venerdì 20 marzo 2009

Romeni discriminati, la parrocchia ortodossa fa da garante

Piacenza - Discriminati nel lavoro e nella vita di tutti i giorni. La parrocchia romena di Piacenza esce allo scoperto. L’obiettivo è di denunciare la situazione di diffidenza che si è venuta a creare a Piacenza e provincia dopo gli stupri romani che hanno individuato a livello nazionale le responsabilità di immigrati romeni.
«A Piacenza non ci sono stati casi clamorosi, ma dopo i fatti di Roma la situazione è cambiata» denuncia padre Jurie Ursachi, parroco della chiesa ortodossa romena di Piacenza. Una parrocchia - dedicata a San Daniele solitario - che ha la propria sede nella chiesa di Santo Stefano (in via Scalabrini) messa disposizione dal vescovo di Piacenza-Bobbio ai tempi di monsignor Luciano Monari. «Solo l’altro giorno - fa sapere padre Ursachi - un nostro connazionale è entrato in un’agenzia immobiliare per chiedere una casa in affitto. Appena hanno saputo che era romeno lo hanno mandato via». «Sempre dopo i tragici fatti di Roma - continua il parroco - una coppia ha perso il lavoro: lui faceva il custode, lei la badante. Con gentilezza hanno detto loro che non servivano più e li hanno licenziati».
La comunità romena della provincia di Piacenza conta poco più di quattromila persone. Ogni domenica, nella chiesa di via Scalabrini, i fedeli sono circa duecento. «Ma nelle festività siamo molti di più», osserva padre Jurie. Trentadue anni, come permette la sua religione, è sposato ed ha quattro figli. Abita a Sarmato e lavora in una ditta che monta pareti di cartongesso. «Mi ha inviato in Italia il mio vescovo - spiega - per curare l’assistenza spirituale dei romeni ortodossi immigrati». Oggi si trova di fronte ad una vera e propria emergenza. «I romeni piacentini si sentono discriminati, sia sul lavoro sia nella vita privata. Dobbiamo tutelare l’immagine dei nostri connazionali onesti e che lavorano - dice - per questo metto a disposizione un numero di telefono 329/1687706, che poi è quello della parrocchia, per fare da garante». Non solo: «Ogni settimana vado nel carcere di Piacenza ad incontrare i romeni che vengono arrestati. Sono persone che devono essere recuperate, desideriamo che si rendano conto di quello che hanno fatto e che possano cambiare vita».
fri

Il testo integrale su Libertà del 19 marzo 2003