(fri) In Italia per il 14esimo meeting della famiglia colombaniana, per Sant'Antonino 2011 in basilica c'è anche Donal McKeown, vescovo ausiliare della diocesi di Down and Connor (Belfast, Irlanda del Nord). Comprende e parla perfettamente l'italiano ed ha seguito la cerimonia in tutti i suoi momenti. Rimanendone favorevolmente colpito.
«Che qui nella basilica ci si trovi a celebrare non solo un santo ma l'orgoglio di una città assieme ai rappresentanti delle istituzioni e dello Stato è una cosa che mi stupisce - osserva -. Da noi, tra Chiesa e Stato, non c'è questa partecipazione. In centri dalle dimensioni di Piacenza poi, è una cosa del tutto sconosciuta». Così come il calore riservato al vescovo: «Durante la passeggiata tra il vescovado e la basilica del patrono ero assieme al vostro vescovo e ho visto come è amato; la gente lo saluta, lo ferma per strada, gli stringe la mano. A Belfast queste cose non succedono». A Belfast il conflitto tra cattolici e protestanti è ancora forte. Anche se per McKeown «la religione non c'entra nulla in un conflitto che è tra chi si sente inglese e chi irlandese». «La religione - spiega - viene sfruttata come arma e strumentalizzata. Durante gli anni più difficili, tra i Settanta e gli Ottanta, mentre i politici non erano pronti a stare insieme nello stesso edificio, le chiese erano impegnate a tenere cucita la società». «Il problema è essenzialmente politico - prosegue -. Tra l'altro è anche più facile per il governo inglese dire che "si vuol portare la pace lassù in Irlanda del Nord dove si fanno la guerra tra cattolici e protestanti". In realtà sono le chiese a tenere insieme il tessuto sociale. Ci sono persone a cui interessa che la convivenza non sia stabile, sennò non si riesce più a parlare di unire l'Irlanda». «Il nostro obiettivo oggi? Che nessuno muoia. I vescovi cattolici hanno sempre condannato le violenze».
Libertà 05/07/2011
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