il compito di leggere le varie pagine e di trascriverle su computer. La delicata mansione è stata affidata a suor Paola Pasini, di Portomaggiore (provincia di Ferrara ma diocesi di Ravenna), fino a poco tempo fa "angelo custode" del cardinale. Fin dal suo arrivo a Ravenna dal 1975, gli è sempre stata vicino e gli ha fatto da segretaria personale e da "semaforo" per le centinaia di giornalisti che chiedevano interviste.
«Sono quaderni personali strettamente privati che sua eminenza ha sempre tenuto con sé e di cui è l'unico a conoscere i contenuti - precisa suor Paola -. Ha voluto che venissero salvati e per questo c'era bisogno di qualcuno che li trascrivesse. Sua eminenza mi perdonerà, ma ha una calligrafia non proprio facile da interpretare, un po' da medico, medico dell'anima s'intende... così la scelta è caduta su di me che conosco la sua scrittura». Il lavoro è lungo e suor Paola è solo all'inizio. «Non è un vero e proprio diario - l'unica rivelazione che concede - ma una serie di pensieri messi per iscritto. Si era prefisso di appuntarsi le cose che più gli facevano bene e pensava che, quando sarebbe diventato vecchio, gli sarebbe stato più difficile pregare il Signore e ringraziarlo senza aver la possibilità di ricordare».
In tutto sono circa 200 quaderni che iniziano dal suo periodo trascorso come parroco a Salsomaggiore nel 1954. Auguri sono arrivati ieri da ogni parte d'Italia: tra gli altri dalla diocesi di Piacenza-Bobbio, con il vescovo Gianni Ambrosio, un telegramma del sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, del presidente della Provincia, Massimo Trespidi. «Volersi bene, - scrive Trespidi - un pezzo di pane, e la coscienza netta. Le sue parole, eminenza sono un costante richiamo alla fede e una grande motivazione sulla via della verità. In questo suo 97esimo compleanno Le giungano i nostri più sentiti auguri». Tonini, una vita iniziata il 20 luglio 1914 a Centovera di San Giorgio Piacentino, terzo di cinque figli, è il più anziano porporato del Sacro Collegio che attualmente è formato da 197 cardinali.
Federico Frighi


21/07/2011 Libertà

Tonini, 97 anni e non sentirli

Il 21 luglio il cardinale Ersilio Tonini ha compiuto 97 anni. L'abbiamo intervistato il giorno prima in questo articolo di Libertà.

Non me ne accorgo neanche di avere 97 anni. Io sto benissimo, sono sereno, sono tranquillo, quando ci si vuol bene la vita è più bella». Parola di Ersilio Tonini, cardinale di Santa Romana Chiesa, unico porporato piacentino vivente. Oggi il cardinale Tonini compie 97 anni. Li festeggia a Ravenna, presso l'Opera Santa Teresa, dove vive dal novembre del 1975, celebrando la messa nella chiesa principale con i preti anziani, ospiti della struttura.
Ce lo passa al telefono suor Virginia, la nuova "custode" del cardinale, che da poco si è trasferito al piano superiore, il reparto sacerdoti, dotato di guardia medica 24 ore su 24. Ha appena preso il the delle cinque del pomeriggio ed ha tanta voglia di parlare con la sua Piacenza. «Non me ne accorgo neppure di avere 97 anni - dice convinto - qui sto bene, sono circondato da tanto amore e da tanto affetto». Parla dell'Opera Santa Teresa dove risiede con i preti anziani e dove sono ospitati anche bambini disabili: «C'è una grande carità in giro, qui a Ravenna la gente ha proprio il gusto del voler bene, dell'aiutare, dell'incoraggiare». Risponde pronto anche ad una domanda consumistico-profana: «Che regalo vorrei ricevere per i 97 anni? Vorrei che venisse da me qualcuno che mi dicesse che nella sua famiglia sono tornati pace e serenità, invece spesso purtroppo la famiglia, la casa, è il luogo in cui mettiamo il muso, è il posto delle divisioni». «A Piacenza no - ricorda -, la gente piacentina ha la caratteristica di fare della casa il luogo più bello».
Da "grande vecchio" si permette un consiglio ai giovani di oggi: «Ragazzi, rendetevi conto che la vita è un grande dono, bisogna però viverla, senza lasciarsi prendere dalle paure, dagli smarrimenti, dalle incertezze». Anche se le paure oggi sono tante, come la perdita del lavoro, o la precarietà: «E' vero, è vero, però guardate che oggi la società va molto meglio di un tempo. Bisognerebbe aver vissuto la vita come l'abbiamo vissuta quando io ero a Piacenza negli anni Cinquanta. Anche se però allora c'era un grande fermento civile».
Il cardinale Tonini si augura che la scuola si riappropri del suo grande valore educativo. «Dobbiamo aiutare i nostri ragazzi a far sì che la scuola ti dia il gusto delle cose - e sottolinea "gusto" -. Una frase che non ti viene all'improvviso, finalmente, riesci a farla uscire, una pagina che non andava bene poi ti accorgi che ce l'hai fatta. Questo è il gusto che è capace di dare la scuola».
Come sta di salute la Chiesa di oggi? «Molto bene. Anche perchè ha aperto i suoi confini che vanno al di là dei mari, anche papa Ratzinger è andato nelle zone più lontane del mondo». La chiusura - anche se in realtà è stato l'argomento con cui ha iniziato la lunga telefonata - per Libertà. «Ho vissuto a Libertà parte della mia giovinezza perchè venivamo in via Benedettine a stampare il Nuovo Giornale. Ero molto amico dei due Prati, Marcello sempre giocoso, un po' vivace, Ernesto più riservato, ma ugualmente affettuoso. Mi ricordo i tipografi, le linotype, il piombo. Mi piacerebbe tanto tornarci per visitare il museo della stampa. Ho vissuto momenti molto belli tra giornalisti e tipografi.
Grazie di esservi ricordati di me, abbraccio tutti voi e idealmente tutti i lettori, pregate per me».
Federico Frighi


20/07/2011 Libertà

lunedì 18 luglio 2011

Allarme siccità nel Corno d'Africa

"Non manchi a queste popolazioni sofferenti la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona volontà".
Con queste parole papa Benedetto XVI ha ricordato la "catastrofe umanitaria" che sta colpendo le regioni del Corno d'Africa, dalla Somalia all'Etiopia. "È necessario - ha aggiunto il Papa - inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini".

Sono circa 10 milioni le persone colpite da siccità e carestia che stanno affliggendo la regione dell’Africa Orientale per la scarsità delle precipitazioni degli ultimi 2 anni e il conseguente innalzamento del prezzo di cibo e acqua. Secondo i dati Onu è la peggiore siccità degli ultimi 60 anni e coinvolge 3,2 milioni di persone in Kenya, 2,6 in Somalia, 3,2 in Etiopia, 117mila a Gibuti, ed anche parte della popolazione in Eritrea. A soffrirne sono soprattutto i bambini: in Somalia uno su tre è denutrito. Si teme che l’emergenza travolga anche Tanzania e Sud Sudan.
Si registra anche la perdita di molti capi di bestiame e grandi spostamenti di persone in tutto il Corno d’Africa, soprattutto in Kenya, dove i campi profughi sono ormai al limite della capienza.
“La situazione umanitaria in Somalia è disastrosa” ha dichiarato S.E. Monsignor Giorgio
Bertin, Presidente di Caritas Somalia, amministratore apostolico di Mogadiscio e vescovo di Gibuti. “Nel sud della Somalia – ha aggiunto il vescovo - gli effetti della siccità si sommano a 20 anni di vuoto politico e conflitti. Se vogliamo evitare la catastrofe umanitaria occorre agire velocemente e con grande attenzione alla complessità del contesto”.
La rete Caritas si è attivata per rispondere in modo adeguato e tempestivo a questa crisi.
In Somalia, Caritas Somalia attraverso l’operazione Lifeline, raggiunge con aiuti d’urgenza 7.000 persone, di cui circa 1.400 bambini e anziani. Inoltre la rete Caritas sta offrendo assistenza a 70.000 persone seminomadi nel Somaliland Orientale.
In Kenya, Caritas Kenya distribuisce generi di prima necessità a 40.000 persone nelle aree più gravemente colpite e nella Rift Valley. I primi ad essere soccorsi sono stati i bambini e le mamme, ed è in corso un programma veterinario per assistere circa 15.000 bovini. S.E. Monsignor Peter Kihara, Vescovo di Marsabit, una delle aree più gravemente colpite, ha lanciato un appello per aiuti immediati.
In Etiopia, nella zona meridionale dove i pastori Borana sono in gravi difficoltà per carenza di acqua e di pascoli, la rete Caritas sta aiutando circa 25.000 famiglie nel mantenimento dei propri capi di bestiame. Caritas Etiopia sta inoltre distribuendo cibo e acqua a 80.000 persone nelle regioni di Haraghe e Meki. In Eritrea, la Caritas sta monitorando la situazione per mettere a punto un piano di intervento.
A rafforzamento delle azioni già avviate la rete Caritas sta predisponendo un programma globale di aiuto d’urgenza riguardante i 4 paesi che verrà lanciato nelle prossime settimane.
La Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio sostiene Caritas Italiana da anni impegnata nel Corno d’Africa, in collaborazione con le chiese locali, in ambiti diversi: salute, lotta all’esclusione sociale, istruzione. In occasione di questa emergenza Caritas Italiana ha prontamente destinato già 300.000 euro ed è in costante contatto con le Caritas africane attive nei paesi colpiti dalla siccità e ha offerto sostegno alle azioni in atto e al piano in via di definizione. Nel contempo richiama l’attenzione sul problema dei cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento globale e sul loro impatto negativo, in particolare sui poveri. Per questo è necessario non solo offrire assistenza nelle emergenze umanitarie, ma soprattutto prevenirle attraverso il sostegno all’agricoltura locale, la riduzione del riscaldamento globale, una gestione appropriata delle risorse idriche in favore delle comunità. Un impegno che riguarda i governi e le istituzioni internazionali, ma anche gli stili di vita quotidiani di ogni persona.

Per sostenere gli interventi nel Corno d’Africa si possono utilizzare le seguenti modalità:
• versamento diretto presso i nostri uffici in Via Giordani, 21 a Piacenza dalle ore 9 alle 12 dal lunedì al venerdì
• C/C bancario tramite Banca di Piacenza intestato a Fondazione Caritas Diocesana (causale “EMERGENZA SICCITÀ”)
Iban: IT61 A 05156 12600 CC0000032157
• CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio)

mercoledì 13 luglio 2011

Morto don Alberto Gazzola

E' morto questa mattina don Alberto Gazzola.

Nato a Roccapulzana di Piozzano il 17 settembre 1927 e ordinato sacerdote il
19 maggio 1951, ha iniziato il proprio servizio pastorale come curato a Morfasso; il 22 aprile 1955 è stato nominato parroco di Chiesa Bianca e Rugarlo (parrocchia nel Comune di Bardi soppressa) per passare il 1° marzo
1971 alla guida della comunità parrocchiale di Sariano. E' stato nominato anche amministratore parrocchiale di Gusano. Ha rinunciato alla parrocchia di Sariano il 13 maggio 2008.
Attualmente era ospite della casa di riposo "mons. Castagnetti" di Pianello.

I funerali saranno celebrati nel pomeriggio di venerdì 15 luglio, alle ore 17, nella chiesa parrocchiale di Pianello e saranno presieduti dal vescovo mons. Gianni Ambrosio.

sabato 9 luglio 2011

Il vescovo di Belfast: religione strumentalizzata dalla politica

(fri) In Italia per il 14esimo meeting della famiglia colombaniana, per Sant'Antonino 2011 in basilica c'è anche Donal McKeown, vescovo ausiliare della diocesi di Down and Connor (Belfast, Irlanda del Nord). Comprende e parla perfettamente l'italiano ed ha seguito la cerimonia in tutti i suoi momenti. Rimanendone favorevolmente colpito.
«Che qui nella basilica ci si trovi a celebrare non solo un santo ma l'orgoglio di una città assieme ai rappresentanti delle istituzioni e dello Stato è una cosa che mi stupisce - osserva -. Da noi, tra Chiesa e Stato, non c'è questa partecipazione. In centri dalle dimensioni di Piacenza poi, è una cosa del tutto sconosciuta». Così come il calore riservato al vescovo: «Durante la passeggiata tra il vescovado e la basilica del patrono ero assieme al vostro vescovo e ho visto come è amato; la gente lo saluta, lo ferma per strada, gli stringe la mano. A Belfast queste cose non succedono». A Belfast il conflitto tra cattolici e protestanti è ancora forte. Anche se per McKeown «la religione non c'entra nulla in un conflitto che è tra chi si sente inglese e chi irlandese». «La religione - spiega - viene sfruttata come arma e strumentalizzata. Durante gli anni più difficili, tra i Settanta e gli Ottanta, mentre i politici non erano pronti a stare insieme nello stesso edificio, le chiese erano impegnate a tenere cucita la società». «Il problema è essenzialmente politico - prosegue -. Tra l'altro è anche più facile per il governo inglese dire che "si vuol portare la pace lassù in Irlanda del Nord dove si fanno la guerra tra cattolici e protestanti". In realtà sono le chiese a tenere insieme il tessuto sociale. Ci sono persone a cui interessa che la convivenza non sia stabile, sennò non si riesce più a parlare di unire l'Irlanda». «Il nostro obiettivo oggi? Che nessuno muoia. I vescovi cattolici hanno sempre condannato le violenze».


Libertà 05/07/2011

Ambrosio: ascoltiamo giovani, disoccupati e precari

«Piacenza deve volare alto, come hanno fatto i nostri padri, riconoscendo Sant'Antonino come figura ideale di vita per affermare che al centro della convivenza civile non ci sono successo e ricchezza ma l'amore... Solo così riusciremo a rispondere alle emergenze etiche e sociali dei giovani e del lavoro». Il vescovo Gianni Ambrosio sceglie il pulpito della basilica patronale, sceglie la festa del 4 luglio, per dare una scossa alla città. Per ricordare che ci sono due invocazioni alle quali occorre dare una risposta. Quella dei giovani, «di tutti i nostri giovani, sia quelli originari sia quelli immigrati a Piacenza» con l'urgente bisogno «di un contesto educativo che sappia indicare una meta e dischiudere un orizzonte di speranza e di futuro». Quella di chi ha perso il lavoro e di chi è precario, perchè «anche nella nostra città si registrano gli effetti della crisi economica e delle difficoltà finanziarie di alcune imprese: in particolare incombe il rischio di chiusura o trasferimento di aziende storiche».
Una scossa non urlata quella di Ambrosio e neppure ad alta voce - non è nello stile del vescovo - ma non per questo meno efficace e diretta. Davanti a sè ha una basilica gremita: in prima fila il prefetto Antonino Puglisi, il sindaco Roberto Reggi - all'offertorio porterà il suo decimo cero da sindaco -, il presidente della Provincia Massimo Trespidi e tutte le altre autorità riunite per il santo patrono. Accanto, oltre al parroco don Giuseppe Basini, tre vescovi: Enrico Solmi di Parma, Carlo Mazza di Fidenza e Donal McKeown, ausiliare di Belfast (Irlanda del Nord).
«E' motivo di stupore il fatto che la memoria di questo giovane martire continui ancora oggi, a distanza di 1.700 anni» esordisce il vescovo. Sant'Antonino «non è solo il patrono ma è anche il simbolo della nostra città» ci tiene ad osservare il presule. E' importante, perchè - continua - è «come se Piacenza - la Piacenza del passato e, speriamo, quella di oggi - volesse dire che proprio nella figura di un giovane, di un giovane santo e coraggioso fino al martirio, si esprime al meglio, come ideale, il desiderio dei suoi concittadini, e cioè che al centro della convivenza cittadina ci sia l'amore».
«Celebrando sant'Antonino e riconoscendolo come figura ideale di vita - evidenzia - noi siamo invitati a riaffermare che il cuore della nostra città pulsa non per la ricchezza o per il successo o per il potere ma per quella forza grande che è l'amore. Questa scelta fatta nel passato dai nostri padri ha permesso alla nostra città di volare alto: È una scelta che non può essere dimenticata oggi, perché anche oggi abbiamo bisogno di volare alto, superando le visioni riduttive dell'uomo e della convivenza civile». Tra poco sarà monsignor Ambrosio a consegnare a don Giorgio Bosini l'Antonino d'oro. Un premio azzeccato più che mai. Tanto da divenire quest'anno una sorta di Oscar. Lo dicono i lunghi minuti di applauso con tutta la chiesa in piedi, una standing ovation a tutti gli effetti. Lo fa intendere il vescovo Ambrosio che mette don Giorgio Bosini tra coloro che hanno seguito la testimonianza di Sant'Antonino: «Questo premio, conferito nella memoria del nostro santo patrono, rappresenta per la nostra città e per tutti noi una precisa sollecitazione: ravviviamo le nostre risorse di cuore e di intelligenza, perché le sfide che stanno davanti a noi possono essere affrontate solo con un di più di cuore e di intelligenza». Queste sfide, le più urgenti, sono oggi, come detto il grido dei giovani, dei disoccupati, dei precari.
Dobbiamo rispondere - invita il vescovo - «altrimenti diventa molto facile per i nostri giovani pensare che "la vita sia altrove"» dice citando Bauman. «Così si diffonde, con questo "altrove" sempre sfuggente, una mentalità consumistica e strumentale che arriva ad investire ogni ambito della vita: anche le relazioni più importanti e le esperienze più significative si disperdono in questo agitarsi inquieto di tanti giovani». «L'altra voce che invito ad ascoltare - dice Ambrosio - è quella che proviene da chi vive in situazioni di disoccupazione e di precarietà lavorativa. Anche qui non possiamo essere fatalisti, non possiamo arrenderci gettando la spugna».
Federico Frighi

Libertà 5 /07/2011

Sant'Antonino/ Ambrosio: Piacenza voli alto

Carissimi fratelli e carissime sorelle

1. Suscita sempre stupore il fatto che il patrono della nostra città di Piacenza e della comunità ecclesiale diocesana sia un giovane che ha professato la fede nel Signore fino al martirio. Ed è pure motivo di stupore il fatto che la memoria di questo giovane martire continui ancora oggi, a distanza di 1.700 anni. Lo stupore suscita il rendimento di grazie. Siamo un popolo che sa di essere amato da Dio e che, nelle vicende della storia, fa memoria della morte e risurrezione del Signore Gesù: così vive di fede, di speranza e di carità. Siamo una comunità che desidera incontrare tutti per offrire il Vangelo di Gesù, luce e forza del nostro cammino. Il ‘luogo’ dell’incontro è in quelle dimensioni fondamentali della vita di tutti: le relazioni, la fragilità, la cittadinanza. Lì, nel cuore della vita, ci ritroviamo insieme per ascoltare, per proporre, per darci una mano, per trasmettere ragioni di vita. È la nostra Missione: condividere la Parola del Signore e le esperienze della vita. È la nostra pastorale quotidiana: con la preghiera rivolta al Signore, con l’impegno caritativo rivolto a tutti, con il lavoro educativo con i ragazzi e i giovani, con gli oratori, con i grest e i campi estivi.


2. Celebrando e invocando il santo patrono, siamo invitati ad apprezzare la fondamentale continuità della nostra comunità lungo i secoli. Con gratitudine possiamo riconoscerci figli di quei nostri padri che, nel corso del tempo, hanno costruito e trasmesso a noi una città, una storia, un ambiente di vita, una tradizione: noi siamo eredi di un grande patrimonio di umanità, di cultura, di spiritualità, di vita cristiana. Possiamo far ricorso all’espressione dell’apostolo Paolo che abbiamo ascoltato nella seconda lettura: egli parla di un “tesoro”, riferendosi al servizio che egli compie per i cristiani di Corinto, la missione di annunciare Gesù Cristo. Possiamo ben dire che anche a noi è stato trasmesso un “tesoro” di cui essere sempre consapevoli. Anche perché, come ancora l’apostolo Paolo ci ricorda, si tratta di “un tesoro in vasi di creta”, in vasi fragili, che possono rompersi. Siamo dunque invitati ad avere molta cura del “tesoro” ricevuto, continuando quelle scelte che i nostri padri hanno saputo compiere nelle difficoltà del loro tempo: è la strada del servizio e della responsabilità.


3. Sant’Antonino non è solo il patrono ma è anche il simbolo della nostra città. Come se Piacenza – la Piacenza del passato e, speriamo, quella di oggi – volesse dire che proprio nella figura di un giovane, di un giovane santo e coraggioso fino al martirio, si esprime al meglio, come ideale, il desiderio dei suoi concittadini, e cioè che al centro della convivenza cittadina ci sia l’amore. Il santo è infatti il segno vivo dell’amore: il santo accoglie in sé Dio, che è amore, e vive di questo amore nelle sue relazioni con i fratelli e le sorelle. Se poi, come nel nostro caso, il santo patrono è un martire che ha testimoniato con la vita la fede in Dio, allora abbiamo un ulteriore motivo per far valere ciò che veramente conta, lasciando da parte i tanti idoli seducenti che annullano la nostra libertà.
Celebrando sant’Antonino e riconoscendolo come figura ideale di vita, noi siamo invitati a riaffermare che il cuore della nostra città pulsa non per la ricchezza o per il successo o per il potere ma per quella forza grande che è l’amore. Questa scelta fatta nel passato dai nostri padri ha permesso alla nostra città di volare alto: l’amore è la via della vita che edifica in pienezza l’umano e lo incammina verso Dio, fonte della vita e dell’amore. È una scelta che non può essere dimenticata oggi, perché anche oggi abbiamo bisogno di volare alto, superando le visioni riduttive dell’uomo e della convivenza civile. Dobbiamo aiutarci a vivere nella logica sempre nuova dell’amore, prendendoci cura gli uni degli altri con la forza e con la fedeltà dell’amore. Non in nome di un ideale generico, ma vivendo fino in fondo, senza timori, la logica evangelica del chicco di grano che, se entra nella terra e muore, arriva a produrre molto frutto.

4. Carissimi fratelli e sorelle, l’assegnazione dell’ “Antonino d’oro 2011” al nostro don Giorgio Bosini è un segno di gratitudine nei suoi confronti e nei confronti di tutti coloro che, insieme a lui, hanno testimoniato l’amore per ogni persona, in particolare se segnata da ferite, da disagi, da fragilità. Questo premio, conferito nella memoria del nostro santo patrono, rappresenta per la nostra città e per tutti noi una precisa sollecitazione: ravviviamo le nostre risorse di cuore e di intelligenza, perché le sfide che stanno davanti a noi possono essere affrontate solo con un di più di cuore e di intelligenza.
Don Giorgio, in un’intervista, ha detto che è stata la voce di una ragazza che gli chiedeva di essere aiutata – “aiutami, perché mi drogo” – a spingerlo sulla strada della carità attenta e intelligente, per cercar di offrire un aiuto possibilmente valido e per testimoniare comunque e in modo fattivo l’amore di Dio. Anche oggi sono molte le voci che invocano aiuto, forse più in modo sommesso che ad alta voce. E sono molti i motivi dell’invocazione odierna, ma dietro ai diversi motivi si può scorgere il desiderio di essere e sentirsi amati e il bisogno di speranza.

5. Desidero riferirmi in particolare a due invocazioni. La prima è quella che proviene dalla voce di molti giovani, la seconda è quella che proviene da chi vive situazioni di precarietà lavorativa.
Per la voce dei giovani, di tutti i nostri giovani, sia quelli originari che quelli immigrati a Piacenza, mi limito ad affermare l’urgente bisogno di un contesto educativo che sappia indicare una meta e dischiudere un orizzonte di speranza e di futuro. Altrimenti diventa molto facile per i nostri giovani pensare che “la vita sia altrove”, per citare l’osservazione di un noto studioso (Z. Bauman, Vite che non possiamo permetterci, Laterza, Bari-Roma, 2011). Così si diffonde, con questo “altrove” sempre sfuggente, una mentalità consumistica e strumentale che arriva ad investire ogni ambito della vita: anche le relazioni più importanti e le esperienze più significative si disperdono in questo agitarsi inquieto di tanti giovani.
Non possiamo restare sordi al bisogno di un vitale e serio contesto educativo per ricuperare l’orizzonte del futuro che è quasi scomparso dalla nostra vita e dalla nostra cultura, per ritornare ad apprezzare la vita nella sua realtà, per ricostruire la nostra coscienza – non solo personale ma anche sociale – con la percezione di ciò che è degno di guidare il desiderio dell’uomo e di motivare il sì o il no rispetto alle diverse possibilità che ci stanno di fronte. Possiamo e dobbiamo aiutarci, coinvolgendoci tutti in modo serio, per favorire la crescita della passione educativa: così si supera la rassegnazione, si propongono obiettivi per i quali merita di spendere la vita, si sostengono le testimonianze di uomini buoni e saggi.
L’altra voce che invito ad ascoltare è quella che proviene da chi vive in situazioni di disoccupazione e di precarietà lavorativa. Anche nella nostra città si registrano gli effetti della crisi economica e delle difficoltà finanziarie di alcune imprese: in particolare incombe il rischio di chiusura o trasferimento di aziende storiche. Anche qui non possiamo essere fatalisti, non possiamo arrenderci gettando la spugna. È inutile ribadire che senza lavoro stabile, la vita delle persone perde dignità e diventa fragile. La mancanza di lavoro e la precarietà del lavoro sono una’emergenza sociale e etica, come lo è la questione educativa. Lo ribadiamo con forza per non perdere l’orizzonte delle priorità vere e ineludibili che una città deve garantire. Per molti lavoratori (dai cassaintegrati ai lavoratori in mobilità, dai giovani a cui è stato interrotto il contratto alle tante piccole imprese a rischio, spesso non conteggiate), l’oggi è precario e il domani è denso di incognite. A tutti è chiesto un grande sforzo per offrire le condizioni che possono favorire le soluzioni, ricordando che le sfide ci invitano a ritrovare ciò che è essenziale e a ricuperare nella comune partecipazione un rinnovato dinamismo. Di questo dinamismo abbiamo particolarmente bisogno, in quanto ci dispone alla fiducia e allo slancio creativo, non trascurando nessuna delle energie capaci di contribuire alla crescita della nostra città.

6. Carissimi fratelli e sorelle, la memoria del nostro patrono sant’Antonino ci richiama al passato, alla lunga storia della nostra comunità, alla fede coraggiosa e alla carità operosa di molti che hanno seguito l’esempio del patrono. Ma la memoria del patrono ci rivolge l’invito ad alzare lo sguardo e a guardare avanti, sapendo nella fede che Dio è fedele e mantiene la promessa di chiamarci alla pienezza della vita. Questa fede è vita, questa fede fa vivere, questa fede incide nella storia. La invochiamo con fiducia per noi e per tutti, perché tutti abbiamo bisogno di vivere nell’amore e nella speranza. Amen.

+ Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio






sabato 2 luglio 2011

Nomine, don Galli a Sant'Antonio

Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 22 giugno 2011 il M. R.
Galli don Fabio è stato nominato parroco della parrocchia di Sant'Antonio Abate in Sant'Antonio a Trebbia-Piacenza, resasi vacante in seguito al decesso dell¹ultimo titolare il M.R. Segalini don Giuseppe.

Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 22 giugno 2011 il M. R.
Piscina don Giuseppe, sacerdote novello, è stato nominato vicario parrocchiale della parrocchia di San Giacomo Maggiore in Pontedell'Olio, Provincia di Piacenza.

Piacenza 1° luglio 2011 dalla Curia Vescovile di Piacenza

il Cancelliere Vescovile
don Mario Poggi