domenica 23 dicembre 2012

Fiocco azzurro a Parma e Buon Natale

Nasce a Parma cattoliciparmigiani.wordpress.com, il blog del collega Luca Molinari "vaticanista" della Gazzetta di Parma. A Luca ed ai suoi lettori vanno i più cari auguri di Sacricorridoi con l'auspicio che Cattolici parmigiani riesca ad avere più alte fortune (ci vuole poco) di Sacricorridoi. Quando qualche anno fa ebbi l'idea di creare un blog sulla Chiesa di Piacenza-Bobbio non pensavo sarebbe stato così difficile portarlo avanti. La cosa più semplice era quella di farlo diventare un contenitore dei miei articoli scritti sulla galassia Chiesa e volontariato per il giornale per cui lavoro, Libertà. E difatti attualmente questo è. Se si prova ad andare più oltre si trovano degli ostacoli che a lungo andare diventano insormontabili. Tanto per rivelarne uno. Nei Sacricorridoi accade anche che ti avvicini qualche alto prelato diocesano (in procinto di diventare vescovo) e che ti dica: allora come va Sacricorridoi? Tu gli rispondi la verità: mah, si fa fatica a tenerlo aperto. Lui prende la palla al balzo e lancia il messaggio: beh, potresti anche chiuderlo. Da quel giorno ho capito che Sacricorridoi doveva rimanere aperto a tutti i costi. Per non parlare di quel monsignore che ti chiama dicendoti che qualcuno gli ha riferito di aver letto su un sito internet che forse era il tuo qualche cosa che lo ha non infastidito, però, insomma, così, per puntualizzare. Gli dai del tu e gli chiedi perchè mai non avresti dovuto citare una sua appartenenza ad un movimento della Chiesa cattolica dal momento che tutti lo sanno, ma lui ti risponde che insomma, quell'informazione non era essenziale e che potrebbe essere sconveniente.
Insomma, o sei la Gabanelli, o se vuoi continuare a frequentare il Vaticano non puoi certo metterti contro la Santa Sede.

Un aneddoto simpatico. La Gazzetta di Parma pubblica, un bel giorno, un pezzo con un'informazione ecclesiastica uscita evidentemente non da Parma dove la notizia era blindata, ma da qualche altra parte. Qualche settimana dopo il vescovo di Parma, Enrico Solmi, viene a Piacenza a celebrare insieme al vescovo Gianni Ambrosio, la solennità di Sant'Antonino. Un gesto di cortesia tra vescovi confinanti. Anche Ambrosio si reca a Parma per celebrare Sant'Ilario. Al termine della messa ci avviciniamo a Solmi per chiedere due battute. "Voi di Libertà agite in combutta con la Gazzetta di Parma - sbotta il presule -. Vi ho scoperto! Ed ora niente intervista, state puniti!".  Una stretta di mano ed un sorriso, ma niente intervista. 

A Luca, ai suoi Cattolici Parmigiani, ai miei otto lettori auguro tanta serenità, tanta pazienza e un Buon Natale! 

   

giovedì 20 dicembre 2012

Gmg 2013, abbassati i prezzi

(fri) Sono state prorogate sino alla fine di dicembre le iscrizioni per la Giornata mondiale della gioventù a Rio de Janeiro nel luglio del 2013. Anche la diocesi di Piacenza-Bobbio sarà presente con una delegazione di giovani e relativi educatori, guidata dal vescovo Gianni Ambrosio. La proroga è stata decisa a livello nazionale per venire incontro alle difficoltà delle famiglie toccate dalla crisi economica. La diocesi di Piacenza-Bobbio, in particolare, è riuscita a ridurre il costo del pacchetto per Rio di ben 750 euro portando la cifra finale a 1.750 euro per persona, passibile di ulteriori riduzioni.


Cinquecento euro sono stati limati dalla riduzione del programma che oggi non prevede più la settimana missionaria a Picos ma solo il soggiorno a Rio de Janeiro; altri 250 euro sono stati tolti grazie all'intervento della Conferenza episcopale italiana che ha deciso di pagare la cifra d'iscrizione per ogni pellegrino in partenza dall'Italia verso la Gmg. A livello diocesano poi, c'è l'intervento del vescovo Gianni Ambrosio che ha messo a disposizione settemila euro da suddividersi per i sette vicariati da cui è formata la diocesi di Piacenza-Bobbio. Ogni vicariato gestirà in proprio la cifra e la suddividerà tra i partecipanti al pellegrinaggio in modo equo oppure la metterà a disposizione dei ragazzi provenienti da famiglie meno abbienti. Allo stato attuale, evidenziano dall'Ufficio di Pastorale giovanile della diocesi (diretto da don Paolo Cignatta), la data di partenza per il Brasile è il 22 luglio del 2013; il ritorno il 3 agosto, sempre del 2013. Le date sono passibili di lievi modifiche (al massimo di un giorno o due) a seconda della disponibilità dei passaggi aerei.



08/12/2012 Libertà



mercoledì 19 dicembre 2012

Rifugiati e migranti forzati pari sono

Rivedere il sistema dell'asilo politico alla luce dei cambiamenti globali della società di oggi, dove accanto alla figura del rifugiato c'è quella del migrante forzato.


Se ne è parlato ieri nel convegno internazionale "Rethinking asylum in the XXI century, theory and practice" tenutosi nella storica ma polare (per la temperatura) cornice del salone d'onore di Palazzo Gotico e organizzato da L'Ippogrifo e il progetto Sprar del Comune di Piacenza. I saluti del sindaco Paolo Dosi e dell'assessore Giovanna Palladini, l'introduzione di Giulia D'Apollonio, poi la relazione di Davide Tacchini, coordinatore scientifico del convegno.

«Il mondo è cambiato e a New York ogni mattina vanno a scuola bambini di 190 paesi - rileva l'islamologo di origini piacentine -. Tutto il mondo è in quella città. Noi vorremmo spronare la popolazione a pensare, a considerare come la migrazione abbia radici profonde nel nostro dna ed è il volto umano della globalizzazione». Ancora: «È qualche cosa che abbiamo nella nostra parte più intima: pensiamo all'esodo, pensiamo ai viaggi di San Paolo, a Gesù Cristo, all'Egira da La Mecca a Medina. Il processo della migrazione è dentro ognuno di noi. Oggi il mondo ha solo accelerato».

Chi è più meritevole?

E' Matthew Gibney, lettore di politica e migrazione forzata all'università di Oxford, a chiedere che venga rivista la definizione di asilo del 1951 ed estesa ad una più ampia categoria di persone: «Non solo il rifugiato ma anche al migrante forzato, visto che negli ultimi decenni abbiamo assistito allo spostamento di massa delle persona da dove i diritti umani sono violati».

«La convenzione Onu sui rifugiati - evidenzia - pone una questione morale. I rifugiati sono più meritevoli degli altri? La persona perseguitata è più in pericolo e quindi merita più protezione?

C è chi dice che doremo dare priorità ai rifugiati rispetto ai migranti forzati. Ma questo non mi convince. È vero che i rifugiati non riescono a trovare protezione in loco, ma la stessa cosa avviene con i migranti forzati». Gibney fa un esempio accademico: «In Siria nel mio rifugio antibomba posso ospitare solo una persona. Chi faccio entrare? Il giornalista minacciato di morte per aver scritto la verità o la bambina che scappa dalle granate? Se non faccio entrare la bimba non le potrò dire che in futuro troverà protezione. Lei teme per questa notte. Il rifugiato e il migante forzato temono entrambi per la propria vita». «L'Onu privilegia il rifugiato rispetto alla bimba - osserva - perchè ritiene che i bisogni siano diversi. Dovremmo ricreare il collegamento tra asilo e condanna del Paese che spinge il rifugiato a scappare e focalizzare il fatto che colui che scappa da minacce ai diritti umani è sì diverso dal migrante forzato, ma in modo impercettibile».

Le nazioni unite frenano

Di altro avviso l'altro ospite internazionale - successivamente è intervenuta anche Anna Rowlands del King's College di Londra - della tavola rotonda: il tedesco Jurgen Humburg, dal 1993 senior protection assistant dell'ufficio regionale italiano delle Nazioni Unite. «Il termine rifugiato nasce nel 1950-1951 - osserva lo studioso - pensato con il ricordo fresco e forte della Seconda Guerra Mondiale. La comunità internazionale voleva dare mezzi contro le violazioni dei diritti umani. L'alto commissariato Onu doveva durare solo tre anni per far fronte all'enorme migrazione del Dopoguerra». «Il rifugiato, come categoria, è stato espanso. Nel 1979 ad esempio sono incluse le vittime di guerre civili, poi l'estensione anche agli apolidi, alle persone sfollate all'interno di uno stesso paese. Questi sviluppi ci portano ad oggi». «Penso che la convenzione del 1951 sia buona - conclude Humburg -. Il sistema presente puó essere rivisto ma funziona bene. Non dobbiamo mettere a confronto i diversi gruppi di rifugiati. Penso che sia imprtante mantenere l'aspetto non politico dell'asilo: è un principio fondamentale che ci dà la possibilità di essere presenti in molti paesi. Inoltre penso sia importante ricordare, oltre alla convenzione di Ginevra, la garanzia dell'asilo come una prerogativa degli stati sovrani».

Federico Frighi


16/12/2012 Libertà



martedì 18 dicembre 2012

Scola: serve una generazione nuova di politici

«C'è bisogno di una generazione sempe rinnovata di politici, un bisogno che definirei permanente. I cattolici dovrebbero avere il senso della dimensione di questo impegno secondo me in maniera ancora più accentuata perchè la Chiesa deve continuare quell'offerta di sè all'umanità che Gesù ha voluto fosse la sua vocazione propria». E' la serata della Gaudium et Spes e il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, prima della lectio magistralis nel duomo di Piacenza, non si sottrae ad una riflessione che rappresenta poi una conseguenza dell'attualità della costituzione con cui il Concilio Vaticano II ricorda la missionarietà della Chiesa nel mondo.


«Nella Gaudium et Spes è spiegato il senso della vita dell'uomo in tutte le varie implicazioni relative alle questioni degli affetti, del lavoro, del riposo - continua il porporato -. Sono proposte le conseguenze sociali di un impegno serio della vita e addirittura sono già accennati i problemi del rapporto con il creato. Una iniziativa come quella di questa sera penso sia veramente preziosa».

Di fronte ad un duomo gremito è il vescovo Gianni Ambrosio a presentare il cardinale Scola invitato a Piacenza per parlare di una delle quattro costituzioni del Concilio Vaticano II nell'ambito delle iniziative nel cinquantesimo dell'apertura. Evidenzia come la lectio magistralis arrivi nell'anniversario della morte di San Savino, contemporaneo di Sant'Ambrogio.

Scola ringrazia e ricorda come all'inizio degli anni Settanta fosse quasi un habitué a Piacenza, chiamato dall'allora vescovo Enrico Manfredini per l'aggiornamento del clero.
«La Gaudium et Spes è una costituzione pastorale diventata l'emblema del Concilio Vaticano II» esordisce il cardinale. Cita papa Benedetto XVI quando il Santo Padre, a proposito della costituzione conciliare, si sofferma sulla parola "aggiornamento". «Aggiornamento non significa rottura o adeguamento - sottolinea - ma il fatto di dover portare l'oggi del nostro tempo nell'oggi di Dio».
La Gaudium et Spes è essenzialmente una costituzione pastorale, «termine legato alla natura salvifica e sacramentale di Gesù Cristo - ci tiene ad evidenziare -. Noi invece l'abbiamo relegato all'ecclesialese, facendo pensare che pastorale sia una cosa che riguarda i preti. I tratti di questa indole storico salvifica sono richiamati nella seconda parte, negli argomenti che vanno dal matrimonio alla politica. Tutto il Concilio è ancora un cantiere a cui occorre mettere mano in continuazione».
Scola indica quattro chiavi di lettura della costituzione conciliare. La Chiesa come soggetto storico: «La Chiesa è come un ellissi che ha due fuochi insuperabili: Gesù Cristo e la sua missione, il mondo nel quale è immersa e in cui è continuamente inviata. Chiesa e mondo sono comei due poli di una calamita».
Poi il tema del dialogo. Tre i grandi nodi: «Il desiderio di riuscire a parlare con tutti, il rapporto con la modernità, la delicata relazione con Gesù Cristo (unico salvatore) e l'incoercibile libertà di ogni uomo».
Terza chiave: l'uomo in Cristo. «La dimensione cristocentrica - dice Scola - consiste nel pensare adeguatamente il mistero dell'uomo avvolto dalla luce del mistero di Cristo, e Cristo stesso è la figura, lo schizzo, la silouette di ogni uomo».
La quarta chiave di lettura è il ripensamento della pastorale. «Pastorale - evidenzia Scola - ha che fare con l'azione di salvezza di Gesù. La modalità con cui Gesù, attraverso la Chiesa, viene incontro alla domanda di salvezza che ogni uomo si porta dentro».
Ma in che modo - si chiede il cardinale - la Chiesa può proporre Gesù Cristo come contemporaneo all'uomo di oggi? «È la domanda cruciale. I teologi esprimono la questione in modo tecnico: il mezzo che porta qui Gesù Cristo è la logica dell'incarnazione e la sua natura sacramentale e salvifica». «Ma andiamo più a fondo - invita il porporato -. Come si attua questa contemporeaneità nella mia vita? Tutte le circostanze e i rapporti che formano l'umana esistenza sono iscritti nella logica sacramentale del disegno del Padre. Cristo diventa contempraneo nei rapporti e nelle circostanze. È questa l'espressione della vera vocazione, la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Una Chiesa che non ha bisogno di conquistare proseliti ma è una proposta di vita». «E noi - conclude - siamo chiamati ad autoesporci nella sequela di Gesù. Siamo cristiani un pochino addormentati in questa Europa del XXI secolo. La missione è il comunicare il dono della fede».

Federico Frighi





12/12/2012 Libertà



lunedì 17 dicembre 2012

Due nuovi diaconi per la Chiesa piacentino-bobbiese

Giornata di festa per la Chiesa di Piacenza-Bobbio che ieri in duomo ha visto l'ordinazione di due nuovi diaconi. Festa doppia, perchè il prossimo anno diventeranno preti diocesani.


Marco Pezzani, 24 anni, d'ora in poi sarà don Marco. Figlio unico, viene da Fiorenzuola e presta servizio come seminarista nella parrocchia della Santissima Trinità il cui coro ha ieri animato la liturgia. Entra il seminario dopo l'esame di maturità quando dà retta alla sua vocazione. Enrico Zazzali, 32 anni, d'ora in poi don Enrico, arriva da Caneso, provincia di Parma, comune di Bedonia, diocesi di Piacenza-Bobbio. E' il predestinato a guidare l'azienda agricola di famiglia, nel 2008, invece, decide di dare seguito alla sua vocazione ed entra in seminario.

Ieri erano entrambi sdraiati ai piedi dell'altare secondo il suggestivo rito dell'ordinazione.
Le letture sono quelle della Genesi - "dopo che l'uomo ebbe mangiato il frutto dell'albero il Signore lo chiamò" -, il Vangelo quello dell'Annunciazione dell'angelo Gabriele a Maria.

«Colei che doveva diventare la madre del Signore non è stata contagiata in alcuna maniera dal peccato - osserva il vescovo Ambrosio nell'omelia - Noi vediamo in lei risplendere il progetto della salvezza». «La vergine Maria - prosegue - è Madre della Chiesa, come ha proclamato Paolo VI promulgando la costituzione Lumen Gentium... Al Signore che riversa su Maria la sua grazia corrisponde il sì di Maria. Così si attua il progetto di Dio. La storia della salvezza, nonostante l'inizio drammatico della vicenda umana, continua e arriva a suo compimento nell'umiltà della casa di Nazaret dove germoglia colui che salverà il popolo del Signore». «Questa festa ci assicura - evidenzia il presule -, nonostante tutto, che Dio vuole riportare all'amore e alla vita tutti noi che siamo suoi figli». Poi, rivolto a Marco e ad Enrico: «Tramite il sacramento che state per ricevere venite inseriti nella missione di Cristo e degli apostoli, lo Spirito Santo entra nella profondità del vostro cuore. Con il vostro sì e con la vostra obbedienza diventate immagine viva di Cristo Signore, aderendo a lui totalmente disponibili, con il vostro celibato, per dedicarvi al servizio di Dio e dei fratelli». Ancora: «Sarete di aiuto al vescovo e al suo presbiterio nel ministero della parola, dell'altare e della carità, nel servizio di tutti i fratelli; diventate annunciatori della parola di Dio e non delle nostre parole. Solo quella di Dio arriva a toccare i cuori». Da qui l'accenno all'Anno della fede. «Siamo nell'Anno della fede e la fede nasce dall'ascolto della parola di Dio - ci tiene a sottolineare il vescovo - che illumina la mente e apre i cuori».

Federico Frighi


09/12/2012 Libertà



giovedì 6 dicembre 2012

Ora di religione,chiave per capire

Senza ora di religione, senza simboli della storia dell'uomo occidentale la scuola pubblica sarà inevitabilmente più povera. A dirlo sono gli insegnanti di religione delle scuole statali riuniti a Piacenza in occasione del convegno regionale. Due giorni al Grande Albergo Roma tra relazioni e lavori di gruppo per sessanta docenti provenienti dalle varie province dell'Emilia Romagna. Il tema è l'attenzione all'altro, a chi non appartiene alla cultura e religione cattolica e il vedere come in classe si possano progettare percorsi di educazione al dialogo.


«Se mi chiedono se è ancora utile l'ora di religione nelle scuole pubbliche, rispondo con un'altra domanda: una scuola che deve dare gli strumenti culturali per formare i cittadini, professionisti, può dare strumenti culturali ad ampio raggio escludendo la dimensione religiosa della cultura? Secondo me no». A parlare, a margine del convegno, è Giordana Cavicchi, insegnante di religione della diocesi di Bologna distaccata alla Conferenza episcopale italiana. «Se si vuole studiare il mondo orientale - sottolinea - si deve capire come è fatto. Così è anche per il mondo occidentale. La nostra cultura in senso lato deriva da anni di cristianesimo. Si dice che lo studiano già in storia? Mah, se uno ha bisogno di capire l'economia non legge solo la storia dell'economia ma va da un economista, se ha bisogno di capire l'Islam non leggo solo la storia dell'Islam ma vado da un buon musulmano». Ancora: «La domanda sull'utilità dell'ora di religione nasce da un pregiudizio che fa confusione tra quello che si fa a scuola e la catechesi. Noi non facciamo del proselitismo ma cerchiamo di far capire come il cristianesimo sia uno dei pilastri (assieme alla filosofia greca e romana) della nostra società. E' una risorsa di senso per trovare delle risposte alle domande dell'uomo. La Chiesa, con l'idoneità che dà a noi insegnanti, è garante che l'insegnamento che andiamo a fare è conforme alla dottrina della Chiesa». Il caso del presepe "sconsigliato" nella Materna di Caorso è finito anche negli uffici della Cei: «Ricordiamoci che una scuola pubblica spoglia di tutto - sintetizza al massimo la Cavicchi - è una scuola più povera».

«Il cuore dell'atto educativo - osserva nel suo intervento il filosofo Silvano Petrosino - è di aprire il ragazzo ad una dimensione che non si riduce a quella del proprio narcisismo. L'idea è che l'umano non sia riducibile allo spot "tutto intorno a te". L'uomo fa esperienza di quello che c'è dell'altro. Gli insegnanti di religione hanno proprio questa duplice funzione: quella di ogni insegnante ovvero di aprire il ragazzo alla realtà, in quanto insegnanti di religione di aprirlo alle domande fondamentali della vita. L'insegnante di religione, se è ben preparato, e adesso secondo me lo è, è un elemento essenziale della dinamica educativa anche per un non credente». Nella due giorni sono intervenuti don Francesco Cosentino, don Raffaele Buono, Stefano Versari (vice direttore dell'Ufficio scolastico regionale), il filosofo Silvano Petrosino. Nella giornata di ieri - conclusasi con la visita della città - hanno portato il loro saluto il vescovo Gianni Ambrosio e l'assessore Tiziana Albasi.

Federico Frighi



01/12/2012 Libertà



mercoledì 5 dicembre 2012

Famiglia, qualcosa si vede

Piacenza prima in Italia per minor numero di divorzi e separazioni. Nel 2010 sono stati 23,89 ogni 10mila famiglie. Appena sotto Piacenza c'è Vibo Valentia con 25,39 e Siena con poco più di 26. A Milano i divorzi e le separazioni sono stati 75 (95° posto), a Cremona 84 (98°), a Lodi 107 (103°), a Parma 64 (80°), a Reggio Emilia 58 (65°), a Modena 49 (46°). Un dato, insomma, in controtendenza che, secondo gli addetti ai lavori, denota la positività e la completezza degli interventi locali in favore delle famiglie.


A parlare è don Franco Capelli, parroco di San Vittore, alla Besurica, e consulente ecclesiastico dell'istituto La Casa, il consultorio della diocesi di Piacenza-Bobbio per le coppie in difficoltà. «Che la famiglia sia in crisi lo si vede quotidianamente - evidenzia il sacerdote -, tuttavia notiamo che nel Piacentino tiene ancora abbastanza, ci sono ancora il senso della coppia, la fedeltà e l'impegno dei genitori nei confronti dei figli. Penso che il risultato di oggi sia il frutto di buone prassi a livello di istituzioni ma anche di diocesi. Noi abbiamo una tradizione di pastorale familiare che affonda le sue radici negli anni Settanta, sia nell'attenzione alle coppie in difficoltà, sia verso i fidanzati in preparazione al matrimonio».

A livello di diocesi esiste poi il consultorio La Casa che, come osserva don Capelli, lavora molto bene. «Noi piacentini siamo abituati a vedere le cose in negativo - riflette -, spesso a causa di un certo nostro autolesionismo. Io però da parroco vedo anche tante famiglie impegnate nel vivere la loro fedeltà al loro interno e nell'educazione dei figli».

«Quando parliamo di politiche familiari - osserva Giovanna Palladini, assessore del Comune di Piacenza con competenza specifica sul nuovo Welfare e sul sostegno alle famiglie - dobbiamo parlare delle politiche che mettono in atto i comuni. Evidentemente, insieme al grande sforzo delle associazioni, queste politiche alla fine pagano». «Stanno aumentando le separazioni nei primi anni dopo il matrimonio - evidenzia l'assessore -, tra i motivi c'è l'impatto spesso drammatico con una realtà di crisi economica dopo una vita di relativo benessere e senza responsabilità vissuta all'ombra dei genitori». «Come Comune di Piacenza - prosegue - abbiamo sostenuto e continuiamo a farlo le famiglie in mille modi, tra i quali, ad esempio, i vaucher o gli affidi familiari, o ancora i quattro bandi anti-crisi in favore di chi ha perso il lavoro. Il Comune fa la sua parte ed ha intenzione di farla sempre di più». Il sostegno alla famiglia viene applicato, almeno a Piacenza, con una serie di azioni trasversali. «Un'altro tema che causa conflitti all'interno della coppia - sottolinea l'assessore Palladini - è quello della salute. In particolare dei familiari anziani. Bene, ecco che mantenendo alta la qualità dei servizi agli anziani indirettamente si favorisce la serenità della famiglia». Gli esempi potrebbero continuare. Si veda l'iniziativa Briciole per i bambini - solo la scorsa settimana - e tante altre. «L'unico cruccio - ammette la Palladini - è il non aver potuto aumentare i servizi. I tagli ci hanno condizionato anche se siamo comunque riusciti a mantenere gli stessi progetti e la medesima qualità».

fed. fri



27/11/2012 Libertà

martedì 4 dicembre 2012

Disabilità, l'importanza di una parola

Chi parla male è perchè pensa male. Lo sostiene Matteo Schianchi, ricercatore di Storia contemporanea e già atleta di nuoto. E' lui ad aprire la seconda giornata della festa del volontariato a Palazzo Gotico e lo fa con una lezione-testimonianza sull'importanza della parola. Schianchi, lodigiano, è senza un braccio ed una gamba da 22 anni a questa parte. Disabile dunque, o portatore di handicap, o portatore di disabilità, o persona disabile, oppure ancora handicappato o perchè non anche invalido o diversamente abile? Schianchi usa riflettere sulle provocazioni. Ma se uno è miope e porta gli occhiali «allora dobbiamo chiamarlo occhialuto? ». Non è così e non deve esserlo neppure per le persone con disabilità. Così - "persone con disabilità" - si devono chiamare «a scuola, sui giornali, in televisione, nei convegni» ricordandoci che disabile «è un aggettivo, non un nome». Schianchi inizia citando quello che poi è il titolo di un suo libro: "La terza nazione del mondo" (edito da Feltrinelli). «Se mettiamo insieme tutte le persone con disabilità del nostro pianeta arriviamo a formare la terza nazione del mondo - osserva -, se concentriamo tutte quelle italiane arriviamo a formare la seconda regione italiana, sempre per numero di abitanti». Ecco dunque come «anche solo da un punto di vista numerico la disabilità appare come una questione grande». «E, anche se con molta fatica, i passi in avanti sono stati importanti: oggi le persone con disabilità stanno diventando sempre più un soggetto socio politico».


Schianchi, intervistato da Brunello Buonocore (Asp città di Piacenza) in un salone di Palazzo Gotico gremito di volontari e di ragazzi delle scuole, ci tiene ad evidenziare come «la difficoltà terminologica sia lo specchio della difficoltà che il mondo della disabilità ci riproduce. Attenzione: con le parole noi costruiamo un mondo». «Forse è meglio fare una riflessione preventiva sul termine "diversamente abile" - osserva -. O vuol dire handicappato o che avrei delle abilità diverse particolari non meglio imprecisate. In italiano abile in assoluto non vuol dire niente. Persona con disabilità vuol dire persona che tra le sue caratteristiche ha la disabilità».

Da qui al concetto di vita indipendente il passo è breve: «E' l'dea che chiunque, anche con una disabilità, possa decidere di vivere in un posto in cui decide lui, dove è con chi vivere. E' un concetto fondamentale e tra l'altro i costi per metterlo in pratica sono minori rispetto a quelli dei grandi istituti residenziali».

Un'azienda straniera ha messo in commercio una bambola handicappata: «Se avete bisogno di esercitare il sorriso, il pietismo, comperatela». Una tv via internet mette in onda incontri di lotta tra nani: «Nell'antica Roma l'imperatore si divertiva a far combattere dei nani. Oggi quello che sarebbe uno spettacolo tristissimo viene strumentalizzato all'insegna del fatto che tutti hanno diritto ad un opportunità. Ma le persone con disabilità non sono alla ricerca di opportunità, vogliono vivere come tutti quanti».

«La disabilità - riconosce Schianchi - è una realtà scomoda perchè non sai come comportarti. Quando non sappiamo che termini usare inconsapevolmente andiamo a pescare le parole che sentiamo nel mondo, per questo l'operazione linguistica che sembra così banale è in realtà importante».

Buonocore ricorda il talidomide degli anni Cinquanta, il farmaco assunto da donne in gravidanza. Anche qui l'operazione linguistica fece la sua parte. «Le foche hanno com'è noto gli arti limitati - ricorda Schianchi-, ecco che questi bambini venivano chiamati focomelici». Chi parla male è perchè pensa male. Lo dice Nanni Moretti, lo cita Matteo Schianchi come riflessione per questa Festa del volontariato.

Una festa che ieri si è aperta con lo spettacolo "Volontariamente", messo in scena dagli alunni della scuola media di Vigolzone. Uno spettacolo inserito nel progetto di conoscenza del volontariato locale, con il sostegno della regione Emilia Romagna e la collaborazione dell'istituto comprensivo di Pontedellolio-istituto comprensivo di Bettola.

Federico Frighi





02/12/2012 Libertà



lunedì 3 dicembre 2012

Volontariato, forma mentis per uscire dalla crisi

La libertà del volontariato come ricetta per uscire dalla crisi. La giornata mondiale del volontariato si apre così, nel salone di Palazzo Gotico, con la riflessione di Mauro Magatti, preside della facoltà di sociologia della Cattolica di Milano, che vede il mondo dell'associazionismo come esempio di società sana capace di trascinare quella malata fuori dalla crisi.


«Ci sono ancora cittadini che considerano il volontariato una specie di pratica arcaica - osserva Magatti -, io credo che sia una delle forme in cui l'umano si può manifestare». «Il lavoro, l'opera, l'azione nella sfera politica. Il volontariato tocca tutte queste tre dimensioni - evidenzia - e in una società in cui la libertà è stata già raggiunta il volontariato è la forma avanzata della nostra libertà, che va oltre il mero desiderio reso godimento e si fa carico di ciò che ci sta attorno».

La cittadella del volontariato creata nel salone di Palazzo Gotico pulsa di questa libertà raggiunta e dedicata alla cura degli altri. Tra gli stand delle associazioni e la mostra "Land-Grabbing e consumo di suolo" prendono la parola per un saluto il sindaco Paolo Dosi e l'assessore provinciale Pierpaolo Gallini. La direttrice di Svep, Raffaella Fontanesi, introduce la riflessione iniziale. «Il volontariato non è un pezzo di antiquariato - continua Magatti - ma un pezzo di futuro. Quando usiamo la parola volontariato non intendiamo solo una miriade di azioni gratuite verso qualcun altro ma una forma organizzata. Il volontariato diventa così interlocutore di una serie di soggetti per realizzare una società migliore. Questa è la differenza tra oggi è qualche decennio fa. Queste organizzazioni rappresentano una costola della nostra vita sociale. Il volontariato ha cambiato forma e bisogna fare in modo che porti davvero frutti. Il suo ruolo è quello di mobilitatore delle risorse latenti nella nostra società, non è a ruota di scorta ma un partner della società».

La crisi. «La radice della crisi è sì economica ma ha anche a che fare con il modo in cui abbiamo pensato e praticato la libertà in questi trent'anni - è convinto Magatti -. Non si era mai vista una libertà di massa come in questo periodo. Accesso al benessere economico, alla democrazia, al pluralismo culturale. I nostri antenati si sono immaginati che una volta raggiunto tutto questo si sarebbe costruito una sorta di paradiso in terra. Questa crisi c'entra sì con la finanza, ma anche con l'idea di libertà adolescenziale che ci siamo costruiti».

«Il volontariato che ha imparato ad organizzarsi - conclude - è una risorsa nella crisi perchè è capace di comprendere la vera libertà».

Federico Frighi



01/12/2012 Libertà



domenica 2 dicembre 2012

Don Luigi, l'arrivo in bicicletta

(fri) La giornata è tipicamente londinese con una pioggerellina fine fine che concede una tregua subito dopo pranzo. Giusto il tempo per tenere fede alle sane abitudini: la bicicletta. Così, inforcata la fedele "old time" nera, accompagnato da uno sciame di fedeli a due ruote, monsignor Luigi Chiesa alle tre in punto arriva in via Poggi, al confine tra la vecchia parrocchia (Santa Teresa) e la nuova (Santissima Trinità). I vigili bloccano per un attimo la strada, il sacerdote scende e ricambia il saluto della delegazione della Trinità. Poi, sorridente, si incammina a piedi verso la sua nuova parrocchia. Inizia così la lunga giornata che porta monsignor Luigi Chiesa, nato a Valmozzola (provincia di Parma ma diocesi di Piacenza-Bobbio) il giorno dell'Epifania di 65 anni fa, alla guida di quella che può essere definita la parrocchia più importante della diocesi. Monsignor Chiesa, dopo monsignor Antonio Tagliaferri e monsignor Riccardo Alessandrini è il terzo parroco della Santissima Trinità, quartier generale piacentino, con le sue 19 comunità, di un Cammino Neocatecumenale approdato proprio in via Dante nel 1973. Ma la Santissima Trinità è uno scrigno ben più capiente. Vi convivono, oltre al Cammino, anche gli scout dell'Agesci, l'Azione Cattolica adulti, l'Ordine patriarcale della della Santa Croce di Gerusalemme, i gruppi di preghiera San Padre Pio, il gruppo famiglie, la scuola di canto, il gruppo del rosario perpetuo oltre ai gruppo giovanili che da pochi mesi possono fruire del grande oratorio. Proprio nei nuovi locali, ieri sera, al termine della celebrazione, l'ultimo atto della festa con l'immancabile torta di benvenuto.

Libertà, 26/11/2012






Monsignor Chiesa nella super-parrocchia

Una parrocchia unita che cammini insieme alla diocesi, al vescovo, al Papa, alla Chiesa universale. E' il desiderio di monsignor Luigi Chiesa, da ieri nuova guida della Santissima Trinità.


Lo dice chiaramente di fronte ad oltre millecinquecento persone che per oltre due ore affollano il grande tempio di via Dante. E' il giorno dell'ingresso in una parrocchia dove ogni cosa è grande, solenne, maestosa. A partire dall'affresco di Kiko Arguello fino all'organizzazione della celebrazione di ieri curata dal vice parroco don Valerio Picchioni, assieme a padre Severino Mondelli. Impeccabile, quasi svizzera nella sua precisione, dove la Chiesa pluralista del Vaticano II si coniuga nei tanti carismi di associazioni, gruppi, movimenti. Dal cammino neocatecumenale all'Azione Cattolica fino al grande coro di 70 elementi che accompagna la liturgia.

Il nuovo parroco, nel suo saluto, evidenzia ed apprezza tali diversità. «Una stima profonda mi lega a tutte le forme associative della Chiesa - confessa -, per me sono un dono e una risorsa grande e cercare di costruire l'unità nella pluriformità è un compito che mi ha sempre appassionato». Nell'Anno della fede, a cinquant'anni dall'apertura del Concilio Vaticano II «sono ben consapevole e convinto - evidenzia monsignor Chiesa - che, come ricorda papa Benedetto XVI, è necessario che tutti riscopriamo nella fede il vero volto della parrocchia». Una parrocchia che, citando papa Giovanni XXIII, deve essere «fontana del villaggio e deve collocarsi sempre in unità con il vescovo e con la Chiesa». «Credo anch'io, come dice papa Benedetto - prosegue -, che sia necessario ritrovare la tensione commovente che ebbe il Concilio per il compito comune di far risplendere la verità e la bellezza della fede nel nostro tempo». «Mi sento inviato a tutti, anche a coloro che non riconoscono fede e religione, nel pieno rispetto della libertà di coscienza di ciascuno» ci tiene ad osservare. Ringrazia il vescovo Ambrosio e il vicario generale monsignor Illica - «hanno avuto coraggio a mandare me» -, ringrazia le figure care della vita, dai genitori ai parrocchiani di Castelsangiovanni e Santa Teresa. Ma le prime parole sono per il suo predecessore, monsignor Riccardo Alessandrini, dimissionario per ragioni di salute. «Venerdì ho pregato in silenzio davanti a lui - rivela -. Ho lasciato che mi parlasse in silenzio di questa modalità di fare il prete che il Signore gli ha chiesto da cinque mesi a questa parte. La parrocchia ed io stiamo ricevendo molto dal suo sacrificio e soprattutto per questo gli sono grato». Cita il fondatore, monsignor Antonio Tagliaferri, saluta le autorità presenti, il presidente della Provincia, Massimo Trespidi - sposato proprio da don Chiesa - e il presidente del Consiglio comunale, Claudio Ferrari (in rappresentanza del sindaco che ha inviato un telegramma di auguri): «Prego per il loro servizio e assicuro la disponibilità ad una collaborazione per una società più buona e più giusta».

Il vescovo Ambrosio, nell'omelia, si sofferma sul Vangelo del giorno (Gv 18,33-47, Gesù davanti a Pilato) e sulla regalità del Cristo. Ringrazia poi don Chiesa «per aver accettato di lasciare Santa Teresa per venire qui alla Trinità, in un'altra avventura con una nuova comunità, al servizio della fede di ciascuno e di tutti. Ogni parroco deve avere questa precisa e unica finalità: testimoniare la regalità e la contemporaneità di Gesù». «Il Papa ci ricorda che la fede è compagna di vita - sottolinea il vescovo - e la fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della presenza di Cristo nel mondo».

Federico Frighi



26/11/2012 Libertà

mercoledì 28 novembre 2012

Il convento distrutto rinasce casa di riposo

E' la forza della perseveranza di chi c'è oggi ma anche la lungimiranza del vescovo benedettino del 1800, Gregorio Cerati, se ora Piacenza può contare su 28 nuovi posti per anziani non autosufficienti. E' stata inaugurata ieri dal vescovo Gianni Ambrosio la nuova residenza San Camillo, tra lo Stradone Farnese e via Torta, accanto alla Casa del clero Pio Ritiro Cerati. Un investimento di oltre 3 milioni di euro voluto dalla Fondazione Pio Ritiro Cerati onlus, che porta appunto il nome del vescovo di Piacenza. Il presule volle, nei primi anni del 1800, con i suoi legati testamentari, un ricovero per sacerdoti anziani o ammalati.


«E' questo un luogo in cui gli anziani si troveranno come a casa - può dire con soddisfazione, oltre duecento anni dopo, l'attuale vescovo di Piacenza-Bobbio -, un luogo in cui troveranno attenzione e tenerezza». Ma anche un luogo simbolo. Qui, nel 1943, un aereo tedesco decollato da San Damiano e diretto a Milano, durante un volo di addestramento, precipitò provocando una tragedia: venticinque morti, tra cui cinque suore di clausura del convento delle Carmelitane che andò distrutto. Venne ricostruito, ma a San Lazzaro. Sullo Stradone, protette da un muro fatiscente, rimasero le macerie. Fino a qualche mese fa. Lo racconta l'architetto Carlo Scagnelli: «Si doveva ristrutturare e conservare ma non c'era più nulla. Abbiamo preso in mano questo progetto nel 1987. Siamo arrivati al termine oggi, dopo un cammino difficilissimo durato 25 anni». Di solito l'architetto lascia una firma. Qui non c'è: «Abbiamo voluto creare una struttura di cui la gente non si accorgesse». Una sorta di omaggio alle vittime di una tragedia silenziosa e dimenticata che «sarebbe buona cosa - auspica Scagnelli - trovare il modo di ricordare anche oggi». Al vernissage, oltre alla diocesi, ai tecnici, c'è l'assessore Giovanna Palladini che evidenzia l'attenzione del Comune verso i suoi cittadini più deboli, Maria Gamberini (Ausl) perchè la San Camillo ha ottenuto l'accreditamento, l'assessore provinciale Pierpaolo Gallini, il presidente di Coopselios Guido Saccardi, il rettore del Cerati, monsignor Giuseppe Formaleoni. Naturalmente la Fondazione Pio Ritiro Cerati, con il suo presidente don Giampiero Esopi che chiede un aiuto per il giardino d'inverno. La Fondazione di Piacenza e Vigevano ha già stanziato 100mila euro ma il presidente Giacomo Marazzi annuncia: «Penso che faremo qualcosa noi». Applausi in sala.

Federico Frighi





25/11/2012 Libertà



martedì 27 novembre 2012

Betori in Duomo: un buon cattolico legge la Bibbia

«Le diocesi facciano un esame di coscienza e riflettano su come hanno applicato il Vaticano II». A parlare è il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che l'altra sera ha aperto in duomo il ciclo di conferenze della Chiesa piacentina-bobbiense a 50 anni dal Concilio Vaticano II. Invitato dal vescovo Gianni Ambrosio, il porporato ha tenuto una lectio magistralis sulla Dei verbum, la più breve delle costituzioni uscite dal Vaticano II, avente come tema la divina rivelazione. L'arcivescovo di Firenze, già segretario della Cei, nel 2008 scrisse il volume "Leggere la Bibbia nella Chiesa" (edizioni San Paolo) in cui, ripercorrendo proprio la Dei verbum, offre un'autorevole riflessione sulla Bibbia nella vita della Chiesa.


«Prima del Concilio un bravo cattolico stava lontano dalla Bibbia - ricorda Betori in Duomo -. La Dei verbum é uno snodo fondamentale del rinnovamento della pastorale della Chiesa perché ha permesso di riconsiderare il rapporto dei cattolici con la Bibbia che era rimasto bloccato dalle polemiche controversistiche legate alla Riforma protestante. La libertà che il Concilio ci dà nei confronti della Parola di Dio é un accrescimento della vita delle nostre comunità cristiane e aiuta a crescere sia i singoli sia le comunità». Racconta l'evoluzione degli schemi preparatori e di come quelli frutto di una teologia controversista vennero accantonati. «Il concetto di Parola di Dio che troviamo nella Dei verbum - osserva Betori - è molto più alto della sacra scrittura. La Parola di Dio è una rivelazione che accompagna l'uomo lungo il suo cammino dalla creazione al verbo di Dio fatto uomo. Dio parla agli uomini come ad amici». La rivelazione divina passa dunque da una trasmissione di nozioni «ad un incontro apicale tra Dio e l'uomo. Come due interlocutori che si aprono ad una conoscenza d'amore».

«Dice Benedetto XVI che all'inizio dell'essere cristiani non c è un'idea o una decisione etica ma un incontro - prosegue Betori -. Un concetto rivoluzionario 50 anni fa quando la fede era un nucleo essenziale di verità a cui credere e di precetti a cui obbedire».

La storia: «Il Concilio parla della rivelazione divina come di una vicenda storica. La creazione è vista come un momento di un processo storico. La dimensione storica che a lungo è apparsa come un pericolo per l'assolutezza della verità non fa più paura perchè in essa Dio ci si è dato». La tradizione: «La parola rivelata viene veicolata nel tempo formando una tradizione che ne fa memoria e la attualizza».

Il sacramento: «E' però necessario che la Chiesa tutta si ponga all'ascolto della Parola di Dio. La presenza del verbo viene accostata alla eucarestia. E' la separazione di Parola e sacramento che ha reso asfittiche le nostre comunità cristiane». Infine, un buon cristiano deve leggere la Bibbia. «L'ignoranza delle scritture - evidenzia Betori - è ignoranza di Cristo».

Federico Frighi


21/11/2012 Libertà



lunedì 26 novembre 2012

Bregantini a Cives: le nozze di Cana strada per il cambiamento

Le nozze di Cana, con la tramutazione dell'acqua in vino, indicano la strada per il cambiamento. Ne è convinto Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso, che traccia la via maestra della 12ª edizione di Cives, il corso di formazione di Università Cattolica e diocesi di Piacenza-Bobbio. Un corso con l'obiettivo di formare cittadini responsabili all'interno della società, iniziato giovedì sera con la prolusione pubblica del religioso trentino, inviato in prima linea nella Locride, poi promosso nella sede metropolitana di Campobasso.


"Non hanno più vino". E' la madre di Gesù, Maria che dà l'annuncio al figlio nel Vangelo di Giovanni. «Ad accorgersi che manca qualche cosa è una donna - osserva il vescovo -. Le donne hanno questo gradissimo dono: di accorgersi per prime delle situazioni di precarietà». «C'è bisogno di aria nuova» dice Bregantini citando papa Giovanni XXIII° quando, 50 anni fa, ebbe la forza di intuire che per la Chiesa c'era bisogno di "vino nuovo". «C'è bisogno di aria nuova - ribadisce -, lo dicono anche i giovani che in questi giorni hanno manifestato in tutta Europa dove, sullo sfondo, ci sono proprio le giare vuote delle nozze di Cana, la delusione di chi teme per il proprio futuro». «Ci sono le giare vuote dei senza lavoro, quello che noi chiamiamo oggi precariato» e che il cardinale Angelo Bagnasco (presidente della Conferenza episcopale italiana) ha definito con «cinque parole: fragilità sociale, malattia dell'anima, fatalismo subito, futuro spezzato, sperpero antropologico».

All'allarme lanciato Gesù risponde: "L'ora mia non è ancora venuta". «Non è ancora pronto - evidenzia Bregantini -. Quante volte ci accorgiamo che non siamo pronti a cambiare! Il rischio oggi è di un cambiamento apparente ma non vero... La Bibbia ci ricorda sempre che il cambiamento non deve cancellare il passato. Quando sono andato a Campobasso mi sono chiesto: è giusto cambiare? Mi ha aiutato il mondo rurale, mio fratello mi ha insegnato come si fa a potare. Bisogna avere occhio. La bravura del contadino non è di vedere ma di intravvedere e il cambiamento è possibile se si guarda lontano. Occorrono gli occhi della lungimiranza, della fede». Ancora: «Il passato non va tagliato ma potato. Bisogna essere capaci di capire quali rami devono restare. La nostalgia, che ha radici profonde ma frutti acerbi, viene sostituita dalla benedizione che ha le radici profonde e lo sguardo verso il futuro. La memoria mi ricorda il passato ma il memoriale è lo stile con cui il mio passato diventa presente verso il futuro».

Terzo passaggio. La madre di Gesù dice ai servitori: "Fate tutto quello che egli vi dirà". «Ho imparato da padre Pino Puglisi la forza della Parola. La parola di Dio ci dà il coraggio del cambiamento. Prendiamo la lettera a Filemone di San Paolo. Filemone era un uomo ricco e colto. Un suo schiavo scappa e a Roma incontra Paolo. Invece di dargli la libertà, glielo rispedisce perchè venga accolto non come schiavo ma come un fratello carissimo. Paolo rispetta la legge romana ma la cambia dal di dentro, quel cuore non è più un cuore di schiavo ma un cuore di fratello. Il cristiano osserva la legge ma va oltre. Il cambiamento è nel cuore».

Quarto passaggio: "Riempite di acqua le giare". «Non è oro ma acqua. Il cambiamento è fatto di piccole cose. La vita è fatta di sogni e di segni. Uno di questi segni è la domenica. Con i vescovi abbiamo fatto una battaglia per cambiare la liberalizzazione degli esercizi commerciali aperti la domenica. Se c è bisogno si apre, se no no. Con che cuore le commesse mamme vanno a lavorare la domenica, unico giorno in cui il figlio è a casa da scuola. La domenica è la sintesi di un segno per un sogno grande: la lotta alla precarietà».

Ultimo passaggio: il vino nuovo. «La politica va cambiata ma con un cuore nuovo. Abbiamo bisogno di creare un clima di serenità e di mitezza. Il cambiamento esige un cuore nuovo». Cita "la Gabbianella e il gatto": «Vola solo chi osa farlo. Cambia chi ha il coraggio di cambiare. Il 25 novembre firmiamo sul sagrato delle chiese. È un segno, per fare esplodere la potenzialità di cambiamento, per arrivare al sogno di un lavoro che non è merce. La riforma del lavoro oggi non è in linea con molti principi della dottrina sociale della Chiesa. Il problema è l'innesto, non i licenziamenti. I ragazzi fanno male a tirare i sassi, ma la protesta è perchè le giare sono vuote».

Federico Frighi





17/11/2012 Libertà



domenica 25 novembre 2012

La Valtolla e Vezzolacca al parroco nero

Con Atto proprio di S.E. mons. Vescovo in data 9 novembre 2012 il M.R. Lukoki Fulumpinga don Alpfonse, attuale parroco di Vernasca PC, è stato nominato amministratore parrocchiale delle seguenti parrocchie:

· Sant’Andrea apostolo in Casteletto Val Tolla, Comune di Vernasca, Provincia di Piacenza nell’Unità Pastorale 6 del Vicariato 2;
· Santa Croce in Borla, Comune di Vernasca, Provincia di Piacenza nell’Unità Pastorale 6 del Vicariato 2;
· Sant’Alessandro martire in Vezzolacca, Comune di Vernasca, provincia di Piacenza nell’unità pastorale 7 del Vicariato 2.







venerdì 23 novembre 2012

Don Lusignani: Duomo, serve un piano dei restauri

La torre del Duomo sta bene e la sua cuspide è stata messa in completa sicurezza. A rassicurarlo è don Giuseppe Lusignani, direttore dell'ufficio Beni Culturali della diocesi di Piacenza-Bobbio. Sulla scrivania ha la relazione della ditta Gasparoli di Milano che ha effettuato i controlli.


"... tutta la copertura è stata puntualmente indagata e controllata rimuovendo le porzioni più degradate. Rispetto alla superficie totale è stata rimossa una limitata quantità di materiale, indice di un generale stato di benessere della superficie". Così scrivono i tecnici nel loro report. Il primo effettuato sulla cuspide intera dal 1300 ad oggi. Hanno anche verificato che la cuspide misura 16 metri con una superficie di più 150 metri quadrati. Misurazioni effettuate per la prima volta nel 2012.

«Sono stati tolti i laterizi che erano in condizioni precarie, anche se si tratta di una piccolissima parte - spiega don Lusignani -. C'è stato un distacco di un pezzo di mattone, non lo definirei un crollo. Bisogna tenere conto che sono gli stessi da seicento anni. Sono cambiate le condizioni climatiche, vi sono state alcune scosse di terremoto. Oggi l'allarme è rientrato e quello che bisognava fare è stato fatto. Oggi il campanile della cattedrale è in sicurezza». «Naturalmente noi non possiamo sapere che cosa potrà accadere in futuro - prosegue - dunque sarà necessario trovare una soluzione definitiva, da adottare in termini abbastanza urgenti ma in maniera lucida con gli organi competenti. Potrebbe essere un rivestimento o anche una singola protezione, ma allo stato attuale qualsiasi situazione di pericolo è stata rimossa».

Il problema rimane quello della cattedrale nel suo complesso: «La questione è che il duomo è completamente rivestito di un'arenaria (tranne la facciata di marmo) che per sua natura si sfalda. Ciclicamente, ogni 40-50 anni, occorre consolidare tutto e il consolidamento terminato due anni fa con il lato sud non ci può far stare tranquilli. Dobbiamo completare tutto il lavoro del parato murario esterno. Quando avremo finito, la situazione rimarrà tranquilla per qualche decennio, poi dovremo ricominciare. Bisogna insomma considerare che questa è una manutenzione continua». «Che cosa occorre? Serve un check up completo di ogni parte del Duomo - dice don Lusignani - e una programmazione ordinaria e straordinaria continuativa che oggi ancora non esiste. Altro elemento da restaurare, oggi in condizioni critiche, è il sagrato».

Il problema sono i fondi: «L'ente ecclesiastico da solo non ce la può fare. Occorre chiedere aiuto alla società civile. Il valore del Duomo non è intrinsecamente religioso, è un monumento unico. Una volta che si perde manca la cattedrale e insieme siamo tutti più poveri di un qualche cosa che appartiene a tutti, visto che il duomo è una casa in cui tutti possono sentirsi a casa. Se ha poi queste dimensioni, questa importanza nella storia dell'architettura è perchè è frutto di una città intera che si è mossa per realizzarla».

fed. fri.





14/11/2012 Libertà

giovedì 22 novembre 2012

Il parlamentare macedone: grazie al vescovo per San Fermo

E' il settimo parlamentare piacentino, solo che è macedone e siede nell'assemblea di Skopje, capitale della repubblica di Macedonia. Risto Manchev, ingegnere, 42 anni, sposato, una figlia di cinque anni, è a Piacenza dal 2004 quando è arrivato in Italia in cerca di un lavoro. Dal 2011 parlamentare all'estero della Macedonia, in questi giorni incontrerà le istituzioni piacentine per presentarsi e per intraprendere un discorso di collaborazione. Fondamentale in tempi di crisi.


Manchev a Piacenza ha fondato un'impresa edile di cui è titolare. «La crisi la sentiamo più qui che in Macedonia - ammette -; da noi la crisi c'è da sempre e purtroppo ci siamo abituati. Anche se adesso con il nostro governo stiamo mettendo mano alle riforme necessarie per entrare in Europa. Entro la fine dell'anno abbiamo gli incontri preliminari e il nostro obiettivo è quello di entrare nell'Unione».

Gli onorevoli del parlamento di Macedonia sono 123, 120 residenti sul loro territorio nazionale e tre all'estero, impegnati a tenere i contatti con quel piccolo esercito di concittadini - la Diaspora - che per varie ragioni, soprattutto la ricerca di un lavoro, si è spostato in tutto in mondo. Manchev è il responsabile della Diaspora di tutta Europa e, come parlamentare, percepisce uno stipendio di mille euro (un quattordicesimo di un parlamentare italiano) più le indennità di trasferta.

Membro del Vmro-Dpmne, partito di destra attualmente al governo, è nato a Strumica, in Macedonia, nel 1969, la provincia da cui arrivano i macedoni di Piacenza. Si è laureato in ingegneria edile alla Ss. Cyril e Methodius University. E' membro delle commissioni parlamentari sulle questioni europee, sull'economia, sui trasporti e le comunicazioni; è anche nel Concilio di bilancio del parlamento macedone e fa parte della commissione per le relazioni intercomunitarie, oltre che dei gruppi parlamentari per la cooperazione con il parlamento della repubblica federale di Germania e con il parlamento italiano. Le ultime elezioni legislative in Macedonia si sono svolte a giugno 2011. Si è trattato di consultazioni anticipate, indette in seguito a forti divergenze tra maggioranza e opposizione. E' stato confermato alla guida dell'esecutivo Nikola Gruevski, leader del partito conservatore Vmro-Dpmne (Organizzazione rivoluzionaria interna macedone-Partito democratico per l'unità nazionale).

In Italia ci sono circa 90mila macedoni, tremila nel Piacentino: «I nostri connazionali sono onesti lavoratori e perfettamente integrati nel tessuto sociale. Devo ringraziare i piacentini per la loro accoglienza, le istituzioni, anche quella religiosa. Noi siamo ortodossi ma l'autorità cattolica diocesana ci ha messo a disposizione una chiesa, quella di San Fermo. Per questo la voglio ringraziare anche a nome del mio governo».

Lingua, lavoro, casa, integrazione, sono i passaggi fondamentali che ogni straniero si trova ad affrontare in un nuovo paese. «Il problema maggiore dei macedoni di Piacenza è al loro interno - osserva Manchev -: è necessario che si riuniscano in associazione e individuino dei rappresentanti per dialogare con le istituzioni e per manifestare le varie necessità. Ad esempio ci servirebbe una sala per ritrovarci insieme». Tra le iniziative piacentine si vorrebbe inviare sul territorio un insegnante di lingua macedone per mantenere i contatti con le origini. Poi lo sviluppo dei rapporti tra Piacenza e la Macedonia, in particolare Strumica. Si pensa ad un gemellaggio tra le due città e ad un incontro con Confindustria per illustrare agli industriali piacentini le agevolazioni fiscali in territorio macedone.

Federico Frighi


14/11/2012 Libertà

mercoledì 21 novembre 2012

Bregantini: la crisi è l'epoca delle giare vuote

Le nozze di Cana, con la tramutazione dell'acqua in vino, indicano la strada per il cambiamento. Ne è convinto Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso, che traccia la via maestra della 12ª edizione di Cives, il corso di formazione di Università Cattolica e diocesi di Piacenza-Bobbio. Un corso con l'obiettivo di formare cittadini responsabili all'interno della società, iniziato giovedì sera con la prolusione pubblica del religioso trentino, inviato in prima linea nella Locride, poi promosso nella sede metropolitana di Campobasso.


"Non hanno più vino". E' la madre di Gesù, Maria che dà l'annuncio al figlio nel Vangelo di Giovanni. «Ad accorgersi che manca qualche cosa è una donna - osserva il vescovo -. Le donne hanno questo gradissimo dono: di accorgersi per prime delle situazioni di precarietà». «C'è bisogno di aria nuova» dice Bregantini citando papa Giovanni XXIII° quando, 50 anni fa, ebbe la forza di intuire che per la Chiesa c'era bisogno di "vino nuovo". «C'è bisogno di aria nuova - ribadisce -, lo dicono anche i giovani che in questi giorni hanno manifestato in tutta Europa dove, sullo sfondo, ci sono proprio le giare vuote delle nozze di Cana, la delusione di chi teme per il proprio futuro». «Ci sono le giare vuote dei senza lavoro, quello che noi chiamiamo oggi precariato» e che il cardinale Angelo Bagnasco (presidente della Conferenza episcopale italiana) ha definito con «cinque parole: fragilità sociale, malattia dell'anima, fatalismo subito, futuro spezzato, sperpero antropologico».

All'allarme lanciato Gesù risponde: "L'ora mia non è ancora venuta". «Non è ancora pronto - evidenzia Bregantini -. Quante volte ci accorgiamo che non siamo pronti a cambiare! Il rischio oggi è di un cambiamento apparente ma non vero... La Bibbia ci ricorda sempre che il cambiamento non deve cancellare il passato. Quando sono andato a Campobasso mi sono chiesto: è giusto cambiare? Mi ha aiutato il mondo rurale, mio fratello mi ha insegnato come si fa a potare. Bisogna avere occhio. La bravura del contadino non è di vedere ma di intravvedere e il cambiamento è possibile se si guarda lontano. Occorrono gli occhi della lungimiranza, della fede». Ancora: «Il passato non va tagliato ma potato. Bisogna essere capaci di capire quali rami devono restare. La nostalgia, che ha radici profonde ma frutti acerbi, viene sostituita dalla benedizione che ha le radici profonde e lo sguardo verso il futuro. La memoria mi ricorda il passato ma il memoriale è lo stile con cui il mio passato diventa presente verso il futuro».

Terzo passaggio. La madre di Gesù dice ai servitori: "Fate tutto quello che egli vi dirà". «Ho imparato da padre Pino Puglisi la forza della Parola. La parola di Dio ci dà il coraggio del cambiamento. Prendiamo la lettera a Filemone di San Paolo. Filemone era un uomo ricco e colto. Un suo schiavo scappa e a Roma incontra Paolo. Invece di dargli la libertà, glielo rispedisce perchè venga accolto non come schiavo ma come un fratello carissimo. Paolo rispetta la legge romana ma la cambia dal di dentro, quel cuore non è più un cuore di schiavo ma un cuore di fratello. Il cristiano osserva la legge ma va oltre. Il cambiamento è nel cuore».

Quarto passaggio: "Riempite di acqua le giare". «Non è oro ma acqua. Il cambiamento è fatto di piccole cose. La vita è fatta di sogni e di segni. Uno di questi segni è la domenica. Con i vescovi abbiamo fatto una battaglia per cambiare la liberalizzazione degli esercizi commerciali aperti la domenica. Se c è bisogno si apre, se no no. Con che cuore le commesse mamme vanno a lavorare la domenica, unico giorno in cui il figlio è a casa da scuola. La domenica è la sintesi di un segno per un sogno grande: la lotta alla precarietà».

Ultimo passaggio: il vino nuovo. «La politica va cambiata ma con un cuore nuovo. Abbiamo bisogno di creare un clima di serenità e di mitezza. Il cambiamento esige un cuore nuovo». Cita "la Gabbianella e il gatto": «Vola solo chi osa farlo. Cambia chi ha il coraggio di cambiare. Il 25 novembre firmiamo sul sagrato delle chiese. È un segno, per fare esplodere la potenzialità di cambiamento, per arrivare al sogno di un lavoro che non è merce. La riforma del lavoro oggi non è in linea con molti principi della dottrina sociale della Chiesa. Il problema è l'innesto, non i licenziamenti. I ragazzi fanno male a tirare i sassi, ma la protesta è perchè le giare sono vuote».

Federico Frighi





17/11/2012 Libertà

martedì 20 novembre 2012

La nuova diocesi, Roveleto progetto pilota

Prosegue il cammino della Chiesa di Piacenza-Bobbio verso un nuovo assetto territoriale. Dopo il recente accorpamento in città di San Giovanni in Canale e Santa Brigida, è stata la volta della nuova parrocchia di Roveleto. Ieri è stata presentata nel corso del consiglio presbiterale come esperienza pilota diocesana. Il "senato del vescovo" si è riunito nella sala degli affreschi della curia, presieduto lo stesso vescovo Gianni Ambrosio e con il coordinamento dei lavori da parte di don Giuseppe Basini, parroco di Sant'Antonino. In apertura il vicario episcopale per la pastorale, monsignor Giuseppe Busani, ha aggiornato i presenti sugli appuntamenti previsti per l'Anno della fede.


Questo il calendario: la settimana prossima, lunedì 19 novembre, "Dei Verbum", lectio del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze; martedì 11 dicembre: "Gaudium et spes", lectio del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano; lunedì 18 febbraio 2013: "Sacrosanctum Concilium", lectio di monsignor Alceste Catella, Vescovo di Casale Monferrato; venerdì 8 marzo sarà la volta del priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi, che terrà la lectio magistralis sulla "Lumen gentium". Ogni appuntamento si terrà alle ore 21 in cattedrale a Piacenza.



Don Esopi rimane Il consiglio avrebbe dovuto prendere in esame anche le dimissioni di don Giampiero Esopi da presidente del Consiglio di amministrazione del "Pio Ritiro Cerati". Come ha precisato lo stesso interessato sono dimissioni dettate da motivazioni personali. L'istituzione piacentina di via Torta è alla vigilia dell'inaugurazione di una nuova ala e di importanti lavori di ristrutturazione. Anche per questi motivi, e considerato che il suo mandato scade al maggio del prossimo anno, su preghiera dello stesso Cda e del vescovo don Esopi ha deciso di ritirare le proprie dimissioni ma ha detto di non essere più disponile per un nuovo mandato.



L'esperienza Roveleto E' stata poi la volta di un tema di particolare importanza: la presentazione di una nuova proposta di riorganizzazione dell'Unità Pastorale 9 del Vicariato della Valdarda. Tale proposta, a parte il significato che riveste per le zone interessate, viene ad assumere anche significato particolare in quanto costituisce un'iniziativa pilota per l'intera diocesi che dovrà affrontare in un prossimo futuro la ristrutturazione delle circoscrizioni parrocchiali. Il progetto è stato presentato da due sacerdoti della zona: don Umberto Ciullo e don Stefano Antonelli. L'unità pastorale di Cadeo è composta da quattro parrocchie: Beata Vergine del Carmelo (Roveleto), Santissimo Salvatore (Fontanafredda), San Pietro Apostolo (Saliceto) e San Pietro Apostolo (Cadeo). Da quasi tre anni i due sacerdoti ed i fedeli più coinvolti nella vita delle comunità parrocchiali sono impegnati nell'esame dei problemi delle rispettive comunità ed ora, in sintesi, sono giunti a queste richieste: "L'unificazione delle quattro parrocchie in un'unica parrocchia. Inizialmente sarà la parrocchia di Roveleto ma poi la nuova comunità parrocchiale assumerà un altro nome; le proprietà passeranno tutte a questa unica parrocchia; l'attuale vita pastorale e sacramentale sarà ugualmente garantita; le chiese parrocchiali diverranno chiese sussidiarie; la corresponsabilità laicale sarà garantita da un unico Consiglio di Unità Pastorale e da un unico Consiglio degli affari economici".

Il dibattito è stato chiuso dallo stesso vescovo Ambrosio che si è soffermato su alcuni punti: questo è un caso significativo che potrà dare indicazioni anche per altri interventi del genere pur tenendo conto delle condizioni specifiche; il cammino di unificazione deve giungere a conclusioni giuridiche ma è importante che tutto parta dal concreto e dal vissuto delle persone; il cammino di unificazione deve essere fatto all'insegna della comunione, avendo come punto di riferimento la visione di Chiesa e di fede. Il vescovo ha ribadito che si deve fare attenzione alle comunità più piccole, nessuno si senta mortificato e particolare attenzione dev'essere riservata, accanto a quelli pastorali, anche agli aspetti patrimoniali.





16/11/2012 Libertà

lunedì 19 novembre 2012

Gmg 2013, un aiuto dai vicariati

Cambia la proposta della diocesi di Piacenza-Bobbio per la Gmg 2013 in Brasile. Per venire incontro alle famiglie piacentine che devono fare i conti con la crisi economica il vescovo Gianni Ambrosio, di concerto con la Pastorale giovanile diocesana, ha deciso di costituire un piccolo fondo (gestito dai vicariati) a destinare a coprire parte delle ingenti spese di viaggio. Non solo. Il programma stesso del viaggio è stato modificato riducendo i giorni di permanenza in Brasile. Il prezzo del pacchetto completo è passato così da 2.500 euro a 2mila euro. Salterà dunque la settimana missionaria prevista inizialmente a Picos. I missionari piacentini dovrebbero incontrare la rappresentanza di "papa-boys" diocesani direttamente a Rio de Janeiro, dove si svolgeranno gli eventi centrali della Gmg 2013, dalle catechesi dei vescovi all'incontro con papa Benedetto XVI.


Il nuovo pacchetto di viaggio della diocesi di Piacenza-Bobbio prevede dunque: volo di andata in classe economica con partenza da Milano Malpensa il giorno 22 luglio 2013, e arrivo all'aeroporto di Rio de Janeiro il 23 luglio 2013; - volo di ritorno in classe economica con partenza dall'aeroporto di Rio de Janeiro il giorno 2 agosto 2013, e arrivo all'aeroporto di Milano Malpensa il 3 agosto 2013, trasporti via terra da/per aeroporto, assistenza di un'agenzia viaggi specializzata, assicurazione medica/bagaglio Europ Assistance per tutta la durata del viaggio.

Il pacchetto di partecipazione è fornito dal Comitato organizzatore brasiliano e prevede: alloggio assegnato dal Comitato organizzatore brasiliano, vitto, pass per accesso ai settori delle celebrazioni/manifestazioni/attività della Gmg 2013, tessera di trasporto pubblico, assicurazione contro gli infortuni, sacca brasiliana del pellegrino, quota internazionale di solidarietà, contributo italiano di partecipazione (Cei), sacca italiana del pellegrino (Cei), kit diocesano.

Per informazioni ci si può rivolgere al Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile, piazza Duomo, 33; ai numeri 0523/308343, 0523/308315 (segreteria), 0523/308325 (fax), ufficiopastoralegiovanile@curia. pc. it. Il sito internet è www. diocesipiacenzabobbio. org/pastorale-giovanile/.

fri
16/11/2012 Libertà

domenica 18 novembre 2012

La rivoluzione del Vicariato 7

Un lavoro da certosino, quello del vicario generale monsignor Giuseppe Illica, che ha rivoluzionato l'assetto della zona in provincia di Parma della diocesi di Piacenza-Bobbio, ponendo gli ultimi tasselli mancanti. Di seguito la rivoluzione del Vicariato numero 7.

Con Atto proprio di S.E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Musso don Emanuele Massimo, attuale parroco di Tornolo PR, lasciando gli altri incarichi sinora svolti, è stato nominato parroco della parrocchia di Santo Stefano martire in Tarsogno, Comune di Tornolo, Provincia di Parma, nell’Unità Pastorale 1 del Vicariato 7, resasi vacante in seguito a trasferimento ad altro ufficio da parte dell’ultimo titolare il M. R. Mazzari don Roberto. Inoltre in medesima data, con Atti propri di S.E. mons. Vescovo è stato nominato amministratore parrocchiale delle seguenti parrocchie:


* Santa Maria delle Grazie in Setterone, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7;

* Santa Maria del Carmine in Strepeto Comune di Bedonia, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7;

* San Pietro in Vincoli in Casale Val Taro, Comune di Tornolo, Provincia di Parma nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7.



Con Atto proprio di S.E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Cattivelli don Franco, attuale moderatore dell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7, lasciando gli altri incarichi precedentemente svolti, è stato nominato amministratore parrocchiale delle seguenti parrocchie:

* San Lorenzo martire in Cornolo, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* San Giorgio martire in Illica, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* Santa Maria Assunta in Casaleto, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* Santa Apollinare in Calice, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* Santa Maria Assunta in Drusco, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* San Bernardo Abate in Casalporino, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* San Giovanni Battista in Chiesiola, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* San Giacomo Apostolo in Romezzano, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* Sant’Anna in Spora, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7.



Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Accorsini don Domenico, attuale parroco di Carniglia PR e Caneso PR, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di San Martino Vescovo in Montarsiccio, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7.



Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Mantovani don Amedeo, attuale parroco di Compiano, PR, mantenendo gli altri incarichi sinora svolti, eccetto l’Ufficio di amministratore parrocchiale di Strepeto, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di Sant’Antonio Abate in Isola, Comune di Compiano, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7. Inoltre gli è stato conferito l’incarico delle cura pastorale della parrocchia di San Giacomo Maggiore in Cereseto, Comune di Compiano, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7.



Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Corbelletta don Renzo, mantenendo gli incarichi sinora svolti, è stato nominato amministratore parrocchiale delle seguenti parrocchie:

* Sant’Anna in Montegroppo, Comune di Albareto, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7;

* San Paolo Apostolo in Pieve di Campi, Comune di Albareto, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7;

* San Giacomo Maggiore in Campi, Comune di Albareto, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7.



Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Battiato don Fabio, mantenendo l’incarico di vicario parrocchiale di Borgo Val di Taro PR, è stato nominato amministratore parrocchiale delle seguenti parrocchie:

* Santi Gervaso e Protaso in Mariano, Comune di Valmozzola, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7;

* Santa Maria Assunta in Gusaliggio, Comune di Valmozzola, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7;

* San Giacomo Apostolo e San Siro in Branzone-San Siro, Comune di Valmozzola, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7;

* San Martino Vescovo in Valmozzola, Provincia di Parma nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7.



Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 al M. R. Pini don Luigino, attuale parroco di Bardi PR, mantenendo i precedenti incarichi, è stato conferito l’incarico della cura pastorale della parrocchia di San Lorenzo martire in Credarola, Comune di Bardi, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 3 del Vicariato 7.

Dalla Curia Vescovile

Piacenza 16 novembre 2012 il Cancelliere Vescovile

don Mario Poggi



sabato 17 novembre 2012

Un volo di 30 metri, ma mio figlio non sapeva volare

«Quella persona aveva fretta di andare in pizzeria; mio figlio oggi non c'è più». La testimonianza di Elisabetta Cipollone, oltre a commuovere e ad ammutolire, arriva come un macigno nell'aula magna della Provincia all'Isii Marconi. la sala è piena di ragazzi delle Superiori, delle classi e delle scuole che hanno aderito al progetto "Gins" dell'Amministrazione provinciale. Poco importa che quella mamma non sia piacentina, ma di Peschiera Borromeo (Milano). Andrea, a 15 anni, è rimasto vittima di un incidente stradale sulle strisce pedonali, appena uscito dall'oratorio in compagnia del fratello gemello, Cristian. Un'auto di un padre di famiglia, con moglie e due figli a bordo, lanciata a 100 chilometri orari. Un balzo di trenta metri. «Ma mio figlio non sapeva volare. E' morto sul colpo - racconta -. Ho capito subito che questa morte doveva avere un senso. Dovevo fare qualche cosa, prima di tutto per proteggere la vita dell'altro mio figlio, poi per evitare che altre famiglie venissero distrutte come la nostra. Dal quel momento ho cominciato ad impegnarmi andando in giro a portare la mia testimonianza». «Io sono qui - continua - per dire: ragazzi rispettate le regole! In primis per la vostra vita, poi per quella degli altri. Una distrazione, un eccesso di velocità apparentemente banale può rendere ciascuno di noi vittima e assassino».

Chi lo sa se queste parole sono veramente giunte ai cuori dei ragazzi?!
Barbara Benedettelli, scrittrice, autrice televisiva, si batte nella vita per le vittime della strada. «Il primo messaggio che voglio dare - dice - è che la vita è bella e non la possiamo buttare via; poi che dobbiamo avere rispetto delle regole e degli altri, perchè gli altri siamo noi; quindi dobbiamo fare in modo che le vite nostre e quelle altrui non siano distrutte dalla mancanza del rispetto delle regole o dalla superficialità nell'affrontare la strada». Ancora: «La strada, come le auto, sono beni che ci danno libertà, ma nello stesso tempo devono essere sicuri. Lo sono se le istituzioni rendono sicura la viabilità e se le persone rispettano quelle regole che sono lì, fatte apposta per evitare che ci si faccia del male. Il messaggio è di sensibilizzazione, culturale e politico». Il grande problema è «arrivare ai cuori dei ragazzi portando loro questi messaggi». La strada giusta? «Bisogna colpirli, mettersi nei loro panni e dare delle testimonianze». Come il video trasmesso "Delitto perfetto", o il rap su Andrea. E' l'assessore provinciale Massimiliano Dosi ad avere fortissimamente voluto quest'incontro. Si commuove, come tanti, quando mamma Elisabetta racconta la sua storia. «I ragazzi devono tenere alla propria vita - quasi li implora - ci si può divertire lo stesso senza cadere negli abusi».

Federico Frighi

09/11/2012 Libertà

venerdì 16 novembre 2012

Duomo, serve una nuova Fabbrica

«Per poter provvedere a un edificio dallo straordinario valore storico-artistico è necessario superare gli interventi fatti per correre ai ripari ed entrare nell'ottica della manutenzione ordinaria della basilica. Per questo non è più possibile pensare che una struttura come la Cattedrale di Piacenza ricada sulle spalle di una parrocchia, è giunto il momento di pensare ad un organismo che si occupi 365 giorni all'anno di questo monumento». A pensarla così è Tiziano Fermi, presidente dell'associazione Domus Justinae, che riunisce i volontari del Duomo. «Come ci insegna la storia dall'esempio dei Paratici (le corporazioni medioevali dei mestieri, ndr.) in avanti c'è bisogno di un ampio consorzio di forze della città per creare una nuova struttura: c'è bisogno di una Fabbrica del Duomo di Piacenza, sulla scorta degli esempi virtuosi di Parma e Reggio Emilia». «Nei convegni tutti sostengono che beni come la Cattedrale sono da valorizzare e conservare a beneficio di tutta la città - evidenzia Fermi -, adesso è il momento di concretizzare tali propositi, con la diocesi alla guida di questo processo costitutivo».


04/11/2012 Libertà

giovedì 15 novembre 2012

Che Guevara assieme all'Angil

(fri) Chi l'ha posata lassù lo ha probabilmente fatto sapendo che nessuno, tranne l'Angilon e il Padreterno, se ne sarebbe mai accorto. Anche se, sotto sotto, in cuor suo, probabilmente sghignazzava al solo pensiero. Ed è proprio andata così. Nessuno lo conferma ufficialmente, ma chi è salito lassù in alto, dopo il crollo degli ultimi giorni, ha trovato, nascosta tra i coppi, ai piedi dell'Angelo, una piccola fotografia di Ernesto Che Guevara, rivoluzionario, guerrigliero, scrittore, medico. Una "querida presencia", almeno per lo scalatore nostalgico, a 73 metri d'altezza nel punto più alto della città (grattacielo dei Mille escluso). E sulle vette - gli alpinisti lo sanno bene - si lasciano le tracce dell'emozionante traguardo: un gagliardetto, una fotografia, una bandiera. La bandiera, ai piedi dell'angelo, c'è: è quella tricolore, portata lassù lo scorso anno, in occasione del Centocinquantesimo dell'Unità d'Italia. Oggi è ridotta in brandelli, ma è giusto così perchè è volutamente realizzata in materiale biodegradabile. Col tempo scomparirà. Fino al 2004 c'erano anche i fiori, che durante la festa dell'Angil dal Dom, ogni mese di settembre, i rocciatori del Cai portavano in vetta; scendendo poi in cordata dalla parete della torre campanaria per prendersi l'applauso dei presenti con il naso all'insù. La foto, consunta dal tempo, potrebbe appartenere a quell'epoca. Una piccola sfida, una soddisfazione del cuore più che un dispetto vero e proprio. Ora, il comandante Che Guevara è ritornato a terra, rinchiuso in un cassetto di qualche ufficio della Curia.


04/11/2012 Libertà

mercoledì 14 novembre 2012

Da Stoccolma per amore di Santa Giustina

Si occupa di ricerca sui codici medievali, il suo campo di studio principale è la liturgia medievale e ha studiato in particolare i manoscritti liturgici che si trovano nella Biblioteca Capitolare della Cattedrale di Piacenza; unendo questa passione con quella per l'iconografia dei santi, Brian Møller Jensen, danese di nascita, oggi docente di letteratura latina all'università di Stoccolma, ha pubblicato nel maggio 2012 "The story of Justina and Cyprian of Antioch as a told ina Medieval Lectionary from Piacenza" che contiene 48 lezioni con i testi per la celebrazione degli uffici dell'ottava di Santa Giustina, collocata nel calendario liturgico dal 26 settembre al 3 di ottobre. Questa pubblicazione si inserisce nel progetto "Ars edendi" sulle fonti medievali, a cui stanno lavorando nove ricercatori dell'università svedese. La fonte di questa importante pubblicazione di Jensen è il Codice 63 dell'Archivio capitolare del Duomo. Il docente universitario è sostenuto dalla convinzione che sia fondamentale l'impegno dei ricercatori per tramandare la nostra eredità culturale, infatti «se non si conosce il passato è difficile pensare al futuro».


Nei giorni scorsi lo stesso Jensen ha presentato al vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, il suo complessivo lavoro "piacentino" che comprende il commentario de il Libro del Maestro (Codice 65), e in particolare lo studio dei tropi e delle sequenze ivi contenuti, un'opera di ricerca significativa che può permettere alla Chiesa di Piacenza di conoscere le sue fonti, soprattutto poter capire come la liturgia odierna si sia sviluppata dalla liturgia medievale. I suoi studi lo hanno portato a conoscere in particolare Santa Giustina, compatrona della Cattedrale e della Diocesi.

«Penso che la figura di Santa Giustina sia molto attuale. L'ho scritto nella premessa del mio libro. Giustina è una santa che si può invocare anche oggi», dichiara Jensen richiamando le caratteristiche essenziali della santità di questa donna. Lo studioso ritiene che i santi debbano divenire più importanti nella nostra vita, ed essere veri e propri esempi di dedizione e testimonianza cristiana. Il professore in questi giorni è a Piacenza per studiare i codici 60 e 61 della Biblioteca Capitolare della Cattedrale, la prima grande parte da pubblicare sarà l'edizione che contiene i testi delle feste cristologiche e del Proprio dell'ufficio dei tempi liturgici: «Piacenza è un caso unico, possiede infatti un lezionario medioevale completo e questa è una delle ricchezze conservate in quel luogo straordinario costituito dall'Archivio del Duomo, un tesoro da valorizzare sempre più».

31/10/2012 Libertà

martedì 13 novembre 2012

Gmg 2013, il Brasile attende

Prende forma la missione dei giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio in occasione della Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro 2013. Quella che in gergo viene chiamata Gmg è un avvenimento ecclesiale nel quale giovani di tutto il mondo, associazioni, comunità, gruppi e movimenti diversi si riuniscono intorno al Papa e ai vescovi, accomunati dallo stesso amore per Cristo. La XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù nel luglio 2013 si svolgerà in Brasile ed avrà una dimensione diversa dalle altre.


«Sarà una Gmg missionaria, vissuta in modo particolare nei giorni che precedono le giornate di Rio» viene spiegato dagli organizzatori. La tradizionale settimana dell'accoglienza nelle famiglie e nelle parrocchie delle diocesi diventa quest'anno una "settimana missionaria" che per Piacenza si svolgerà nella diocesi brasiliana di Picos, dove hanno operato per anni laici e sacerdoti piacentini "fidei donum".

Per partecipare è necessario fare riferimento al Servizio Giovani di Pastorale Giovanile, che si coordinerà con il Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile (CEI). La Pastorale Giovanile diocesana ha formulato una proposta di partecipazione: vi possono aderire soltanto i giovani di età superiore ai 18 anni. La proposta prevede appunto il gemellaggio con la diocesi di Picos nell'ambito della "settimana missionaria" e il successivo trasferimento a Rio de Janeiro per vivere le giornate della Gmg insieme a Papa Benedetto XVI e ai giovani provenienti da tutto il mondo. La quota è di circa 2.500 euro pro capite e comprende il pacchetto di viaggio: volo di andata in classe economica con partenza da Milano Malpensa il giorno 14 luglio 2013, e arrivo all'aeroporto di Teresina o Fortaleza il giorno 15 luglio 2013; volo interno dall'aeroporto di Fortaleza all'aeroporto di Rio de Janeiro il 22 luglio 2013; volo di ritorno in classe economica con partenza dall'aeroporto di Rio de Janeiro il giorno 30 luglio 2013, e arrivo all'aeroporto di Milano Malpensa il 31 luglio 2013; trasporti via terra da/per aeroporto; assistenza di un'agenzia viaggi specializzata; assicurazione medica/bagaglio Europe Assistance per tutto il viaggio. Il pacchetto di partecipazione è fornito dal Comitato organizzatore brasiliano. A Picos vitto e alloggio presso le famiglie o le strutture comunitarie della diocesi di Picos. A Rio alloggio assegnato dal Comitato organizzatore brasiliano. Iscrizioni entro il 30 novembre. Informazioni al Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile, piazza Duomo, 33 (0523/308343-0523/308315 ufficiopastoralegiovanile@curia. pc. it).


30/10/2012 Libertà


lunedì 12 novembre 2012

Duomo, problemi al fronte nord

Hanno fatto passare la cuspide del Duomo mattone per mattone; hanno toccato con mano tutte le parti sporgenti per vedere se si muovessero e costituissero un pericolo. Entro una settimana verrà redatto un report con la diagnosi esatta. Dalle prime osservazioni, tuttavia, sembra che la salute della torre campanaria non sia così malmessa, tanto che le transenne che delimitano la cattedrale potrebbero venire tolte già oggi.


E' durata otto ore la "visita medica" del gigante malato resasi necessaria dopo il crollo dei giorni scorsi. Dalle 9 del mattino alle 5 del pomeriggio di ieri i tre tecnici-rocciatori della ditta Gasparoli di Milano hanno lavorato a 74 metri d'altezza appesi alle corde da scalata, sfidando i venti che, in quota, soffiavano forte spazzando via ogni nube. «Ancorati alla base dell'angelo, hanno diviso idealmente il cono in quattro quadranti - spiega l'architetto Manuel Ferrari, a capo dell'ufficio tecnico della diocesi - e si sono calati toccando con mano ogni mattone dei 160 metri quadrati totali di superficie. A breve avremo un report definitivo».

«Con questi controlli - osserva don Giuseppe Lusignani, direttore dell'Ufficio beni culturali della diocesi di Piacenza-Bobbio - avremo la certezza sullo stato di salute della cuspide del campanile. Dopo aver valutato il report si deciderà come procedere. Certamente, se risulterà la necessità di provvedere con interventi d'urgenza, quelli verranno effettuati subito per la messa in sicurezza della torre».

Dalle prime impressioni la situazione sembra abbastanza rincuorante. «Ci aspettavamo delle condizioni peggiori - ammette l'architetto - in realtà i problemi sono soprattutto relativi al fronte nord, quello che si affaccia sul palazzo vescovile, situazione che già conoscevamo». Le porzioni di laterizio in fase di distacco sarebbero veramente poche e non significative. Si attende ora il report della ditta Gasparoli che dovrebbe arrivare entro la prossima settimana. Poi si aprono due strade. Un primo intervento di messa in sicurezza della torre, se sarà necessario, con un'ipotesi di rete contenitiva per bloccare l'eventuale caduta di calcinacci e detriti. Ma non è detto, viene ribadito, che tale operazione si renda necessaria. La seconda strada invece, obbligatoria, prevede un primo confronto con la Soprintendenza per individuare un possibile intervento al fine di mettere in totale sicurezza l'intero cono della torre campanaria. Il secondo confronto sarà poi con i costi di tale progetto. Occorrerà vedere di quale entità saranno e soprattutto come recuperare le risorse necessarie. L'obiettivo sarà evitare che si formino ristagni di acqua sulle superfici piane dei mattoni, una situazione che a lungo andare porta alla disgregazione dei mattoni stessi con il conseguente crollo di detriti.

Federico Frighi

06/11/2012 Libertà



domenica 11 novembre 2012

Duomo, il gigante malato

La cattedrale di Piacenza è ufficialmente malata e forse già domani sera si potrà avere una prima prognosi. Domani in mattinata i tecnici rocciatori della ditta Gasparoli di Milano, assieme all'ufficio tecnico della diocesi di Piacenza-Bobbio, saliranno sulla sommità del campanile e, meteo permettendo, esamineranno i coppi del cono, la sommità della torre.


Un'operazione complessa: si tratta di abbandonare la scaletta protetta che porta all'angelo per visionare anche le parti della cuspide lontane dalla "strada ferrata". Nei giorni scorsi la caduta di alcuni frammenti di laterizi dalla sommità del campanile aveva fatto lanciare l'allarme e subito si era provveduto a transennare parte della piazza: il selciato davanti all'ala destra del palazzo della Curia (dove sono ospitati i locali dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero e dell'Ufficio Pellegrinaggi), il sagrato della cattedrale davanti al portale maggiore e a quello di sinistra. L'unico accesso libero in facciata rimane ora il portale di destra. Un'area tutto sommato vasta che ieri ha provocato il trasloco di alcuni banchi del mercato spostati in via Sopramuro.

Osservati speciali sono i mattoni con cui è realizzata la copertura della cuspide del campanile. «Non abbiamo alcuna memoria di restauri effettuati su questa parte della torre - spiega l'architetto Manuel Ferrari (Ufficio tecnico della diocesi) -, i materiali, a parte forse qualche rattoppo, sono quelli storici del 1333, epoca a cui risale la costruzione del campanile». Dante Alighieri aveva da poco terminata la Divina Commedia che qui a Piacenza esperti capomastri posavano coppo dopo coppo la vetta della cattedrale. Da allora, nessuno, quei coppi, li ha più toccati. I mattoni sono messi di piatto su doppia fila e danno al cono uno spessore di circa 50 centimetri; cono che ha un'altezza di 13 metri, ai quali va aggiunta la statua dell'Angil dal Dom. In totale il campanile è alto 72,96 metri compreso l'angelo (2,34 metri). Dalla base fino alla cornice sopra le campane sono 50,46 metri, mentre la cuspide intera è alta 20,16 metri.

«I mattoni di piatto a rastremare fino in cima al cono - viene spiegato - hanno una parte scoperta di un centimetro o due che è soggetta agli agenti atmosferici. E' proprio questa parte che tende a staccarsi e che può precipitare». Domani se ne saprà di più. La ditta scelta per la diagnosi della torre è una delle più blasonate non solo in Italia. La "Gasparoli restauri e manutenzioni" ha al suo attivo cantieri del calibro del Cenacolo Vinciano (realizzazione delle coloriture del refettorio), della Mole Antonelliana (restauro degli stucchi e delle decorazioni interne), della facciata dell'Università Cattolica di Milano, solo per fare alcuni esempi.

Due anni fa il consolidamento della parete esterna verso i Chiostri, all'inizio degli anni Duemila il consolidamento dell'abside, alla fine degli anni Ottanta il consolidamento e la pulizia della facciata, nei primi anni Sessanta l'Angil dal Dom, sono questi i principali interventi esterni sulla cattedrale di Piacenza che hanno seguito i grandi lavori del beato Giovanni Battista Scalabrini a cavallo tra Ottocento e Novecento. «Della necessità di intervenire in maniera decisiva sulla cuspide del campanile si è sempre parlato ma non è mai stato deciso alcun restauro» spiega monsignor Domenico Ponzini, decano dei canonici della cattedrale e già responsabile dei beni culturali della diocesi.

«Le nostre piccole risorse diocesane non sono mai state sufficienti per affrontare un restauro completo del Duomo come quello di Scalabrini - osserva il monsignore -, la diocesi non è in grado di affrontare da sola questo intervento». C'è chi propone di ripristinare una Fabbrica del Duomo, di dare una nuova vita a quell'alleanza civica-religiosa alla base della costruzione della cattedrale. «Se guardiamo la storia piacentina - è perplesso Ponzini - vediamo che i fondi per la cattedrale sono arrivati non tanto da mecenati, quanto dal popolo. Oggi a chi chiediamo un contributo per la cattedrale? Alla gente oberata dalla crisi economica? La diocesi è impegnata in prima linea con la Caritas. Stiamo pensando più alle persone che ai muri». Come se ne esce? «O interviene lo Stato, visto che il Duomo è un monumento di portata nazionale, o noi possiamo solo tamponare le emergenze».

Federico Frighi


04/11/2012 Libertà