sabato 11 aprile 2009

Il vescovo Ambrosio: visiterò ogni parrocchia

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa

Messa crismale del Giovedì Santo 2009
Omelia del vescovo mons. Gianni Ambrosio

Introduzione

Carissimi sacerdoti e diaconi, carissimi religiosi e religiose, carissimi fedeli di questa santa Chiesa di Piacenza-Bobbio: a tutti rivolgo il mio cordiale saluto. In particolare un saluto affettuoso lo rivolgo ai cresimandi qui presenti che rappresentano tutti coloro che in questo anno riceveranno il sacramento della Confermazione.
Nella comunione del presbiterio ricordiamo i sacerdoti ammalati, che sono partecipi con la loro preghiera e con la loro sofferenza della comunione sacramentale, mentre affidiamo alla misericordia di Dio il nostro sacerdote mons. Antonio Tagliaferri, deceduto martedì santo.
Ricordiamo poi i nostri missionari sparsi in diverse parti del mondo, soprattutto in Africa e in Brasile: sono il segno dell’impegno missionario della nostra Chiesa piacentina-bobbiese. Alcuni dei nostri mi ha scritto dicendo che “ci sentiamo spiritualmente lí in Cattedrale, rinnovando, assieme a voi, la nostra consacrazione”.

Ricordiamo infine i sacerdoti che celebrano gli anniversari di ordinazione Quest'anno (2009) compiono i sessant'anni di ordinazione:
- Alberoni Paolo
- Cupola Vittorio
- Ferrari Giuseppe senior
- Ferrari Pio
- Ferrari Renzo
- Galluzzi Luigi
- Malacalza Vittorino
- Marini Martino
- Melfi Giulio
- Muratori Luigi
- Porcari Giuseppe
- Sartori Antonio
- Solari Pietro
- Tassi Pietro

Compiono, invece, i cinquant'anni di ordinazione:
- Boselli Mario
- Castelli Giuseppe
- Chiapparoli Renato
- Fontana Luigi
- Fontanella Giuseppe
- Giovanelli Giovanni
- Maserati Giuseppe
- Migliavacca Guido
- Ruggeri Primo
- Schiaffonati Gianni
- Testa Antonio

Compiono, inoltre, i venticinque anni di ordinazione:
- Garilli Stefano
- Lisoni Riccardo

Compiono, infine, i dieci anni di ordinazione:
- Battiato Fabio
- Cignatta Paolo
- Ferdenzi Angelo Umberto
- Isola Roberto
- Lusignani Angelo

A questi sacerdoti assicuriamo un particolare ricordo nella preghiera, ringraziandoli di cuore per il loro ministero.
E ora, fratelli e sorelle, invochiamo su tutti noi la misericordia del Signore perché, purificati dai nostri peccati, possiamo accogliere la parola del Signore e celebriamo degnamente i santi misteri.

Omelia

Carissimi confratelli nel sacerdozio, carissimi diaconi, carissimi fedeli,
il profeta Isaia annuncia la sua missione e svela l’origine del suo essere “mandato a portare il lieto annuncio ai miseri”: è “lo Spirito del Signore” che è sceso su di lui e l’ha consacrato con l’unzione”. Lo Spirito consacra il profeta, lo abilita interiormente alla sua missione, lo rende capace di svolgere l’opera stessa di Dio. Accogliendo lo Spirito, lasciandosi condurre dallo Spirito, la missione del profeta attua il progetto di misericordia e di liberazione del Signore.
“Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del vostro Dio sarete detti”: ciò che il profeta annuncia, e vive egli stesso, anche se in modo soltanto prefigurativo, si realizza in modo completo e perfetto in Gesù di Nazaret: “oggi si è compiuta questa Scrittura”.
Noi celebriamo la grazia di questo ‘oggi’, noi viviamo la grazia di questo ‘oggi’, un ‘oggi’ aperto al domani e a tutti, affinché si compia per tutti e per sempre il progetto di Dio di benedirci in Cristo Gesù, con ogni benedizione spirituale fino ad essere figli adottivi del Padre, graziati e gratificati nel Figlio amato, segnati dal sigillo dello Spirito Santo che è caparra della nostra eredità” (cf Ef 1, 2-14).
Contempliamo così la missione di Gesù che ha la sua origine nella decisione del Padre, accolta e fatta propria dal Figlio che “svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil 2,6-7) per salvare gli uomini. L’incarnazione del Verbo, come ci viene ricordato dalle parole dell’Angelo a Maria, avviene per mezzo dello Spirito: “lo Spirito Santo scenderà sopra di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,35). Mediante Gesù Cristo, lo stesso Spirito è donato a noi per farci diventare figli adottivi del Padre che riversa su di noi la ricchezza della sua grazia (cf Ef 1,3-8).
Oggi si è compiuta questa scrittura, oggi, in questa nostra storia, in questa nostra vita si sta compiendo l’opera che il Padre ha affidato al Figlio su cui è sceso lo Spirito consacrandolo con l’unzione. “Cantiamo per sempre l’amore del Signore” (Salmo responsoriale), celebriamo con animo stupefatto e con cuore grato questo evento di grazia, questa benedizione, questa grande speranza che ci è donata, questa missione cui siamo stati chiamati.
Sì, l’oggi di Gesù in cui si compie la Scrittura è anche il nostro ‘oggi’: la missione di Gesù, per il dono dello Spirito, continua nel tempo e noi ne siamo gli eredi.
“Colui che ci ama e ci ha liberato dai nostri peccati con il suo sangue, (…) ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre” (Ap. 5,6). In Cristo Gesù, il Padre ci ha coinvolti nella sua decisione di grazia, ci ha associati alla sua opera di misericordia, ci ha consacrati con l’unzione dello Spirito Santo che ci inserisce nel Cristo e ci configura a Lui. Siamo ministri di Gesù Cristo, al suo servizio e al servizio della sua grazia.
Siamo dunque al servizio dell’uomo, perché “per noi uomini e per la nostra salvezza, Cristo discese dal cielo”.
Il nostro ministero partecipa della finalità della missione stessa di Gesù: è il lieto annuncio per noi innanzi tutto e per gli uomini che in ogni tempo e luogo hanno bisogno della parola di salvezza, del perdono che riconcilia, del cibo che nutre, della comunità che accoglie e accompagna.
Miei cari confratelli, le nostre mani, benedette con il santo olio, sono rese capaci, per la grazia e la forza dello Spirito Santo, di servire il Signore, portando il suo amore salvifico ai nostri fratelli e alle nostre sorelle.
È grande il dono di Dio per noi, è immensamente grande: lo sappiamo. Ma dobbiamo sempre ricordarlo. Allora non solo le nostre mani che oggi mettiamo ancora una volta a disposizione del Signore, ma anche il nostro cuore e la nostra mente siano al servizio del Signore: è la preghiera umile che gli rivolgiamo, ben conoscendo le nostre povertà, i nostri limiti, come pure le varie difficoltà che incontriamo nella nostra vita e nella nostra attività pastorale.
Vorrei che nella nostra preghiera ci fosse un’intenzione comune, suggerita dal nostro essere partecipi della missione e del sacerdozio di Gesù Cristo. Siamo una cosa sola con il Signore Gesù, e allora preghiamo per vivere il mistero di comunione con Lui e tra noi.
Il brano del profeta Isaia termina con queste parole: “Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta del Signore”. La comunione deve essere visibile e riconoscibile da noi innanzi tutto e poi da chi ci osserva e ci ascolta. Anche questa visibilità della nostra comunione di presbiteri attorno al Vescovo e di tutti noi attorno al Santo Padre - che “conferma nella fede i fratelli” e che “presiede alla comunione universale di carità" (cf
LG 13) - , concorre alla realizzazione di quel mistero grande che Dio ha progettato fin dalla eternità, quello di ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose (cf Ef 1,10).
Sappiamo di aver vivo bisogno di questa grazia della comunione. Per questo la invochiamo con fiducia, impegnandoci ad essere assai vigilanti, per non vanificare irresponsabilmente ciò che Dio ha posto nelle nostre mani, per non rattristare lo Spirito Santo che ci sospinge all’unità tra la comunione della Chiesa nell’interno di sé e la missione. La comunione, l’unità e la fedeltà dei sacerdoti sono per tutti il segno dell’amore del Padre che in Cristo si prende cura del suo popolo: sappiamo bene quanto sia importante, soprattutto oggi, poter offrire alle nostra comunità e a tutti il segno dell’amore di Dio, non dimenticando mai che “da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35).
Oltre alla preghiera e alla vigilanza, quanto mai importanti, nell’intento di favorire la comunione, confermando e rinnovando il vincolo che lega il Vescovo ai suoi presbiteri e i presbiteri tra loro nell’unico presbiterio della nostra Chiesa, desidero comunicarvi che il giovedì mattina di ogni settimana sarò a disposizione di voi sacerdoti perché possiate farmi visita senza alcuna prenotazione. Le modalità vi saranno comunicate di settimana in settimana: desidero mantenere questa promessa che ho fatto al Consiglio presbiterale. Però è anche mio vivo desiderio fare visita a voi, là ove svolgete il vostro ministero. Non si tratta di una visita pastorale nel senso canonico, ma di una visita del Vescovo ai parroci e ai collaboratori parrocchiali, prendendo come punto di riferimento l’unità pastorale. Si tratta per ora di un annuncio, le modalità andranno esaminate e poi comunicate. Sottolineo ancora l’intento: favorire la comunione.
Desidero infine accennare anche ad un’altra intenzione di preghiera. Preghiamo perché ci sia data la grazia di rinnovare la passione missionaria della nostra Chiesa, pensando e realizzando insieme la Missione Popolare diocesana come un momento di speranza e di grazia.
Vi ringrazio infine per la generosità con cui le vostre comunità parrocchiali hanno risposto all’invito di venire incontro alle situazioni di difficoltà economica. Ora a questa preoccupazione per la crisi economica e sociale si aggiunge, come un pesante macigno, il tragico evento del terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo, con le tante vittime e le ingenti distruzioni. Con l’animo colmo di profondo dolore, partecipiamo alla sofferenza della popolazione abruzzese, vogliamo essere affettuosamente vicini ai superstiti per aiutarli e sostenerli, incoraggiamo quanti si stanno prodigando nelle operazioni di soccorso.
Lo scorso anno, concludendo la mia prima omelia della Messa Crismale, ho affermato che erano molti i segni positivi di questa amata Chiesa piacentina-bobbiese. Dopo aver passato poco più di anno con voi, sono sinceramente convinto della bontà di questi segni promettenti. Rendo grazie a voi, sacerdoti, diaconi, fedeli laici, per la vostra fede, per il vostro impegno e la vostra testimonianza. Insieme rendiamo grazie al Signore buono e misericordioso.

†Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio

Terremoto, per la Caritas oggi servono i fondi, più avanti materiali e persone

Cari lettori, pubblico volentieri la comunicazione della Caritas diocesana sulla raccolta fondi per il terremoto in Abruzzo.

La Caritas Diocesana di Piacenza e Bobbio, mobilitandosi al fianco di Caritas Italiana per soccorrere le popolazioni terremotate dell'Abruzzo, prosegue nella raccolta di fondi.
Si specifica inoltre che in questo momento vengono raccolte solo le eventali disponibilità di materiale e personale da inviare a sostegno delle persone colpite dal sisma e che a tutt'oggi, nell'attesa di valutare i reali bisogni della popolazione, non è previsto invio di cose o persone.
Per sostenere gli interventi la Caritas ha aperto presso la Banca di Piacenza un apposito conto corrente (n° 32157/50 Sede Centrale - IBAN IT61A0515612600CC0000032157). I versamenti relativi vanno identificati con causale Emergenza Abruzzo-Erogazione liberale.


Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio